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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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IL DONATORE DI SPERMA
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
Cap. 16 CONCORDIA E ASSENSO.
Note:
“Con la concordia le piccole cose crescono, con la discordia le grandissime vanno in rovina. “
Gaio Sallustio Crispo.
************
Dopo che lui era andato via e io avuto quella discussione con mia moglie, vedendola così nuda, rannicchiata su sé stessa, spettinata, il trucco sfatto e il viso stravolto, le dissi di alzarsi e andare a lavarsi che non mi piaceva vederla in quel modo sconcio, come una donnaccia… che era mia moglie… una signora per bene e non una ragazzina che la dava agli uomini maturi. Lo fece in silenzio, aveva la pelle tutta madida di sudore e il sesso pieno degli umori del piacere provato e in quella posizione seduta nel letto a gambe discostate, si vedeva lo sperma di Andrea, il donatore napoletano che denso iniziava ad affacciarsi bianco tra i peli neri arruffati di mia moglie, come rivoli di latte, pronto per colare esternamente.
In silenzio si alzò, mostrandomi nei movimenti nel farlo e di piegarsi, il suo magnifico corpo sensuale, appena posseduto da lui, ancora godente e fremente e andò in bagno. Quando tornò fasciata in un asciugamano di spugna bianco, pettinata e pulita, non parlava, non sapeva cosa dire, mi guardava in silenzio di sfuggita, aveva gli occhi rossi, era imbarazzata e dispiaciuta per me, perché con il motivo della donazione aveva goduto e fatto sesso con lui davanti a me.
Io ero agitato e pentito di quello che avevo detto poco prima, che consideravo quella donazione fatta da lei un tradimento e il suo ricevere lo sperma facendo sesso con lui un atto d’infedeltà e non una donazione di sperma finalizzata ad avere un figlio.
Al di là della donazione e del momento di piacere provato in quei momenti, anch’io ero rattristato e pentito di quello accaduto e sentivo e vedevo nel suo atteggiamento, che anche lei lo era.
La guardai silenziosa, raccolta e ferma osservarmi come se avesse paura di me, di una mia reazione. Avrei potuto dirle qualunque cosa, umiliarla, offenderla, anche picchiarla se avessi voluto e fossi stato un uomo diverso, ma sapevo che lei era solo una vittima, in un certo senso la mia vittima, facendo quasi sempre quel che le chiedevo io.
Mi faceva tenerezza vederla così impaurita, era mia moglie e non volevo che litigassimo, non l’avevamo mai fatto fino ad allora e nemmeno che vivesse la sua gravidanza con rimorso e timore, e mi avvicinai e l’abbracciai, la strinsi a me baciandole le labbra e poi in bocca e dicendo al termine di quel bacio appassionato:
“Ti amo sempre amore!”
Ed era proprio in quell’amore che provavo per lei e lei per me, che mi ero eccitato nel vederla concedersi anima e corpo a un altro uomo, sia pure con una motivazione nobile, probabilmente se non l’avessi amata non mi sarebbe interessato nulla.
Lei presa dal rincrescimento posò il volto sulla mia spalla e abbracciandomi scoppiò a piangere, a singhiozzare scuotendo il torace contro il mio, in un pianto liberatorio per disfarsi di tutte le emozioni e tensioni che aveva dentro di sé, che aveva provato e provava ancora, della gioia, rabbia, soddisfazione, malinconia. Aveva provato a trattenersi pur di non piangere, per imbarazzo, vergogna o per i miei pregiudizi. Ma ora quel pianto era esploso, ed era un mezzo per manifestare i suoi sentimenti, per liberarsi di quello che aveva dentro, per capirsi, autoassolversi anche e recuperare l’equilibrio interno. Con le sue lacrime e i suoi singhiozzi esprimeva le emozioni che aveva avuto in quel rapporto sessuale, di turbamento, eccitazione e piacere con lui, liberava i sentimenti che fino ad allora aveva avuto in esclusiva dentro se, si sgravava dal dolore e rimorso che provava a quello fatto… di aver goduto; e delle mie parole cattive e offensive nei suoi confronti e del mio giudizio su di lei, e soprattutto della paura che aveva provato verso di me, timore che non aveva mai avuto dimostrato prima nei miei confronti e che la facevano riflettere.
Ma quel pianto era anche per la fine del nostro amore come l’avevamo conosciuto e vissuto fino a quel momento e per la nascita di qualcosa di nuovo, di diverso in lei e in me, che non conoscevamo e capivamo ancora bene e che da lì in poi tutto sarebbe stato differente da prima.
“Io non volevo! Mi dispiace!” Singhiozzò con il viso solcato dalle lacrime.
“Non volevi fare la donazione o non volevi godere con lui?” Chiesi con voce comprensiva e provocatoria accarezzandole i capelli umidi per smorzare i toni della tensione.
“Tutte e due!” Rispose singhiozzando.
Era scossa, anche lei, si sentiva in una situazione nuova avendo scoperto con lui il piacere dei sensi, del sesso vero e della carne, quel piacere passionale e lussurioso che io non le davo più, e non solo quello sentimentale e affettuoso come il nostro, che viveva con me, ma soprattutto aveva scoperto che le piaceva fare sesso con lui.... che lo desiderava, desiderava il suo corpo, la sua bocca, il suo cazzo dentro di lei…
“Non preoccuparti per questo amore. Non è successo niente che non si possa mettere a posto se noi lo vogliamo, anche se è andato in modo diverso di come avevamo programmato. Quello che è accaduto in qualsiasi maniera sia avvenuto, è stato per uno scopo nobile e se con lui hai provato piacere non cambia niente … ne avevamo parlato ricordi? … La lubrificazione del piacere facilita la risalita degli stermini no!?...” Pronunciai minimizzando, stringendola a me, non comprendendo che qualcosa in lei oramai si era spezzata definitivamente:” E allora bene che ci sia stato il piacere! Che hai goduto! “Mormorai con un sorriso stupido, come un idiota, cercando di rendere normale quello che non lo era e recuperare e giustificare tutto quello avvenuto con una qualche risposta consolatoria che volgesse a nostro favore.
“L'importante è che ci sia stata la donazione di sperma e sia andata a buon fine e speriamo che sei incinta.” Affermai guardandola negli occhi, asciugandole le lacrime con le dita sorridendole e scusandomi ancora di come mi ero comportato poco prima, mentre lei guardandomi in viso stringendosi a me smetteva di piangere.
Poi abbracciandola ancora mormorai:
“E’ meglio che ora dormiamo, ne parleremo domani di questo se vuoi, ora non è il momento per te e io non sono nell’umore adatto per farlo, sono arrabbiato… ingelosito e sarebbe inopportuno. Domani ne parleremo con tranquillità… ora andiamo a letto e dormiamo.”
E dicendo così, mi strinse forte a sé baciandomi ancora.
Quel pianto, quell’abbraccio era stato qualcosa di più che un semplice sfogo e invocazione di perdono, era stato una richiesta di aiuto verso me che io non percepivo, probabilmente piangeva perché scopriva e sentiva qualcosa di cambiato in sé, che non voleva avvenisse ma oramai era entrato a far parte di lei. Probabilmente era perché avvertiva attrazione fisica ed emotiva per Andrea, il donatore e non per me, e capiva che pur amandomi non sarebbe più stato come prima che amava alla follia solo me ed ero stato il primo e il suo unico uomo e desiderio.
Finita tutta la bellezza e il piacere, oserei dire la magia sessuale di quella donazione, anche lei aveva il rimorso per essersi lasciata andare e aver goduto spudoratamente davanti a me , era comprensibile, viveva le mie stesse emozioni da un punto di vista opposto, ma in fin dei conti ci amavamo e questo contava per noi.
“Ma domani come ha detto lui dobbiamo rivederci ancora per terminare il ciclo di tre?” Chiese guardandomi e sdraiandosi ancora solo con gli slip sul letto.
“No! Non lo rivedremo più amore. “Risposi io deciso. “La donazione è stata praticata due volte, non credo che una terza volta cambi qualcosa, ormai lo ha detto anche lui sei già fecondata e rifarlo sarebbe puramente per desiderio sessuale. Ora possiamo anche andarcene!” Esclamai verso mia moglie:” Partire e tornarcene a casa.”
Lei restò in silenzio.
Io mi sentivo sporco, l’avevo ingannata, avevo ottenuto quello che volevo, l’avevo fatta possedere ancora da lui con la scusa di un’altra donazione, nuda, nel letto in un rapporto carnale e ora mi sentivo spaventato e nauseato dall’accaduto e dalla sua reazione involontaria, e volevo dimenticare tutto e presto.
Ci sarebbe solo mancato che lo avremmo rincontrato ancora, che lei l’avrebbe rivisto e le fossero venuti pensieri strani e magari addirittura che possedesse di nuovo Laura con la scusa di un’altra donazione, allora sì che avrei corso il rischio che succedesse qualcosa di irreparabile per sempre e che lei si infatuasse davvero di lui. Già non era restata insensibile al suo fascino di quarantenne e dopo quella sera anche alle sue arti ed esperienza amatorie; capivo che provava qualcosa di nuovo, di emotivo per lui anche se non lo diceva, che non era solo attrazione fisica quello che avvertiva verso Andrea.
Sapevo che le donne, quando consenzienti praticano con desiderio sesso con qualcuno, per distaccate che siano fisicamente, partecipano mentalmente e ci mettono sempre qualcosa di sé stesse, di emozionale.
La verità era che avevo paura, l’avevo vista coinvolta passionalmente ed emotivamente con lui e godere, e questo mi spaventava, avevo paura che si innamorasse di lui davvero, che oltre a darle un figlio, le portasse via il cuore. Laura, in quel frangente in un attimo aveva perso la testa per lui e lo aveva amato, abbandonandosi anima e corpo.
Mi sdraiai anch’io e spensi le luci, e uno di fronte all’altro al buio senza poterci vedere in viso ci addormentammo.
Lei non sapeva cosa avevo fatto, che mi ero masturbato osservandola praticare e ricevere la donazione… chiavare con lui … e questo mi eccitava e umiliava.
Mi avvicinai e l’accarezzai con la mano sul viso come segno di perdono se mai avessi dovuto perdonarle qualcosa.
Eravamo sdraiati uno vicino all’altro in silenzio con il nostro rimorso e ormai diversi... lei presumibilmente attratta fisicamente e sessualmente da lui e io da quella situazione morbosa che si era creata e avevo visto e che mi eccitava.
All’improvviso la tirai verso me, l’abbracciai e coccolai, mentre lei si lasciava stringere tenendomi la mano, sembrava felice vicino a me, tra le mie braccia. Ma lo era davvero?
Eravamo agitati, Laura stanca, probabilmente anche per l’intensità del rapporto sessuale avuto con lui e si addormentò subito con la testa sul mio braccio, mentre io non riuscivo a prendere sonno e pensavo a quello che avevo visto di mia moglie con il donatore, l’effetto che mi aveva fatto, il modo di Laura di guardalo negli occhi, nuovo, diverso. La sua passività a lui, quasi sottomissione, che facesse di lei e del suo corpo quello che voleva; il suo godere esasperato e intenso, stringerlo, baciarlo, graffiarlo, quel dirgli nel momento dell’estasi che gli piaceva... e ne ero profondamente turbato e preoccupato.
In fin dei conti pensavo per consolarmi:
” Lei con me ha il suo equilibrio personale, matrimoniale e sentimentale e senz’altro farà resistenza verso quello che proverà per lui. Si è un bell’uomo, è vero, sa fare bene sesso, meglio di me, ma più di questo non gli può dare, nient’altro.”
“In fondo...” Pensavo perfidamente:” ...non è altro che un maschio da monta, come quei tori da riproduzione negli allevamenti, belli da vedere e virili e vigorosi da provare, ma nient’altro. Un toro da monta che serve per ingravidare le manze. Tra me e Laura c’è di più molto di più, c’è tutto, la vita, il lavoro, il matrimonio, la famiglia, i genitori … e il futuro. Con lui non avrebbe niente in comune se non la donazione, al massimo potrebbe prendere una sbandata per lui, ma poi le passerebbe.”
Sapevo che quando nasceva l’attrazione tra due persone era pericolosa, a volte non si poteva controllare e andava oltre ogni comprensione, oltre le lacrime e il desiderio e prova ne era una coppia di nostri amici, dove lei si era infatuata di un tizio fino a tradire il marito ed avere una relazione con lui, con di seguito tutte le conseguenze del caso. Ma Laura no!... A lei non sarebbe successo, era una donna responsabile e mai e poi mai mi avrebbe lasciato per quel tipo, di questo ne ero certo, troppi legami sociali, famigliari ed economici oltre l’amore ci univano. E poi era di un'altra città, il giorno dopo saremmo partiti e non l’avremmo mai più rivisto, e quindi anche se la era chiavata… pace, mi dispiaceva, ma nessuno sapeva niente se non noi due, e pensando da giovane borghese mi dicevo:
“Se gli altri non lo sanno e come se non fosse avvenuto.”
Nel buio, passata l’eccitazione con lei adesa a me che dormiva profondamente oltre alla stanchezza anche per il pianto avuto, riflettevo su di me, ero sconvolto che mi fosse piaciuto guardarla fare sesso con il donatore, ed ero angosciato che potesse provare qualcosa per lui.
Avevo paura che quella attrazione fisica si trasformasse in mentale e poi in sentimento verso di lui sia fisicamente che psicologicamente e mi ritornarono in mente le sue parole durante le interviste in chat.
” In genere con le mogli resta un buon rapporto, sono i mariti a voler fuggire subito.”
Questo mi procurava angoscia e turbamento, avvertendo il pericolo di perdere mia moglie a causa dell'insicurezza che ci spingeva a non fare chiarezza in noi stessi.
Il destino a volte riserva sorprese incredibili e anche se potevo vivere al meglio la nostra storia, si rischiava di perdere il senso della realtà e che lo idealizzasse come uomo e come maschio al mio posto.
Mi disprezzavo anche, avevo iniziato involontariamente a masturbarmi, ma poi avevo proseguito volutamente, ed ero spaventato di quelle nuove scoperte sulla mia personalità che non conoscevo, e degli effetti che producevano in me e mi portavano ad eccitarmi e che avrebbero potuto manifestarsi anche in futuro. Dentro di me mi sentivo strano, piacevolmente diverso ma angosciato ….
” Che mi succede?” Mi chiedevo:” Possibile che mi piace vedere mia moglie Laura … la mia Laura, dolce e sensibile fare sesso con un altro?... Nella figura del donatore di sperma che la deve fecondare?”
Non potevo crederci, era assurdo e mi sembrava impossibile che avessi quei desideri. Ma quella sensazione di morbosità ed eccitazione che avevo provato alla prima donazione di sperma che aveva avuto, quando la piegò in avanti sul comò e la possedette godente in quella posizione da dietro, solo con la gonna alzata e le mutandine abbassate, mi aveva sconvolto ed alterato l’equilibrio sessuale, al punto da desiderare ancora di rivederla posseduta da lui;
arrivando in preda all’eccitazione che provavo a quei pensieri a indurmi psicologicamente, mentendole, a creare le condizioni per fargliene rifare una seconda più esplicita e sessuale della prima, come poi era accaduto.
Quel desiderio di riguardarla era diventato un’emozione eccitante, tanto eccitante da perdere il controllo di me stesso, la razionalità e nell’osservarli arrivare a masturbarmi, e con quell’atto di autoerotismo era diventato evidente a me stesso che mi piaceva e godevo nell’osservare chiavare mia moglie. Ma allo stesso tempo ne ero preoccupato per i possibili risvolti, per aver visto come si era comportata, come aveva reagito sessualmente con lui a quel tipo di donazione esplicita, a letto, nudi… scrutando e leggendo nei suoi occhi, atti ed espressioni facciali, che le piaceva essere chiavata da lui, lo desidera e ne godeva e in quei momenti senz’altro lo amava non solo con il corpo, ma anche per la mente. E non potevo nasconderlo e mascherarlo a me stesso… purtroppo mi piaceva ripensare quei momenti e desiderare di vederla ancora posseduta da lui.
“Forse è solo la situazione, il momento… la gelosia e la donazione in sé stessa che mi fanno avere queste reazioni. “Mi dicevo:” … Probabilmente sarà capitato anche ad altri mariti che le loro mogli godessero con lui e che a loro piacesse guardarle, ma nessuno di loro lo avrà mai detto o manifestato alla moglie per pudore o per vergogna … come me, se lo saranno tenuti dentro per loro.”
Poi per rassicurarmi nel buio e nel caldo della stanza, nonostante le finestre aperte, con l’aria densa ancora dei loro odori intimi, personali mescolati assieme, pensavo:
“Quando finirà questa storia della donazione finirà tutto!”
E riflettevo e giustificavo il mio turbamento, il mio timore e la mia gelosia per il fatto che Laura avesse goduto e si fosse lasciata andare sessualmente nella prima donazione, incolpando lui, che non era stato corretto a quanto avevamo programmato di praticarlo e non per colpa di mia moglie.
Ma la seconda… “Ragionavo:” … quella appena finita, l’avevo voluta io… l’avevo studiata e organizzata io e non lui, e mi sentivo a disagio.
“Forse è una proiezione del mio inconscio…” Pensavo:” … della mia impotenza sessuale verso di lei a possederla pienamente e bene, a soddisfarla completamente e farla godere a portarmi a queste manifestazioni di piacere visive.”
L’osservare la sua capacità e potenza virile, la sua asta di carne dura eretta, penetrare e farsi strada nella vagina di mia moglie mi facevano sentire inferiore a lui; lo invidiavo e lo odiavo, lui poteva chiavarla, ci riusciva, aveva le erezioni complete e non molle come le mie, era bravo e faceva godere la mia Laura più di me… e tutto quello mi attraeva ed eccitava…
Mi ripetevo e motivavo le mie reazioni a quell’amplesso, dicendomi che sentire quelle emozioni era una situazione obbligata, correlata alla donazione stessa, al contesto dell’accadimento e la consideravo come una possibile complicanza al marito che assisteva direttamente alla donazione e ricezione da parte della moglie, e che forse il donatore stesso non sapeva di quelle emozioni di risentimento che avevano i consorti verso lui e ne erano a conoscenza solo i coniugi delle riceventi che vivevano quelle manifestazioni interiori una volta avvenute.
Poi nel buio della stanza come ammettendo il mio errore pensai, ancora giustificandomi:
“Non avrei dovuto assistere alla donazione… Ma come facevo a lasciarla sola con uno sconosciuto?” Riflettevo, ragionando. “Voler fare quella seconda donazione, quella verifica per provare a me stesso se lo desiderava è stato sbagliato. Ho voluto metterla alla prova e ho perso. Si è concessa a lui anima e corpo e ha scoperto il vero piacere sessuale.”
Comunque quella notte decisi a caldo che saremmo andati via, saremmo partiti.
Quella donazione si era trasformata in una trasgressione, con una forma di dipendenza fisica e psicologica che ci avrebbe portato lontano da quel nostro mondo fatto d’amore e tenerezza, dolce, tradizionale, così perfetto in cui ancora vivevamo noi da giovani sposi.
La mattina dopo mi alzai che lei dormiva ancora, era solo con le mutandine bianche e le mammelle libere che si muovevano sotto escursioni respiratorie lente e tranquille del torace, dormiva bene. Mi alzai lentamente senza svegliarla e andai di corsa in bagno, dovevo mingere, non ce la facevo più.
Dopo aver urinato lo scrollai, lo misi nello slip e andai davanti allo specchio, era un momento particolarmente doloroso per me, non solo per via di quello che era successo la sera prima, ma come era avvenuto; ma già il mattino quello che era accaduto la sera prima lo vivevo e lo pensavo in modo diverso, meno drammatico.
Il mio sguardo sulla mia immagine nello specchio, era lento nell’osservare il mio volto riflesso, ancora assonnato, ma non per la sonnolenza che ancora mi pervadeva, ma perché mi scrutavo e riflettevo mentalmente cercando di accettare quello che avevo fatto.
Il mio viso era simile a migliaia di altri visi umani, con tratti che la vita, le passioni, la sofferenza e la delusione come l’incidente, avevano segnato a modo loro.
Quel ragazzo che vedevo nello specchio che rifletteva lo stato esteriore della mia immagine, aveva gli occhi stanchi, quasi le occhiaie pronunciate dalla notte agitata, era spettinato e molto stempiato nonostante la giovane età, per via delle cure ormonali che avevo praticato, e dava un senso di decadimento e invecchiamento al mio viso e al mio corpo.
Ma quel mattino avevo una strana luce nello sguardo, diversa da quella di sempre. Non pentimento ma condiscendenza per l’accaduto.
Non mi riconoscevo, era come se avessi una maschera, come se fossi un altro, ed era una strana sensazione. Mi osservavo cercando di ritrovarmi e scoprirmi in quell’immagine, che sotto alcuni aspetti mi spaventava.
Era come se mi fossi sdoppiato e ci fossero due Roberto in me, uno serio e posato, buon marito, che ama la moglie, ne è geloso e vorrebbe avere con lei un figlio anche se non suo, da amare e crescere assieme, e vorrebbe proteggerla da tutto e da tutti. E l’altro vizioso, libertino e morboso, che iniziava a intravedere nella moglie uno strumento di piacere per sé stesso e per lei, anche se non controllabile e approfittava della donazione di sperma, per soddisfare le sue nuove voglie morbose.
Mi inumidii il volto e con le dita spalmai sopra la schiuma da barba spray. Non c’era più la tristezza e l’ansia della sera prima in me, ma rimuginavo lo stesso su quello accaduto, la trasformazione che avevamo avuto in quei pochi giorni che eravamo lì per la donazione, e intanto che pensavo, iniziai a radermi, e ragionando affrontai l’argomento, rendendomi subito conto che lo facevo in modo diverso da come lo avevo lasciato la sera prima, ero più aperto, possibilista e meno tragico… più accondiscendente.
Pensavo:” La vita è stata dura con me, uno stupido incidente mi ha reso sterile e quasi impotente, ma mi ha dato anche Laura che mi ama, mi aiuta a vivere ed è bellissima. La vita mi ha fatto gioire e piangere, ma questo accadimento di questi giorni proprio non me l’aspettavo. Cosa mi è successo?
Forse è stata proprio questa mia mancata o non piena virilità verso lei a rendermi così? A farmi provare piacere nel vederla posseduta da un altro più bravo e capace di me sessualmente? O è stata la fecondazione con metodo naturale diretto, con donatore di sperma privato a far saltare tutti i miei principi morali e degenerarmi sessualmente?
Ero un marito geloso … e ora mi ritrovo dall’altra parte a far della gelosia il mio piacere sessuale?
Al termine della rasatura iniziavo a mostrare segnali di disagio e ansia, mi chiedevo come potessi essere diventato così, era come se avessi preso una malattia, un morbo, che mi facesse desiderare le corna:
” Ma cosa mi succede? ...” Riflettevo:” ...Possibile che uno come me, di famiglia borghese, cattolico, siciliano e geloso, che ha una moglie desiderata da tutti, gli piacciono queste porcherie fino a desiderarle di avverarle?
Dovrei ritrovare me stesso, la mia serenità con Laura specialmente ora che avremo un figlio.”
Ragionavo.
Ma mentre praticavo quei ragionamenti, avvertivo in me la falsità dei pensieri che facevo, la rabbia, l'arroganza, la menzogna, la sfiducia in me stesso, perché quelle cose le pensavo, ma non le desideravo, continuavo ad aspirare altro, alla donazione sessuale come la sera prima, e avevo paura di me e delle mie azioni future, della voglia di rifarlo di nuovo… con conseguenze che non potevamo prevedere.
“Ma chi sono?”
Mi domandai più volte nelle mie considerazioni guardandomi la faccia riflessa nello specchio.” Chi sono per pensare di attuare queste cose!?”
Era una domanda banale, vacua e fatua quella che mi facevo nel bagno al mattino presto fissandomi nei miei occhi riflessi. Ma serviva a cercare la parte buone e corretta di me.
Tutti quei pensieri negativi ed erotici, stati d'animo ed emozioni mi riempivano la mente e mi schiacciavano sotto il peso della degenerazione, ma non riuscivo a sostituirli con i loro contrari della moralità e correttezza, saggezza, grande fiducia interiore, decisione nelle azioni, credibilità, certezza…. Era come se non immaginassi e desiderassi determinate situazioni negative e sessuali per me e mia moglie.
E mi domandavo interrogandomi interiormente:
“Perché mi fisso sempre su queste cose fino ad eccitarmi da solo? … Perché? “
In certi momenti avrei voluto essere un altro, andarmene via con lei. L’amavo davvero, non sapevo rinunciare a lei e quando non la vedo mi mancava come l’aria.
” E allora perché mi tormento in continuazione con questi pensieri? “Mi chiedevo.
Sciacquai il rasoio e lo misi in su nel bicchiere e mi sciacquai la faccia, presi lo spazzolino da denti e me li lavai e mentre lo facevo, osservavo sul ripiano dello specchio dove c’erano i suoi profumi, elastici per legare i capelli, mollettoni e altri accessori da toilette femminile e ne respiravo l’aroma e la bella sensazione che mi facevano pensare a lei.
Pensavo che quello specchio che ora rifletteva me, la mia immagine e la mia anima sul volto, aveva riflesso tante volte Laura mentre si truccava il viso e si scrutava ogni centimetro di pelle per essere bella, più bella delle altre, per me.
Guardandomi a un certo punto scossi il capo pensando:
“Di nuovo?... Di nuovo?! “Riferendomi a certi pensieri della sera prima che non riuscivo a scacciare e quando lo facevo, ritornavano prepotenti e più intensi di prima in mente.
Pur non volendo pensavo a quelle emozioni della sera prima, che condannavo sinceramente pentito e non volevo più avere, ma mi tornavano sempre in mente.
Quella mattina mentre riflettevo, mi sentivo diverso dalla sera precedente, tutta la fretta di partire mi era passata, ora ero indeciso se andare via subito o restare ancora gli ultimi tre giorni, non sapevo neppure io cosa fare, volevo andar via per timore che succedesse qualcosa, allo stesso tempo non volevo andai via, ma prendere tempo senza sapere nemmeno io perché.
Finito di radermi e lavare i denti, mi sciacquai la faccia, uscii dal bagno asciugandomela e andai in camera.
La vidi, riposava ancora, dormiva ancora un sonno profondo, non si era accorta che mi ero alzato, era solo con uno slip bianco il resto nudo, aveva cambiato posizione nel sonno, respirava con il capo adagiato sul cuscino e i capelli intorno ad esso. Era bella in quella posizione naturale e anche sensuale, una gamba dritta e una piegata a metà, un braccio sotto il cuscino e l’altro teso in alto verso la testiera del letto con i suoi capelli sciolti e il suo culetto prominente spingere e sporgere nelle mutandine. Gli occhi chiusi e le palpebre distese:
“Chissà cosa sogna?” Mi chiesi.
Mi vesti in silenzio, quando fui pronto uscii piano lasciandola dormire ancora, chiudendo la porta d’entrata lentamente con mezzo giro e scesi e andai a comprare i giornali e le brioches appena sfornate, e dopo una breve passeggiata tornai su in casa.
Rientrato era sveglia, seduta sul divano con il televisore acceso su quei programmi mattutini di televendita, abiti e trucchi:
“Dove sei andato? “Chiese preoccupata, alzandosi avvicinandosi e dandomi un bacino sulle labbra, che ricambiai come facevamo tutte le mattine.
“Perché?” Domandai guardandola negli occhi silenziosi e allarmati, e allora capii la sua apprensione:
“Avevi paura che me ne fossi andato?" Chiesi con un sorriso malizioso.
Non rispose ma mi strinse forte… forte, quasi a farsi male da sola nello stringermi.
Forse pensava che dopo quello che era successo la sera prima l’avessi lasciata.
Sorrisi e le diedi le brioches:” Guarda dove sono andato amore… ecco per te!” Esclamai mostrandole il sacchetto:” Non sono scappato, non ti ho abbandonata! Non potrei farlo mai, nemmeno se mi tradissi davvero…” Pronunciai sorridendo, continuando:” … ti amo. Ho pensato a te e sono andato a comprarti la colazione che ti piace!”
Mi sorrise felice e non disse nulla di quella battuta detta da me di proposito e che mi eccitò anche dirgliela:” …non ti ho abbandonata! Non potrei farlo mai, nemmeno se mi tradissi davvero…” Forse fingendo di non averla sentita.
Facemmo colazione in casa con caffè latte e brioches calde e mentre lei famelica addentava quella povera brioches mi domandò:
” Allora partiamo questa mattina?! Preparo le valigie?”
D’istinto senza nemmeno pensare, contraddicendo me stesso e tutto quello detto la sera prima. Evasivo bevendo il caffè le risposi di no…
“No…restiamo! Non partiamo! ...Vediamo se partire domani o restare ancora questi tre giorni, in fondo abbiamo già pagato e sarebbe un peccato perderli. Qui il posto è bello e potremmo passare ancora qualche giornata al mare a fare i turisti… “
Ci fu silenzio e stupore da parte sua e mi osservava attenta con i suoi occhi grandi e scuri, mi guardò silenziosa con un interrogativo sottinteso, che capii il significato del suo sguardo e le risposi:
“A lui non diremo niente… Anzi se ci cerca non risponderemo e se lo faremo per qualche motivo, diremo che siamo partiti e ci godremo qualche giorno qui soli io e te!”
“Allora non faccio niente?... Non preparo le valigie?” Domandò ancora leccandosi un dito sporco di crema.
“No niente! Preparati amore che andremo al mare!”
Si alzò quasi sorridendo, felice della ritrovata intesa tra noi, prese il borsone da mare da dietro la porta della camera e mise gli asciugamani puliti presi stesi sul terrazzo, le creme, i giornali e tutte le cose utili, aprì un cassetto del comò e prese il bikini e andò in bagno a lavarsi e a metterlo. E mentre io entravo dietro lei per urinare, lei tranquilla e senza imbarazzo per la mia presenza, si tolse le mutandine che aveva addosso dalla sera prima, esclamando con disappunto:” Uaahhhhh!!”
“Cosa c’è? “Chiesi serio vedendola così schifata in viso.
Senza parlare, a gambe leggermente divaricate fece segno con il dito mostrandomi lo slip che aveva abbassato alle ginocchia, dove al centro, nella zona su cui aderisce il sesso, era sporco di sperma asciutto del donatore, secco e leggermente ingiallito.
Lo osservai e sorrisi.
“Probabilmente è dovuto a qualche rivolo di sperma che stanotte ti è colato fuori dalla vagina dopo che ieri sera ti sei lavata e cambiata le mutandine, te ne avrà donato talmente tanto di sperma e di spermini che non c’è stato tutto in vagina ed è tornato indietro.” Dissi ridacchiando sarcastico, precisando: “L’importante è che sono risaliti gli spermini in utero.” Lei sorrise.
Quel rivedere lo sperma di lui colato fuori dalla vagina di mia moglie, ormai quasi asciutto sulle mutandine a formare una chiazza giallastra, mi turbò e mi riportò con la mente alla sera prima, a quello che era successo, alla sua donazione-chiavata con mia moglie.
Non dissi più nulla e urinai, mentre la vidi togliersi le mutandine sporche di sperma lentamente con attenzione, un piede per volta, prenderle e tenere disgustata con due dita penzolanti dalla sua mano, distanti da lei, gettandole con repulsione nell’oblò della lavatrice. Ignorando volutamente che di quello che ora le faceva schifo, poche ore prima con desiderio ne aveva avuto la vagina piena di sperma.
Si lavò e preparò e mise un lieve trucco.
Si fasciò con un pareo colorato d’azzurro a fiori grandi, e quando fu pronta controllò che tutto fosse chiuso, acqua e gas, prendemmo il borsone, lei il cappello che si mise assieme agli occhiali fuori dal portone e andammo al mare passeggiando vicini, ma non era più una mattina come le altre, in noi si era modificato qualcosa, sia io che lei pur non mostrandolo eravamo diversi da solo tre giorni prima che eravamo arrivati... cambiati.
Mentre camminavo, mi tornavano in mente le immagini della sera prima, di lei e lui avvinghiati e nonostante i miei propositi di allontanarli dalla mente quelle immagini e pensieri e dimenticare, non ci riuscivo. Per com’era nel mio carattere friggevo, volevo sapere cosa pensasse lei dell’accaduto della sera prima, e ancora mi tornarono quei pensieri che prevalevano sul mio essere corretto e dimenticare certe cose. Pensavo che in fondo parlarne tra noi non significasse nulla ed ebbi la stessa impressione avuta in bagno mentre mi radevo, che vedevo e valutavo la situazione avvenuta diversamente dalla sera prima, non più con la disperazione del tradimento e che lei fosse una adultera perché godeva con lui, ma con curiosità ed eccitazione morbosa.
Arrivati in spiaggia ci mettemmo comodi e dopo esserci seduti sotto l’ombrellone, lasciai passare una buona mezz’oretta, con lei che leggeva e ogni tanto sotto il grosso cappello a falde si guardava attorno, e quando pensai che era il momento buono, mi feci coraggio e le chiesi:
“Cosa ne pensi di ieri sera?”
Restò in silenzio, ma poco dopo nella sua dolcezza esclamò:
“Non so! … Che devo dire?!”
“Quello che vuoi… che senti dentro di te!”
Vidi che restò ancora in silenzio, allora io esclamai:
“Non si è comportato bene!” Affermai ripetendo quanto già detto nel primo discorso due giorni prima dopo la prima donazione di sperma.
“Si!” Rispose.
E assecondando il suo modo di vedere, facendole capire che non la ritenevo responsabile, continuai.
“Con la scusa della donazione ha voluto fare sesso esplicito ed erotico con te e noi ci siamo caduti… cascati!”
Ruppe il suo silenzio dicendo solo: “Si è vero!”
Non capivo se mi dava sempre ragione per timore di darmi contro e di una mia reazione alterata o perché credeva davvero che lui si era comportato male.
Poi entrai nel merito:
“Quello che hai provato tu nel farlo e quello che ho provato io nel vedervi far sesso, nel bene e nel male non doveva succedere. Non credere anche a me ha fatto effetto sai…” Pronunciai.
“Capisco la tua gelosia… so che la gelosia e brutta e fa male. Anch’io sono gelosa di te!” Dichiarò come a farmi capire che anche lei era gelosa di me e quindi mi amava.
Ma subito replicai guardandomi attorno e parlando con tono basso:
“No!... Non parlo della gelosia, ma di altre sensazioni che ho provato!”
Vidi che smise di leggere, ma restò in silenzio:
“Che sensazioni? Cosa intendi? “Domandò poco dopo stupita e interessata della mia considerazione, tirando su la testa dalla rivista e voltandomi verso me.
Ed evitando di dirle, che quella seconda donazione in quel modo l’avevo creata io risposi:
“Intendo che come a te praticare la donazione, involontariamente si è trasformata in eccitazione e poi piacere diventando fare sesso con lui, a me invece involontariamente a vedervi in quell’amplesso passionale mi ha turbato e anche eccitato se devo dire la verità, e avrei voluto essere io al suo posto. Amarti in quel modo che noi non possiamo, con la sua potenza e vigore, farti io godere e urlare dagli orgasmi come faceva lui.” Feci una pausa e continuai: “Provavo non solo tormento, ma anche invidia e mi rodevo dalla gelosia guardandovi, perché era più virile e bravo di me. Ma dall’altra parte perso in quei momenti di calore ed eccitazione, nel vederti godere mi piaceva guardarti, vederti felice e godente sotto di lui, ansimare alle sue spinte di carne dentro di te, ed era come se quel piacere che ti dava ...che tu provavi, lo trasferissi anche a me e mi facessi partecipe del tuo godimento. Non ti nascondo che ho anche avuto l’erezione.”
Restò in silenzio, sorpresa e scandalizzata, voltandosi dall’imbarazzo a guardare dei bambini che in riva al mare giocavano tra di loro urlando. Poi senza voltarsi e guardarmi mi domandò seria e incredula con voce bassa e instabile:
“Ti piaceva guardarci!?”
Feci una pausa e un lungo sospiro e dichiarai:
“Sai che sono sempre stato sincero Laura e lo sarò ancora e sempre, specialmente ora con te. Si è vero, stranamente mi piaceva guardarvi… vedervi praticare la donazione in quel modo così sessuale, anche se non volevo che mi piacesse, come penso succedesse a te, ma come a te il mio corpo non rispondeva alla mia mente, ma all’eccitazione che mi invadeva e mi procurava l’erezione e non so come giudicarmi.” Pronunciai mostrandomi dispiaciuto di aver avuto quelle reazioni fisiche di piacere nel vederla far sesso con lui nella donazione.
Restò ancora in silenzio e poi nella sua ingenuità e nel suo amore mormorò:
“Non devi giudicarti, non dobbiamo farlo, non l’ho fatto nemmeno io con me stessa, è stato qualcosa che non volevamo ed è successa e ci ha travolto…” Affermò, dandomi una risposta intelligente, cercando di essere comprensiva e giustificare entrambi per aver reagito in modo irrazionale a quello che ci eravamo preposti.
“D’altronde ...” Continuò:” …io non so se le altre riceventi come me hanno provato piacere, ma come si fa a ricevere una donazione diretta senza provare piacere? Mi sembra assurdo, impossibile Roby, seppur con tutta la buona volontà e il distacco fisico e mentale che una donna ci può mettere, è pur sempre un rapporto sessuale completo e consenziente, in qualsiasi modo lo si fa ...” E si interruppe da sola guardandomi preoccupata di una mia possibile reazione negativa alle sue parole, al suo pensiero.
“Si hai ragione ...” Risposi:” Lo stesso è stato per me, come penso per gli altri mariti a vedere la propria moglie ricevere una donazione, cioè avere un amplesso carnale con il donatore che comunque sia è sempre un altro uomo, un estraneo, e godere con lui, e per quanto distacco e preparato sei, d’istinto ti stimola l’eccitazione e ti ecciti, un po’ come spiare di nascosto una coppia che fa sesso. “Dichiarai a mia moglie.
“Si può dire che siamo stati vittime entrambi della nostra eccitazione, dei nostri sensi pur non volendolo, tu in un modo e io in un altro e abbiamo tratto piacere dalla donazione tu a praticarla e io ad osservarla.”
Mi aveva ascoltato in silenzio, ora sapeva che nonostante la mia gelosia anch’io avevo provato piacere nel vederla praticare la donazione, o far sesso come si preferisce… e avevo goduto nel guardarla.”
Restò in silenzio, poi sotto quel suo grande cappello e dietro gli occhiali da sole, voltandosi verso di me domandò a bassa voce, incredula e meravigliata, come a chiedere ulteriore conferma che le avvalorasse che era vero quanto sentito:
“Ma davvero ti piaceva guardare?”
“Si… amore… ti ho detto che ho avuto anche l’erezione. Il sentirti e vederti godere con lui hanno avuto un effetto incontrollato in me, istintivo, come ti ho detto non so il motivo o il perché… ma mi piaceva osservarvi e ho avuto l’erezione.
Dalla forma della bocca, di solo quello che potevo vedere, notai che era delusa da quella mia affermazione.
“Capisco che sei delusa, ma è la verità. Sono un uomo anch’io, anche se a metà…” Dissi risentito andando indietro seccato appoggiando la schiena sulla tela della sdraio.
“Be … sì… sono confusa, non pensavo mai che tu… che a te piacesse guardarmi con il donatore” Affermò.
“Che io potessi provare piacere a guardarti?” Ripetei.
“Si!” Rispose
“E invece è avvenuto… per questo ieri sera ero molto arrabbiato… mi era piaciuto guardarti…”
Tenendo sempre la rivista in mano mormorò con un filo di voce preoccupata:
“Ma Roby, non è che questo … possa essere negativo per noi?”
“No… se sappiamo essere noi, l’importante è essere sinceri, conoscersi e confidarsi, non mentirsi e nasconderci tra noi, ma restare uniti. Quelle che abbiamo avute, sono state solo reazioni fisiche e mentali, a te lui piaceva e si vedeva, ed era indubbio che godessi con lui nella donazione, anzi in quel momento di delirio quando lo stringevi, baciavi e graffiavi… lo amavi come se fossi stato io, vedevi me in lui…” Dissi per giustificarla.
E subito aggiunsi:
“Ma oramai con lui abbiamo chiuso. Ti ha fecondata e quindi non hai più bisogno di ricevere donazioni di sperma. Il motivo perché siamo venuti qui lo hai adempiuto, il resto, le reazioni sono un’altra cosa…”
Non disse nulla e abbassando la testa si rimise a leggere. Oltre che bella era una ragazza sincera, intelligente e onesta e per questo l’amavo.
Mi sentivo soddisfatto, in un certo senso ero felice dentro me, mi ero liberato da quel peso che mi opprimeva e non credevo nemmeno di riuscire a parlargliene, e invece avvenne in modo quasi naturale, ora sapeva che mi era piaciuto guardarli far sesso, che ne provavo piacere e avevo avuto anche l’erezione nel vederla chiavare con lui. Era restata turbata, delusa e dispiaciuta della mia reazione, ma non disse nulla, l’accettò come io accettai il suo piacere e godere con il donatore.
Quel suo silenzio era l’incapacità di reagire a quell’evento, avvallandolo con un assenso muto, riportando una sorta di concordia tra di noi, era come dire:
” Siamo uguali Laura, ci siamo macchiati tutte e due dello stesso peccato nella donazione, tu nel consumarla e io nel controllarti.”
In poche parole le avevo fatto capire che come a lei era piaciuto involontariamente far sesso, a me sempre involontariamente mi era piaciuto osservare.
La sua stessa reazione sorpresa, all’inizio scandalizzata e dispiaciuta dentro, ma pacata, razionale nell’esprimerla, mi aveva tranquillizzato; ma allo stesso tempo con quella confessione ed accettazione da parte sua del mio atteggiamento voyeuristico, era come se ci accettassimo a vicenda in quella nuova condizione creata dalla donazione, di godere in modo trasgressivo.
Non dicemmo più nulla di quello, eravamo stati fin troppo chiari, ci eravamo capiti e accettati con le nostri anomalie, nel nostro nuovo piacere.
A mezzogiorno, come facevamo normalmente da quando eravamo arrivati, ci alzammo, io misi la canotta e lei si rimise il pareo e andammo al ristorante e pranzammo con pesce e vino bianco. Poi ritornammo a prendere il sole.
Passammo il pomeriggio tranquillo in spiaggia tra noi e non parlammo più di quello accaduto, delle nostre emozioni, io mi ero confessato e per quel momento mi bastava che sapesse, che avesse accettato la mia reazione morbosa, che pensavo momentanea in quella situazione.
Facemmo il bagno e prendemmo il sole e facemmo anche un giro sul patino a pedali, poi a sera tornammo a casa.
Giunti ci lavammo dalla salsedine sulla pelle e l’abbronzatura con le parti pallide si notava ancora di più, e lei abbronzata era più bella. Ci preparammo per uscire, Laura con la sua abbronzatura maggiormente evidenziata, che le aveva reso la carnagione leggermente dorata, con addosso il vestito chiaro che gliela faceva risaltare di più e sembrava veramente più bella e affascinante, la tipica turista torinese di buona famiglia in vacanza.
Uscimmo e dopo una breve camminata andammo a cenare in una pizzeria del centro, parlando di tutto meno che di lui, accennando per la prima volta a nostro figlio, accarezzandole io con lei sorridente il pancino. Poi passeggiammo tra i carruggi e le vie illuminate del centro, in quelle viuzze piene di gente, con tutti i negozi aperti. Assistemmo anche a una processione religiosa, in onore di San Pietro e Paolo.
Dentro di me ero convinto che lui durante la giornata ci avrebbe chiamato e invece non lo fece. Forse non gli interessavamo più, in fondo a Laura con la motivazione della donazione l’aveva posseduta due volte e l’ultima l’aveva chiavata bene, e stranamente un po' mi dispiaceva che non ci avesse cercato, io di certo non lo avrei fatto più.
Verso mezzanotte rientrammo stanchi ma allegri e potrei dire anche felici, con qualche acquisto. Lei prima andò in bagno e poi in camera per mettersi comoda. Dal soggiorno con la porta semiaperta la vidi spogliarsi, togliere il vestitino chiaro e appenderlo ordinatamente nell’armadio poi con abitudine, come faceva sempre portare le mani dietro sganciare il reggiseno farlo scivolare le spalline lungo le braccia e fare apparire il suo seno pallido, latteo in confronto alla abbronzatura, bello, gonfio, piegare il reggiseno ordinatamente e posarlo sul comò, mettendosi una T short larga delle mie che le faceva anche da gonnellino, calzando gli infradito.
Dopo aver acceso il televisore e averne guardato un po', io andai a letto, quel letto dove avevano chiavato loro la sera prima, accesi la lampada e mi misi a leggere. Lei si attardò a fare qualche lavoro e a stendere la biancheria della lavatrice del lavaggio serale e dopo aver controllato la chiusura della porta d’entrata e il gas, spense tutte le luci e venne in camera alla luce fioca.
Prendendola per il margine inferiore, tirandola su piegandosi leggermente in avanti con il tronco, tolse la maglietta larga, restando solo in mutandine nel suo bel corpo giovane; era molto sexy, mentre io sdraiato solo con lo slip leggevo. Andò davanti alla porta di quel vecchio armadio e per il gioco dello specchio che la rifletteva, potevo osservarla dietro la schiena e davanti il seno, riflettendo le sue meravigliose mammelle bianche con le areole rosa in contrasto con la pelle dorata; osservandosele con un pizzico di orgoglio.
Ero eccitato nel vederla così, nuda davanti allo specchio a osservarsi le mammelle libere e dondolanti sul torace, quel meraviglioso seno che lui la sera prima aveva baciato, leccato e succhiato e mi venne il desiderio di lei e un principio di erezione che nascondevo sotto il lenzuolo.
Con padronanza e abitudine, prendendo l'elastico sui fianchi, prese le mutandine e le tirò giù ordinatamente lungo le cosce, sedendosi nel letto per sfilarle meglio, togliendole con attenzione e appendendole al montante della sedia.
Poi uscì, andò in bagno, quando ritornò era nuda, con il suo meraviglioso corpo sensuale, il suo ventre incavato che presto le sarebbe cresciuto in fuori e i fianchi curvilinei, con il suo soffice ciuffo a triangolo di peli scuri rigogliosi al vertice alle gambe lunghe che la slanciavano alta; la pelvi e il seno pallido ed erotico, dove si evidenziavano i due capezzoli rosa, turgidi.
Si guardò ancora allo specchio e vedendomi riflesso che la osservavo, come se si accorgesse in quel momento che c’ero anch’io, mi guardò con malizia e si sorrise da sola.
“Che guardi?” Domandò ridendo senza voltarsi osservandomi dallo specchio.
“Sei bella!” Risposi io.
Si schernì e continuò ad ammirarsi, timida direttamente negli occhi.”
Poi abbassandosi e facendo pendere lievemente il seno, aprì il cassetto del comò e prese uno slip pulito, bianco, per metterlo.
Nel vedere il suo corpo nudo, non riuscivo a non pensare a lui, era come una equazione, Laura nuda uguale ad Andrea il donatore che la possiede….
Fu in quel momento, prima che mettesse le mutandine pulite che la chiamai:
“Laura…aspetta!” Esclamai: “Vieni qui!” Posando la rivista sul comodino.
Sorrise ancora: “Che vuoi fare?” Chiese divertita.
“Vieni che te lo dico!” Risposi eccitato.
Capì subito cosa volevo, e salì nuda sul letto sorridendo, sprofondando con le ginocchia sul materasso, camminando con esse sul letto fino a venire vicino a me che l’abbracciai e iniziai a baciarla sul corpo e nella bocca, e tra abbracci e carezze e io con i miei pensieri strani verso loro a immaginare loro due che chiavavano, ebbi l’erezione completa, la penetrai e facemmo l’amore e fu bello ma peccaminoso e assente, ormai era differente dalle altre volte con il pensiero rivolto ad altro. I nostri corpi si amavano ma le nostre menti erano altrove.
Fu un amplesso dolce e tranquillo, quasi innocente, niente a che vedere a quello lussurioso fatto con lui, passionale e vigoroso, nemmeno il piacere che provava con me era paragonabile a quello avuto con il donatore la sera prima. Pur amandoci io e lei quella notte, sentivamo che lui era tra noi, nei nostri pensieri, tra i nostri baci e le nostre carezze.
Finché io avvisandola venni dentro lei, in un piacere legato al pensare quello che avevano fatto loro e probabilmente anche lei provò godimento sessuale pensando a lui, al piacere che gli aveva dato. Non ci fu passione e orgasmo da parte sua, ma solo tenerezza e affettuosità, ma in quel momento ci bastava, almeno a me, significava che ci amavamo ancora nonostante tutto e nonostante la mia confessione.
Al termine come facevamo a casa, uno alla volta andammo in bagno e ci lavammo, quando lei tornò prese le mutandine pulite e sorridendo si chinò, passandole prima da un piede e poi dall'altro infilandole e tirandole su con le dita fino a portarle sui fianchi aggiustandone il margine sui glutei e i fianchi, e venne a letto.
Si sdraiò affianco a me, spensi la lampada notturna dalla mia parte e ci addormentammo abbracciati come due innamorati.
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