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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE DI SPERMA

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PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

Cap.  11 LA DONAZIONE DI SPERMA (Prima donazione).                   

 

Note:

“L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.”

Carl Gustav Jung

 

                                                                **********

 

Tornati a casa ci preparammo, lei si lavò e cambiò, mise uno slip bianco di seta e un vestitino nero di tessuto leggero senza maniche a gonnellino largo, pratico da tirare su o subito giù a secondo del caso, come le avevo consigliato io. La parte superiore unita al gonnellino era a top a canottiera con disegni scuri della luna e delle stelle a strass e un paio di sandali bicolore con tacco, da apparire più alta di lui per farlo arrivare meglio e in fretta con il glande contro vulva per penetrarla in vagina…

Agitata si pettinò e truccò leggermente e si diede due spruzzi del suo profumo preferito sui polsi, amalgamandolo tra loro per passarli poi sul collo. I capelli mossi quasi color mogano, sciolti le scendevano lunghi sulle spalle e la schiena che sembravano onde del mare. Era bella Laura, mia moglie e quella sera in modo particolare e mi dispiaceva da morire non poterla possedere e fecondare io, ma doverlo far fare a qualche altro… uno sconosciuto.

Io mi vestii normalmente e poco dopo uscimmo e andammo in una tavola calda dove consumammo una cena frugale. Lei non mangiò quasi nulla, bevve solo un po' di vino rosso.

“Non mangi niente amore?!” Domandai.

“Come faccio? Ho lo stomaco chiuso dalla tensione.” Rispose ansiosa.

Era irrequieta, allungai la mano e le presi la sua ….

” Tra un paio d’ore sarà tutto finito vedrai amore!”

“Speriamo!” Rispose inquieta.

Uscimmo dalla tavola calda e facemmo una passeggiata tutte e due, mano nella mano come due innamorati quali eravamo, tesi entrambi come una corda di violino, io che tranquillizzando lei e cercavo di fare coraggio a me stesso.

“Vedrai andrà tutto bene amore...” Le mormorai guardandola negli occhi e stringendole di più la mano:” ...io sarò vicino a te che osserverò e controllerò che tutto avvenga come programmato, come vogliamo noi… in fretta e in modo distaccato.”

Abbozzò un sorriso e mi fissò con i suoi grandi occhi pieni di apprensione. Fatta la passeggiata tornammo a casa poco prima delle 21.00.

 

Quando fummo su, nell’attesa in quei pochi minuti che lui arrivasse, fu presa dal panico:

“Oddio Roby … ho paura!” Esclamò agitata.

“Ma stai calma, tranquillizzati!” La esortai e prendendola e stringendola a me la baciai prima in fronte e poi in bocca, con la lingua dentro, accarezzandole la chioma ondulata.

E mentre le accarezzavo i capelli e scendevo con la mano sulla schiena ripetei:

“Devi essere tranquilla, lo scopo lo sai qual è! Non il sesso ma la maternità. Avere un figlio. Chiudi gli occhi al momento della donazione e vedrai che in pochi minuti tutto sarà finito. “

“Ma dove lo facciamo?” Domandò agitata.

“O qui in soggiorno o in cucina appoggiata al tavolo.” Risposi.

Mi guardò e tirò un sospiro, sventolandosi il collo con la mano dal caldo:” Diooo… sono agitata! Ho caldo… paura…sto male!” Esclamò.

“Più ti agiti, più sentirai caldo!” Ribattei.

Proprio in quel momento suonò il citofono:

“Oh Diooo…! È lui!... è lui!” Esclamò iniziando ad agitarsi nuovamente contagiando anche me.

“Stai tranquilla!” Le ripeti mentre andavo ad aprire:” Calmati!”

“Siii!! Chi è?” Dissi al citofono.

“Sono io Andrea!!” Rispose.

Aprii il portone premendo il pulsante elettrico dicendo:” Terzo piano!”

Nel frattempo che Laura mi guardava smarrita andai ad aprire la porta e lo aspettai sulla soglia, davanti al pianerottolo.

Arrivato su le feci segno con il braccio di accomodarsi, ed entrò.

“Ciao a tutti!” Esclamò. Guardò Laura e sorrise facendola avvampare in viso.

“Ho portato da bere!” Dichiarò brandendo una bottiglia di vino.

“È Chianti di quello buono, toscano.”

“Come mai chiesi?”

“Per festeggiare … questa è una serata molto importante per voi, soprattutto per Elisa e particolare per me!” E mentre lo diceva, me la passò che l’aprissi.

“E’ vino rosso, lo appena tirata fuori dal frigo, è alla temperatura giusta Spero che vi piaccia!” Domandò.

“Si certo, ma noi beviamo poco…  Vai a prendere tre bicchieri e il cavatappi.” Sollecitai Laura turbata e inquieta facendolo accomodare.

Tornò con un vassoio, lui aprii la bottiglia prese i tre bicchieri a calice e li girò con la coppa in alto e versò il vino, ne versò simbolicamente un dito a bicchiere. E ci sedemmo sorseggiando con il televisore acceso ma senza volume.

Poi alzò il bicchiere invitandoci a fare lo stesso e stupidamente brindammo al figlio in arrivo.

Fra sorrisi di circostanza e occhiate sfuggevoli Laura lo guardava, era di bell’aspetto e quella sera osava di più e lui sorridente altrettanto la fissava negli occhi, come il gatto fa con il topo, mettendola in imbarazzo e facendole capire che lui era pronto e le piaceva.

Laura timida e vergognosa com’era si girò dall'altra parte verso il televisore per non incrociare il suo sguardo, non voleva guardarlo negli occhi, vergognandosi, sapendo che da lì a poco le avrebbe donato lo sperma con un rapporto sessuale.

 

Era una serata particolare, alcune sorsate dopo il brindisi passammo una decina di minuti a chiacchierare sul programma in tv e quello che trasmettevano in quel momento. Nella tensione il caldo sembrava aumentato e Laura sentendo il momento vicino, mentre il cuore le batteva fortissimo, tratteneva il labbro inferiore dolcemente tra gli incisivi superiori, tentando di calmare il senso di ansia e nervosismo che era in lei, per lenire la sua apprensione.

In alcuni momenti muoveva gli occhi con agitazione in altri li teneva fermi fissando qualcosa nella stanza, abbassando le ciglia a nascondere le emozioni che di certo gli occhi avrebbero rivelato davanti a lui.

D’altronde si dice che gli occhi son lo specchio dell'anima e per Laura era così.

Cercava di tenere sempre una certa distanza fisica e visiva da lui, si sedeva vicino a me come a cercare protezione e osservava sempre da un'altra parte.

Al suo sorriso seducente, lei rispondeva con un atteggiamento silenzioso e con sorrisi timidi e stupidi. Sembrava che avesse un comportamento sottomesso, infantile, abbassando lo sguardo o inclinando la testa verso il basso quando lui la osservava. Pareva che lo recepisse come maschio attivo e dominante, distogliendo lo sguardo da lui con imbarazzo e lentezza.

Laura dalla tensione e lo stress aveva la mascella contratta, il collo teso, la fronte aggrottata e gli occhi aperti che si muovevano guardandolo e non guardandolo. Si toccava ripetutamente il viso con le dita e si strofinava la pelle delle mani per scaricare la tensione e il disagio, mostrando la sua agitazione. Era ansiosa e sudava.

Lui come me recepiva il suo umore.

Eravamo entrambi agitati e irrequieti da quella situazione, anche io che non lo mostravo, il cuore mi batteva forte in gola, non conoscevamo quell'uomo, ma avevamo deciso di fidarci di lui per la donazione di sperma, per avere un figlio nostro, di mia moglie. L’unico ad essere calmo era lui.

Lei mi prese la mano e io la strinsi nella mia, era sudata e il suo viso smarrito. Però a me, avvertire quella tensione oltre che ansiosa era anche piacevole, emozionante mi dava un senso di stordimento e turbamento che non mostravo.

Lui si alzò e avvicinandosi a lei disse:

“Mettiti pure comoda, tranquillizzati. Vedrai che faremo presto e poi dirai<Già fatto?>” E sorrise. Ma quelle battute non facevano ridere noi tesi come eravamo.

A un certo punto posando il bicchiere sul tavolino si alzò dicendo:

“Io sono pronto!”

Io mi alzai dietro lui, che allungando il braccio e prendendo Laura per mano invitandola ad alzarsi esclamò:” Vieni!”

“Tu resti qui!” Mi domandò.

“No io vengo, assisto!” Affermai deciso.

“Forse sarebbe meglio di no!” Insistette lui:” Intanto facciamo presto…”

Laura in silenzio e tesa, vicino a lui non parlava, ascoltava solo.

“No.…no! Non se ne parla.” Replicai avvicinandomi a loro:” O ci sono io o non si fa niente!”

Vedevo che lui si guardava attorno come a studiare la disposizione dell’appartamento. Poi si rivolse a Laura dicendo:

“Mi ha detto tuo marito che non vuoi ricevere la donazione nel modo naturale e classico!”

Lei timida lo guardò negli occhi senza rispondere.

“Così come volete voi fa caldo, sudiamo già e farlo come dico io non cambierebbe nulla credimi.” Pronunciò rivolgendosi a Laura e non a me cercando di convincerla.

Lei mi guardò mentre io muovevo la testa un modo negativo.

“No!... Non mi va!” Rispose quasi balbettando lei con una voce bassa, dolce e intimidita:” Lo facciamo come dice mio marito…” Mormorò.

Poi avvicinandosi vicino a lei, tanto che ognuno di loro poteva sentire il profumo dell’altro mormorò:

“Proprio non vuoi spogliarti, ricevere normalmente la donazione?”

Laura restò in silenzio, ci fu una pausa di alcuni secondi che mi intimorì, lei lo guardò come suggestionata:

“Spogliare? No!” Rispose con un mezzo sorriso imbarazzato e mi guardò come se volessi che andassi in suo aiuto, e io lo feci subito:

“Ne abbiamo già parlato Andrea! “Mi affrettai a dire io.

“Si certo, lo faremo come vuole Elisa…” Replicò:” …ma volevo solo sapere il perché non lo vuole fare nel modo classico?”

Lei balbettò incerta, poi prendendo una sorta di coraggio inaspettato replicò impacciata:

“Vogliamo farlo come avevi detto tu in chat ...” E fingendo di non ricordare lui chiese:

“In che modo?”

La stava imbarazzando e soggiogando e lei non sapeva cosa rispondere. Se non ci fossi stato probabilmente l’avrebbe convinta.

Intervenni ancora io precisando:

“Con te dietro, senza spogliarvi! Come siamo d’accordo.” Ripetei.

Lui rise... capii che c’aveva provato vedendo Laura influenzabile, cercando di persuaderla.

“Ah... ma non lo facciamo a letto allora?” Ribatté ancora sorridendo in quel gioco sottile.

“No lo facciamo come avevi detto. Tu dietro lei con su la gonna in modo asessuale e distaccato. “Precisai ancora, anch’io con un mezzo sorriso di sfida.

Si capiva e vedeva che era dispiaciuto di quella scelta e provò ancora a convincere Laura dicendo:

“Ma guarda che sdraiati è meglio, c’è meno tensione, sei più tranquilla e l’utero più rilassato e le secrezioni e gli umori vaginali favoriscono la risalita degli spermatozoi meglio e se nudi ancora meglio, le carezze e il contatto tramite la pelle calmano e rilassano il corpo.”

Laura ascoltava tutto ma non diceva nulla, lui capì che ero io che decidevo anche per lei, e toccandole con le dita alcuni fili di capelli sul viso, cercava un contatto diretto per convincerla a farlo nel letto nudi.

Osservavo Laura imbarazzata da quel trattare, non diceva no e sorrideva stupidamente, quasi schernendosi o forse peggio, quasi convincendosi e accettandolo, lasciandosi coinvolgere e questo mi turbava.

A quella sua esitazione che non so come avrebbe risposto se l’avesse presa per mano dicendole:” Andiamo di là in camera e spogliati nuda.” Fui preso dalla paura che succedesse qualcosa di non programmato e intervenni in modo risoluto:

“No! Lo facciamo così come abbiamo detto se no niente!” Esclamai deciso: “Non si fa!” Mentre Laura in silenzio mi guardava e lui capì che davvero sarebbe saltato tutto.

A quel punto vedendomi deciso e forse leggendo una forma di gelosia sul mio volto mormorò:

“Va bene! Come vuoi tu!”

Aveva capito che ero io che decidevo e non Laura, seppur continuava a guardarla cercando da lei quel consenso che io non gli davo.

Lo vidi pensoso e poi guardarsi attorno e chiedere:

“La camera dov’è?”

“Di là!” Dissi io segnando con la mano la porta.

“Bè lo faccio come volete voi, il posto però fatemelo scegliere almeno a me!” Esclamò, ed entrando in camera e guardandola annunciò:

” Lo faremo qui! “E si avvicinò al comò con il grande specchio sopra dicendo:

“Qui va bene!”  

Non contestai il posto dove farlo, l’importante era che la donazione avvenisse come dicevamo noi e lì o da un’altra parte nella mia ingenuità era uguale e invece c’era un motivo particolare, morboso ed erotico in quella scelta.

“Però spegni il lampadario e accendi le lampade del comodino che sono a luce bassa.” Mi esortò.

Io feci il giro del letto e accesi le lampade regolandole con una intensità che dava privacy e nello stesso tempo mi permetteva di vedere bene.

Il donatore la chiamò:” Vieni Elisa!”

E lei timorosa si avvicinò a lui, che senza dire nulla come d’accordo, la ruotò su sé stessa e la mise in piedi davanti al comò e alla specchiera. Con la mano sulla schiena la spinse delicatamente trattenendola per l’addome, facendola piegare leggermente in avanti con il tronco e appoggiare le mani sul ripiano, davanti al grande specchio che li riprendeva entrambi e mentre la poneva in quella posizione, sentivo che iniziava a battermi il cuore fortissimo.

Lei era passiva, come se si fosse annullata ai suoi gesti, sembrava davvero sottomessa a lui mettendo in pratica senza discutere quello che le diceva di fare.

Vedevo mia moglie da ambo le parti, da dietro in modo naturale e davanti riflessa sullo specchio del comò, con le mani sul ripiano e il viso teso e in ansietà, a farsi toccare da lui per posizionarla.

Senza dire nulla la prese per il bacino e lo ruotò lievemente mettendolo bene. Le allargò le gambe battendo il piede tra i suoi, finché non si allontanarono e giunsero nella distanza voluta da lui. Poi prendendola per le braccia tese le posizionò le mani distanziate sulla consolle del comò nel punto che voleva lui, facendola restare in quella posizione scomoda, volgare e animalesca.

Laura era spaventata e imbarazzata, quella situazione e l’insieme di emozioni contrastanti tra loro che provava la mettevano a disagio, sebbene dietro alla sua apprensione e passività, quel lasciarsi manipolare da lui senz’altro le provocava involontariamente una forma di turbamento inaspettato, molto più del dovuto.

Era disorientata, lo capivo da come muoveva gli occhi intimorita, probabilmente dentro di lei, come in me, si domandava che cosa le sarebbe successo di lì a poco. Oramai lui era il protagonista e il regista e conduceva e sopraintendeva tutto a suo piacimento, si era passati nella fase che dirigeva lui e Laura era l’attrice che ubbidiva e io lo spettatore che osservava, ognuno aveva un ruolo preciso.

Mi misi in piedi, vicino allo stipite della camera a guardare e mi sembrava di vivere in un mondo surreale e stavo lì, fermo incredulo e accaldato ad osservare lui che metteva in posizione mia moglie per possederla, chiavarla da posteriore e agitato ad attendere cosa facesse dopo.

Quando fu posizionata, lui da dietro di lei guardandola negli occhi attraverso lo specchio le disse: “Resta ferma così!”

Osservò me fermo, anch’io in silenzio e prendendo tra le dita il tessuto leggero e svolazzante del margine inferiore della gonna, come in un rito lo tirò su lentamente, iniziando a scoprirle da dietro le cosce; e come a gustarsi quegli attimi e piegandolo lo rivoltò in su facendole salire la gonna fino a scoprirle prima tutto il retro delle cosce e di seguito completamente il sedere, facendo apparire lo slip bianco di seta con pizzo che lo copriva e che lasciava fuori buona parte dei suoi glutei meravigliosi . Poi proseguì risvoltandola sempre più, portandola fino ai fianchi, lasciando il risvolto in modo ordinato sopra i lombi, che compresse contro essi affinché restasse su da solo e non riscendesse giù e lasciasse il suo splendido culo scoperto, mentre nella parte anteriore era giù a coprirla anteriormente.

Io sempre fermo osservavo e iniziavo a provare strane sensazioni. Non ero così distaccato come pensavo da quello che vedevo, mi sentivo infastidito che la toccasse, ero geloso e turbato contemporaneamente, la preparazione all’atto della donazione come la disponeva lui, aveva qualcosa di rituale ed erotico. Forse sarebbe stato meglio se attendevo in soggiorno e li lasciavo soli. Avrei potuto restare fuori la camera ad attendere la fine, e invece un po' perché lei aveva paura a restare sola con lui, un po' perché io non volevo lasciarla sola con lui e un po' perché volevo controllare cosa facesse realmente, restai a guardare e iniziai a sentirmi inquieto a quelle strane sensazioni.

 

Una volta che la gonna fu rivoltata sui lombi, sfiorandoli quasi ad accarezzarli appoggiò le mani ai fianchi fino giungere sullo slip. Prima li accarezzò più volte assieme ai glutei, senza che io e mia moglie dicessimo nulla, poi mise due dita dentro l’elastico, nel margine in cui era ricamato di pizzo e prendendolo forte tra le dita lo tirò giù lentamente, scoprendole e facendo apparire il suo bellissimo culo. Gradualmente man mano che lo slip scendeva, assieme alle natiche sode e rotonde appariva il suo solco gluteo, che emergeva in tutta la sua lunghezza all’abbassarsi delle mutandine, per poi farle scivolarle sui fianchi e scorrere sulle cosce assieme alle sue dita che le accarezzavano la pelle; le tirò giù più che poteva, oltre la mezza coscia, sopra le ginocchia e le lasciò lì, ritornando su lentamente con le mani, accarezzandole ancora le cosce senza che Laura dicesse nulla.

Disapprovavo quel suo modo di prepararla, ma lo tolleravo perché pensavo lo facesse per eccitarsi un po’ e avere l’erezione.

 

Osservavo e vedevo lei riflessa nello specchio ferma in apprensione con gli occhi chiusi, come ad estraniarsi, assentarsi mentalmente da quella situazione e da lui.

“Brava amore!” Pensai:” Così deve essere… è solo un sacrificio per noi, ricordalo.” Ero fiero del distacco mentale di mia moglie.

Accarezzandole ancora i glutei, si staccò un poco con il corpo e si abbassò, e li guardò belli pieni e sodi all’altezza degli occhi. Vide sotto il solco gluteo, dove terminava, la fessura vulvare della figa di mia moglie, forse eccitata e palpitante, in attesa della donazione.

Indietreggiò ancora un poco con il tronco e il capo e da dietro la osservò sotto il solco gluteo e perineo coperta di pelo bruno ed era molto graziosa e restò con il viso davanti al suo sedere guardandola, fermandosi un attimo quasi a volerla annusare.

La guardò per prenderne con il sedere una visione completa dell’insieme, come se ammirasse una opera d’arte.

Guardò il culetto di Laura, bello, sodo e pallido e la sua linea di carne orizzontale che divideva le natiche dal retro cosce.

 Si alzò e dal sorriso che fece con le labbra e con gli occhi capii che era soddisfatto e le piaceva. Lo guardò ancora allontanando la testa e piegandola verso il basso, allungò la mano e la mise sotto il solco gluteo, oltre il perineo a toccarle la vulva che si vedeva appena coperta dalla peluria bruna. L’accarezzò sui peli e sulle grandi labbra dandole un fremito a sentire la sua mano toccarle il sesso, facendola sussultare nell’avvertire le sue dita sulla figa che fino a quel momento avevo accarezzata solo io.

Lei a quel sentirsi toccare la vulva e i peli, d’istinto allungò il braccio verso di me sulla consolle del comò, guardandomi negli occhi con i suoi impauriti. Allungai il mio e presi la sua mano tra la mia e la strinsi, in segno di vicinanza e amore e come una fanciulla impaurita, me la teneva stretta.

 

Più che tollerare subivo il suo modo di fare. Le permettevo di accarezzare mia moglie anche nelle sue parti intime solo perché pensavo dovesse eccitarsi per la donazione.

Io mi sentivo irrequieto e nervoso, era gelosia la mia, scoprii che nonostante la preparazione mentale ero geloso che lui l’accarezzasse sul culo e sulla figa e lei non dicesse niente e che forse le piacesse che lo facesse, restando ferma e continuando a guardare lo specchio a occhi chiusi, per non vedersi in quell’atto e quella situazione.

Infilando ancora il piede destro tra i suoi, con colpetti delicati le sussurrò all’orecchio:

” Allarga le gambe più che puoi...”  

E lei eseguì, divaricò le gambe più che poteva, nella estensione massima che lo slip teso sopra le ginocchia consentiva trattenendole e non facendole andare oltre.

In quella posizione allungando la mano, le accarezzò ancora la figa più volte, creandole sul viso espressioni di imbarazzo e turbamento nell’avvertire accarezzarsi i peli, guardandola quando li apriva negli occhi attraverso lo specchio.

Sentivo che al contatto la sua mano stringeva forte la mia trasmettendomi le sue sensazioni.

Vidi che lui toccandole la figa con le dita sorrise, subito non capii il perché, lo compresi in seguito, probabilmente perché si accorse che Laura era bagnata, ma non disse nulla se non lasciarsi quel sorriso beffardo sul volto. Probabilmente avvertiva i suoi umori vaginali sulle dita, visto che senz’altro lei, anche se non lo mostrava ed era rigida nel corpo e seria in volto dall’imbarazzo e dalla vergogna, provava una sorta di benessere al tatto, forse piacere.

Mentre le accarezzava il sesso, staccò e portò la mano sulle labbra per annusare l’odore della sua figa eccitata, riempì le dita di saliva e abbassandola la riportò sul suo sesso cospargendola lungo la fessura e accarezzandogliela ancora, passandole sopra più volte le dita bagnate; insalivandola tutta e lubrificandola se mai ce ne fosse stato bisogno.

Chinando leggermente il capo di lato e abbassandolo un po’ gliela guardò ancora, riprendendo a massaggiarla, toccandole probabilmente anche il clitoride, facendole stringere più forte la mia mano e spostare il sedere di lato, piegare e cercare di stringere leggermente le gambe. Nessuno l’aveva mai massaggiata sulla figa in quella maniera, nemmeno io e forse le piaceva e questo mi ingelosiva, e lui non doveva farlo secondo i nostri accordi. Era come se lui conoscesse ogni segreto della sua vulva e come donarle piacere.

Ma non dissi nulla perché stava per iniziare la donazione. Sudavo, ero accaldato, guardavo mia moglie passiva in quella posizione che attendeva stringendo la mia mano… e lui dietro lei.

Dallo stipite osservando le specchiere vedevo i loro volti, come probabilmente loro vedevano il mio sguardo su di essi anche se mi davano le spalle.

 

Vidi lui con una mano tra le cosce sotto il solco gluteo e sopra la figa di mia moglie che continuava ad accarezzargliela, mentre con l’altra si slacciava la fibbia della cintura dei pantaloni. Li sbottonò, tirò giù la cerniera e li lasciò cadere alle ginocchia e di seguitò tirò giù lo slip facendo uscire la sua asta di carne già dura eretta, lunga e potente, oscillante davanti a lui e verso il culo e la figa di mia moglie.  La osservai, provai invidia a quella visione e gelosia per quello che si accingeva a fare a mia moglie. Non era niente di particolare, ma era dotato più di me, ce lo aveva più lungo. Vedere la sua virilità puntare verso Laura ebbe riflesso su di me che inspiegabilmente mi eccitai sentendo la mia asta muovere dentro i pantaloni e lo slip, come se volesse elevarsi in una erezione anche se non voluta e mi premeva modesta in confronto alla sua forte e virile contro le mutandine.

Sorridendomi attraverso lo specchio, si soffermò come a volermelo mostrare, mentre gli oscillava dritto davanti a sé, con la parte superiore e il glande rivolti in alto, puntando verso il sedere di mi moglie.

Nel vederlo fare quella manovra sul suo sesso, ebbi un tuffo al cuore, mi prese il panico, sarei stato ancora in tempo a fermarlo, ma stranamente ero anche eccitato di quello che stava avvenendo e restai fermo e stupito di quello che provavo.

Non pensavo che avrei reagito così, credevo di potermi controllare di più, e invece la gelosia si mostrava nel silenzio trasformata in eccitazione, e l’indifferenza e il distacco si tramutò inspiegabilmente in torpore e fervore. Non me l’aspettavo.

 

Sempre guardandola attraverso la specchiera, mentre lei in quella posizione scomoda e volgare attendeva e le fuggiva con gli occhi per non incrociarli con i suoi nello specchio, lui portò ancora le dita in bocca, mise della saliva su di esse e come aveva fatto per le grandi labbra di mia moglie, le portò sulla sua asta di carne dura e vigorosa e insalivò il glande, con calma in tutte le sue parti, e ripetendo la manovra insalivò anche tutta l’asta per prepararla alla penetrazione.

Tenendolo con una mano verso la radice e avvicinandosi piegando leggermente le gambe per arrivare all’altezza giusta, seguendo la posizione dell’altra mano appoggiata sulla figa, lo sovrappose ad essa sulla fessura tra i peli e le grandi labbra e la spennellò con il glande dall’alto verso il basso e viceversa. Laura ebbe una reazione, un fremito che la scosse, mi strinse la mano sudata e si mosse d’impulso con il sedere, era a disagio, il turbamento che provava si stava trasformando in eccitazione e anche lei iniziava a sudare.

Sempre spennellandola lungo la fessura, tenendolo con una mano sulla radice mentre con l’altra gli  faceva strada tra i glutei, si fermò con il glande al centro delle labbra vaginali, premette delicatamente, spinse e il glande come una testa d’ariete divaricò tutto quello che trovò davanti, peli, le grandi  e piccole labbra e la vagina stessa entrando lentamente ma inesorabilmente e la penetrò facendole avere un sussulto durante la sua avanzata verso l’utero e inarcarsi all’indietro con il busto, con la sua schiena verso il torace di lui, tenendo sempre le mani tremanti sul comò e una a stringere ancora più forte la mia, ed emettendo un flebile gemito… ”Aaahhhh!!!”… dalla gola dalle labbra, che subito soffocò dalla vergogna.

Io avvertii una vampata di calore a vederla penetrata e a sentirla stringermi la mano a piantarmi le unghie laccate di rosso sul palmo e mi sentii fortemente turbato e dispiaciuto, quasi pentito di quello che stavamo facendo.

Non ci potevo credere che fossimo davvero giunti a quello, e mi ripetevo:

“E’ per avere un figlio… è per avere un figlio, solo per questo!”

 

Lui con sicurezza e calma, subito, ancora fremente, spingendola delicatamente in avanti con la mano sulla sua schiena, la riportò alla posizione originaria quasi a novanta gradi.

L’espressione sul viso di mia moglie alla penetrazione cambiò subito, trasformandosi da seria e distaccata ad accesa e impressionata come la mia, incredula anche lei nello sguardo che un altro uomo che non ero io la stesse penetrando. Nell’avvertire l’asta di carne dura entrare e riempirle la vagina, sgranò gli occhi sollevando le palpebre superiori e aprendo la bocca sorpresa ed esterrefatta. Le labbra da serrate si dischiusero mostrando leggermente tra di loro gli incisivi superiori bianchi; subito dopo gli occhi aperti si socchiusero in una smorfia che mi dette l’impressione che considerasse piacevole; e persa in quel frangente mi diede la sensazione che non potesse controllarsi.

Fu una sorpresa anche per lei essere penetrata da un altro uomo, per la prima volta in vita sua, in quel modo e in quella posizione semi eretta e la reazione fu improvvisa e inaspettata.

 

Era avvenuto. L’aveva penetrata e non mi sembrava possibile, vero…. Ora speravo solo che facesse presto, eiaculasse e glielo togliesse.

Sudato davanti allo stipite con il cuore che mi batteva forte, osservavo inquieto e ancora non mi rendevo bene conto di quello che accadeva.

Dopo una breve pausa, all’improvviso iniziò a muovere il bacino avanti e indietro contro il suo sedere, dando spinte leggere mentre lei ferma sentendosi la vagina piena della sua carne aumentava le escursioni respiratorie e la stretta della mia mano con la sua e lui iniziò a chiavarla.

Era finalmente iniziato quel processo, come chiamavamo noi in termine tecnico, che avrebbe portato alla donazione dello sperma di lui nella vagina di mia moglie e alla sua maternità.

Oramai dovevamo solo attendere che finisse e volevo che tutto avvenisse presto.

Io…ero incredulo, accaldato, preso da una sorta di gelosia passiva e trattenuta dentro me nel vedere mia moglie, la persona che amavo, la mia vita, che fino a quel momento era stata solo mia, fare sesso seppur passivamente con uno sconosciuto alla mia presenza. Avvertii l’erezione involontaria e imprevista dentro i pantaloni farsi più forte, aumentare, mentre lui si muoveva chiavandola realmente.

Continuò a muoversi lentamente dando spinte profonde, arrivando fino in fondo alla radice del pene e probabilmente vista la lunghezza della sua asta, contro l’utero di Laura, facendo battere i suoi inguini sui suoi glutei sodi, sempre guardandola negli occhi tramite lo specchio. Lei abbassava lo sguardo, ma poi lo rialzava e si incrociavano ancora, e vedeva lui che la possedeva; proprio quello che non avrebbe voluto, per cui tanto avevamo fatto tanta attenzione che non avvenisse.

Più lui si muoveva, più il respiro di mia moglie diventava affannoso, mentre lui aumentava il ritmo spingendolo fino a fondo contro l’utero, facendo muovere il bacino e il sedere di Laura leggermente avanti come se la dondolasse. Mia moglie nel dondolio si guardò allo specchio e richiuse gli occhi forse dalla vergogna o dal disagio, vedendo dietro lei un altro uomo che la possedeva che non ero io.

Tante belle parole e preparazione prima di quell’incontro e donazione, ma in quel momento entrambi reagivamo in modo differente e scomposto, istintivo a quanto stabilito e ci eravamo preposti. Lei doveva restare rigida, distaccata e indifferente e invece non ci riusciva, muovendo il capo e cambiando espressione sul viso si intuiva che provasse qualcosa in lei, come me, che sentivo una forma di gelosia mista ad eccitazione che non riuscivo a mandare via e mi faceva battere il cuore forte e avere l’erezione. Avevamo entrambi reazioni incontrollate.

In quella posizione il donatore staccò le mani dai fianchi e le posò sulla schiena, facendogliele sentire al di sopra la canotta a Top del vestito, iniziando ad accarezzarla fino al collo. Non era nei patti, ma lo faceva, ma quello che mi faceva rabbia era che lei non dicesse nulla e lo lasciasse fare. Fino a poco prima diceva che non voleva essere assolutamente toccata da lui e ora invece lo lasciava fare senza opporsi.

Era una visione indecente e oscena, ma erotica ed eccitante allo stesso tempo.

All’improvviso mi lasciò la mano, smise di stringerla e l’appoggiò sulla console come l’altra, aperta, come a tenersi meglio in equilibrio alle sue spinte peniene, ma soprattutto perché aveva intuito che io avvertivo il suo piacere nello stringere la mia e lei non voleva che capissi che iniziava a godere.

 

Erano in piedi tutte e due, lei gli dava le spalle, le braccia tese e le mani sul comò, le gambe leggermente divaricate e il tronco piegato in avanti verso lo specchio a formare un angolo di 45 gradi. Laura con i sandali di corda e cuoio bicolore ai piedi, con decolté alla caviglia, risultando più alta, lo facilitava nella penetrazione in vagina e nella movenza dell’andirivieni che faceva chiavandola.

Lui con le gambe leggermente piegate ci arrivava bene, erano all’altezza giusta. L'asse della penetrazione era tale da far spingere il pene sulla parete superiore e anteriore della vagina, dove si dice ci sia il famoso punto “G” stimolandola di più.

Mi resi conto solo in quel momento che in quella posizione appoggiandole le mani sui fianchi, o accarezzandogli la schiena seppur sopra il Top del vestitino, la stimolava sessualmente.

Capii che mia moglie iniziava a provare piacere, con tutta la sua buona volontà di trattenersi, rifiutarlo, concentrarsi su altro e distrarsi ma non ci riusciva, il respiro diventava greve, quasi ansimante e le sue mani iniziarono a muove le dita sul comò involontariamente e scoordinate, urtando tutto quello che c’era sopra, bigiotteria, soprammobili, spostandoli e rovesciandoli e alcuni facendoli cadere a terra sul pavimento.

Cercava di trattenersi stringendo il labbro inferiore tra i denti superiori, finché in preda all’eccitazione scuotendo il corpo piegò il capo in giù, cacciando in avanti tutti i capelli a nascondere il volto e le sue espressioni di piacere allo specchio, facendolo ciondolare. Continuò ad alzarlo e abbassare, spostandolo di lato in modo scoordinato, scuotendo i lunghi capelli sul viso da una parte e dall’altra emettendo suoni di gola, strozzati e trattenuti.

Capii che erano gemiti di piacere soffocati…

Il donatore dando colpi ritmici e profondi a ogni spinta le faceva alzare il sedere spingendolo in alto. Si rese conto anche lui che mia moglie godeva e per quel che poteva silenziosa, probabilmente avvertendo il cazzo duro e bagnato di umori dentro la vagina.

Inaspettatamente staccò le mani dai fianchi, allungò le braccia e con le dita le prese tutti i capelli unendoli e raccogliendoli a formare una lunga coda, tirandoli indietro, scoprendole il volto ormai godente a quella donazione di sperma e ai nostri sguardi. Li passo tutti su una mano e li tirò delicatamente, facendole alzare il capo e riportare il viso di Laura in alto difronte allo specchio, in modo che lei potesse guardarsi mentre godeva e che quando aprisse gli occhi osservasse sé stessa godente e incrociasse i suoi sguardi con quelli di lui, osservandolo negli occhi; mentre dietro lei la possedeva e le dava piacere coinvolgendola carnalmente in quell’amplesso.

Le teneva i capelli in una lunga coda come fossero redini, allentandole e tirandole a secondo dei colpi e spinte che dava con la sua asta all’interno della vagina.

A intravvederlo appena in quella luce falsa delle lampade, nel movimento di entrata e uscita dalla vagina il suo cazzo era molto duro, muovendosi con vigore e decisione, mentre lei passivamente e silenziosamente sembrava accoglierlo con piacere pur essendo una ragazza seria.

Le dava colpetti profondi sobbalzandola e facendola godere. Si perché la stava facendo godere. Lo faceva apposta, sapeva come fare, cosa stimolare e non stava ai patti, l’accarezzava sulla schiena, sui fianchi e sulle natiche. Vedevo il viso di Laura gioire in silenzio, chiudere gli occhi e riaprirli in una inquietudine piacevole morsicandosi il labbro inferiore tra i denti, mostrando nel silenzio con quei gesti ed espressioni il suo piacere.

Come avevo avuto modo di dire durante la cena, il suo volto parlava senza proferire parola.  Pur non volendo, godeva purtroppo. Probabilmente lo sentiva dentro riempirle la vagina e premere contro le pareti e lui senz’altro era più dotato e più bravo di me a chiavare e questo assieme all’eccitazione della situazione faceva la differenza.

 

Nonostante tutto quello che avevamo premeditato, quello che aveva detto riguardo il coinvolgimento, il voler essere lontana e distaccata da lui e da sé stessa; in quel momento, nella situazione che si era creata, la vedevo e sentivo godere in silenzio con quell’uomo e lì si perdevano tutti i nostri buoni propositi.

Una parte di me si rifiutava di accettare quel che vedeva, pensando che tutto quello non poteva essere reale. Ma lui purtroppo era lì, in piedi dietro mia moglie che la possedeva e lo vedevo nello specchio accaldato ed eccitato nel viso, con la camicia appiccicata alla schiena dal sudore che stava chiavando mia moglie e in quel momento scelleratamente sentii che era ciò che desideravo vedere. Guardare lei con un altro a fare sesso e che godeva e me ne vergognavo.

Le sue mani si portarono ancora sui fianchi di mia moglie a tenerla nelle spinte che le dava penetrandola a fondo, stringendola per la vita come a marcarne il possesso, la dominanza su di lei in quel momento. Come se fosse sua….

Dai fianchi con le dita infilando la mano sotto il top, la passava accarezzandole la pelle sulla schiena, fino al collo e ai capelli e i loro sguardi furtivi a quei contatti si incontravano spesso nello specchio, lei con il viso godente e vergognoso e lui dietro lei con un sorriso fiero e dominante nel possederla e quando lei nell’amplesso incontrava il mio che dallo stipite la osservavo, abbassava il capo per la vergogna a non volermi vedere e mostrarsi in quella condizione a me, suo  marito.

Arrossata in viso e accaldata riceveva le sue spinte sessuali in un dondolio erotico del corpo verso il comò, a volte con i capelli tesi tirati indietro da lui, nella sua mano a mostrare pur non volendo a sé stessa il viso godente, gli occhi estasiati e le guance rosse allo specchio difronte e a volte con le sue mani appoggiate ai fianchi o sulle spalle a trattenerla possedendola.

Ogni tanto i miei occhi si incontravano anche con lui nello specchio, che abbozzava sorrisi soddisfatti e trionfali, lui mi guardava sicuro e come maschio dominante che stava possedendo la mia femmina e di lì a poco avrebbe fecondata mia moglie con la motivazione della donazione di sperma e io mi sentivo imbarazzato, geloso e in alcuni momenti pentito di averle affidato mia moglie sessualmente che fino a quel momento era stata solo mia.

Mi chiedevo cosa aspettasse a venire a eiacularle in vagina, sembrava che non arrivasse mai all’orgasmo lui e io attendevo e intanto mia moglie godeva sotto di lui, alle sue spinte in vagina. Intuii dopo che era lui che prolungava volutamente l’amplesso; si tratteneva e riprendeva facendola godere sempre più.

A stento Laura riusciva a soffocare e trattenere i gemiti emettendo spesso suoni gutturali, che cercava di trattenere all’interno della gola o dei denti, ma che gli sfuggivano, come piccoli lamenti di piacere.

Il suo culetto alto e sodo sotto i suoi colpi in quella specie di posizione alla pecorina in piedi, veniva sobbalzato in alto e in avanti. Le spinte erano tanto forti e profonde che toccandole la cervice uterina con il glande, oltre a darle un piacere nuovo e immenso, la facevano alzare quasi in punta di piedi, stringendo i denti dal piacere, ansimando; e con le mani accidentalmente senza intenzione, in preda a un godimento incontrollato, spostava e rovesciava gli oggetti sulla console del comò e stringeva con forza, con la rabbia del piacere tra le dita affusolate gli indumenti che vi erano appoggiati sopra come a volerli schiacciare o strappare, non riuscendo più a trattenersi e iniziando a gemere dal piacere.

 

All’improvviso portò la testa all'indietro e la piegò di lato, sorpresa da quel piacere in quel dondolio erotico, lasciandosi a bocca aperta e occhi chiusi con il sollevamento rapido delle sopracciglia che dimostrava quanto ormai fosse presa. Non sembrava nemmeno più lei, la mia Laura, anche lei non so quanto involontariamente o spinta dal piacere che provava muoveva in modo lieve il sedere indietro verso lui, partecipando, facendo diventare più forte e profonda la spinta che dava lui.

Gli occhi spalancati o chiusi accompagnati dall’apertura della bocca e dai movimenti delle labbra, rappresentavano oltre il piacere anche l'emozione della sorpresa, della novità che viveva.

All’improvviso presa dall’ardore e una forma di piccolo orgasmo, in una reazione in coordinata con un gesto involontario della mano, muovendola a ventaglio, rovesciò gli oggetti che erano sul comò, ma nessuno dei due ci fece caso più di tanto, presi come erano dalla foga di quella donazione, ma farei meglio a dire di quell’amplesso… oramai.

L’aria all’interno della camera era calda tesa, pregna dell’odore sessuale del loro rapporto carnale e dei profumi dei loro corpi assieme al sudore, che mischiandosi tutti assieme davano una fragranza nuova, erotica.

In quella donazione volutamente la stava trasportando da una dimensione materna a una orgasmica sessuale. dove tutto ciò che le gravitava attorno si trasformava nell’amplesso e in piacere. Sapevo che mia moglie era una ragazza calda, ma non fino a quel punto o per lo meno con me non lo era mai stata così in quel modo.

 

Ad un certo punto Laura gemette forte, pur cercando di soffocare il desiderio di gridare il suo piacere, in alcuni momenti riusciva a contenersi, controllarsi, sebbene l’eccitazione fosse arrivata alle stelle, ma in altri no, si lasciava andare come se non fosse lei.

Il suo viso ovale, durante l’amplesso della donazione, mostrava smarrimento e incertezza al piacere che provava, forse ne aveva timore ed era preoccupata che io lo vedessi che godeva.  Le palpebre sbattevano a ritmi veloci con intervalli di pause brevi, la testa indietreggiava e dondolava di lato, le labbra restavano aperte come in attesa di qualcosa in quel movimento di sobbalzo del suo corpo sotto le spinte del vigore sessuale di Andrea.  Si avvertivano nella stanza mugolii e gemiti mal trattenuti, che forse sarebbe stato meglio se li avesse fatti uscire liberamente.

Lui sorrideva sempre, trionfale, vigoroso, come se volesse farla godere apposta, per punirci di non aver fatto come diceva lui e in quel modo marcare la sua dominanza su di noi, ingenui e increduli di quello che vivevamo.

Vederla fremere sotto le sue spinte peniene ed emettere gemiti di gioia soffocata, e provare nei momenti di consapevolezza a trattenere il piacere provato, accendevano in me qualcosa che mai avevo pensato di saggiare; in quei momenti scoprivo assurdamente che mi piaceva guardarli. Provavo gelosia per lei che si dava a un altro uomo e invidia per lui, per la sua virilità e vigore nel possedere e far godere mia moglie Laura.

Avrei dovuto provare disgusto e repulsione per le sensazioni che avvertivo e di quello che vedevo di lei, invece ne ero attratto e contemporaneamente geloso.

La loro visione mista alla gelosia che avvertivo mi eccitava, ero sopraffatto da qualcosa di inatteso che si manifestava in me e lo vivevo con incredulità ed eccitazione.

Lei godeva, anche se si tratteneva e non voleva mostralo godeva, stava godendo con lui che la possedeva. Il suo ansimare soffocato, il muovere il tronco in avanti e indietro, lo sbattere il capo e i capelli sia che gliele lasciasse liberi sul viso, oppure li raccogliesse a coda e le tirasse mostrando allo specchio, a lei e a me che godeva, erano segni della sua partecipazione fisica e ne ero sconvolto, al di là della donazione stavo assistendo a mia moglie chiavata da un altro uomo … e quello che mi tormentava era che vedevo che le piaceva esserlo….

 

In quel momento avvertii come una vertigine, un malore, mi sentii mancare l'aria e mi girava la testa, mentre il cuore batteva fortissimo, tanto che lo sentivo pulsare in gola e sulle tempie. Erano diverse le sensazioni che provavo in quel momento. Mi accorsi di avere le mani sudate, il viso accaldato che bruciava come fuoco e il sudore mi colava sul collo e la fronte. Quelle sensazioni persistettero alcuni secondi e sentivo lo stomaco chiuso, la testa vuota e un senso di sbandamento. Dal capogiro mi appoggiai con la schiena allo stipite della porta e restai così fermo, probabilmente quella scena, vedere mia moglie posseduta da lui e godere, mi aveva shoccato e procurato un mancamento, forse un calo di pressione arteriosa che durò pochi secondi e mi ripresi quasi subito, ma non dissi nulla e restai appoggiato allo stipite continuando eccitato a osservare.

Quella donazione che tante volte avevo pensato e prospettato e anche desiderato, ora inaspettatamente mi faceva scoprire un aspetto di me che non pensavo di avere e non avrei voluto avere. Quella di provare piacere nell’osservare mia moglie con lui, avrei voluto sprofondare e non mi riconoscevo in quello che provavo. Avvertivo una sensazione di malessere generale e mi sentivo frustrato a vederli.

Come dicevo da come mi ero preparato mentalmente, credevo di essere più forte, avere autocontrollo, essere sicuro di me e invece….

Era assurdo, la gelosia che provavo su mia moglie era mista all’invidia che provavo per lui, per la sua virilità e capacità sessuale, per avercelo bello duro, per sapere fare godere mia moglie più di me e all’eccitazione di vedere mia moglie Laura posseduta e sottomessa a lui in quel momento. Mi scoprivo diverso, un altro e provavo vergogna e ne avevo paura.

Lei, oramai non so fino a che punto godeva involontariamente, anche se non avrebbe voluto, non riusciva più nemmeno a cercare di celarlo, le espressioni del viso, i gemiti e lamenti di piacere per quanto soffocati in gola non riusciva più a trattenerli e parlavano chiaro per lei. Stava accadendo quello che mai avrei pensato e voluto che avvenisse in quella donazione, lei che godeva e partecipava con un coinvolgimento emotivo, emozionale e soprattutto di piacere carnale sul suo volto infervorato.

Mi spaventai nel vederla appoggiata con le mani sul comò fare cadere gli oggetti, con la vita stretta fra le sue grandi mani che la tenevano ferma dominandola e sottomettendola, spingendo la carne della sua asta dura e calda dentro lei, che a sua volta partecipava spingendo indietro il sedere per godere di lui.

Ero accalorato e bagnato di sudore, il viso mi ardeva come brace, assurdamente provavo fervore a guardarli. In quel momento in me c’erano emozioni diverse, paura ed eccitazione, invidia, diletto e gelosia.

Speravo che tutto finisse presto, mi domandavo quando sarebbe venuto… quando finalmente avrebbe eiaculato dentro lei il suo sperma, anche se oramai il danno lo aveva fatto. L’aveva fatta godere, le aveva fatto provare piacere, il piacere sessuale che io non le avevo mai dato; ma lui invece di lasciarsi andare e venire liberamente si tratteneva, prolungando il rapporto sessuale per quella donazione.

Avrei voluto che smettessero subito, che non fosse mai iniziata la donazione, ma nello stesso tempo desideravo che continuassero ancora. L’erezione che ebbi continuava a persistere e mi toccavo non visto per sentirlo duro, sentendomi scelleratamente felice di avere l’erezione, di dirmi che funzionava, sembrandomi impossibile che mia moglie, la mia Laura godesse con lui, un uomo che non conoscevamo, che aveva quindici anni più di lei e un napoletano per giunta…. che a lei non piacevano.

In quello stato di alterazione fisica e mentale, avrei voluto che fosse stato tutto un sogno o peggio un incubo, ma da dietro vedevo le cosce di lui e il suo sedere nudo, peloso e striminzito con i pantaloni e lo slip giù alle ginocchia, muoversi avanti e indietro contro il sedere pallido e bello di mia moglie, batterci contro con gli inguini dondolandola nell’impeto verso l’alto.

La stava chiavando, in quel momento non pensavo più alla donazione di sperma e probabilmente anche loro, ma alla parte sessuale di quel rapporto. Stava avvenendo quello di cui molte volte ne avevamo parlato io e lei e temevamo e mi sembrava assurdo che si avverasse.

Sentii che in me qualcosa stava cambiato, avvertii la sensazione che sessualmente non sarebbe più stato come prima tra me e mia moglie.

Gemiti, respiri, sospiri, l’ansimare tra il caldo e il sudore nell’aria gonfia e ardente dei loro profumi e odori di sesso, assieme alle sue mani che si muovevano sul comò, che con le dita cercavano e stringevano dal piacere tutto quello che trovavano… mi stordivano.

Lo specchio mi permetteva di vederla in viso e allo stesso tempo a lei di vedere il volto di lui dietro che la possedeva, rendendola partecipe. Solo allora capii perché lui avesse scelto quel punto proprio davanti allo specchio e non uno qualsiasi davanti al muro o appoggiata sulla parte pediera del letto o in cucina alla tavola. In quel modo lì la coinvolgeva anche mentalmente, pur essendo dietro di lei, godendo e guardando avanti vedeva il suo volto sullo specchio difronte a sé, ed era come se ce l’avesse davanti, difronte.

 

Non so quanto tempo passò, ma quel suo trattenersi per durare di più, per farla godere fino allo spasimo mi dava tormento. Laura aprì la bocca e iniziò assieme al respiro ansimante a gemere apertamente, in un ritmo sempre più forte e più crescente di tonalità, stava godendo, ma soprattutto stava per avere un orgasmo, con la bocca spalancata, gli occhi socchiusi verso l’alto quasi a stringerli mostrando una espressione deliziata, da estasi.

All’improvviso le cedettero le gambe e stava per accasciarsi sul comò, fu lui a tenerla su con un braccio sotto l’addome mentre continuava a chiavarla, riposizionandola come prima, con le braccia sul comò, avvisandola della grande ondata di caldo e sperma che stava arrivando in lei.

“Preparati Elisa …” Esclamò forte in modo che sentissi anch’io:

Poi si sentì solo:

” Oraaa!!”

Iniziando a muoversi vigorosamente dentro lei, facendola dondolare e gemere apertamente e alla fine gridare dal piacere:

” Aaaahhhhhhhh!!!!!!!!!” …Aaaahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!”

Emettere un grido di gioia nell’orgasmo appena arrivato, scuotendo tutto il corpo sulle gambe che traballanti le cedevano, subito spento e soffocato cercando di farlo sentire il meno possibile; ma nonostante tutto, la sua voce femminile e dolce gemette forte di piacere davanti a noi.

Lui si fermò subito dopo e urlò, tenendola per i fianchi, per spingerla più in alto con la sua asta di carne dura impiantata dentro la vagina ad arrivarle a toccare la cervice uterina con la cappella. Laura per reazione a quell’asta che spingeva in su lei e l’utero, facendola alzare in punta di piedi, chiuse gli occhi e aprì la bocca in una smorfia di piacere, mostrando allo specchio e di conseguenza a noi l’arcata dentale superiore al completo, regolare e bianca tra le labbra appena colorate dal rossetto.

Fu una esplosione, mia moglie si mise a tremare e a scuotersi tutta sulle gambe e sulle braccia tese dal godere, mentre lui trattenendola in quella posizione con una mano sui capelli e l’altra sul fianco, iniziò ad eiaculare gettandole fiotti di sperma caldo contro l’utero, riversando dentro lei il suo seme nello stesso momento che mia moglie era in preda all’orgasmo e godeva. 

In quegli attimi si consumava il processo della donazione di sperma e veniva fecondata, con lei che lo riceveva assieme al piacere e forse in preda al la vergogna di essersi lasciata andare e di godere con lui … pregni dei loro sudori.

Poi tesa allo spasmo in tutto il corpo continuò ad ansimare e urlare:

“Ah...ahhh…ahhhhh…ahhhhhhh!!!!!!!!!”

Portò il capo indietro di sua iniziativa estendendolo al massimo e mostrando protesa sotto la pelle la conformazione della gola, la cartilagine cricoidea della laringe tra i due grossi muscoli sternocleomastoidei tesi e gonfi allo spasmo e la fossetta formatasi tra loro, mostrando la parte sottostante del mento, che noi vedevamo sullo specchio.

 

Era uno spettacolo impressionante, irreale vedere mia moglie avere un orgasmo in quel modo con quell’uomo, praticamente uno sconosciuto.

Per un momento me lo immaginai, il suo cazzo vigoroso e lungo dentro la stretta vagina di mia moglie Laura, fasciato dalle sue mucose e pliche che eiaculava abbondantemente contro la cervice uterina.

Quando la lasciò, cadde con i gomiti appoggiati sul comò, fremente di piacere e vergogna. Lui lo tenne ancora un po' all’interno come a svuotarsi completamente facendoglielo sentire pulsare tra le pareti vaginali e appoggiato contro l’utero e probabilmente in quel momento sporco del suo stesso sperma. Lo tirò fuori ancora quasi in erezione, umido dagli umori e luccicante alla luce dal piacere di mia moglie che lo ricopriva, ancora virile e inarcato in alto, con il glande rosso dai colpi dolci dati all’utero e con ancora una goccia di sperma sul meato uretrale che era li ferma senza cadere, residuo dell’abbondante eiaculazione nella vagina di Laura.

Lui la vide e si pulì togliendola, strusciando il glande sulla natica di mia moglie, lasciandole quel residuo di sperma sul gluteo. Lei restò ferma in quella posizione, con la fessura ancora dilatata che si poteva vedere chiaramente tra i peli sotto il solco gluteo, avendo le gambe divaricate.

 

Era tremendo, non pensavo che sarebbe successo così e anch’io avevo sempre l’erezione che andava e veniva a guardarli. Solo allora capii che tra noi si era rotto qualcosa in modo irreversibile e definitivo e che niente nella nostra sessualità sarebbe stato più come prima.

Quando lei aprì gli occhi incrociò il suo sguardo e il suo sorriso nel volto sudato e abbronzato dai denti bianchi. Laura era come succube, vinta, domata, sottomessa da lui e accasciata sul comò. Il suo viso mostrava rassegnazione e gioia, nell’ansimare forte del respiro.

Era venuta, aveva anche lei avuto l’orgasmo in quella donazione di sperma, ora ero io che mi vergognavo e mi sentivo imbarazzato. Mi guardò e mi vide sulla porta fermo ad osservarla, mentre lui sorridente con la mano scompigliandoli i capelli le diceva forte:

” È finita Elisa...la donazione è avvenuta, hai ricevuto lo sperma, ora sei incinta… diventi mamma.”

Sembrava tutto assurdo, irreale, ma purtroppo era tutto vero.

 

A fatica e stordita Laura si tirò su con il busto dal ripiano del comò.

“Non tirare su le mutandine!” Le disse il donatore.

Lei fece riscendere la gonna con la mano sulle cosce a coprire tutto, probabilmente si vergognava, riassettandola con le dita, facendo cadere non più in tensione dalle gambe divaricate, giù le mutandine alle caviglie. Con i piedi contro tolse le scarpe e di seguito le mutandine stesse, pressandole sui lati interni con il piede sulle caviglie e tra loro, uno contro l’altro sfregandoli e le tolse senza piegarsi.

Quando si voltò e mi guardò era intimorita, ancora mi avvicinai, aveva tutto il top e i capelli bagnati di sudore e in disordine, faceva molto caldo. Io ero ancora eccitato dalla reazione avuta e di quello che avevo visto, e ce l’avevo duro e la baciai sulle guance in modo affettuoso per il sacrificio che aveva patito a lasciarsi possedere e fecondare e l’abbracciai, mentre lei mi sorrideva smarrita.

Non le dissi nulla del piacere che aveva provato e di quello che era successo, non ne parlammo, sperando di dimenticare e cancellare tutto in fretta.

E mentre ero da lei che la coccolavo stringendola a me, sentii la voce del donatore dire:

” Sdraiala! Sdraiala sul letto. “

E vedendo che io non mi muovevo perché non capivo cosa volesse fare, prendendo per mano mia moglie la accompagnò lui:

” Sdraiati qui.!” Disse a Laura facendola sedere sul letto e poi sdraiare con la schiena sul lenzuolo, tirandole su le gambe in alto tenendole unite con la mano, facendo ridiscendere senza volerlo la gonna giù a scoprirle di nuovo tutte le cosce e il sesso, che guardammo per un istante assieme io e lui, con i peli pubici tutti umidi e le grandi labbra ancora dischiuse dal rapporto sessuale avuto, osservando lui Laura negli occhi con un sorriso.

Lei che era vergognosamente timida accorgendosi dei nostri sguardi sul suo sesso, si coprì di nuovo subito aiutata da me, mettendo il tessuto della gonna tra le cosce chiuse a coprire la figa e tenere su la gonna. Mi dava fastidio che gli vedesse il sesso, era sempre mia moglie.  E poi ora era tutto finito, tutto doveva tornare come prima e non volevo che si prendesse libertà e confidenze con mia moglie, già era andato oltre.

Le dissi di andare pure a lavarsi che a Laura avrei pensato io e presi il suo posto nel tenere erette le gambe in verticale in alto. E mentre lui era in bagno e si rinfrescava e rimetteva a posto le tenni su io.

Lei sdraiata mi guardava affianco alle sue cosce con i suoi occhi ritornati dolci e non più lussuriosi:

” Ormai è fatta amore!” Le dissi accarezzandole la gamba. Lei abbozzo un sorriso timido e imbarazzato e ci stringemmo ancorale mani, restando così, in segno d’amore.

Poco dopo lui uscì dal bagno dopo essersi pettinato e lavato e rimesso in ordine e disse guardandomi:

“Ehh... ma così ti stanchi!... Aspetta!” Prese le gambe di mia moglie al mio posto, le ruotò con il sedere sul materasso come una lancetta di orologio e la portò con esse tese e i piedi contro la parete della testiera del letto.

“Ecco… appoggiata al muro!... Resta così un po'!” Disse. “Così lo sperma penetra bene nell’utero e favorisce la fecondazione.”

E si sedette nel letto vicino a lei accarezzandole la mano che io avevo lasciato per farla spostare.

Quella affettuosità e confidenza su mia moglie mi davano fastidio, mi ingelosirono, anche perché lei se le lasciava fare le carezze, timida le accettava. L’accarezzò anche in viso con due dita guardandola negli occhi, ma non dissi niente, non volevo rompere quel finale della donazione discutendo o litigando con il donatore, era un attimo di gioia.

Mi sentivo bagnato nello slip, come se fossi venuto anch’io, avessi eiaculato spontaneamente.

 

Mentre Laura era ancora in quella posizione, su mia sollecitazione ci salutò… capì che volevamo restare da soli, passò la mano affettuosamente a Laura sul braccio dicendo:

“Mi raccomando ora riguardati!”

Lei sorrise timida.

E salutò anche me:” Va bene vado! ...Il mio numero di cellulare ce l’avete, se volete provare ad avere ancora un’altra donazione chiamatemi. “Dichiarò.

Mentre lei era sul letto a gambe tese appoggiate a muro, lo accompagnai alla porta, uscì e lo salutai stringendole la mano:” Ciao!”

“Ciao!” Ripeté con un sorriso strano. Non so nemmeno io perché, ma mi venne d’istinto di ringraziarlo. Lui sorrise di più e io chiusi la porta, ma quando mi girai per tornare indietro da Laura mi fermai e mi chiesi.

“Ma grazie di che cosa? ... Della donazione? … Di avermi chiavato la moglie? … Di averla fatta godere? ... O di avermi reso per la prima volta in vita mia cornuto e padre di un figlio che non è mio…? “

E andai in camera verso Laura lasciando morire quel pensiero.

Ero arrabbiato perché non era andato tutto come volevo io, come avevo previsto e della mia reazione incontrollata. Ma ero anche eccitato da quello che avevo visto che mi aveva sconvolto… il vedere la mia Laura posseduta e godere con quell’uomo e provarne piacere a osservarli aveva dato piacere anche a me.

Non provai gelosia guardandoli, ma eccitazione o tutte e due assieme, e tutto quello mi faceva rabbia, mi ingelosiva ed eccitava contemporaneamente.

 

Tornai da mia moglie che aveva ancora i piedi appoggiati al muro.

La guardai, aveva il viso sfatto dal piacere e dalla tensione, in quella posizione i capelli in disordine, sudati si erano sparsi sul lenzuolo intorno alla testa a raggiera, gli occhi dolci e stanchi e quel poco trucco sfatto, con un flebile sorriso di contentezza e timore verso me mi osservava temendo che le dicessi qualcosa; lei non parlava, ma senz’altro si dispiaceva di avere goduto… soprattutto che io l’avessi vista.

Quella posizione si era rivelata peggio delle altre e lui conoscendola l’aveva sfruttata bene, facendo sesso davanti allo specchio guardandola in viso come se fossero stati di fronte l’uno all’altro.

Altro che ... asessualità … rapporto asettico ... un momento e via ...poco tempo e tutto è finito... Anche se non lo mostravo, la rabbia dentro me prevaleva sulla gioia di diventare padre, e nella mia rabbia ero certo che con me non avesse mai goduto così intensamente in vita sua da gemere, urlare e arrivare all’orgasmo in quel modo. Nemmeno nei momenti d’oro che la possedevo quando non avevo ancora avuto l’incidente.

Dopo tre quarti d’ora le tirai giù le gambe e le sdraiai sul letto, ed eccitato allargandole mi sdraiai sopra lei:

“Che fai?” Chiese.

“Sssssshhhhhhhhhhh!!!!!!” Risposi.

Ce lo avevo ancora duro in erezione e lo tirai fuori solo abbassandomi poco i pantaloni.

Lei capì le mie intenzioni ed esclamò:” No dai!... Ho appena finito!”

“Ssssssssshhhhhhhhhh!!!!” Le ripetei baciandola sul viso sudato e stanco.

Allargai le sue cosce e mi misi tra di esse, e la penetrai, mentre lei forse per timore mi lasciava fare. Mi accorsi subito che la sua vagina era diversa dalle altre volte, era ancora calda, bagnata e dilatata dal rapporto sessuale avuto con lui e me ne accorsi sentendola più ampia del solito. Dentro aveva la figa fradicia dal caldo umido del piacere provato e dallo sperma che lui le aveva donato riversandolo dentro, dove io eccitato affondai la mia cappella. Era calda e accogliente la sua figa.

Iniziai a baciarla e abbracciarla e la chiavai, facemmo l'amore, in silenzio, baciandoci e accarezzandoci tutte due eccitati sia pure per motivi diversi, per quello che era accaduto, pensando io a lui e Laura nell’atto di quella donazione di sperma sessuale e lei ancora a lui essendo ancora in estasi del rapporto avuto con Andrea.

Ma ci accorgemmo subito che era tutto diverso, tutto cambiato da come lo praticavamo sempre noi, dai baci, alle carezze, alla penetrazione, al rapporto sessuale stesso. Non era più come prima, lo vivevamo in modo differente e distaccato, lei fremente a occhi chiusi, pensando probabilmente a lui…. E io eccitato e accalorato, morso dalla gelosia pensando alla situazione che avevo visto e vissuto.

Tutto avvenne senza intensità e passione, come se non fossimo noi, mi resi conto che non sarebbe mai più stato lo stesso tra noi.

Con gli occhi chiusi, la sentivo stringermi in silenzio, ma senza il trasporto che aveva prima di quella donazione.

Quel nostro rapporto sessuale durò poco, un minuto o forse due o anche meno, e dopo pochi colpi eccitatissimo le venni anch’io dentro riversandole il mio poco sperma sterile in quello fecondo e abbondante di lui, dandomi però la parvenza e la gioia di poter essere veramente io a fecondarla.

Il nostro era stato un rapporto breve, con lei non partecipe, non godente, quasi assente, senza manifestare piacere, non dico come avrebbe dovuto essere nella donazione con lui, ma nemmeno come avevamo prima con il nostro metodo personale. Era come se sessualmente facendola godere così tanto, lui me l’avesse rovinata per sempre la mia Laura, da non farle più provare piacere con me.

 

Al termine mi tolsi da sopra lei e mi sdraiai di lato a lei guardando in alto il soffitto e il lampadario, restando affianco mano nella mano come innamorati.

Avrebbe voluto alzarsi e lavarsi, ma fui io a dirle di tenersi tutto dentro, così mischiato, il suo e il mio seme in modo che fosse tutt’uno e di lavarsi l’indomani mattina, cosa che fece.

Spensi la luce e mi girai verso di lei:”

“Mi ami?!” Chiesi.

“Si sempre più di prima!” Esclamò. Sentivo che era sincera, ma percepivo che c’era qualcosa di diverso tra noi. Ci abbracciammo, ci baciammo affettuosamente sulle labbra e ci addormentammo così tranquilli e accoccolati.

Non sapevo se essere felice, triste o arrabbiato per quello che era accaduto, sentivo che qualcosa incombeva su di noi, qualcosa che non saremmo riusciti a controllare e ci avrebbe risucchiati per sempre.

 

 

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