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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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ANALISI DI UN CUCKOLD IN TERAPIA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

ANALISI DI UN CUCKOLD

 

Cap. 8     LE DONNE…. SONO TUTTE UGUALI…!

 

NOTE:

“Non sono turbato perché mi hai tradito, ma perché non potrò più fidarmi di te!

Jim Morrison.”

 

 

7° SEDUTA PSICOTERAPEUTICA.

 

Quel giovedì entrai nello studio, ci salutammo, la dottoressa sorrise e mi accomodai da solo sul lettino. Il tempo lentamente era passato ed erano quasi due mesi che avevo iniziato le sedute e da parte mia c’era maggior fiducia verso la psicologa, ne avevo apprezzato le capacità e l’umanità. Eravamo giunti alla settima seduta, nelle precedenti avevamo parlato di me e della mia famiglia, soprattutto di mia madre, il mio rapporto con lei e le avevo rivelato il mio terribile segreto quello che per tanto tempo mi aveva tormentato. Finalmente dopo tanti anni l’avevo confidato a qualcuno ed ero contento di averlo svelato a lei e mi sentivo meglio.

Ora avremmo iniziato a parlare di me, di mia moglie di quello che avevamo fatto, del perché io ero diventato un cuckold e lei come si dice nei paesi anglosassoni, una Sweet lady, una hotwife o semplicemente come viene detto volgarmente in italiano, un’adultera, una porca… una troia che la dà a tutti… E ora avrei parlato di noi, dei nostri più intimi segreti.

Appena fui comodo e lei si sedette affianco a me con il block notes, pronunciò:

“Bene riprendiamo… con le sedute precedenti abbiamo raccolto materiale interessante per la sua analisi e per la risoluzione dei suoi perché.  Ora analizzeremo come mai è diventato un cuckold…!” Esclamò leggendo gli appunti sul block notes, e come se avesse letto qualcosa di interessante, all’improvviso si interruppe da dire altro, esclamando:

” Ah…a proposito un’ultima cosa, riguardo sua sorella… cosa centrava lei con Vincenzo a parte quei compimenti che le fece in negozio davanti a sua madre?... Perché ha detto che le ha rovinato la vita?”

“Centra…” Risposi:” … ora le spiego, anche se è solo una mia idea, e per completezza le voglio dire che questo tratto che riguarda mia sorella, fa parte del discorso che facevo nell’altra seduta.

Quello che le accadde, avvenne due anni dopo che mia madre era diventata l’amante di Vincenzo. Mia mia sorella si sposò… Si perché nonostante tutte le attenzioni di mia madre:< … non deve vedere questo, non deve andare con quello, tu guarda e controlla dove e con chi va tua sorella … >, alla fine si è sposata anche lei a 19 anni e incinta, di un uomo che ne aveva 30 di anni, un carabiniere meridionale, siciliano come noi, in servizio nella stazione dei carabinieri di una città vicina alla nostra. “

“Si è sposata giovanissima sua sorella…”

“Eh sì nella nostra famiglia le donne… le ragazze…” Mi corressi_” … appena erano in età da marito, cioè dopo i 18 anni venivano fatte sposare.  Io queste cose che sto per dirle le l’ho sapute dopo, se no l’avrei impedito …”

“Impedito cosa?”

“Il matrimonio di mia sorella, o almeno così mi piace pensare che avrei fatto. “

“Come ha conosciuto sua sorella questo carabiniere trentenne?” Mi domandò interessata la psicologa. E risposi:

“Qui centra di nuovo quel bastardo di Vincenzo, che frequentando sempre mamma quando papà era imbarcato e vedendo mia sorella in giro con le amiche, bella, attraente appena sbocciata e in età da marito, disse a mia madre probabilmente in uno dei loro incontri amorosi:

< Nunziedda…> Come la chiamava lui con il diminutivo familiare e confidenziale:< … Io ho un nipote carabiniere che presta servizio in una stazione del nord e che cerca moglie. Ma vuole una ragazza del sud, delle nostre parti, seria, che pensa a modo nostro… Perché non gli fai maritare tua figlia Susi…” E mise in testa a mamma di fare maritare mia sorella con questo suo nipote, anche se era più vecchio di età. La esortò e convinse, le disse:< È un carabiniere, ha un posto fisso, Susi sarebbe rispettata da tutti e anche voi. E vi imparentereste bene.>”

Io lo vidi quando venne a casa nostra, era un tipo alto e magro con i baffi.”

“E sua madre che fece?”  Chiese la dottoressa interessata.

Mamma ne parò con la zia informandola: < U bruttu…> lo chiamavano sempre così tra loro:<…mi ha fermata per strada…> anche se non era vero:< … e mi ha detto che avrebbe un nipote carabiniere che cerca moglie, che si vorrebbe maritare e mettere su famiglia, ma non vuole una ragazza del nord, vuole una come a noi… una siciliana. E lui ha pensato a Susi che è una ragazza seria e compaesana e mi ha fatto la proposta.>

< E tu che le hai detto?> Le domandò mia zia.

< Che visto che mio marito non c’è, ne parlavo con te!>

E così su consiglio di zia, presero un appuntamento e andarono tutte e due nel suo negozio a parlargli…”

“A parlargli di cosa?” Domandò la dottoressa.

“Di mia sorella, perché mia zia essendo più grande di mia madre era come un punto di riferimento in famiglia, una mamma, la consigliava oltre che aiutarla. E così si accordarono…”

“Si accordarono di cosa? Di fargliela sposare al carabiniere?” Domandò con disappunto.

“Si, ma prima dovevano conoscerlo e un pomeriggio concordato vennero a casa nostra, Vincenzo con questo nipote in divisa, mamma, zia e mia sorella e io con mio fratellino seduti in disparte, e parlarono, si presentarono, si fece il caffè, e si mangiarono i dolci…

A me non piaceva come persona, in divisa sembra più vecchio dei suoi trent’anni, quasi suo padre. “

“Ma suo padre non c’era?” Domandò.

“No, mio padre navigava in quel periodo e non c’era e chi decideva tutto era la mamma su consiglio di zia, sua sorella più grande. A lui l’avrebbero informato e quando sarebbe ritornato avrebbe preso la decisione finale, che in genere era la conferma di quello che diceva la famiglia, mamma e zia.” 

Feci una pausa e vidi la contrarietà sul suo volto e ripresi:

“A mamma comunque era piaciuto come persona, anche se molto adulto per mia sorella. Lui ha chiesto il permesso a mia madre e mia zia vista la mancanza di mio padre che navigava, di poterla frequentare e venirla a trovare per conoscersi meglio e mamma d’accordo con zia glielo diedero. E quindi le domeniche pomeriggio poteva portarla al cinema o passeggiare …a ballare non credo… e acconsentirono che la corteggiasse. E poi era un carabiniere e con il permesso di mamma, ha iniziato a frequentarla.”

“Si, ma a sua sorella piaceva quel tipo lì?”

“Chi?” Domandai.

“Il carabiniere:” Rispose.

“Credo di sì, se ci usciva assieme.  Non è che mia madre e mia zia a mia sorella la forzavano dicendo:< Tu ti devi sposare con questo perché lo diciamo noi…> Come fanno gli arabi. No, lui si presentò educatamente a casa per parlare con mio padre, in questo caso con mia madre perché lui non c’era, ma come detto papà veniva informato da mamma che gli scriveva e gli diceva tutto.  E lui, il carabiniere come già detto, una volta conosciuta la famiglia, chiese a mamma il permesso di uscire con mia sorella e mamma sentita mia zia, che era favorevole, gli accordò il permesso, informando poi per lettera mio padre che questo carabiniere aveva avuto il consenso della famiglia di iniziare a frequentare Susi e che anche zia acconsentiva a che lui uscisse con lei. “ 

“Tutto complicato e scandaloso…” Mormorò la dottoressa scuotendo la testa.

“Eh sì…lo so!  Oggi non è più così, ma allora si usava in questo modo… Però mamma non decideva da sola, prima di farlo venire a casa ne aveva parlato con mia sorella dicendole nel nostro dialetto:

< Susi…c’è un ragazzo, un pretendente che vuole chiederti in sposa, è un carabiniere, ti va di uscirci insieme a lui a passeggiare qualche volta per conoscerlo?>

Mia sorella ha detto di sì e loro hanno dato il permesso a questo carabiniere di venire a casa nostra e presentarsi e poi di uscire assieme a mia sorella.”

“Indecente…” Mormorò la dottoressa:” Indecente…Vada avanti!”

 “So che per voi è strano e difficile da capire, ma era un’usanza del sud che c’era in quegli anni. Anche mia sorella era stata educata come mamma, come zia e come nonna prima di loro, che un giorno le avrebbero presentato un pretendente e lei avrebbe scelto.”

“Ma scelto cosa? Cosa ha scelto sua sorella?” Esclamò la dottoressa:” … Se era l’unico pretendente?”

“Poteva dire di no!” Risposi io:” Si vede che le è piaciuto il carabiniere o la divisa.

Comunque tra la nostra gente era la prassi quella, anche se ora è cambiata.  Come dicevo anche mia madre, mia zia, mia nonna e le cognate si erano sposate tutte in quel modo lì, aspettando la richiesta di qualcuno che le chiedesse la mano e la famiglia esprimesse il suo parere, e poi lei il suo… e avrebbe deciso.”

La dottoressa restò in silenzio e poi mormorò:” Come gli arabi no… ma quasi! Non posso dire di essere scandalizzata perché ho visto di peggio, ma mi sento mortificata come donna.”

“Si era sbagliato dottoressa, lo so …” Aggiunsi io.

“Sbagliato? … Medioevale direi!” Esclamò risentita, per poi chiedermi subito: “Mi scusi, ma sua madre che viveva già lei in prima persona una situazione anomala, con un marito lontano, come poteva comportarsi così con sua figlia, di darla in sposa a qualcuno solo perché piaceva a lei e a sua zia e aveva una posizione?!”

“Glielo detto, è difficile da capire, ma allora si usava così. Lo ritenevano adatto a lei.”

“E si è sposata incinta?” Mi domandò ancora:” Come mai incinta… se era tutto programmato?”

“Si! Come detto si è sposata incinta. Questo carabiniere che si chiamava Lillo, diminutivo di Calogero, aveva il permesso di uscire con mia sorella, e poi era un carabiniere, un buon partito…”

“Ma se sua sorella avesse detto di no!? Che non gli piaceva… Che succedeva?”

“Io oggi ragiono con la mentalità di ora e sono contrario a queste cose, ognuno ha il diritto di scegliere il proprio partner, ma allora non so... credo che se lo avesse manifestato, mamma e zia avrebbero parlato con lei per convincerla…”

“Per convincerla?!” Domandò inorridita.

“Penso di sì… comunque non ce ne fu bisogno, non si arrivò mai a quello, perché una sera o un pomeriggio che sono usciti assieme, non so come sia successo, lui ha raccolto il suo fiore, la deflorata facendola diventare sua e donna contemporaneamente, e non solo, la messa pure incinta, secondo me volutamente perché in quel modo lì si sarebbero dovuti sposare per forza. Vatti a fidare dei carabinieri!” Esclamai per battuta sorridendo, aggiungendo:” E comunque per me, mio cognato lo ha fatto apposta a ingravidarla, ha visto una bella ragazzina così, giovane, fresca, educata e di buoni principi, perché anche mia sorella pur essendo molto mediterranea era una bellissima ragazza, e la ingravidata volutamente per non farsela scappare… forse su consiglio di quel bastardo di suo zio Vincenzo…”

“…E magari questo Vincenzo e nipote d’accordo con sua madre e sua zia a ingravidarla…?” Aggiunse la dottoressa disgustata e risentita.

“Non so… Questo non credo, non penso che zia e mamma potessero dare un consiglio del genere a quel carabiniere di metterla incinta mia sorella per facilitare tutto… e poi lui aveva 30 anni e mia sorella solo 19 anni.”

“Però fatto sta che la posseduta e messa incinta?” Pronunciò ancora.

“Beh si!” Ribattei io.

Sospirò indignata e pronunciò: “E poi cosa successe?”

“Una volta che si scoprì che era gravida, e lui tramite suo zio Vincenzo lo venne a sapere, si presentò in famiglia con suo zio e sua madre, sorella di Vincenzo, vennero da mia madre, da zia e mio padre che nel frattempo era sbarcato, dicendo lui:

< Sono dispiaciuto per quello che è accaduto, non era mia intenzione e non volevo mancarvi di rispetto perché ho intenzioni serie.> Dicendo: < Ma è successo! Purtroppo l’amore e il desiderio di vostra figlia è stato forte e ho mancato. Comunque sono qui pronto a riparare. E per questo vi chiedo vostra figlia in sposa.> Chiedendo a mio padre e a mia madre la mano di mia sorella che le fu accordata e si sposarono. “

“Riparare?... E sua sorella in tutta questa storia era come se non ci fosse? Non fu nemmeno interpellata?  Non decideva nulla?” Domandò seccata.

“Eh lei era incinta, che poteva fare? Da come si ragionava allora se non l’avesse sposata lui restava disonorata e non l’avrebbe più voluta nessuno con un figlio. Lei accettò, pur sapendo io che lei era invaghita di un altro, un ragazzo della sua età, un suo amorino segreto e che forse di nascosto l’aveva anche baciato in bocca. Ma non disse nulla, su consiglio di mamma e della famiglia acconsentì a quella scelta, accettò anche lei, si sposarono in pompa magna in chiesa, lei con l’abito bianco … e andarono a vivere a Roma dove lui era stato trasferito. Lei non ha mai lavorato, in compenso gli ha dato tre figli…  e ha sempre fatto la casalinga e la mamma.  Lui è diventato anche maresciallo.” 

“Ed è stata felice sua sorella?” Mi chiese.

“Si, penso di sì, hanno tre figli.”

“Si ma avere figli non significa essere felici.” Ribatté.

“Be io credo di sì, l’ho vista tre anni fa, mi pareva felice, oramai è sovrappeso, un po' giunonica per le gravidanze e il mangiare che le piace. Certo non è più l’acciughina di una volta, la ragazza magra e snella di quei tempi che parlo ora, di quando la spiavo nuda in bagno. Ma è ancora bella anche se è ingrassata, con il viso pieno e rotondo e i capelli a caschetto tinti castano.”

“E così siete diventati anche parenti con quel Vincenzo?” Dichiarò.

“Purtroppo sì, ma io non l’ho mai potuto vedere, anche quando mia madre d’accordo con mio padre, durante le estati mi ha mandato ad aiutarlo a fare il garzone.”

“E quindi poi come finì questa storia di sua madre con Vincenzo?”

“Fini che durò qualche anno ancora, credo cinque o sei, poi lui invecchiando era stato male, e anche ricoverato in ospedale e così decise di chiudere il negozio-magazzino e ritornarsene in Sicilia dai suoi figli. Vendette tutto e dopo aver salutato mamma, i conoscenti e i paesani se ne andò, ritornò giù.”

“E sua madre?”

“Eh mia madre l’ha lasciato andare, in fin dei conti lui era solo l’amante, ha accettato, il marito e la famiglia erano un'altra cosa. E anche per lei, gli anni passavano, oramai andava verso i cinquant’anni, era sempre una bella donna che piaceva agli uomini anche se un po' giunonica, me ne accorgevo da come le parlavano e sorridevano…” 

“Dopo Vincenzo non ha più avuto nessuno sua madre?” Chiese la dottoressa maliziosa.

“Non so! Come detto anche se leggermente formosa era una bella donna corteggiata soprattutto nel nostro ambiente, ma non l’ho mai più vista con nessuno, anche perché non mi interessava più, io incominciavo a uscire con le ragazze e mamma non mi importava, volevo dimenticare.”

“Era più libera quindi?”

“Si, certo, zia usciva poco da casa per via delle gambe, andava lei a trovarla, ma poi era diventata indipendente, emancipata, faceva le cose senza chiedere a nessuno e le diceva dopo che le aveva fatte.”

“Del tipo?” Domandò la dottoressa.

“Del tipo… per esempio, che prima andava in un posto a fare acquisti da sola e poi ce lo diceva….

“Oh che danno…!  Che emancipazione…! “Esclamò ironica la dottoressa.

“E quindi la famiglia si era ridotta?” Pronunciò.

“Si, in casa eravamo restati solo in tre, io lei e mio fratello che era cresciuto, che aveva dieci anni e insieme e a lui girava…”

“In che senso giravano? “

“Si, qualche escursione… con le conoscenti, oppure andavano anche da mio padre quando veniva con la nave in qualche porto italiano, oppure facevano delle gite loro, andavano nei santuari a visitarli e dormivano fuori uno due giorni. Andavano anche a trovare mia sorella Susi a Roma e si fermavano una settimana o parecchi giorni… lo stesso durante le feste pasquali e natalizie o d’estate che mio fratello non aveva scuola. Andavano anche giù in Sicilia, in paese a trovare i parenti.”

“E andava a trovare anche Vincenzo?” Domandò ironica.

“Questo non lo so!” Risposi:” Ma non credo, lui abitava con i figli in un altro paese vicino. E comunque non certo sessualmente con i malanni che aveva lui.

“E lei Mimmo restava solo?”

“Si…  oramai avevo più di vent’anni e poi c’era zia se avessi avuto bisogno, e non dicevamo niente quando mia madre girava, c’era mio fratello piccolo con lei, anche se era facile lasciarlo a giocare con qualcuno e sparire due ore… e poi che potevo dire? Anche se si era fatta qualche altro amico qui, come facevo a saperlo? E poi non mi interessava, quando c’era mio padre era sempre per lui.

Guardi dottoressa, io poi avevo superato i vent’anni, iniziavo a uscire con le ragazze, ero un bel ragazzo, assomigliavo molto a mia madre e non è per dire, le ragazze non mi mancavano e a mia madre le volevo molto bene, le avevo perdonato tutto anche se lei non sapeva che ero a conoscenza del suo segreto, e crede che anche se avessi scoperto qualcosa di lei, che magari avesse allacciato la relazione con qualche altro uomo, paesano o no, non l’avrei perdonata?”

“Eh sì…penso proprio di sì che l’avrebbe perdonata.”  Mormorò la dottoressa:” … Così è finita quella storia con Vincenzo?”

“Si… sono stato uno scellerato, ho provocato senza volerlo una situazione sessuale a mia madre e poi ho lasciato che lei e Vincenzo si incontrassero e facessero sesso...avessero una relazione. Nel corso degli anni in tante occasioni, ho riflettuto sulla situazione che ho originato.” Dissi.

“Certamente…” Rispose la dottoressa:” …. se non avesse fatto nulla sua madre sarebbe rimasta fedele a suo padre, ma restata una donna frustrata, repressa sessualmente e depressa come sua zia e i parenti femminili della sua famiglia, che nella Sindrome di Penelope attendono saltuariamente per anni il marito, che per loro è il simbolo del fallo, di quello che non hanno e secondo la loro mentalità solo da essi possono e devono avere.”

Fece una pausa, scrisse qualcosa sul block notes e poi proseguì:

“Bene! Ora iniziamola parte più interessante e importante della sua vita. E in questa seduta parleremo un po' della sua giovinezza e soprattutto del rapporto con sua moglie, di come la conosciuta e in seguito cosa avete fatto insieme.”

Fece una pausa, sfogliò il block notes leggendo, poi con la penna in mano mi disse.

“Dunque la storia di sua madre era finità, a modo suo lei Mimmo l’aveva superata, ora mi parli un po' di lei del periodo quando ha iniziato a frequentare le ragazze. Dopo quell’esperienza famigliare negativa, com’era, come si sentiva in quel periodo?”

“Ma sessualmente?” Domandai.

“Non solo, anche socialmente, di rapporti umani, interpersonali, cosa pensava.”

“Certamente quel fatto di mia madre aveva inciso molto su di me. Imparai crescendo che sesso e amore spesso non coincidono tra loro, mia madre per giustificazione del suo tradimento aveva dalla sua parte che era sola, che era una donna calda e soprattutto bella e non avrebbe dovuto avere un marito che facesse quel lavoro lontano da casa e da lei per mesi. Tutte le sue buone intenzioni di sposa, moglie, di fedeltà coniugale e del giuramento matrimoniale, la morale, la tradizione e l’onore si erano persi nell’astinenza sessuale, nel desiderio del fallo come dice lei dottoressa e nella solitudine famigliare. Per questo giurai a me stesso che quando avessi avuto una moglie per evitare che mi potesse fare le corna, non l’avrei mai e poi mai lasciata sola e non scelsi com’era tradizione famigliare, il lavoro dei miei familiari, non volevo diventare anch’io un cornuto a mia insaputa…”

“Be ma lei mi pare abbia svolto un altro lavoro?” Mi interruppe.

 “Si, ma da giovane come tradizione mi imbarcai anch’io parecchi mesi, provai a navigare, ma non mi piaceva e non solo per le corna che potrei avere avuto in futuro qualora mi fossi sposato, ma anche per il fatto di essere lontano da casa.”

Feci una pausa notando che scriveva qualcosa e prosegui:

“Crescendo volevo pensare che mamma amasse solo papà e che con quell’uomo ci andasse solo per sesso, per il fallo, per sfogarsi carnalmente, perché in fondo era sola, ancora giovane, bella e con desiderio sessuale. Infondo...” Mi dicevo:” … a quante donne accade di mettere le corna al marito anche se ce l’hanno in casa ?!!” Con quel pensare mi giustificavo e la giustificavo del suo comportamento!

“Comunque…” Dichiarò la dottoressa:” … certamente a sua madre piaceva sentirsi desiderata, posseduta carnalmente e per questo ha continuato a frequentare quell’uomo, anche se brutto e più vecchio di lei. Tra la solitudine affettiva e l’astinenza sessuale si era data a lui fino a farne il suo maschio come dite voi, nonostante fosse sempre stata una donna morigerata e seria, che faceva sempre attenzione al proprio comportamento e si sapeva controllare.”

“Si probabilmente è così, e come ho già detto a volte invidiavo mia sorella che era all’oscuro di tutto e non sapeva nulla, più di una vota fui tentato di informarla, di dirglielo per dividere questo segreto, ma poi desistetti, a informarla avrei solo fatto del male anche a lei che vedeva mamma come modello di virtù e fedeltà, ed era il suo esempio, un suo punto di riferimento per quei valori. E restò solo un mio segreto, il mio motivo ideale per masturbarmi.”

 

Mi assestai meglio con la schiena e il sedere sul lettino e continuai.

“Dopo quello che era successo con mia madre, ebbi un atteggiamento di distacco o fastidio per la donna in generale, avevo poca considerazione per loro tutte, mamma e sorella compresa.

“Quindi si era fatto l’idea che la donna fosse adultera per natura?”

“Si!” Risposi:” Poi lentamente, crescendo ed entrando in un ambiente sociale e maturo, dove c’erano anche delle ragazze che mi piacevano, cambiai un po' idea, comunque considerandole sempre dentro di me delle traditrici...”

“Continui.”

“Iniziai le scuole superiori tecniche. Mia sorella era al terzo anno di ragioneria, e lì era un altro mondo, era un ambiente più adulto, maturo e smaliziato che le medie, e vi erano anche ragazzi grandi che sapevano molte cose sul sesso e le donne.  Erano gli anni della contestazione, dell’emancipazione della donna e li aprii di più la mia mente e c’erano anche molte ragazze in istituto.”

“Quindi ha ripreso a studiare in un mondo diverso, più adulto che incideva su di lei?”

“Si!” Risposi.

“E gli piaceva?”

“Si certo… Lentamente crescendo, dimenticai il passato, quello che avevo combinato e vissuto e in quegli anni incominciai anch’io seppur timidamente a conoscere qualche ragazza e alcune mi piacevano, ma ero timido, bello ma timido, oggi si direbbe imbranato.

I miei amici a differenza di me, conoscevano ragazze e se le portavano a letto. Anch'io avrei

voluto essere come loro, li invidiavo, ma ero troppo insicuro, come detto, ero bello ma timido come ragazzo.”

“Com’era di carattere, sempre sognante e detective o era cambiato?”

“Il mio carattere restò uguale con il crescere, anche se più aperto, sognante sì e anche un po' detective nonostante quello che avevo combinato, erano aspetti innati in me. Invece cambiò il mio aspetto fisico, iniziò a spuntarmi la barba, modificai tono di voce ed ero quasi un uomo, ma di fondo oltre ad essere un bel ragazzo che piaceva molto, ero sempre con la mentalità di fondo meridionale e geloso come mio padre. Sognatore e molto fantasioso.”

Sempre rilassato a occhi socchiusi sentii che la dottoressa disse:

“Finita la scuola che ha fatto?”

“Preso il diploma di geometra, trovai una ditta che mi assunse e mi misi a lavorare nell’edilizia che allora era fiorente e in pochi anni mi misi per conto mio diventando artigiano e poi avendo lavoro e prendendo operai diventai un piccolo imprenditore e iniziai a essere autonomo con qualche dipendente. In quello stesso quel periodo incominciai ad andare per donne… ragazze naturalmente, che mi sorridevano e mi piacevano, altro che pensare a mamma con quell’uomo o spiare mia sorella.

Avevo le ragazze direttamente per me.”

“Quanti anni aveva quando iniziò a lavorare per conto suo?”

“Avevo vent’anni, ma ero artigiano, prendevo i lavori in subappalto da altri artigiani o piccoli impresari, solo prima di sposarmi iniziai per conto mio e prenderei lavori direttamente dal cliente. Si, ma ero un piccolo impresario con il motocarro che aggiustava e ripristinava alloggi, non ero un costruttore. Ma guadagnavo discretamente…”

 

“Torniamo un attimo indietro, ora lasciamo perdere la giovinezza e torniamo al nostro problema, il suo cuckoldismo… Prima di conoscere sua moglie, ha conosciuto qualche ragazza? E com’erano i rapporti tra voi?” Domandò.

“Si, ho conosciuto varie ragazze, anche se ero timido, come detto, ero un bel ragazzo e piacevo molto, ma solo due hanno avuto valore per me. Una ragazza di Biella, carina, bionda con gli occhi chiari, con accento piemontese, di cui ero fortemente attratto da lei e aveva due anni in più di me.”

“È diventata sua moglie?” Mi domandò.

“No! ...no, mia moglie è un’altra, Questa si chiamava, Antonella, è stata un primo flirt giovanile... un filarino diciamo noi, ma non era la ragazza per me.”

“Come mai? Cosa facevate quando eravate assieme, come si svolgevano le vostre giornate?”

“In seguito dottoressa, capirà perché non era la ragazza per me. Lei era in vacanza al mare, io non sempre lavoravo e ci vedevamo alla spiaggia oppure alla sera andavamo a ballare, ma non sempre.”

“Come mai?”

“Lei era come dire… emancipata, libertaria, voleva prendersi il suo tempo senza che io la condizionassi, al contrario di me io le piacevo molto, ma non era innamorata.”

“Praticavate sesso?”

“Non completo, solo i preliminari, si lasciava baciare, accarezzare e masturbare e lei con me faceva lo stesso, ma niente rapporti sessuali completi.”

“Era vergine?”

“No! Tutt’altro, usciva anche quasi contemporaneamente con un altro ragazzo più grande di me di quattro anni …. Diceva che gli piacevamo tutti e due, lui perché era un tipo deciso anche se era brutto e io perché ero dolce e bello. Con lui si praticava sesso completo e mi faceva rabbia. Ma lo scoprii dopo.”

“Racconti… mi spieghi.” Mi esortò.

“Questo tizio che usciva anche con Antonella, si chiamava Gianni e aveva venticinque anni e già una ragazza, con cui si può dire che fosse fidanzato. Io lo conoscevo, aveva la moto e frequentavamo tutti lo stesso bar, si diceva di lui che fosse un tipo molesto, che allungasse le mani sulle ragazze, al contrario di me che ero un ragazzo rispettoso. E alcuni pomeriggi o sere che io non c’ero, con la scusa che Antonella dovesse andare a casa, o a comprare le sigarette o altro, l’accompagnava, la portava in giro lui con la moto.

Alle mie rimostranze quando lo seppi, lei si giustificò dicendomi:

“< Guarda che con la moto mi accompagna solo a comprare le sigarette o da qualche parte che mi aspettano… e nient’altro!> E io risentito le rispondevo:

< Guarda che però lui al bar va a dire a tutti che avete rapporti sessuali. Si esalta al bar dicendo che fa sesso con te!>”

“E lei?” Domandò.

“Questa Antonella era una ragazza un po’ svampita. “Replicai.

“In che senso svampita?” Domandò la dottoressa.

“Nel senso che le piaceva giocare e scherzare con tutti e due, a me prendermi in giro e farmi arrabbiare dandomi anche appuntamenti a vuoto, per poi cercarmi lei o arrivare il giorno dopo e scusarsi che non aveva potuto venire per via dei suoi genitori o di sua nonna. Le piaceva stuzzicarmi, tormentarmi.”

“Quindi tra voi c’era un rapporto un po' di contrapposizione su alcuni aspetti?” Chiese.

“Si!” Risposi.

“Ricordo che un giorno che eravamo appartati, volevo provare anch’io a fare sesso con lei, eravamo soli in campagna e ci provai e riprovai, ma lei non volle. Più che lasciarsi baciare, accarezzare e masturbarla con il dito, non volle fare altro. Allora preso dalla rabbia e dal pensiero di quel Gianni, per rabbia, le dissi di nuovo cosa andava a dire in giro quel tale di lei.

< Guarda che Gianni va a dire nel bar, che quando ti accompagna in giro con la moto, ti porta in campagna, vi fermate e fate sesso?  È vero? >” Le chiesi.

“E lei, Antonella? ...Cosa rispose?” Domandò la dottoressa.

“Lei a quella mia domanda specifica rise e con mia incredulità confermò tutto dicendomi:

< Si è vero! Qualche volta capita… mi prende… facciamo sesso…> E rideva.”

“Quindi ha ammesso?”

“Ma ascolti il resto.

Io mi infuriavo, minacciavo di lasciarla: < E allora vai con lui! Perché vieni con me?>” Le dicevo.

Lei quando vedeva che l’arrabbiatura arrivava a un certo limite mi abbracciava e stringeva dicendomi:< Non è vero stupido… Te lo dico solo per farti arrabbiare. Sei geloso, un gelosone, un terrun… Per questo te lo dico, A mei piaci tu, non lui. Non vedi che lui lo dice solo per vantarsi!>

 Alche le rispondevo: < Allora se non è vero, perché prima mi hai detto di sì, che era vero. Sai che io sono così di carattere, che sono geloso e ti voglio tutta e solo per me.>

Lei si accostava, mi prendeva con la mano i capelli e mi baciava in bocca con la lingua a dimostrare che io gli piacevo davvero e voleva me. Dicendo sorridendo a denti stretti muovendomi la testa tenuta per i capelli dalla sua mano:< Bello… bello il mio terrone geloso… te lo dico per farti ingelosire, perché credi a queste cose?> E mi baciava ancora.”

“Si divertiva?” Domandò la dottoressa.

“Si! ...Credo di sì.”

“E questo tira e molla era estemporaneo cioè capitava di rado oppure frequente?” Chiese ancora.

“Diciamo che a volte, si divertiva a provocarmi.”

“Visto che è stata il suo primo filarino dopo la storia di sua madre, c’è stato qualche episodio con questa Antonella che ha inciso, che la turbata in quello strano rapporto?”   Mi chiese.

“Si, uno!” Risposi riflettendo.

“Quando da buon meridionale per conoscere la verità, chiesi a quel Gianni un incontro personale per parlargli in modo riservato...”

“Lui ha accettato?” Mi interruppe la dottoressa.

“Si, quell’Antonella era e la ritenevo la mia ragazza in quel periodo e non volevo che circolassero voci non vere su di lei e io di fare la figura del cornuto.”

“E cosa ha fatto, si è incontrato con lui?”

“Si! Diciamo che lo affrontai pacato e anche timoroso essendo lui più grande e forte di me e gli parlai chiaro dicendogli:< Vai adire in giro nel bar che tu hai rapporti sessuali con Antonella? È vero? >

 Mi rispose spavaldo:< Si, li abbiamo!> E anzi aggiunse anche la sodomizzava: < Ho anche rapporti anali e orali con lei. È lei che ci sta, che li vuole e che mi viene a cercare per fare i giri in moto e sa bene che quando accetto e facciamo il giro in moto, la porto a chiavare o a inculare…> Precisò.”

E mi scusai:” Scusi il termine di certe parole dottoressa, ma mi furono dette così e al ricordo ho ancora rabbia”.

Annuì con il capo dicendo:” Comunque cerchi di usare vocaboli appropriati che ce ne sono…” E mi domandò: “E lei Mimmo cosa ha risposto a quelle parole? ...”

“Mi allontani con rabbia dicendogli:< Non raccontare palle! So che non è vero e lo dici solo per vantarti nel bar.”

Lui si mise a ridere scuotendo la testa e pronunciando :< Vai va! ...Sei solo un povero cornutello, stai attento a sposarti con quella lì…” E se ne andò.

“E lei che fece?”

“Lo lascia andare, era più grande, ma anche di questo chiesi a lei conto quando ci incontrammo.”

“Cosa le chiese di preciso?”  Mi sollecitò la dottoressa.

“Le domandai facendomi vedere coraggioso e determinato:< Ho incontrato il tipo che ti porta a fare i giri in moto, Gianni! E gli ho parlato chiaro a quattrocchi, gli ho chiesto se è vero quello che dice al bar di te e mi ha confermato di sì!>

Lei ribatté subito:< Ancora? ...Ancora con questa storia?> E poi guardandomi e sorridendomi confermò:< Si è vero!>”

“E come ha reagito lei Mimmo?”

“Lo diceva in un modo scherzoso, provocatorio, che non sapevo se crederci o no, o se mi pigliava in giro.  La informai anche:

< Mi ha anche detto inoltre, che hai avuto rapporti anali e orali con lui e che sei tu che vuoi andarci assieme, che lo cerchi e che sai che quando ti dice di fare un giro in moto, tu sei a conoscenza che ti porta a fare sesso in camporella e ci vai.>

Rise disse ancora:< Non è vero niente Mimmo…> Esclamò:< Ti dico che non è vero. Solo che tu credi a tutto quello che ti dicono, fai il terrone geloso e anche loro ti prendono in giro.  Lui lo dice solo per farci litigare e lasciarci, così si fa avanti. Io ti ripeto che non è vero niente, poi decidi tu se credermi o no!> Fece una pausa e poi sorridendo maliziosa aggiunse ridacchiando sarcastica: < E si è vero…. Sai io gli faccio un rapporto orale con bocca e la lingua e poi vengo a baciare te e a limonarti con la lingua che l’ha leccato…>.

Ero in una situazione che non capivo se scherzasse e se lui avesse detto quelle cose solo per farmi litigare e lasciarla o erano vere.

“Quanti anni aveva questa ragazza?” Mi domandò.

“Ventitré!”  Risposi.

“E lei Mimmo?”

“Io ventuno…!”

“Due anni di differenza a quell’età li sono consistenti…” Mormorò scrivendo sul block notes.

“E poi? Cosa ha fatto?”

“Poi scoprii che era vero invece… un pomeriggio feci ancora il detective…” Dissi  sorridendo sdraiato sul lettino.

“Ancora? Ma allora la sua era una mania? Ha fatto altri danni?”

“ No, nessun danno, ma mi è stato utile a scoprire la verità…” Ribattei e ripresi a narrare:” Un pomeriggio feci finta di non poterla incontrare, mi appostai distante dal bar ma da vederne l’entrata e li vidi uscire assieme e salire in moto per fare un giro o accompagnare lei ad acquistare qualcosa o in qualche luogo come diceva a me. Li segui da lontano con il mio motorino. Più o meno sapevo il posto dove l’avrebbe portata lui, era il luogo dove tutti i ragazzi andavano con le ragazze, vicino a una chiesetta in collina. Giunto dopo di loro, vedendo la sua moto posteggiata sul lato della strada sterrata, feci finta di proseguire per non fargli sentire il rumore della marmitta che si fermava lì. Quando fui più su mi fermai e nascosi il mio motorino tra la vegetazione, tornai indietro a piedi, presi il sentiero che avevano percorso loro e mi inoltrai all’interno, finché arrivai li vidi in piedi tra gli alberi, che si baciavano…”

“E cosa fece?”   

“La prima tentazione fu di urlare e farmi vedere, poi ebbi quella di andarmene. In quel momento mi resi conto che facevo una stupidata a spiarli, se mi avessero visto mi avrebbero deriso ed etichettato come guardone anche al bar e tra gli amici e mi prese subito la voglia di andarmene. Ma il ridere sguaiato e divertito di Antonella che scherzava con lui mi fece desistere dallo spostarmi e mi fermai e nascosi dietro una specie di siepe, un intreccio di vegetazione vicino agli alberi.”

“Quindi li ha spiati?” Mi domandò la dottoressa.

“Si, e li vidi fare sesso! “Risposi.

“Eh ma allora la sua era una mania di spiare chi faceva sesso!” Esclamò scherzosa la dottoressa scrivendo qualcosa sul block notes con la penna: “Prima sua madre e poi la sua ragazza. Ed è restato ancora a guardare?”

“Si, vidi lui che prese dalla borsa da spiaggia di Antonella l’asciugamano grande che aveva per andare al mare, lo allargò e stese a terra sull’erba all’ombra di un albero che gli faceva fresco, in un angolo tranquillo e riparato dalla vegetazione e abbracciandosi baciandosi, ridendo e scherzando si sedettero sopra per poi sdraiarsi. Ignari che fossero spiati da me.  In quel momento capii che era tutto vero quello che diceva quel Gianni, intuii cosa stavano facendo e avrebbero fatto. Sesso, avrebbero praticato sesso e io avrei fatto da spettatore, come se fosse la cosa più naturale del mondo per me.”

“Ma non aveva timore che la sorprendessero.”

“Si, ma fu più forte di me!” Replicai.” Il cuore mi batteva fortissimo e assurdamente ero pieno di adrenalina e piacere, mi piaceva la sensazione fisica che provavo tra paura ed eccitazione. Era la stessa che riprovavo dopo anni, quando spiavo mia madre con Vincenzo.” Mormorai.

“Quindi riviveva quello stato d’animo?” Dichiarò la dottoressa.

“Si, ero a una decina di metri, ma ben nascosto e potevo avvicinarmi di più se volevo, cosa che feci inseguito.”

“Come si sentiva in quel momento?” Mi domandò scrivendo qualcosa sul block notes.

“Bene! Il mio scopo era quello di vedere se mi tradiva.” Risposi.

“No! Non è così signor Mimmo…” Replicò subito la dottoressa:” …non menta a sé stesso. Il suo scopo non era di verificare e avere la conferma se la sua ragazza la tradiva, questo l’aveva già capito avendola vista baciarsi in bocca con quel tipo, quel Gianni e a dimostrazione c’era anche il luogo in cui erano…” Mi guardò e proseguì:” … ma il suo scopo, il suo desiderio non era appurare la verità, ma era guardarli, osservarli fare sesso come aveva fatto con sua madre. Quello era il suo intento e desiderio inconscio in quel momento.” Fece un'altra pausa terminando di scrivere e aggiunse:” Rivivere le stesse sensazioni eccitanti di allora. La verifica di riscontrare se questa Antonella la tradiva, era solo una giustificazione psicologica, la stessa che aveva avuto e utilizzato con sua madre per avere la certezza che facesse sesso con Vincenzo, la stessa. E così anche il guardare la sua ragazza con morbosità tra le braccia di un altro, in lei Mimmo, aveva la stessa valenza di quando lo faceva con sua madre con quel Vincenzo. Lei Mimmo riteneva quella ragazza sua perché usciva con lei, come era stato per sua madre, ma entrambe non erano sue, per primo di loro stesse e poi di altri uomini.”

Restai in silenzio certamente psicologicamente era vero, ma socchiudendo gli occhi andai avanti.

“Si! Certamente è così …” Risposi proseguendo:” Quando vidi lei che si  spostò verso di lui e incominciarono a limonarsi restando sdraiati, nel vederli così in intimità anche se all’aperto, la mia libido si risvegliò e la mia testa tornò con il pensiero alle fantasie morbose di mia madre con Vincenzo.”

“E che fece a quel risveglio?”

“D’istinto cercai senza far rumore di alzarmi per vedere meglio, lei aveva la maglietta tirata su con il seno fuori e rideva divertita, mentre lui con le dita le segnava i contorni delle mammelle e gliele baciava.”

“Quindi avevano iniziato ad avere i preliminari?” Chiese la dottoressa.

“Si! ...” Risposi:” …Dopo breve alternando baci alle mammelle e alle labbra, quel Gianni le prese la maglietta per il bordo inferiore, e già da sopra il seno gliela tirò su facendola uscire dalla testa e dalle braccia. La lasciò con le mammelle fuori, completamente con la parte superiore del corpo nuda alla sua vista, con i due capezzoli duri come nocciole, in un inturgidimento causato dall’eccitazione del momento. E continuando a titillarli, baciandoli, abbassò la mano e la portò sulla gonna tirandogliela su, e accarezzandole il sesso sopra il tessuto dello slip, spingendo con il dito, glielo fece entrare fra le labbra della vulva, masturbandola in quel modo inusuale con le mutandine leggermente dentro il sesso.

A lei piaceva, allargava le gambe maggiormente, permettendogli di spingerle di più internamente, probabilmente bagnandole le mutandine con i suoi umori…”

“E lei Mimmo?” Disse la dottoressa:” Spiava sempre?”

“Si! Da parte mia l’eccitazione aumentava e senza pensarci avevo cominciato a toccarmi l’asta ormai eretta. Nel frattempo lui le tolse la mano dal sesso e si slacciò i pantaloni, togliendosi veloce anche la maglietta. Subito prese il gonnellino di Antonella alla vita e lo tirò giù assieme alle mutandine, trascinandoli sulle gambe fino ai piedi, togliendoglieli assieme agli zoccoli, restando entrambi completamente nudi. Lei da sdraiata si lasciò togliere la gonna e le mutandine senza dire nulla …  mostrandogli il sesso peloso.”

“Lei guardava sempre?”

“Si, Il mio sguardo rimase incollato su di lei nuda sdraiata a gambe larghe, mentre veniva accarezzata, baciata e palpata da lui. Su quello spettacolo erotico del suo sesso peloso e umido.

“Si masturbava lei Mimmo?”

“Si, presi a masturbarmi con un ritmo prima lento e poi veloce, ero tanto eccitato che dovetti fermarmi e smettere più volte per non venire subito.

Lui essendo nudo ed eccitato, visto che la mano di Antonella sorridente lo stava accarezzando sul sesso eretto, spingendola sui capelli le fece piegare il tronco e scendere con il capo in mezzo alle sue gambe e la testa di lei prese il classico movimento del rapporto orale, a fare su e giù.”

“Quindi ebbero un rapporto orale?”

“Si, lei gli fece una fellatio, come lo chiama lei dottoressa. E la scena che avevo davanti cambiava di volta in volta, con lei che si toglieva i capelli dal viso, e girata verso lui a succhiarglielo esponendo volgarmente tutto il suo sedere e la schiena verso me. 

La situazione anche se mi offendeva, mi piaceva da osservare, praticamente vedevo la mia ragazza con lui a far sesso…”

“Un po' come successe con sua madre e quel Vincenzo, anche con lei si sentiva offeso e cornuto, però continuava a osservarli.”

“Si in un certo senso, ma era diverso, Antonella mi interessava meno di mia madre, la osservavo solo perché eccitato e non con dispiacere sentimentale. E cercai senza fare rumore di alzarmi un poco per poter vedere meglio, ci riuscii tanto che vedevo lei che lo succhiava facendo su e giù con i capelli sull’asta.”

“E lei Mimmo che ha fatto in seguito a quell’osservazione?”

“Nel vederli mi eccitai maggiormente, avvertivo l’erezione aumentare, avevo davanti ai miei occhi la scena di lui con il pene teso allo spasimo e lei nuda, seno e culo all’aria, curva su di lui con la sua mano tra i capelli che succhiava. Sì ero molto eccitato tanto da masturbarmi guardandoli. “

“Continuarono?”

“Si!”

“E lei restò finché non ebbero finito?...

“Si, ad un certo punto non ricordo bene se fu lei di sua iniziativa o sotto l’esortazione di lui, Antonella si sdraiò e lui allargandole le gambe si fece avanti con le ginocchia sull’asciugamano, con il suo sesso eretto ed oscillante davanti alla sua vulva.

Vidi la sua asta dura senza preservativo abbassarla con la mano e appoggiarle il glande tra le grandi labbra, al centro della fessura e della peluria, e spingere lentamente con il bacino entrando in lei con la sua asta eretta. Facendogliela scomparire lentamente in vagina, finché   suoi inguini non furono a contatto con quelli di Antonella, mentre lei sussultando da quella penetrazione lo abbracciava e baciava.”

“Senza nessuna protezione!”  Esclamò la dottoressa.

“Si! ...E una volta penetrata, si sdraiò sopra di lei mettendosi tra le sue cosce larghe mostrandomi, il sedere, la schiena nuda e le sue braccia su di lei che la stringevano. E la penetrò tutta fino in fondo, con lei con la  faccia da porca vogliosa.” Feci una pausa e un sospiro e ripresi:

“Da dov’ero potevo vederli fare sesso, lui che muovendosi su e giù la possedeva. La sua asta eretta entrare e uscire dalla sua fessura, tra le grandi labbra e la peluria e quando usciva interamente per poi rimetterlo dentro, la sua vulva, restava aperta dalla penetrazione. Dai gemiti e sospiri di Antonella avvertivo il suo desiderio di averlo in lei e immaginavo le sue contrazioni vaginali sopra l’asta stringerla.

Da come partecipava era un rapporto gradito da lei.

Fu subito un turbinio di movimenti, di abbracci e baci e le sue gambe che lo stringevano sui fianchi, mentre io mi masturbavo.”

“Quindi ebbero un rapporto sessuale completo e partecipe?” Chiese.

“Si! Lei rimase con le gambe aperte in quella posizione a farsi possedere accarezzandolo sulla schiena e la nuca e io continuai a masturbarsi fino ad aggiungere all’orgasmo.”

“Era eccitato, ricordava e pensava sempre a sua madre?”

“No… stranamente in quel momento lì no, dopo il ricordo iniziale, si può dire che osservavo senza pensare. Ero molto eccitato e in quella condizione di semi immobilità dietro l’albero e i cespugli, era come se avvertissi il forte odore di sesso che aleggiava nell’aria calda e mi creava uno stato di perversione nel cervello. E senza quasi senza rendermene conto all’improvviso avvertii i testicoli contrarsi forte, diventare duri e iniziai a eiaculare.

Anche loro vennero tutti e due. Lui si mise a spingere in profondità, a dare colpi brutalmente e lei ad abbracciarlo ansimando e gemendo.

Ci diede forte, facendola godere. Sinceramente pensavo che lui durasse di più, ero abituato con Vincenzo quando possedeva mia madre che ci stava un quarto d’ora o venti minuti da quando la penetrava prima di venire, facendola godere bene, e invece a sorpresa lui dopo pochi minuti lo tirò fuori ed eiaculò sulla sua coscia sporcandogliela tutta.

Osservai il getto dello sperma sulla pelle abbronzata della coscia di Antonella. Quel ragazzo era un pozzo di sperma, le colava dalla coscia verso il basso. E finirono, con tutti e due sdraiati distrutti soddisfatti.”

“I giovani durano meno nel rapporto sessuale in confronto alle persone mature, si eccitano subito ed eiaculano prima, è un paragone inversamente proporzionale le persone mature durano di più ma eiaculano meno quantità di sperma.” Disse la dottoressa scrivendo sul block notes. “E poi? ...” Domandò.

 “Poi lui si alzò lasciandola sdraiata e si mise a urinare contro un albero. Poco dopo si alzò anche lei asciugandosi in mezzo alle gambe con l’asciugamano che era sotto loro e sbattendola e piegandola la mise nella borsa da spiaggia. La vidi subito prendere dall’erba le mutandine, scuoterle e infilarsele e poi indossare la gonna e la maglietta. E lui fare lo stesso, raccogliere i suoi indumenti e metterseli. In quel momento mi allontanai prima che venissero via, corsi dal mio motorino, lo presi e a motore spento andai in giù dalla discesa fin sulla strada e poi avviando il motore, m’allontanai.”

“Mi ha detto che questo tipo era fidanzato?”   

“Si con una ragazza di ventitré anni che doveva sposare… e la tradiva.”

La dottoressa sospirò dicendo:” E cosa ha fatto dopo lei Mimmo?”

“Quando incontrai Antonella alla sera al bar con le amiche, non le dissi nulla, ma ne soffrii molto. Era un’altra delusione dopo quella di mia madre.”

“Quindi ha visto fare sesso alla sua ragazza con il suo rivale e quando ha rincontrato lei non le ha detto niente?”

“Quella sera no, ma il giorno dopo la lasciai.”

“Perché?” Chiese la dottoressa.

“Perché era una puttana e mi aveva fatto cornuto, così la lasciai.”

“E questa Antonella non ha detto niente?”

“Si, voleva sapere il motivo:< Il motivo lo vai a chiedere a Gianni!... Puttana vi ho visti.> Risposi.

“Be a torto la considerava una puttana Mimmo, lei era libera di scegliere e di accoppiarsi con chi voleva, probabilmente questo Gianni gli piaceva più di lei Mimmo e ha fatto quello che riteneva giusto per lei. E comunque lei Mimmo è stato a guardarla far sesso e si è masturbato. Questo è un dato di fatto. “Disse all’’improvviso la dottoressa come se la giustificasse.

Restai perplesso da quella domanda, ma risposi dicendo la verità.

“Si restai lì a guardare, ma questo non significava che accettassi quella situazione e poi al termine come detto, non visto me ne andai… Comunque non ci frequentammo più e a fine estate Antonella partì e non tornò più in vacanza nella cittadina in cui vivevo, non la incontrai più per parecchi anni.”

“Non vi siete nemmeno salutati?”

“No! La rividi anni dopo da lontano, un giorno che era ritornata in vacanza, passeggiava con un ragazzo probabilmente suo marito e con due bambini piccoli per mano, era ingrassata…. La guardai e lei mi guardò senza dirmi nulla e poi andai via, io ero già fidanzato con la mia futura moglie. Con Antonella era già finito tutto, anche se non avevo litigato, la ritenevo una puttana che andava con gli uomini e quindi non degna di me… in quei tempi ragionavo ancora in quel modo… da meridionale.”

“Altre ragazze ne ha avute?”

“Qualcuna sì, ma incontri e rapporti affettuosi e teneri minori, avventure, niente di serio, ci uscivo per andare a ballare o al cinema o a passeggiare. C’è da dire che la ragazza l’ho sempre avuta, non mi è mai mancata, ma non mi interessava più di tanto, ci uscivo solo per riuscire a combinare qualcosa di sessuale come dicevamo in quegli anni, ma senza sentimento, solo perché mi piaceva e farci sesso.”

“Quando ha avuto il suo primo rapporto sessuale completo e con chi?” Domandò ancora la dottoressa.

“Il primo come le ho già detto, fu con una prostituta, in macchina, mi ci portò Vincenzo quando lavoravo con lui e anche se con fatica ho avuto il mio primo rapporto sessuale, con una puttana…”

“Perché dice che lo ha avuto con fatica?”

“Perché faticavo ad avere l’erezione, mi bloccavo, ero in soggezione davanti a quella donna matura che voleva che la penetrassi e non lo avevo ben eretto. E anche dopo, io non sono mai stato un grande amatore come si dicevano i miei amici, ero piuttosto tranquillo sessualmente, anche se poi ho avuto qualche altro rapporto sessuale completo con ragazze, ma come dicevo non mi interessavano, era solo perché mi piacevano, uno sfogo sessuale…”

Mi guardò scrivendo sul bloc notes e mi chiese: “Gli veniva in mente sua madre quando aveva rapporti sessuali?”

“Quando andai con quella prostituta in auto si, pensavo a mia madre con Vincenzo e mi sentii bloccato, ma poi ci riuscii. Quando andai con le ragazze ero ormai ventenne, era diverso, a parte che quelle con cui avevo rapporti sessuali erano più giovani di me di qualche anno e quindi ero io l’esperto della coppia che dirigeva tutto e poi c’erano i preliminari, le baciavo, accarezzavo e anche masturbavo e quindi non pensai più a mia madre.”

“Smise da solo di pensarci o fu lei a dire basta non voglio pensarci più?” 

“Ma credo che fu naturale, lentamente non ci pensai più. Comunque come le dicevo, non ho mai avuta molto vita sessuale attiva con le altre ragazze, qualche rapporto sessuale per dimostrare più a me stesso che se volevo praticavo sesso e le facevo godere…”

“Provavano piacere ad avere rapporti intimi con lei? E lei con loro?”

 “Si certo che provavano piacere, le facevo godere e anche io godevo con loro. Ma niente in confronto con quello che provai poi con mia moglie di cui mi ero innamorato.”

 

“Bene!” Disse la dottoressa scrivendo sul bloc notes qualcosa:” Siamo arrivati a sua moglie; come si chiama?  Come la conosciuta e che tipo di ragazza era?” Mi domandò.

“Ecco, mia moglie si chiama Chiara, quando l’ho conosciuta, lei era più giovane di me di sette anni, aveva 17 anni e io quasi 24, aveva gli occhi chiari e i capelli biondi lunghi a fil di ferro come si usavano allora.”

“Che periodo era?”

“ Be, quando lo conosciuta eravamo già entrati negli anni  ottanta…”

“Come l’ha conosciuta?”

“La conobbi a ballare, subito mi snobbò, poi dopo un’oretta visto che mi piaceva le richiesi di ballare con me i lenti, accettò, venne e scoppiò il grande amore.”

È stato un incontro quasi casuale il vostro.” Affermò.

“Si! Era diversa dalle altre ragazze…”

“In che senso era diversa?”

“Educata, gentile… seria. Io a quei tempi ero già quasi fidanzato con una ragazza di 21 anni, siciliana anche lei, che si chiamava Grazia…”

“Perché dice quasi?”

“Perché mi aveva già presentato alla sorella più grande e già sposata. Questa Grazia era una tipa mediterranea, con capelli neri lunghi sulla schiena, occhi scuri, era meridionale anche lei come me, ma di un altro tipo di caratteristiche fisiche. Era più come mia sorella. di fattezze e d’aspetto.”

“E che ha fatto?”

“E… con Grazia non mi sono comportato bene, dopo aver fatto sesso e uscito con lei quasi un anno, lentamente l’ho lasciata, dicendole che volevo restare solo, pensare, e tutte quelle cose lì, ma non era vero. In quel periodo avevo conosciuto e mi ero innamorato di Chiara, quella che poi sarebbe diventata mia moglie!”

“ E questa Chiara era siciliana anche lei?”

“No… lei no, era del nord, una piemontese.”

“Quindi lei siciliano, si è sposato con una ragazza del nord Italia, come mai?  Come mai non ha seguito la tradizione della sua famiglia, e non ha scelto una ragazza del sud, delle sue parti?”

“Eh… semplice dottoressa, perché mi sono innamorato… e comunque mia moglie Chiara pur essendo del nord, era una ragazza di buoni principi, moralista come me, con dei valori, virtuosa, non era come le altre, non era libertina, era cresciuta ed educata bene, prova ne è stato che quando abbiamo fatto sesso era ancora vergine, sono stato io il primo uomo…” Precisai con orgoglio.

La dottoressa scrisse ancora qualcosa sul block notes dicendo:” Be comunque se una ragazza non è più vergine non significa assolutamente che sia una libertina…” E lo chiuse pronunciando:

” Bene, questa seduta termina qui, stiamo entrando nel vivo del suo cuckoldismo, questa parte è stata tutta preliminare per capirla e valutarla, ma quello che dirà dalla prossima seduta terapeutica, sarà solo ed esclusivamente al rapporto tra lei e sua moglie Chiara. 

Ora dobbiamo lasciarci, ho altri impegni. Se vuole può venire martedì alle 15.00, ho un posto libero disdetto, così possiamo praticare una seduta terapeutica in più e parlare con tranquillità del suo cuckoldismo.”

“Va bene …” Risposi.:” Allora a martedì prossimo alle 15.00...”

Mi accompagnò alla porta, ci salutammo e tornai a casa. Stavamo entrando nel vivo della mia storia, del mi essere cuckold, ed ero emozionato...

 

 

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