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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE  DI SPERMA

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VIETATO AI  MINORI DI 18 ANNI

Cap. 18 L’AMORE SOSPESO. 

  

           

Note:

“E’ meglio essere infedeli che essere fedeli senza volerlo essere.”

Brigitte Bardot.

 

                                                                        ***********

 

 

Quando arrivammo a casa eravamo entrambi animati da una concitazione inconscia su quello che si sarebbe prospettato da lì a poche ore. Mia moglie era d’accordo e avrebbe dovuto praticare una nuova donazione con lui, la terza e ultima, per chiudere il ciclo che si diceva dovesse avvenire nei giorni fecondi, (tre volte) per restare incinta, ma sapevamo entrambi che non sarebbe stata una donazione di sperma normale e solo riproduttiva, o meglio sì, ma anche molto sessuale, con un amplesso carnale e particolarmente con noi consenzienti e preparati.

Vivevamo in uno stato particolare di apprensione e attesa, eravamo pacati e silenziosi sull’evento che ci attendeva, ma dispiaciuti entrambi non da quello che avremmo fatto che lo avevamo già praticato, ma dal modo in cui sarebbe avvenuto; però l’idea di una nuova donazione diversa mi eccitava e probabilmente anche a lei.

Sapevamo che era immorale ed era contro ai nostri principi e i propositi della donazione che ci eravamo dati per poterla accettare, e invece assurdamente e scelleratamente avevamo acconsentito di attuarla in quella maniera sessuale e non per il nostro scopo solo riproduttivo di avere un figlio per i nostri affetti famigliari e matrimoniali… ma perché in preda a desideri carnali e psicologici, trasgressivi e lussuriosi che invadevano in quei momenti il  nostri corpi e le nostre menti; e vivevamo  quella situazione come in uno stato momentaneo di irrazionalità, di assenza coniugale e di fedeltà  con sospensione dei  nostri valori etici, morali, educativi. Eravamo come ebbri, con difficoltà di volontà a capire e valutare, ma soprattutto a rinunciare a quello che ci accingevamo a fare; io ad acconsentire e lei a consumare un accoppiamento con donazione di sperma che sarebbe stato solo una ‘chiavata’.

In quei momenti ci sentivamo snaturati da quelli che eravamo realmente nella nostra vita di coppia di tutti i giorni, matrimoniale e d’amore. Ma oramai, come dice il proverbio dalle nostre parti:” Hai fatto trenta… fai trentuno…” 

 

Laura posò il borsone da mare nell’angolo dietro la porta della cucina e disse:

“Vado a prepararmi!”

“Fatti bella… bellissima …” Mi venne da dire d’istinto, eccitato accendendo il televisore, non per guardarlo ma per ascoltare le notizie del telegiornale in sottofondo.

Lei si avviò in camera, si spogliò in un attimo togliendo il pareo e il bikini, restando con il suo corpo stupendo e leggermente abbronzato completamente nuda, con due parti di cute pallida che risaltavano orizzontali ancora più che al mattino; sul seno, dove ai passi, dondolavano sul torace le giovani mammelle e sulla pelvi con al centro quella macchia scura triangolare dei suoi peli bruni e folti da bella siciliana sensuale. E andò in bagno infilandosi sotto la doccia.

La seguii anch’io ed entrai mentre lei si insaponava avvolta dalla schiuma profumata del suo bagno-doccia e dello shampoo specifico per il suo tipo di capelli e come una ragazzina si divertiva a ripassare e detergere più volte la pelle e i capelli per togliere tutto il salino del mare; giocando con il caldo tiepido dell’acqua che scorreva sul suo corpo, restando sotto di essa a testa in su a risciacquarsi.

Al termine quando uscì dalla doccia con la sua pelle vellutata, calda e ancora fumosa, che ai suoi movimenti respirando ne avvertivo il profumo nell’aria. Prese il grande asciugamano appeso alla parete, si asciugò il corpo lentamente, assaporando io quel soffice istante di sensualità di mia moglie che mi stordì. Si mise il balsamo crema spalmandolo sul corpo fin dove riusciva. L’asciugamano se lo cinse attorno al corpo fin sotto le braccia a coprire il seno, lasciando libere le gambe, consentendo che qualche goccia d’acqua dai capelli scivolasse ancora sensualmente sul suo collo e sul torace, e con uno più piccolo asciugò il viso e sfregò i capelli finché furono solo umidi; poi prese il phon e si asciugò la sua lunga e bella chioma castana. Quando terminò aveva i capelli luminosi e voluminosi che lasciò cadere liberi indietro e sulle spalle.

 “C’è l’hai un rasoio?” Domandò all’improvviso.

“Si… cosa devi fare? “Chiesi.

“Mi tolgo qualche pelo dalle gambe che stanno ricrescendo, sono neri e si vedono.”

Le stavano rispuntando, e probabilmente se li sentiva nella ruvidezza della mano a passarla sulla pelle, in genere le radeva ogni 5-6 giorni ed era quasi una settimana che non lo faceva, l’ultima volta era stato un paio di giorni prima di partire.

Io urinai e di seguito al termine mi lavai i denti e intanto la guardavo intenta a farsi bella, e assurdamente mi eccitava pensare che lo facesse per lui e non per me.

“Ma non fai la ceretta come di solito? “Domandai.

“No, ci vuole tempo e i peli devono essere almeno lunghi un centimetro, poi devo scaldarla alla temperatura giusta e non ho tempo ora. Ce l’hai o no il rasoio!?” Chiese scocciata dalle mie domande.

“Si …sì…te lo do!” E gliene passai un rasoio nuovo: “Vuoi anche la schiuma?”

“No dammi quel tubo:” Dichiarò facendomi segno sulla mensolina. Lo presi e lessi:” Crema depilatoria.”

“Ma questa è crema depilatoria!” Esclamai.

“Si passamela!”

“Ma se hai la crema depilatoria a cosa ti serve il rasoio?”

“A togliere la crema depilatoria che funge da schiuma, così ottengo il doppio effetto in una volta.”

Per me era nuova quella pratica, seppi poi che molte donne fanno così, soprattutto chi ha i peli scuri, usano la crema depilatoria come schiuma per radersi le gambe.

“Questa crema depilatoria è adatta alla cute delle gambe e non è come la tua schiuma da barba che non va bene essendo per pelli delicate come il viso e peli morbidi.

Curioso mi fermai a leggere le modalità d’uso sulla confezione:

“Allora me la dai o no?!” Disse all’improvviso innervosita.

” Si certo!... Eccola!” E gliela passai.

Come dicevo, scioccamente mi faceva piacere che lei si facesse bella per lui, che si preparasse a fare bella figura, ad essere piacente e avesse anche la premura di depilarsi le gambe. E sorrisi.

Con naturalezza femminile posò un piede sul coperchio del Water e per curiosità la osservai e la vidi spalmarsi la crema in tutta la gamba, dalla caviglia fino al ginocchio, a farla diventare bianca, sciacquando subito dopo le mani e lasciarla agire a fare effetto qualche minuto e poi con il rasoio radersi depilandosi come se fosse schiuma.

Partì dal ginocchio in giù fino alla caviglia, seguendo il senso del pelo, facendo lunghe passate lente e regolari.

“Raditi anche contropelo se vuoi che siano più lisce…” Dissi pensando di darle un suggerimento.

“Lo so!” Rispose lei pratica e sicura di sé.

 Vidi che si rasò con molta calma e capacità. Pensavo che avrei potuto darle qualche consiglio invece… sapeva come fare:

” Voi uomini vi rasate il viso…” Disse ridendo:” … e vi credete esperti, ma lo siamo anche noi donne che ci rasiamo oltre le gambe, le parti intime e le ascelle.”

Passò il rasoio su tutta la gamba e compreso l'interno e l'esterno coscia. Controllando passando le dita sulla pelle in una sorta di ispezione se avesse mancato dei punti, soffermandosi e radendo di nuovo la parte di cui era insoddisfatta.

Quando fu appagata, risciacquò la gamba e passò all’altra facendo lo stesso lavoro.

Dieci minuti per gamba mi portarono via ben venti minuti che rimasi fermo a guardarla.

Quando ebbe terminato, le risciacquò ancora. Le asciugò e le passò le mani sopra, erano lisce e levigate come il vetro...” sono per lui” …pensai.

“Ora l’olio!” Disse Laura aprendo il beauty e prendendo un flaconcino.

“Cos’è?” Domandai, che in tanti anni non avevo mai osservato mia moglie depilarsi le gambe, sapevo che lo faceva, ma non l’avevo mai vista.

“Olio idratante e profumato per la pelle, per eliminare i puntini rossi che a volte compaiono dopo la rasatura. “Pronunciò.

Una alla volta con le gambe appena rasate e appoggiandole nuovamente il piede sul water se le massaggiò qualche minuto con l’olio, fermandosi anche a odorarsi le mani a vedere se le piaceva il profumo che usava per poi continuare.

Al termine la vidi lavarsi e risciacquarsi le mani con il sapone e le guardai le gambe che erano diventate lucide, al punto che brillavano riflettevano la luce della plafoniera.

“Ma lo fai per lui?” Chiesi malizioso con un sorriso e con un pizzico di invidia.

“Perché sei geloso?” Ribatté sorridendo senza guardarmi.

“Forse sì ?!” Replicai seriamente.

“Stupido!” … Esclamò. “Lo faccio solo per me e per te! Sai quante volte l’ho fatto a casa per te e non te ne sei nemmeno accorto se non stasera che dobbiamo incontrare lui.”

 

All’improvviso mi sentii accaldato come eccitato nel vederla fare toilette per sé stessa, ma io pensavo e mi piaceva immaginare che lo facesse per lui e maliziosamente le dissi quasi per scherzo, per provocazione:

“Perché non ti radi anche i peli della figa già che ci sei.”

Si voltò e mi guardò stupita dicendo:” Perché dovrei rasarla?”

“Così! …non l’hai mai avuta senza peli, non te lo mai vista depilata…” e poi malizioso aggiunsi:

” … hai sentito anche tu nella telefonata di stamattina, anche a lui piace senza peli, depilata!”

Come risentita di quella precisazione e averle detto quelle parole riguardo lui, rispose fredda e staccata:

“A me non interessa cosa piace a lui! ...Io devo piacere soltanto a me!”

“Spero anche a me amore?!” Mormorai.

“Bè si certo…anche a te! E poi cosa centra lui?” Domandò.

“Anche lui ce la depilato…” Dissi:” … hai visto anche tu!”

Alzò le spalle come a fregarsene.

“Comunque se la vuoi rasare tutta io non sono contrario, diciamo che potrebbe essere una trasgressione anche questa nella donazione, ti togli tutto quel pelame nero che hai in mezzo alle gambe così se gliela lasci leccare, lo farà meglio, la troverà pulita.”

“Stupido!” Rispose risentita:” La mia è sempre pulita anche con i peli!”

“Lo so… scusami, mi sono espresso male, non volevo assolutamente dire che ce l’hai sporca e non ti lavi con i peli, intendevo dire che senza ce l’hai più fine, lucente, attraente…”

Non disse più nulla sembrava seria e pensosa e prima che uscissi dal bagno mi chiese:

“Tu vuoi che lo faccio?”

Capii che era indecisa, che come per altre cose voleva il mio consenso per farlo, e risposi:

“Io direi di sì, non c’è niente di male né da vergognarsi a depilarsela, ci sono migliaia di donne e ragazze che ce l’hanno rasata, e poi sono cose intime e nostre; e d’estate ce l’hanno quasi tutte depilate, le attrici, le cantanti… le signore e le ragazze, va di moda.” Affermai sorridendo.

“Se è per questo ce la anche qualche mia amica…” Ribatté confidenziale.

“Appunto…! Allora rasala anche tu! Tutta completamente, prova! Lo fai per noi, mica per lui, se poi anche a lui piace depilata ancora meglio.” E guardandola e sorridendo accarezzandole il viso mormorai: “Se non la facciamo ora qualche pazzia che siamo in vacanza, non la facciamo più, domani torniamo indietro a casa ed è tutto finito.

Mi guardò poi chinò ancora il capo sulla gamba piegata e appoggiata sul water a osservarla lucida e con l’olio.

Era eccitata della mia proposta di rasarsi la figa, ma non voleva ammetterlo né mostrarlo. A pensare quelle cose, sembravamo elettrizzati …diversi ed eccitati quella sera, sia per la cena con il donatore che ci aveva offerto, che per la richiesta da parte mia di rasarsela completamente e in un certo senso per lui.

In fondo era solo un rasarsi la figa, ma per noi, per lei che non l’aveva mai fatto aveva un significato simbolico preciso, sessuale, di piacere a lui che l’aveva richiesto esplicitamente. Era eccitante in quel contesto della donazione, era come fare qualcosa di proibito, pareva che lo facesse e si sottomettesse a quello che preferiva lui … e forse sì, era così, ed eravamo come impazziti e lo facevamo proprio per lui, io a esortarla a radersela e lei a prendere in considerazione di rasarsela davvero; per fargli trovare la figa di mia moglie come piaceva a lui, liscia, completamente depilata.

In quei pochi giorni avevamo compiuto atti che nella vita di tutti i giorni avevamo sempre avversato.

 

Vedendo che forse indecisa pensava ancora le dissi per stimolarla ancora di più ad agire:” Fai anche presto, ti siedi nel bidet a gambe larghe, te li accorci con le forbicine vicino alla pelle, metti la schiuma, i peli sono già umidi e morbidi dalla doccia calda, passi il rasoio come sulle gambe e te la depili, li porti tutti via.”

Mi guardò con provocazione… poi con un mezzo sorriso beffardo alzando il capo dalla gamba, esclamò come per sfidarmi e giustificarsi del fatto che lo compisse:

“Guarda che lo faccio davvero!”

“Fallo dai!” Risposi esortandola con un tuffo al cuore, sorridendo.” Ripuliscitela bene tutta dalla peluria.”

Compiere quell’atto era anche per noi fare qualcosa di diverso nella trasgressione stessa e il fatto che se la radesse completamente in quel momento per piacere a lui eccitava tutti e due.

“Intanto partiamo…” Ripetei:” … e nessuno saprà niente, e quando te la vedrà chissà cosa dirà lui?”  Mormorai ridendo… 

“Elisa se depilata la sua bella figa per me!” Penserà. E risi di più.

Eccitata mi esortò:” Dammi un rasoio nuovo!”

Sai come fare?” chiesi:” Sei capace? Se vuoi ti aiuto?!”

“No…no…! Non l’ho mai fatto ma so come si fa, faccio da sola, lo hanno fatto molte mie amiche e qualcuna l’ho vista rasare oltre ad avermelo spiegato. Poi mi sono rasata le gambe e le ascelle, sarò anche capace e radermi il sesso.” Affermò sorridendo.

“Tagliati prima la giungla che hai!” La consigliai ridendo” Se no intasi il rasoio con i peli lunghi!”

Rispondendomi pungente:” Ehh…. Spiritossoo!... La giungla ce l’hai tu, non io!”

“Piuttosto fai con calma senza tagliarti! Le raccomandai.

“Dammi la tua schiuma spray, la crema depilatoria sulla vulva non va bene, irrita…”

Le passai un rasoio nuovo, il mio flacone di schiuma e le forbicine che erano nel suo necesse beauty, con tutti i suoi accessori da toilette intima.

Vidi che si tolse l’asciugamano che aveva attorno al corpo e per comodità e si sedette sul bidet a cavalcioni verso i rubinetti e il muro, e prendendo a ciuffetti i suoi peli, tirandoli e tendendoli, iniziò a tagliarli verso la radice, effettuando il taglio preliminare dei peli pubici, lasciandoli cortissimi. Quando finì di accorciarli, se la sciacquò con acqua calda corrente prima di schiumarsela, in quel modo la pelle si ammorbidì di più, anche se già lo era per essere stata a lungo sotto la doccia tiepida.

La vidi alzarsi, allargare bene le cosce, tirare un piede sul bordo del bidet, piegando la gamba per vedersi meglio il sesso, mettersi la schiuma spray sulle dita e cospargersela tutta sulla vulva, poi con due dita tendere la pelle schiumosa e lentamente con l’altra rasarsi il monte di venere e le grandi labbra. Era molto eccitante osservarla.

Restai a guardarla, la vedevo impegnata intenta a rasarsela, appoggiata sul bidet, piegata un po’in avanti con il tronco e con il capo verso il basso con tutti i capelli che le cadevano davanti e di lato, al punto che dovetti prendere un mollettone e fermarglieli tutti sulla nuca, mentre lei si rasava sempre guardandosi il sesso.

Le fu facile, l’acqua calda e la schiuma avevano ammorbidito la pelle, i peli erano cedevoli e la cute della vulva calda e tenera, e il rasoio scorreva bene sopra, portando via schiuma e peli, lasciandogliela a poco a poco completamente nuda. Si rasava con movimenti lenti e delicati come faceva per le gambe e le ascelle, per evitare tagli ed irritazioni, passandoci il dito sopra a sentirne la liscezza, come aveva fatto per le gambe ed eventualmente ripassare sopra la stessa parte se occorreva.

Quando la ebbe tutta depilata si risedette sul bidet e se la sciacquo con l’acqua corrente, ed esclamò con un sorriso di soddisfazione:

“Ho finito! E non mi sono nemmeno tagliata.”

Subito fui preso dall’ansietà di osservarla:” Alzati fammela vedere!” Esclamai curioso.

Si alzò, se l’asciugò tamponandosela con la salvietta, si voltò verso di me e in piedi la guardai. Non sembrava nemmeno più la figa di mia moglie, era pallida con le grandi labbra lievemente arrossate per la rasatura, si vedeva tutto il solco della fessura che prima era nascosto dai peli, bello, lungo, con le grandi labbra vaginali bombate e carnose e le due linguette delle piccole labbra spuntare tra esse dalla fessura come ali di farfalla, e sopra, il clitoride evidente e turgido dal piacere provato nel manipolarsi a rasarla. Guardai i capezzoli, anch’essi erano turgidi, segno che si era eccitata a farlo, e chissà a cosa o a chi aveva pensato facendolo?... Ma lo immaginavo.

La guardavo sorpreso, eccitato e incredulo che fosse la sua figa, quella figa glabra ed evidente.

“Bè com’è allora? ...” Esclamò con il viso trepido e imbarazzato vedendo che non parlavo aspettando il mio giudizio.

“Bellissima amore, si vede in tutta la sua bellezza che prima era nascosta…” Risposi dicendole:

“Vieni di là in camera e guardati nello specchio.”

Nuda, ansiosa di vedersela mi seguì e quando fu nuda davanti alla specchiera dell’armadio si fermò e guardò sorpresa, portandosi d’istinto la mano davanti alla bocca come a trattenere l’esclamazione, poi si voltò verso me e rise borbottando:

“E tutta depilata!”

“Si!” Risposi io aggiungendo maliziosamente:” Chissà quando te la vedrà lui, ora, così bella, cosa dirà!”

“Oh...io mi vergogno! A farmela vedere così! “Rispose continuando a guardarsela depilata riflessa nello specchio.

“Ma se te la chiesto quasi lui di rasarla… a detto che le piacciono senza peli hai sentito anche tu!”

E come vergognandosi di quella mia precisazione, diventando rossa in viso mormorò:” Si, ma io non l’ho mica rasata per lui!”

“Certo, l’hai fatto per noi, ti andava di provare… comunque vedrai che resterà stupito dalla bellezza e dalla forma del tuo sesso e a lui piacerà.” Aggiunsi.

Lei si guardò ancora, poi voltandosi esclamò:

“Ora vado di là a metterci la crema per le irritazioni delle parti intime, per prevenire il rossore.”

“Aspetta!!” Esclamai quasi bloccandola per il braccio:” Fammela toccare… accarezzare almeno!”

Avvicinai la mano e le passai sopra le dita, era la prima volta che toccavo una figa completamente depilata, non l’avevo mai fatto, vista nei video porno o immagini di nudi che capitava di osservare sì, ma toccare direttamente mai. Feci scorrere sopra i polpastrelli, sembrava di toccare il vetro tanto era liscia e levigata. Era morbida e calda.

L’accarezzai più volte:” Dio come è liscia amore!” Esclamai:” È eccitante, è bellissimo toccarla, sembra vetro.”

Rise… poi esclamò: “Dai!!” … Fermandomi il braccio e ritraendosi con il bacino indietro, doveva avercela sensibilissima senza peli.

“Ora vado in bagno…” Mormorò.

E andò di là, lasciandomi sulle dita quella sensazione di liscio-caldo meravigliosa.

 

Non vedendola arrivare andai in bagno anch’io, e la trovai intenta a massaggiarsi la vulva con della crema che aveva lei, e a giudicare dai capezzoli turgidi e dal clitoride evidente che ora si vedeva bene sporgere all’apice superiore della fessura, era evidentemente che le piaceva massaggiarsela.

Non dissi nulla e mi spogliai cacciandomi sotto la doccia anch’io a lavarmi, mentre lei compiva gli ultimi atti della sua bellezza intima, mettendosi la crema sulle grandi labbra.

Io ci stetti molto meno di lei sotto la doccia, non più di cinque minuti e fui fuori ad asciugarmi.

Monica uscì camminando con le ciabattine infradito lungo il pavimento che dalla stanza da bagno portava in camera, decisa a passo veloce, passando davanti al televisore acceso senza degnarlo nemmeno di un’occhiata, non avendo ancora deciso come si sarebbe vestita quella sera.

“Non ho niente da mettermi!” Borbottò aprendo le ante di quel piccolo vecchio armadio di legno scuro della camera.

“Perché non metti il vestitino nero di Versace? È carino ed è da sera.” Dissi io.

“Si ma è leggero, è da discoteca e poi è corto e svasato, si vedono tutte le gambe.”  Rispose.

“Be con il caldo che fa...è un bene che sia leggero.” Ribattei sorridendo.

Lei si corresse:” Per leggero intendevo quasi trasparente.” Precisò:” E poi ha le spalline lunghe e mi lascia il decolté e la schiena nudi.”

“Be metti una stola sulle spalle!” Replicai:” Che ti copre un po'!”

“Già peccato che qui non abbia stole.” Rispose ironica.

“Scusa ma allora perché lo hai portato?” Le chiesi.

“Così… mi piaceva, pensavo che se saremmo andati io e te a ballare qualche sera al buio di una discoteca e non alla luce di un ristorante con il donatore.”

“Be mettilo lo stesso che ti sta bene, anche se non balliamo ed è una cena, ci mettiamo in un tavolo appartato, siamo d’estate fa caldo anche di notte e poi qui non ci conosce nessuno.”

A quelle parole come se già volesse farlo, Laura non esitò a prendere quell'abito nero di Versace, semplice ed elegante allo stesso tempo e stenderlo con la stampella sul letto.

Mentre io mi mettevo lo slip, lei si piegò e cercò nei cassetti la lingerie, mutandine e reggiseno coordinati e neri come l’abito così che si sarebbero visti meno in trasparenza sotto il vestito.

Si guardò ancora allo specchio, si guardò le gambe con il pube depilato, erano molto allettanti, era nuda e si vedeva bene il suo corpo, la pelvi soprattutto e il seno pallido con i segni chiari del bikini in contrasto con l’abbronzatura che la rendevano eccitante, e non più il triangolo scuro e peloso, ma solo la fessura verticale della porta del piacere tra le grandi labbra bombate. Pallide di un morboso pallore che alcuni uomini trovano eccitante.

 

Si guardò il ventre, senza un difetto, senza una sola piega, sotto di esso i peli pubici non c’erano più e la sua vulva brillava dall’alto del suo sguardo, di pallore alla luce riflessa.

"Com’è mi vedi?"  

Mi chiese ancora volendo conferme che stava bene senza peli.

La pelle depilata sembrava immacolata, la vulva rosata e piena.

All’improvviso si mise bene davanti allo specchio, di fronte, seduta sul letto, e lentamente aprì le gambe. La vista riflessa nello specchio era incantevole, si guardava da sola la figa, forse era la prima volta che lo faceva, non so, ma era eccitante vederla pudica e vergognosa dischiudere le gambe lentamente per guardarsela, come se spiasse sé stessa.

Ci teneva ad essere presentabile e fare bella figura con lui visto che gli piaceva e tutto sommato a me non dispiaceva, lo prendevo come un gioco eccitante, faceva parte del mio piacere interiore vederla prepararsi per lui.

Credo che anche per lei come per me, quel rituale della vestizione, quel prepararsi e farsi bella fosse inconsciamente per lui e non per me o per sé stessa come diceva e voleva convincermi e convincersi che fosse, e avvertivo che il fare tutto quello le procurava un sottile piacere.

Si voltò dandomi le spalle per prendere lo slip e piegandosi ebbi modo di vedere come se fosse la prima volta il solco lungo e profondo dei suoi glutei carnosi e sodi. Il suo culo era nudo e le natiche si mostravano invitanti e pallide ai miei occhi, che non ero capace di prenderle e sodomizzare.

 

Sedendosi nuovamente sul letto di fronte allo specchio lentamente cominciò a far passare prima in un piede e poi nell’altro lo slip trasparente con pizzo e ricami, si alzò e lo tirò su dalle gambe lunghe e lucide fino agli inguini, e poi su fino a coprirle tutto il sedere e il sesso depilato, ammirandosi bella riflessa nello specchio in mutandine.

Prese il reggiseno e lo mise, aveva le mezze coppe a triangolo trasparenti con ricami ... ne agganciò la chiusura davanti al petto, sotto e al centro del seno e come faceva di solito, lo girò portando la chiusura sulla schiena. Appoggiò e si assestò bene le mammelle sul sottocoppa interno che le sosteneva, lasciandole libere dentro il tessuto, e piegandosi di lato quasi da contorsionista, prima un braccio e poi l’altro, accorciandoli e portando la mano verso il tronco li infilò nelle spalline, che tirò su e posizionò sulle spalle, aggiustando l’elastico della chiusura sulla schiena e le coppe davanti, allargandolo, tirandolo e mollandolo il tessuto all’improvviso per darle forma e comodità.

Era erotica, molto, le mammelle erano ricoperte a metà, solo nella parte laterale esterna e inferiore, con quel reggiseno scollato nella parte centrale del petto che le evidenziava di più facendole apparire più voluminose e sporgenti nella linea di giunzione.  Le areole e i capezzoli turgidi erano al filo del margine superiore della bordatura di pizzo e si intravvedevano sotto la trasparenza e il ricamo.

Era provocante, niente calze, gambe nude e translucide che la rendevano più sensuale.

Quando finì di indossare la lingerie coordinata si guardò ancora allo specchio, sorridendosi con gli occhi, compiacendosi da sola della sua bellezza giovanile, ma più che altro della sua eroticità, che niente avrebbe dovuto aver a che fare con la donazione, ma in quel momento non pensava minimamente a quella.

 

Mentre anch’io mi vestivo e mettevo dei pantaloni lunghi chiari, lei senza fretta prese il vestito, lo tolse dall’appendino e lo osservò, e avvolgendolo e accumulandolo nelle mani tendendolo prima un braccio e poi una altro fece passare le mani dalle spalline e poi la testa al centro, per poi tirarlo giù a scorrere sul corpo fino a coprire il busto, e poi prendendolo dai fianchi, tirarlo ancora più giù davanti sull’addome e dietro sul sedere, finché non le arrivò a mezza coscia e se lo aggiustò con le mani.

La parte sovrastante aderì stretta ai fianchi e all’addome, evidenziando il ventre incavato.  Superiormente era adeso al seno e sotto i lembi del tessuto trasparente disegnava e si vedevano le forme e la dimensione delle mammelle sotto il reggiseno, in quel "vedo non vedo" che affascinava e catturava molto più della visione completa, lasciando spazio all’immaginazione.

Il seno era protruso e compresso dal tessuto fine e aderente, e traboccava dall'abito come a volersi donare, offrendosi nella sua scollatura e prosperità agli occhi libidinosi del donatore e degli uomini, che l’avrebbero vista immaginandola in una quasi totale nudità.

Mentre inferiormente il gonnellino le restò largo, svasato, lasciando notare sotto essa delle belle cosce e il sedere invitante e proteso involontariamente ma eroticamente in fuori di mia moglie.

La schiena le restava scollata e nuda fino sotto le scapole al limite dalla fascia del reggiseno, dove dalla sua chiusura luccicante alla luce, a volte e secondo dei movimenti compariva l’aggancio. Le spalline dell’abito coprivano a malapena quelle del reggiseno nascondendole e mostrandole alle movenze, dandole quella eroticità strabiliante da anni 60.

Lo indossò con calma, quasi pregustando il sottile tessuto di cotone sulla pelle, forse pensando al momento in cui quel vestito sarebbe di nuovo caduto per terra ai suoi piedi spinto dalle mani di lui. Le arrivava a mezza coscia, lasciando fuori le sue splendide gambe ambrate, depilate e lucide.

Alla vita era stretto da un cinturino in pelle dello stesso colore nero ma con i brillantini, che si perdevano luccicando nel colore dell’abito.

Lo mise a posto con perfezione nell’indossarlo, assestandoselo e togliendo ogni piega e sgualcitura. Guardandosi allo specchio con civetteria lo tirò ancora sui fianchi e se lo sistemò nuovamente sulle spalline a cercare di coprire bene quelle del reggiseno. Si mise di profilo guardandosi la svasatura larga della gonna sul sedere e il corpo riflesso allo specchio…bello, evidente sotto l’abito e desiderabile come non lo era stato mai. Dando la sensazione con quella svasatura a campana del gonnellino, che fosse di facile accessibilità a chiunque, anche un passante se avesse infilato la mano sotto da qualsiasi lato, sarebbe subito arrivato alle sue cosce e alle mutandine e avrebbe potuto prendendogliele con le dita tirargliele giù con uno strattone.

La mia eccitazione salì alle stelle per come si era vestita, non si rendeva conto della sensualità che sprigionava e dei cattivi pensieri erotici e sessuali che avrebbe suscitato e avrebbero fatto su di lei le persone che avremmo incontrato, e ancora stupidamente ero felice e infervorato che lui le praticasse un’altra donazione quella sera, anche se quello come dicevo sopra, era solo l’alibi per giustificarci moralmente tra noi e con noi stessi.

Mentre guardavo l’ora, prese dal comò e aprì un flaconcino e cominciò a ripassarsi con cura un sottile velo di smalto rosso sulle unghie rendendo il colore più vivo.

Come in un rito celebrato mille volte, Laura si allungò e prese i suoi sandali neri da sera da dietro la porta, quelli con la zeppa alta e il plateau ricoperto in corda di juta, con le strisce in cuoio per tenere il piede fermo, intessute da brillantini appariscenti e decorazioni applicate sopra, che le rendevano vistosi. Erano aperte sul davanti, dove il plateau anteriore mostrava sopra esso le sue dita con le unghie smaltate di rosso, era alto tre centimetri e mezzo mentre quello posteriore dove appoggiava il tallone ben dieci centimetri rendendola più alta e slanciata.

Si sedette nuovamente nel letto e li calzò, alzandosi in piedi, crescendo in statura di ben dieci centimetri, e me la ritrovai alta come me se non un poco di più, provando entrambi in quel cambio di statura una strana sensazione di disagio, come se ognuno di noi fosse con una persona differente. Sembrava più snella e slanciata, il vestito nero oltre che smagrirla molto, con la svasatura del gonnellino e i sandali altissimi, la faceva apparire con gambe lunghissime e lucide. Era veramente molto bella.

Ci guardammo negli occhi e sorrise, e anch’io.

“Sei bellissima!” Le dissi e poi scoppiammo a ridere abbracciandoci… senza pensare a nient’altro.

 

Si avviò ancora in bagno camminando su quei sandali alti, ondeggiando leggermente il corpo, facendo svolazzare a ogni passo veloce il gonnellino leggero del vestito, da dove io dal soggiorno con la porta aperta potevo osservarla.

Prese il necesse e tirò fuori i cosmetici iniziando a truccarsi dai suoi grandi occhi, svitando il mascara e passando l'applicatore sulle ciglia, lentamente quasi a ritmo delle note che uscivano dal televisore acceso che in quel momento stava trasmettendo un programma musicale. La vidi ed esclamai:

“Mettine un po' più di più trucco! Fatti più sgargiante!”

“Sgargiante?... Oh Dio…perché?” Domandò sorridendo senza staccarsi dal truccarsi continuando a guardarsi allo specchio.

“Così sei più appariscente … Anche le labbra, falle rosse che risaltano con il vestito nero.” Aggiungendo ancora:” Intanto qui non ci conosce nessuno…”

Sembrava che con quel ‘… intanto qui non ci conosce nessuno…’ fossimo autorizzati a fare tutto quello che volevamo di immorale che non facevamo in città, a casa nostra.

Iniziò a trafficare nel suo beauty, dove c’era rossetto, ombretto, eyeliner e mascara.

Non era pratica a truccarsi vistosamente, in modo appariscente, il suo trucco era sempre stato sobrio, e nel farlo come dicevo io non sapeva dosare e dare la giusta quantità ed evidenza al trucco vistoso, calcando la mano, fino a trovarmi Laura provocante, non più la signora e moglie seria morigerata nel truccarsi e nel vestire, ma una donna che ostentava il suo aspetto e la sua bellezza.

“Non sono esperta… ma cosa dici va bene così?” Mi chiese voltandosi verso di me.

“Si certo! “Risposi guardandola stupito, la sua bellezza non era più dolce come prima, ma impetuosa.

Le era risultato una forma di trucco sul viso che prima non le avrei mai permesso di avere, sensuale ma vistoso, forse troppo che poteva anche essere interpretato come volgare, ma mi eccitava, sembrava quasi un'altra, un amante non una moglie, e non le dissi nulla.

“Si va bene! Ti fa diversa da come sei sempre stata, ma vai bene.”

Non l’avvisai che pareva più erotica. Con quel trucco era provocante, con la bocca, gli occhi e… il seno.  Il rossetto colore vivo sulle labbra era invitante e le faceva apparire più carnose, le schiariva il viso rendendolo più luminoso, facendo apparire i denti ancora più bianchi di quello che erano, esaltandone il sorriso.

I suoi occhi grandi e neri con il trucco erano valorizzati, avevano preso tonalità diverse parevano allungati e non sembravano i suoi, quelli che aveva avuto sempre, dolci e teneri, ma parevano occhi felini, da gatta o da pantera, con le palpebre che quando si socchiudevano davano uno sguardo sensuale e ambiguo che a me pareva irresistibile.

Sorrise e finito di truccarsi si pettinò, tirando e alzando con la spazzola i suoi lunghi capelli morbidi, fino a farli ricadere a ventaglio soffici come piume sulle spalle.

 

Era molto femminile con i capelli sinuosi e ondeggianti al movimento del capo nel suo stile lungo e appena mosso sul viso ovale a sfiorarle gli occhi belli e splendenti come brillanti, lasciando le tempie scoperte e scendendo sfiorandole i lobi; mostrando gli orecchini pendenti quelli che indossava nelle occasioni particolari e si portava sempre dietro, che assieme al sorriso le davano un’aria adulta e simpatica, ed era una vera signora.

Tornò in camera sempre con passo deciso, prese la boccetta di profumo sopra il comò dove contro il quale giorni prima aveva ricevuto la prima donazione, e dopo essersi spruzzata sul collo e sui polsi qualche goccia della sua fragranza preferita, lo riappoggiò nuovamente.

Devo dire che era davvero bella e affascinante, truccata con il rossetto sulle labbra e il profumo inebriante.

Intanto fuori l’arrivo della sera e l’attenuarsi della luce stava segnavano che il tempo passava e bisognava fare presto.

Affinò la sua femminilità con bigiotteria che si intonava con il suo look, che la ingentilivano e la rendevano sensuale. Mise una collanina d’argento molto fine coordinata con gli orecchini e il braccialetto. Si guardò ancora allo specchio, voleva essere bella, bella per sé, per me e per lui e questo mi eccitava e mi dava fastidio. Vederla agitata prepararsi per un altro uomo anche se era il donatore di sperma dove tutto era programmato, nonostante la vivessi con eccitazione quella situazione mi ingelosiva.

Ci fu un momento di silenzio molto intenso e carico di tensione e lussuria, mentre lei si ammirava e io la osservavo poco distante, era erotica e non sapevo come definirla e collocarla in quel momento, perché era una signora, una moglie, una futura madre, ma anche una prossima fedifraga.

Restammo così tutte e due a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio, lei con vanità, io con ammirazione, poi si voltò di colpo e mi sorrise esortandomi: “Sei pronto tu? ...” Disse.

“Si!” Risposi:” Devo solo mettere la camicia.

 

In un attimo fui pronto, presi il portafogli e lo smartphone, e la guardai nel vederla così allegra ed esagitata e le dissi:

“Ehi … calmati, sei tutta agitata, non andiamo mica a ballare o a un matrimonio, andiamo solo a una cena con quel napoletano…” Lasciando trasparire la mia gelosia interiore.

“Perché? Chiese sorpresa voltandosi a guardarmi.

“Ti sei messa in tiro ...” Esclamai.  E lei, come stupita e risentita di quella osservazione replicò candidamente: “Eh. Ma me lo hai detto tu!”

“Si lo so amore!... Scherzavo, sei bellissima così …Mormorai. Mi avvicinai e le diedi un bacino sulle labbra mentre lei sussurrava:” Non mi vesto mai così!”

“Lo so hai fatto bene.” Sussurrai.

Eravamo pronti. Vivevo una strana situazione nei confronti di mia mogie, di rivalità e antagonismo con lui e sensazione di eccesso e sregolatezza con lei.

Prese tra le mani curate, sottili e ben definite dove all’anulare sinistro portava la fede, la borsetta da sera a pochette in tela nera, accurata e lavorata con catenella dorata. Come si era abbigliata avrebbe avuto mille uomini ai suoi piedi, me compreso, che l’avrebbero posseduta volentieri e capivo lui che dal suo punto di vista, al di là della donazione, volesse chiavarla carnalmente, anche se non capivo me, che in così pochi giorni ero cambiato tanto profondamente da offrirgliela sessualmente.

Quando fummo pronti uscimmo, lei mise la sua borsetta a tracolla sulla spalla facendola pendere lungo il fianco fino all’anca e scendemmo, era bellissima, lasciava una scia di profumo molto buono al suo passaggio.

 

Fuori passeggiando come due turisti, non senza ansia per l’incontro in programma e la nuova donazione, arrivammo nel ristorante indicato, lui era già davanti all’entrata che ci aspettava, quando vide Laura sbarrò gli occhi. Era incredulo, era molto attraente, sapevo che aveva gusto nel vestirsi e avrebbe fatto colpo con lui. Era di una bellezza e fascino particolare, non suo, alterato e sofisticato, non da buona moglie borghese, ma, molto personalizzato con la sua femminilità da giovane sposa non ancora donna, ed era affascinante e seducente.

 

Quando ci incontrammo lui le fece i complimenti per la sua eleganza e bellezza.

“E’ molto bella!” Disse sorridendo guardando me e poi lei negli occhi.

“Lo so!” Risposi sorridendo anch’io e tenendola per mano:” Per questo mi sono innamorato e l’ho sposata.”

Laura si scherniva, ma le facevano piacere le nostre considerazioni su di lei e rispose a lui con un timido grazie, innalzando gli angoli delle labbra in un sorriso.

Dagli sguardi, se mai ce ne fosse stato bisogno capii che a lui piaceva mia moglie. Poi si rivolse direttamente a lei:

“Complimenti Laura, sei molto affascinante. “Le disse sorridendo.

“Grazie ...!!!” Esclamò ancora, timida e si sorrisero, lei per attenuare le sue emozioni e per ridurre la tensione, ma ne era compiaciuta del suo corteggiamento.

Fu la prima volta che fece complimenti a mia moglie, fino ad allora era stato sempre distaccato nei rapporti e nella donazione, oserei dire a suo modo professionale, per lui, lei era solo una ricevente, ma ora la vedeva anche come donna e attraente.

La osservò con uno sguardo di desiderio, nella sua eleganza e femminilità in quell’abito nero leggero e sbracciato con spalline che la slanciava di più in altezza e magrezza, assieme ai sandali con le zeppe che la rendevano alta come lui. Il gonnellino a mezza coscia svolazzante mostrava eroticamente le gambe lunghe, ambrate, luccicanti dell’olio in tutta la loro bellezza.

 

Le mani di Laura con le dita affusolate e sottili e le unghie smaltate di rosso, con ancora la fede nuziale e qualche anello al dito, mostravano la sua tensione e il suo impaccio, tradita da una gestualità molto ridotta e la tendenza a nasconderle, mentre lui con l’olfatto annusava l’aria attorno a lei inebriandosi del suo profumo con le sensazioni che quell’aroma provocava.

Dopo pochi minuti e qualche chiacchiera entrammo e ci sedemmo al tavolo già prenotato, con loro seduti uno di fronte all’altro, in modo da guardarsi negli occhi; era il mio modo di eccitarmi il metterli a confronto. La tensione della prima volta in pizzeria non c’era più, anche se il disagio di Laura ad averlo di fronte che la guardava negli occhi dopo averle praticato due donazioni di sperma in vagina, ed essere al centro delle sue attenzioni era palpabile.

Invece a me quell’atteggiamento e il suo imbarazzo divertivano ed eccitavano.  Laura come al solito, parlava poco, ma ascoltava, al contrario di me e lui che anche per lavoro e a contatto con il pubblico eravamo più loquaci.

Ma lui da brava persona addetta alle pubbliche relation nel suo lavoro, riuscì a coinvolgerla e a farla chiacchierare.

 

 

 

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