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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IL DONATORE DI SPERMA

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PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

Cap. 10 L’INCONTRO CON IL DONATORE.      

 

 

Note:

“Un incontro di sguardi è uno scambio di emozioni, una relazione di luce o di ombra che va oltre il visibile e racconta in silenzio qualcosa di noi.”

Emanuela Breda.

 

                                                                   **********

 

Eravamo pronti per incontrarlo e cenare con una pizza assieme a lui.

La serata era calda e iniziava a farsi sentire l’estate. Quella era una serata importante per noi, ci saremmo dovuti incontrare con il donatore e decidere non solo sulla donazione, ma anche sul futuro della nostra vita.

Ci preparammo e irrequieti uscimmo un po' prima dell'ora dell'incontro, incamminandoci verso il centro.

Laura aveva il viso teso, una top da mare nera, leggera con brillantini e strass sul davanti, con spalline strette chiuse a bottone che lasciavano intravvedere sotto di esse quelle ricamate del reggiseno. Un paio di pantaloni classici tipo capri, aderenti e a tubo che le arrivavano alle caviglie e un paio di mocassini del colore beige dei pantaloni, la borsetta pochette in mano come una vera signora, ed era molto bella con il trucco lieve sul viso, leggermente abbronzata con un filo di rossetto sulle labbra e i capelli lunghi sciolti e mossi dallo shampoo che le cadevano sulle spalle.

Era agitata, e nervosa: “Non lasciarmi sola con lui mi raccomando!” Mi ripeté più volte.

“Ma no stai tranquilla!” La rasserenai.

“E non farmi parlare, parla tu, lo sai che non so cosa dire in questo caso e mi vergogno!”

“Ma si stai tranquilla!” La rassicurai ancora abbracciandola, sembrava un pulcino impaurito.

Mentre passeggiando ci avvicinavamo alla pizzeria, camminavo con il cuore in gola, Laura al mio fianco elegante, era timorosa e ansiosa e si leggeva sul viso fermo, con occhi agitati e smarriti, probabilmente spaventati che si guardavano sempre attorno per timore fossimo controllati.

Vedemmo la pizzeria davanti a noi, eravamo quasi arrivati, come in un incontro qualunque lei camminava a braccetto a me che le infondevo fiducia. Ci fermammo di fronte alla pizzeria e osservammo tra e la gente davanti al locale se riuscivamo a identificarlo.

Intorno a noi c’erano turisti vocianti e ridenti. Per un momento mi sentii felice, agitato, eccitato ma felice. Erano mesi che desideravo quel momento ed ora era arrivato e finalmente eravamo lì.

 

Facemmo ancora qualche passo e quando fummo quasi sull’entrata davanti al luogo dell’incontro, sentimmo li lato una voce calda e sicura domandare:

” Roberto ed Elisa?!”

Ci voltammo e guardammo da dove proveniva e vedemmo un tizio che ci osservava sorridente.

Si avvicinò sempre sorridente e quando fu di fronte a noi ripeté:

“Roberto ed Elisa? …Io sono Andrea!”

Capii subito chi fosse, era il donatore.

“Si!” Risposi deciso!” Siamo noi!”

Mentre mia moglie arrossendo, voltò il capo guardando in giro per l’imbarazzo.

Allungò il braccio sempre con quel sorriso che mostrava denti bianchi e regolari e ci diede la mano per salutarci. E ricambiammo.

“Ciao piacere!” Pronunciò lui.

“Piacere!” Risposi io che mi voltai di lato per presentarle mia moglie, quasi nascosta dietro me.

“Piacere!” Disse ancora lui a Laura o Elisa come la chiamava lui.

“Piacere!” Rispose lei guardandolo un attimo in volto allungando il suo braccio esile e stringendogli la mano, per poi subito osservare altrove.

La sua stretta di mano a noi fu dinamica ed energica e avvenne guardandoci negli occhi in segno di sicurezza, la mia fu salda e lo stesso lo guardai negli occhi, mentre quella di mia moglie fu breve, molliccia, timorosa e distaccata nel lasciarsela stringere, sfilandola subito dalla sua. E il suo dire:” Piacere!” Fu un saluto soffocato, distratto e a bassa voce, chinando gli occhi per non guardarlo direttamente in viso, con un sorriso a labbra strette, come un gesto di cortesia. Un tipo di sorriso utilizzato da chi non si sente veramente a suo agio ma vuole comunque apparire cortese. Laura sapeva che lui era il donatore e quindi il suo potenziale partner sessuale con cui avrebbe dovuto accoppiarsi carnalmente per ricevere il suo sperma, e ora ce l’aveva davanti e questo la imbarazzava enormemente e continuava a guardare me o in giro.

Io e Laura eravamo entrambi imbarazzati e lei anche turbata.

Il sorriso di lui invece era sempre accennato sulle sue labbra e accompagnava il contatto diretto della mano e degli occhi, per poi distogliere lentamente lo sguardo, mantenendo sempre l’espressione sorridente.

Probabilmente era un tipo di seduzione non verbale verso la ricevente, in questo caso mia moglie, dimostrando simpatia e interesse per lei.

“Come hai fatto a riconoscerci.” Chiesi stupito. Sorrise di più….

“Siete l’unica coppia di persone serie tra tutta questa gente ridente e divertita, che si guarda attorno come a cercare qualcuno, specialmente Elisa. Disse osservandola e aggiungendo:” È splendida!”

Lei abbozzò un grazie imbarazzato e arrossendo si mise a guardare attorno.

Lo guardai, era un tipo normale, capelli brizzolati e appena lunghi sulle orecchie, con il ciuffo sulla fronte, su un bel viso di forma e di lineamenti anche se non perfetti e regolari. Nel parlare si sentiva la cadenza napoletana.

Era poco più alto di me, ma facendo sport più snello, quel magro muscoloso dei quarantenni. Occhi scuri quasi neri, leggermente abbronzato come la gente del posto che vive sul mare, che gli risaltava il sorriso e i denti bianchi. Era ben vestito, sullo sportivo casual, jeans, maglietta polo Le coste a maniche corte e mocassini scuri. Si, si poteva dire che era un bell’uomo.

Ci sorrideva sempre.

Per un attimo guardandolo pensai a come potesse essere nostro figlio se assomigliava anche a lui.

 

Rotto il ghiaccio delle presentazioni, ci invitò a mangiare la pizza, e ci informò che quella settimana era solo, la moglie era andata in vacanza con i figli a Napoli, e lui li avrebbe raggiunti i primi di luglio.

Ci guardammo titubanti io e Laura, eravamo indecisi se accettare, lei non parlava, sembrava muta, la sua bella presenza, e l’educazione all’apparenza ci faceva una buona impressione, e accettammo, anche se la pizza esulava da quel rapporto sociale e da quello che cercavamo noi. Ma eravamo in vacanza e se ci fosse stato qualche problema, a lui non lo avremmo più incontrato.

Camminando davanti ci fece strada, mentre io e Laura dietro ci guardavamo in silenzio negli occhi.

Al tavolino si sedettero uno di fronte all’altro e io tra loro.

La situazione era emotivamente stressante per lei, con inaspettati rossori in viso quando parlando si rivolgeva direttamente a lei. Il suo rossore improvviso era il segnale di una situazione delicata, snervante e imbarazzante.

Dopo le ordinazioni nell’attesa dell’arrivo della pizza, mentre io e lui parlavamo e lei osservava in giro, non visto in vari momenti scrutavo il cambiamento delle sue aree facciali. I suoi occhi e il viso rivelavano un'emozione che le parole non trasmettevano, in una espressione che dimostrava disagio e apprensione.

 

La capivo, la sua sensazione di preoccupazione e vergogna la manifestava con l’emozione dell’inquietudine, e oltre al rossore del viso, anche con diverse espressioni facciali che faceva pensando di non essere vista sia da altri che da me, come serrare le labbra e aspirarle all’interno della bocca o protrudendole in fuori, come se facesse delle piccole smorfie, con il naso arricciato e le sopracciglia aggrottate sulla fronte, o mettendosi in una posizione espressiva sorridente ma forzata. Il tutto senza farsi notare, ma io la conoscevo bene e sapevo leggere il suo viso, lo faceva anche a casa.

In quei momenti sembrava una ragazzina impacciata. Da una parte mi piaceva la sua apprensione che assieme al silenzio e la postura del corpo parlavano di lei come di una donna timida e timorosa, e dall’altra mi preoccupavano come preludio improvviso per un suo possibile volersene andare via.

Laura nel suo silenzio comunicava più cose con la mimica facciale e i gesti del corpo che con le parole. Il suo viso per chi come me lo conosceva bene espressivamente diceva tante cose, parlavano le sopracciglia, le labbra arricciate o tese, le guance rosse, ed erano segnali del suo umore in quel momento, della sua considerazione assieme a tutta l’espressività prodotta dai movimenti dei muscoli mimici.

 

Assente al nostro chiacchierare seppur invitata più volte da me e da lui a partecipare, preferiva ascoltare toccandosi nervosamente alcune parti del corpo, come i capelli, che con le dita le portava indietro a scoprire le orecchie mostrando involontariamente il suo lobo erotico e l’orecchino, o cacciarli dietro le spalle, o toccandosi il tessuto del suo vestito, dimostrando silenziosamente forte disagio.

L’avvitamento del suo sguardo, il nascondersi il viso portandoci spesso le dita sopra a toccarsi gli occhi, le labbra o gli orecchini. accompagnanti con la tendenza ad abbassare il capo e reclinare il busto in avanti, come per ripiegarsi su se stessa, manifestavano l’irrequietezza rendendola involontariamente più seducente.

Lo stesso la postura a tavola. Incrociava le braccia e conoscendola sapevo che sotto il tavolo univa le ginocchia e metteva i piedi girati all’interno, dando un segnale di disagio, insicurezza e di chiusura.

La vedevo ma restavo in silenzio, in fondo mi piaceva quella sua condizione, aveva qualcosa di eccitante il suo imbarazzo davanti a quell’uomo, il suo possibile donatore di sperma.

Quando parlava che le veniva chiesto qualcosa e rispondeva, la voce era di tono e volume basso, monotona, con lunghe pause di sospiri celati e di inspirazioni prolungate prime di rispondere.

Erano atteggiamenti e risposte psicofisiologiche. Probabilmente aveva un’accelerazione del battito cardiaco e un incremento della pressione del sangue in quel momento assieme al rossore e al disagio di guardare lui, esserne guardata e parlarci assieme.

Il suo disagio diceva molte cose.

Conoscendola bene, anche se all’apparenza non sembrava, percepivo il suo turbamento che mi informava sulle emozioni dello stato d’ animo che aveva in quel momento.

Lui, conversando educatamente con me, facendo finta di nulla tra sorrisi e parole e qualche battuta e constatazione sul gusto della pizza, tra un boccone e l’altro creò un’atmosfera meno diffidente tra noi e più affidabile e notai che osservava spesso Laura, ma in modo non troppo insistente né a lungo, ma quanto bastasse per farla sentire osservata e imbarazzata e a me farmi capire che le piaceva molto. Probabilmente ne era attratto.

Quando i loro sguardi si incrociavano, Laura spostava i suoi gli occhi da un’altra parte, non reggendo il suo su di lei. Quello di Laura era sfuggente, come una toccata e fuga, inconsapevole che quell'abbassare o spostare gli occhi davanti a lui non era solo un atto di disagio, ma poteva essere percepito come un segno di debolezza, mentre lui era sorridente, tranquillo e soddisfatto di quell’incontro preludio della donazione futura.

Quel suo guardarla di sfuggita mi metteva in uno stato di turbamento, misto di gelosia ed eccitazione. Lei silenziosa mangiava, parlava poco a monosillabi, ascoltava. Quell’essere lì con lui, probabilmente oltre che turbarla, forse gli piaceva.

 

A tavola parlammo di tutto meno del motivo perché eravamo lì e di quello che avremmo dovuto fare. Avevo pensato che iniziasse lui a trattare l’argomento, invece non lo faceva. Ci parlava del paese, del mare, del lavoro che faceva e ci chiedeva cosa facessimo noi... se ci era piaciuta Pietrasanta. Poi sorrise dicendo come battuta:

“Porto anche del turismo qui!”

Probabilmente alludendo a noi e tutte le coppie in cerca di donatore.

Era brillante. sapeva chiacchierare e mettere a proprio agio instaurando un rapporto di conoscenza con rispetto.

Laura-Elisa in quel suo stato di agitazione interiore, durante la conversazione non si rese conto che avvicinando le braccia e il busto in avanti sul tavolino, sporgendosi per prendere la sua tazzina di caffè, mise involontariamente in risalto la scollatura dal top, mostrando l’incavatura del seno e il margine superiore del reggiseno ricamato. Quando si accorse di avere il suo sguardo sul seno, con rossore al viso si tirò subito eretta con il busto, coprendolo con il braccio, mentre portando la tazzina del caffè alla bocca lo sorseggiava.

La osservavo e lei mi guardava come se mi volesse dire mille cose.

Si trovava di fronte a lui, il futuro padre biologico del nostro futuro figlio, piena di vergogna, ed era affannata, non si sentiva con la coscienza a posto. E si toccava il viso più del solito e passava nervosamente la mano sul mento e davanti alle labbra come se volesse impedire alle parole di sfuggirgli di bocca, ripassandosi ancora la mano tra i capelli mettendoli a posto anche se non serviva.

Il suo disagio era palpabile e se ne accorse anche lui che la osservava nella sua bellezza di giovane donna appena diventata adulta e di giovane moglie.

Era chiaro che Laura le piaceva, ma non disse mai la parola è “bella” o “attraente” o mi “piace”, perché sapeva che avrebbe rovinato tutto e sarebbe diventato tutto desideroso e sessuale. Aveva esperienza in merito avendo trattato con altre coppie e soprattutto mariti e fecondato le loro mogli, e sapeva che doveva tenere separata la sessualità dalla riproduzione e maternità. Ma anche lui le parlava, con lo sguardo, le espressioni e i sorrisi per farle capire che le piaceva.

Al termine ci alzammo, volle pagare lui anche se desideravo farlo io, poi uscimmo e ritornando verso il centro passeggiammo sul lungomare come vecchi amici o conoscenti, tra la confusione della gente. Laura in mezzo a noi, e a essere vicino a lui era agitata maggiormente e io pure.

Poco più avanti ancora su suo invito ci sedemmo in un dehors a bere e a parlare ancora del più e del meno, senza entrare nell’argomento, lui non lo faceva e noi o meglio io, non avevo il coraggio di iniziare. Ci parlò di sé, ci confermò ancora che era sposato e aveva due figli, due bellissimi bambini maschio e femmina e che sua moglie lavorava nella stessa città ma ora era in ferie con figli dai suoi parenti a Napoli.

Noi le confermammo quanto già detto, la verità:” Siamo di un paese in provincia di Torino, lavoriamo anche noi tutti e due in una nostra piccola impresa, io come titolare e lei…” Facendo segno a Laura:” … come impiegata e come sai non possiamo avere figli purtroppo.” Aggiunsi.

Quella frase senza volerlo servì ad aprire il discorso:

“Voi lo volete davvero un figlio!?” Chiese lui.

“Si! Certo! ...” Risposi io:” Siamo giovani, ti ho spiegato in chat la motivazione e mia moglie ha la vocazione materna. “Guardò Laura e sorrise e lei ricambiò con il viso rosso come il fuoco, ma fermo, con appena un allungamento delle labbra sui lati, come un sorriso smorto.

“Siete pronti dunque?!”  

“Certo! Anche mia moglie!” Risposi facendo segno a lei affianco tra noi.

“Bene anche Elisa è pronta…” Esclamò lui guardandola sorridendo, facendole ancora spostare lo sguardo dal suo e arrossire. Lei imbarazzata, ma silenziosa mi lasciava dire, come se decidessi tutto io, anche per lei.

 

“Allora? “Chiese lui sorridendo:” Siete preparati !?” Guardando gli occhi di Laura.

“Si, ma c’è ancora incertezza! “Risposi.

“Se posso aiutarvi a risolverla questa incertezza…” Dichiarò un po' sorpreso.

“No, ne parleremo ancora tra noi in privato e ti faremo sapere.” Replicai senza dirgli il motivo che sinceramente non conoscevo nemmeno io, ma avevo visto negli occhi di mia moglie una sorta di distacco, di sospensione a quell’interesse per cui eravamo lì!”

“Be lo capisco, riflettete con calma, l’ultima decisione è quella importante.” Affermò con un sorriso, aggiungendo osservando mia moglie:

 “Nessun imbarazzo Elisa!” Esclamò:” Quello che faremo, la donazione, sarà esclusivamente a fine riproduttivo e basta. “Lei non rispose e guardò me.

Quella che doveva essere la serata decisiva, per gli sguardi e le espressioni assenti e indifferenti di mia moglie, si rivelò una serata interlocutoria, di conoscenza.

Al termine dopo essere stati assieme un’oretta e mezza, ci salutammo con la possibilità di vederci la sera dopo se l’incertezza si sarebbe risolta.

Appena soli lei mi prese a braccetto e passeggiammo verso il nostro appartamento senza parlare non ci piaceva discutere di queste nostre cose per strada.

 

Giunti in casa ne riparlammo.

Eravamo tutte e due turbati da quella prima volta, lei più di me, incerta, agitata e timorosa, e conoscendola e capendo subito il suo stato d’animo fui io a dire teneramente:

“Cosa c’è che non va amore?!”

“Ma no… niente, solo che non mi sento pronta!” Rispose con un filo di voce.

“Ma ne abbiamo parlato e riparlato mille volte, siamo appositamente partiti per questo e ora non ti senti pronta?”

“Si… tu avevi detto che quando saremmo stati qui e l’avremmo visto avremmo deciso.”

“Si, ebbene cosa c’è, non ti piace come persona?”

“No! Non è questo…”

“E’ un bell’uomo!” Asserii io.

“Si...un tipo!” Rispose lei.

“Ti piace? “Le chiesi pensando in questo modo di stimolarla ad accettare.

“Si è un bel tipo … educato, rispettoso, pulito, gentile ... ma questo non c'entra, è che io non sono sicura di volerlo fare Roby ...” Pronunciò all’improvviso inquieta: “... non mi va!”

“Come non ti va?!” Ribattei io.

Intuivo che più si avvicinava il momento e più lei era intimorita. Ci fu una discussione tra di noi.

“Ma scusa amore!” Le sussurrai. “Ora che abbiamo incontrato la persona adatta che potrebbe essere quella giusta e risolvere il nostro problema non vuoi più?!”

“No!... Non è che non voglio, ma non mi va così!” Rispose impensierita: “Questa situazione mi fa sentire sporca, è un estraneo, uno sconosciuto anche se è una bella persona, ma non è che mi piace molto, ed è anche napoletano…” Mormorò con un filo di voce e di avversione.

“Va bè Laura!” Esclamai:” Cosa c'entra se è napoletano, neanche a me piacciono molto lo sai, ma non te lo devi mica sposare? Non puoi pretendere Raul Bova o qualcuno del nord, dai!” Dissi per incoraggiarla:” E poi siamo meridionale anche noi!” E risi.

“Si ma noi siamo siciliani!” Esclamò con una forma di orgoglio facendo distinzioni e proseguendo:

“No! Io non pretendo nessuno, non voglio farlo e basta!” Ribatté decisa.

Capii che non c’entrava niente che fosse napoletano, avrebbe detto le stesse cose se fosse stato un tedesco, aveva solo paura ed era insicura.

Spazientito mi allontanai e presi un bicchiere d’acqua, mentre lei seduta sul divano aveva acceso la tv.

Come ci aveva detto lui in chat, capitava a volte che la ricevente ci ripensasse all’ultimo momento, lui era preparato, ma io no e non volevo fare il viaggio a vuoto, oramai avevo deciso.

Probabilmente anche a lei erano ritornate le paure, i rimorsi morali ed etici.

Sapevo che se si metteva in testa una cosa, non c'era niente da fare per farle cambiare idea, quindi quello era il momento meno adatto per discutere e decidere. Allora per rassicurarla le suggerii:

” Oramai siamo qua, lo abbiamo visto e se non erro la nostra impressione su di lui è positiva, andiamo avanti. Vediamo domani cosa succede, non è detto che si faccia, non abbiamo ancora parlato dell’incontro e della donazione, vediamo cosa succede. Ora calmati, se poi non ti sentirai di farlo, non lo farai! D'accordo?” La rassicurai.

“D’accordo! Ma…  non mi sento serena … non mi piace questa situazione. “Ripeté.

“Ma stai tranquillo amore! Ti capisco perfettamente, se non vuoi non lo farai, nessuno ti obbliga, vediamo domani che succede e dove arriviamo.” Ribadii prendendo tempo per parlarle ancora in un momento differente e non con lei in quello stato di inquietudine.

“Capisco le tue paure e ripensamenti. Ma tu amore devi pensare che lo scopo di tutto questo è la maternità, avere un figlio nostro e avere un figlio nostro non è mai una cosa sporca, anche se lui dovrà penetrarti per donarti il suo seme. Pensa al risultato. “Pronunciai.

Restammo d'accordo così andando a letto abbracciandola. Sapevo quale fosse il suo turbamento, fare sesso con lui.

Le accarezzai un po' il sedere e la schiena cercando di stimolarla, rilassarla e distrarla, ma si disse stanca e non volle andare oltre alle carezze e ci addormentammo.

 

La mattina seguente ci alzammo presto e andammo a fare una camminata, un’attività che fa bene al fisico e allo spirito, e perché l’aria fresca estiva di primo mattino senza l’afa oltre che noi, ritemprava i paesaggi del litorale, le spiagge, le barche e il mare, ed erano un dono per gli occhi.

Passeggiammo anche sul bagnasciuga, per attivare la circolazione e bruciare qualche caloria accumulata la sera prima con la pizza, lei indossava uno short e maglietta con un paio di sneakers colorate.

Io un paio di pantaloncini corti, maglietta e scarpette da runner bianche. Dopo quel giro, che io feci con il pensiero fisso sul donatore e forse anche lei, tornammo a casa sudati, fermandoci in una panetteria a prendere delle brioches calde.

A casa ci spogliammo e ci facemmo la doccia, lei per prima, vedendo il suo corpo nudo entrare sotto la doccia, giovane e desiderabile.

Una volta rinfrescatomi ancora gocciolante tornai in camera, Laura era nuda che metteva a posto degli indumenti. Mi sedetti sul letto e asciugandomi i capelli con l’asciugamani la guardai e rimasi in quella posizione non so quanto tempo …. con lei bella, nuda da sembrare una visione. Un corpo attraente segnato solo dalla leggera abbronzatura che mostrava il segno pallido del reggiseno e dello slip.

Le sue mammelle bianche e sode con il capezzolo rosa appena penzolanti al piegamento del tronco e alla forza di gravità, erano invitanti assieme al suo bel culo pallido.

Non resistendo mi alzai e andai dietro e la presi dalle spalle stringendole la vita con il braccio e con l’altro portai la mano sulla mammella accarezzandogliela.

“Sdraiati!” Le sussurrai portandola verso il letto.

“No! Ora no… dai!” Dobbiamo uscire disse e ridendo, si divincolò correndo nuda in cucina.

“Ti faccio il caffe!” Esclamò mentre fuggiva.

“Ottima idea, almeno quello.” Risposi.

Ero eccitato e lo era anche lei, per quel motivo non voleva che la toccassi, perché era una eccitazione che come a me senz’altro anche per lei, derivava dal pensiero di lui e da quello che avrebbe dovuto fare con quell’Andrea e come me si sentiva accalorata; e senza dircelo ci sentivamo entrambi turbati, e si controllava e mi sfuggiva.

Intanto mi vestii e andai in cucina, dove entrato vidi la tavola preparata per la colazione.

“Là c’è la caffettiera, i cornetti ancora tiepidi e anche la tazza piena a metà di latte freddo.” Esclamò facendo segno alla tavola. Era tutto come piaceva a me.

Mi sedetti anch’io e presa una rivista dalla mensola che traboccava di giornali, cominciai a sfogliare le pagine di un settimanale.

Poi vedendola passare nuda davanti alla finestra esclamai:

“Non girare nuda in casa...dai!! Lo sai che non mi piace!”

“Ma se non abbiamo nessuno davanti!” Rispose lei.

“Non mi importa, non mi va!”

“Va bene!” Rispose ridendo e mormorando:” Sei geloso?” E andò in camera, ritornando quasi subito con addosso una mia T short bianca che addosso a lei sembrava extralarge. Era già grande a me, figuriamoci a lei con il suo corpo snello, le faceva anche da gonnellino mini arrivando agli inguini, senza avere nulla sotto. Lei sapeva che un indumento del genere non faceva che amplificare la magnifica visione delle sue gambe. E senza il reggiseno le sue mammelle si muovevano dondolando sotto la ... maglietta.

All’improvviso e inaspettatamente avvicinandosi e mettendomi le braccia sulle spalle e intorno al collo mormorò contenta:

” Ti amo amore!”

Sorrisi di quella improvvisa affettuosità. “Anch’io! “Risposi.

In quel momento ci stavamo osservando come innamorati. Io imbarazzato contraccambiai l’abbraccio senza replicare e la baciai con la lingua in bocca. C’era qualcosa di conturbante tra noi, di eccitante e peccaminoso, forse la conoscenza della sera prima del donatore, ma ipocritamente da buoni borghesi non ce lo dicevamo per pudore.

 

In tarda mattinata mentre camminavamo verso la spiaggia chiacchierando, pensai che era il momento buono per riparlare a Laura del donatore.

Lei aveva il suo grosso cappello a falde con il fiocco di nastro che le ombreggiava il viso e indossava gli occhiali da sole che praticamente le nascondevano lo sguardo e si sentiva più tranquilla.

“Allora cosa facciamo amore?” Domandai appena seduti sulle sdraio:” Siamo partiti convinti di praticare questa donazione e adesso ti vengono i ripensamenti? “

“Te l’ho detto ho paura…”

“Ma paura di cosa? Sei solo insicura, ma bisogna che pigliamo una decisione amore, se non si fa niente ce ne torniamo indietro.” Affermai visibilmente alterato.

” I suoi esami andavano tutti bene, anche i tuoi e mi pare che sei nel primo di questi cinque giorni di fertilità, sei nella massima ovulazione, ci sono tutte le condizioni perché riesca e vada a buon fine e ritorni a casa incinta. Tu devi pensare solo al figlio e a nient’altro.

Poi lui è pratico di donazioni, hai visto anche tu in chat cosa ha scritto, parlava delle sue precedenti donazioni come esperienze ricche, interessanti, come un regalo fatto dal marito alla propria moglie o viceversa dalla moglie al marito.”

Lei mi ascoltava in silenzio e io mi trovavo nel paradosso di una situazione Kafkiana dove dovevo convincere mia moglie ad avere un rapporto sessuale con un altro uomo per il nostro futuro. Detto in termini brutali e osceni, quasi pregarla che si facesse chiavare da un altro.

Poi sbottò:  “Ma lui è grande, è un uomo!”

“Un uomo?... Cosa c’entra? ...Ha 42 anni, lo sapevamo prima di venire qui la sua età, cosa volevi un ragazzino?... “Chiesi proseguendo:” Uno di quelli che magari non sa fare niente e ci prende solo in giro?”

“No ...ma...” E prima che aggiungesse qualcosa dissi:

“Con un uomo adulto, molto più grande ci si sente al sicuro e anch’io mi sento convinto della donazione praticata da lui, che non da conseguenza dopo. “Includendo e cercando di convincerla:” È una bella persona anche d’aspetto e assieme a te ci darà senz’altro un figlio bellissimo. È solo questione di pochi minuti amore, cinque forse e tutto è finito, diventi madre.”

Mentre lei in silenzio ascoltava e pensava sotto il cappello che le ombreggiava il viso e dietro gli occhiali da sole guardando il mare, anch’io riflettevo.

Certamente come persona lui gli piaceva e questo era positivo, da come parlava si vedeva che era una persona posata, attenta e riflessiva, il contrario di me che nelle cose ero più superficiale.

Era innegabile che un bell’uomo maturo, esercitasse un fascino in cui una giovane donna non poteva restare indifferente, e questo succedeva anche a Laura. Andrea rappresentava uno stile e un approccio diverso dagli altri e ci dava tutta la rassicurazione e le garanzie di cui in quel preciso momento avevamo bisogno; come la comprensione, la tenerezza e l’esperienza del vissuto, del saperlo fare, che un ragazzo non poteva avere per una semplice questione di età.

 “Lo farai di spalle, senza che lui ti veda in viso e tu veda lui, ti donerà lo sperma in vagina da dietro e non ci sarà nessun tipo di coinvolgimento ne contatto visivo tra voi. “E dichiarai all’improvviso:” Ma per favore decidi o sì o no, siamo venuti qui apposta.”

Lei nel suo silenzio e guardare il mare continuava a pensare e nel suo riflettere coinvolgeva mimicamente tutte le parti del suo volto al di fuori degli occhiali da sole, la fronte e la bocca.

In quel suo bel viso dolce l’espressione era nascosta, ma sapevo che avrebbe accettato.

“Va bene lo faremo! “Esclamò inaspettatamente:” Ma come hai detto tu, solo pochi minuti e da dietro le spalle, non voglio vederlo davanti e che mi veda in viso!” Esclamò determinata. Proseguendo:” Non voglio essere accarezzata né toccata e inoltre lo faremo una sola volta e non le tre che dice lui.  Sono feconda e farlo una o tre volte non cambierebbe niente se non per il suo piacere carnale.”

 “Certo!” Risposi, sorpreso da quella decisione repentina:” Lo faremo così! Come vuoi tu! L’importante è che ti fecondi e non sia fare sesso. “Ripetei. “Il nostro scopo è solo avere un figlio.”

“Si ma parlagli chiaro che dopo non ci siamo sorprese, io non voglio vederlo in faccia e avere nessun tipo di contatto con lui oltre la donazione.” Puntualizzò ancora.

“Certo amore, oggi lo chiamo e glielo dirò e vedremo anche quando compiere questa donazione.”

Aveva accettato, in quel momento dentro di me ero stupidamente felice, contento che accettasse la donazione di sperma e di conseguenza quella contentezza involontariamente ricadeva nell’essere anche felice che lui me la chiavasse e mi sentivo esaltato e allarmato a provare tale emozione... Esaltato perché finalmente si compiva questa donazione e avremmo avuto un figlio, allarmato perché quel tizio avrebbe posseduto carnalmente mia moglie. E pur con tutte le attenzioni e le motivazioni nobili che c’erano, non era facile accettarlo, anzi era difficile, sia per lei che per me. E inoltre perché mi sentivo turbato, attratto e provavo eccitazione al pensiero che bene o male, al di là della motivazione materna, l’avrebbe posseduta.

Ma oramai eravamo arrivati a un punto di non ritorno e saremmo andati avanti.

 

Durante il pomeriggio lo chiamai allo smartphone, gli chiesi se potevo incontrarlo da solo finito il lavoro che dovevo parlargli e non mi piaceva farlo al cellulare ma di persona. Lui stupito accettò.

Ci incontrammo verso le 18.00 nel posto dove ci eravamo visti precedentemente, ma quel tardo pomeriggio eravamo solo noi due. Arrivò in auto e posteggiò a fianco al lungomare.

“Così definiremo una volta per tutte questa storia.” Pensai.

Scese sorridendo con gli occhiali da sole in volto, facendo la sua bella figura fisicamente.

“Tua moglie non c'è?” Mi domandò curioso.

” No! Elisa è andata in giro a curiosare per negozi. Ha preferito non esserci in questa fase.” Risposi.

“Hai detto che mi devi parlare?”

“Si! Ma quello che devo dirti non è niente di particolare e spero che tu non ti offenda e che capisca.”

“Ehh !!... E cosa mi devi dirmi di così importante? Guarda che se avete cambiato idea non c’è nulla di male, siete liberissimi di farlo.” Rispose.

“Non sono io che ho cambiato idea...” Replicai.

Lui mi guardò ed esclamò: “Elisa?!”

“Vieni! Sediamoci in un tavolo appartato così parliamo meglio e in modo riservato.” Lo invitai, e per farmi coraggio anche se non ero abituato, ordinai un aperitivo alcolico. Due apericene.

Nonostante ero preparato, ero emozionatissimo, mi tremavano le mani che cercavo di tenere ferme e nascoste, mi feci coraggio e iniziai dicendogli:

” Elisa non ha cambiato idea, ma inizia ad avere timore e dei ripensamenti …”

“Capita!” Esclamò comprensivo.

“I suoi ripensamenti non riguardano te personalmente, ma la donazione e il metodo in sé stesso.”  Diedi una sorsata e continuai.

“Sai tra me e mia moglie c'è un rapporto particolare ...” Dissi io:” ... diverso dalle altre coppie, ci vogliamo molto bene, siamo innamorati, ci amiamo, ma…non so come dire.”

“Parla!” Esclamò.

Mi feci animo sorseggiando ancora l’apericena leggermente alcolico e prosegui:

“Sai come sono le donne, specie quelle innamorate… per lei ricevere la donazione è come se mi tradisse e un po' sono sincero lo è anche per me …”

Lui accendendosi una sigaretta ascoltava in silenzio. Diede una boccata espirò e disse serio:

“Guada che lo scopo non è il sesso, mi pare che ne avevamo già parlato in chat. “

“Si lo so, però lei lo vive così! Sono riuscito a convincerla ma a determinate condizione, che sono le sue e le mie, che poi non sono altro che quello che avevi detto tu in chat. “Affermai e continuai.

“Lei però non vuole vederti in viso quando avverrà, si vergogna, si sentirebbe sporca e quindi tu dovresti prenderla come avevi detto che già hai fatto già con altre riceventi, da dietro, in fretta, senza spogliarla e baciarla o accarezzarla, alzandole la gonna e tirandole giù le mutandine e basta! Non la devi toccare come ti ho già detto e dovrai praticare la donazione con lei praticamente vestita.”

“Vestita?” Ripeté lui deluso:” Con questo caldo?”

“Si, anche se fa caldo. Elisa non vuole essere accarezzata, toccata e baciata, solo essere penetrata e ricevere la donazione di sperma e basta.” Precisai.

“E inoltre praticherete solo una donazione e non le tre che dicevi tu per sicurezza. Lei ne vuole fare solo un visto che dagli esami ha una ovulazione alta e probabilmente resterà incinta la prima volta.”

“Ma con tre si è più sicuri!” Esclamò.

“Lei dice che ne basta e ne vuol fare solo una.” Ribadii.

Vidi che restò deluso, essendo un bell’uomo e piacendole Elisa che era una bella ragazza pensava che avesse concesso di più, e invece….

Vidi che pensava. poi mormorò con un pizzico di malizia e fastidio:

“D’accordo! Lo faremo come desidera la signora!”.

“Però sarebbe meglio nudi. A me piace farlo nudi, è più bello e poi mi piace farlo nel letto, sdraiati.”

“No… lo farai come avevi detto, prendendola da dietro. Gli tiri su la gonna e giù le mutandine e la prendi così.” Aggiunsi:” In piedi… con lei piegata leggermente in avanti.”

“Ma guarda che anche così, devo tenerla per i fianchi o sulla schiena per accompagnare la spinta, un po’ devo toccarla, e poi devo accarezzarla quel minimo da eccitarmi, non sono mica un robot.”

Da una parte lo capivo:

“Va bè tenerla per i fianchi è un conto, e qualche carezza iniziale sulla schiena va bene ...ma senza tutto il resto.” Ripetei.

Restò in silenzio poi mormorò:” Io sarei contrario a questo modo, ma se voi volete così!... Va bene!... D’accordo!... Certo che è strana tua moglie, farlo vestita... suderemo!”

“Lo so, ma lei è fatta così è timida e si vergogna a farsi vedere nuda.” Ribadii.

“Va bene! “Esclamò ancora lui un po' stizzito. Farò come volete. Facciamo come vuole la signora se è più sicura così. “Ripeté.

Poi guardandomi seriamente mi chiese in un linguaggio asessuale:

“E tu cosa farai mentre io dono e lei riceve? “

“Niente!” Replicai.

“Guardi?” Domandò.

“Si! Certo!” Risposi. “Resto vicino a lei.”

Restò ancora in silenzio, diede ancora un'altra boccata alla sigaretta e fece una lunga espirazione di fumo sorseggiando l’aperitivo.

“D'accordo!” Esclamò: “Ma guarda di non fare scherzi e farti prendere dalla gelosia in quei momenti poi, piuttosto mettiti dietro una porta. “

“No… No.… stai tranquillo.” Lo rassicurai. “Io sono preparato.”

“E quando vorresti farlo?” Chiese

“Non so! “Risposi.

Fu lui a dire: “Visto che ha questi ripensamenti e ora si è decisa, conviene non perdere tempo e farlo subito. Stasera… dopo cena! “Esclamò deciso. Lo guardai e lui continuò: “Invece di uscire fatevi trovare in casa che vengo da voi alle 21.00.

“Siete d'accordo allora per stasera?” Domandò ancora.

Mancavano solo tre ore, nemmeno io ero preparato così in fretta, ma probabilmente aveva ragione lui, bisognava cogliere l’attimo.

“Si, ora le parlo, ma penso di sì, se così non fosse ti chiamerò al cellulare, se non ti chiamo vieni pure. Sai dove siamo!” Esclamai.

“Si! D'accordo!” E aggiunse sorridendo spegnendo la sigaretta nel posacenere.

“Come vuole Elisa, stasera te la riempio tutta di sperma, sono più di tre giorni che non faccio sesso con mia moglie, da quando è partita. Gli devo dare degli schiaffi per farlo restare a riposo.” Disse nella sua napoletanità ridendo e scherzando.

Quella frase non mi offese, anzi... mi fece avere un tuffo al cuore e mi procurò un sintomo di erezione. E io risposi:

“Stasera vieni a casa nostra, beviamo qualcosa e vediamo come va...cosa succede, intanto abbiamo già deciso…”

Mi guardò chiedendo ancora:” Tutto a posto allora?”

Annuì con la testa accaldato e imbarazzato.

Ci alzammo con quell’accordo, lui andò alla cassa, pagò e andò via dicendomi con un sorriso:

“Salutami Elisa!”

Io andai a cercare Laura in centro tra la gente. La vidi ferma davanti a una vetrina che curiosava, mi avvicinai, la baciai sulla guancia e le sussurrai:

“E' fatto! Tutto apposto, è per stasera!”

“Per staseraaa!!??” Esclamò Sorpresa e allarmata.

“Si alle 21.00 viene a casa nostra.”

“Ma gli hai detto tutto? “

“Certo, come abbiamo programmato noi.”

Mi guardò scrutandomi incredula negli occhi, diventando subito agitata e ansiosa e tornammo a casa senza parlare, dove la misi al corrente dei dettagli, dicendole che lui aveva accettato le nostre e noi le sue condizioni. Un rapporto distaccato posteriormente, solo per donare sperma e basta.

E ridendo la misi al corrente:

 “Pensa che lui pensava di farlo nudi tutte e due nel letto. Ha fatto una faccia quando gli ho detto di no!”.

“Ma non è troppo presto stasera? Non si poteva fare domani o dopo?” Mormorò Laura.

“No, ha preferito subito. Pensa al lato positivo amore... domani mattina quando ti sveglierai e ti alzerai sarai già incinta!”

“Ma gli hai detto che lo farò solo una volta e non tre?”

“Si, glielo detto tutto stai tranquilla e ha accettato tutto…”

Abbozzò un sorriso preoccupato e la informai ancora.

“Ha detto che viene dopo cena, suona il citofono e noi gli apriamo il portone. Gli ho detto che il nome è Rossi.” E quasi esultante e felice ripetei: “Ha accettato le nostre condizioni, niente baci e carezze se non qualcuna iniziale per eccitarsi e avere l’erezione, e sarai vestita, e per non vederlo in viso, sarai di spalle e lui ti tirerà su la gonna e giù solo le mutandine, e come d’accordo ti prenderà … “Subito mi corressi:” … ti donerà vaginalmente da dietro.”

“Oddio Roby, ho paura!... Ho paura!” Esclamò vedendomi deciso e pronto. Ma ero teso e insicuro anch’io purtroppo, ma mi mostravo sereno per darle tranquillità.

“Ma no!... Che paura!... Pensa che se va tutto bene, tra qualche giorno ritorniamo a casa che sei incinta, e avremo un figlio.”

Contagiata da quella mia gioia apparente, sorrise anche lei abbracciandomi e baciandomi, sussurrandomi:

“Si!! Ma ho paura! Non so se riuscirò! Tu stammi vicino… non lasciarmi sola, tienimi la mano…”

“Certo, io sarò al tuo fianco amore e vedrai che ci riuscirai!... Ascolta amore! “Dissi spazientito:” Lui stasera … anzi tra poche ore verrà qui, berremo qualcosa, se non te la senti e hai ancora paura glielo diremo, sperando che non si arrabbi e se né te torni indietro, viceversa, se ti sentirai, vi alzate e procediamo con la donazione come detto e andiamo avanti. Decidiamo tutto sul momento. D'accordo? Ricorda che sarà questione di una decina di minuti al massimo, poi tutto sarà finito.” Affermai.

“Si, ma senza baci e carezze e come hai detto tu da dietro che non lo veda in faccia.” Ripeté imbarazzata quasi vergognandosi di dirmelo.

“Si! Tranquilla.” La confortai.

 

Andò in bagno a lavarsi, mentre io seduto davanti alla tv accesa pensavo.

Quando uscì dalla doccia le rammentai:

” E ricordati una cosa che deve sempre essere il nostro faro, tu lo farai solo per restare incinta, avere un figlio e basta. Il motivo è la maternità. Questo per te e per me sarà un sacrificio. La donazione di sperma non è un rapporto sessuale con lui, non ti deve interessare e non ci deve essere nessun contatto e coinvolgimento dal punto di vista fisico e mentale.”

“Si certo.” Rispose ansiosa e per convincersi di più aggiunse: “E poi sono tanto tesa e non ho nemmeno tanta voglia di farlo, di riceverla, lo faccio solo per farmi fecondare e basta!” …

” Brava!!” Risposi io turbato.

E la sua agitazione e ansia dimostravano che era labile, insicura.

 

 

 

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