I NOSTRI CONTATTI

IMMORALEX

SEGUI I NOSTRI SOCIAL:

angeverd53@libero.it

123456789


STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

ANALISI DI UN CUCKOLD IN TERAPIA

ssxxx.jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 7  GLI ANNI DELL’ACCETTAZIONE

 

La più alta espressione dell’accettazione è nel sopportare e non giudicare.

Ma ciò che accetti, ti assoggetta. Ciò che sopporti ti trasforma.

(Anonimo)

 

 6 - SESTA SEDUTA

 

 

Il giovedì successivo ritornai nello studio, lei mi sorrise e mi fece accomodare. Tolsi la giacca e mi avviai al lettino terapeutico ad esse orizzontale, mentre lei si sedeva al mio fianco poco dietro di me in modo che non la vedessi pienamente in viso. Lesse gli appunti precedenti, cosa avevo detto e dove eravamo rimasti e poi pronunciò:” Bene incominciamo!  Vuol dire qualcosa prima?”

“No…” Risposi.

“Bene! Eravamo rimasti che lei senza volerlo aveva compiuto un atto, che aveva portato sua madre tra le braccia di un altro uomo che non era suo padre e aveva assistito a questi due amplessi, il primo all’inizio premeditato da lei Mimmo e osteggiato da sua madre subito e poi accettato, con quel vostro conoscente, l’idraulico, diciamo per un cedimento sessuale. Il secondo invece desiderato, cercato e voluto da sua madre e osteggiato da lei Mimmo ….”

“Si…!” Risposi.

“Mi dica… scoprì succesivamente  se l’otturamento della vasca da bagno era sto un espediente di sua madre per rincontrarlo quel Vincenzo  come lo fu il suo, oppure una semplice casualità?”

“No, non l’ho mai saputo dottoressa…” Risposi.

“Lei cosa pensa sia stato?” Mi domandò.

“Sinceramente non so, può essere stato un fatto accidentale, ma visto come si è comportata dopo, che era già nuda sotto la vestaglia e se la è aperta davanti a lui offrendosi, mi viene da dire che l’abbia otturato lei, forse cacciandoci dentro qualcosa…”

“Si lo penso anch’io, comunque è un dettaglio che non ci interessa. Andiamo avanti… poi, nei giorni seguenti, cosa successe?”

“I giorni dopo pensavo all’accaduto, odiavo quell’uomo, che anche se ero io la causa aveva posseduto mia madre e si era preso il posto di mio padre nel suo letto, questo perché lui non c’era.”

“Quindi ci pensava, ma come li pensava?” Mi domandò.

“Eh come?  Come vuole che ci pensassi, ero un ragazzino di quindici anni dottoressa, principalmente li pensavo che facevano sesso.”

“E come li immaginava? Abbracciati?... Che si baciavano? … Che amoreggiavano?”

“Si” Asserii.

“E questo pensiero che reazione aveva su di lei, che effetto gli dava. Solo ribrezzo…  odio, piacere…  desiderio Quali di queste emozioni prevaleva sulle altre in lei?”

“Ribrezzo no!” Risposi:” Odio per mia madre un pò, però la giustificavo per la sua situazione, invece per quel Vincenzo odio sì lo odiavo. Con mia madre ero arrabbiato…”

“Quindi lo odiava perché in un certo senso si era impossessato di sua madre diventandone amante, quindi odio a metà su di lui e a lei invece perdono, la giustificava, l’assolveva perché?”

“Perché era mia madre e le volevo bene, perché era sola, debole e lui era stato un mascalzone, era un amico di  famiglia, conosceva la sua condizione e ne aveva approfittato.”

“Si, ma se dobbiamo essere obiettivi, quel Vincenzo come sua madre non sapeva che lei aveva organizzato tutto e quindi lui da maschio ci ha provato, come detto da lei lo aveva già fatto altre volte che la corteggiava quando erano soli. Lui ci ha tentato, ha avuto le condizioni favorevoli e sua madre le ha ceduto, oggi si direbbe c’è stata…”

“Si oggi lo so che lui non c’entrava niente, chiunque c’avrebbe provato con mia madre, era bella, ma a me ha fatto male quello che è accaduto soprattutto perchè non era stato un momento di  debolezza, cedimento che finiva tutto lì, ma si è trasformata  in una relazione, sono diventati amanti e si  incontravano spesso, per  questo davo la colpa a lui.”

" Di questa  trasformazione da cedimento sessuale a relazione ne parleremo in seguito, ora atteniamoci alla sua reazione. Lei invece Mimmo, come si giudicava…?”

“Io…?”

“Si lei!” Ribattè seria.

“Io non so!... Ero un ragazzino stupido purtroppo, che aveva sbagliato, ma lui aveva approfittato di quello sbaglio e di mia madre.”

“Lasci perdere la storia che lei era un ragazzino Mimmo e che lui ne aveva approfittato, che anche su questo per essere obiettivi è discutibile, diciamo che quello che ha fatto lei è stato premeditato e quindi  voluto e che lui  ci ha provato e non avrebbe dovuto secondo la vostra usanza, perché era un compaesano e amico di famiglia. Ma lei Mimmo, come si giudicava allora… in quel periodo? Non adesso!”   

“Uno stupido, le ho detto che mi sono pentito, poi e ho pianto anche…”

“Si… sì, si potrebbe dire lacrime di  coccodrillo…ma tralasciamo queste cose, lei si sentiva solo stupido e non responsabile di aver indotto sua madre, diciamo tra le braccia di un altro uomo, quel Vincenzo? Non si rendeva conto di aver innestato un qualcosa che come ha detto lei stesso... “ E si interruppe mettendosi a girare dei fogli del bloc notes aggiungendo:” … le leggo le sue testuali parole:

< quello sgorbio malefico oltre che prendersi sessualmente mia madre ha rovinato la vita anche a me e mia sorella.> E lei mi dice che si sentiva solo stupido?” Domandò.

“Be no, non solo stupido, mi sentivo responsabile, ma intanto ormai che poteva fare?”

“Credo proprio niente…” Replicò la dottoressa:” … avrebbe dovuto pensarci prima di fare il detective e quindi diciamo che lei si sentiva colpevole con una responsabilità limitata, come si direbbe oggi, oppure con concorso di colpa. Dove la colpa era un po' sua che aveva architettato tutto, un po' di quel Vincenzo che l’aveva insidiata e un pò anche di sua madre che aveva ceduto? È questo che pensava?”

“In un certo senso si, non so perché pensavo così, mi veniva d’istinto…”

“Glielo dico io perché pensava così, il suo non era altro che un meccanismo di difesa inconscio.”

“Che cos’è un meccanismo di difesa?” Domandai.

“I meccanismi di difesa psichici, sono dei processi inconsci e automatici che il nostro < Io> mette in atto per proteggersi dall'angoscia e dalla consapevolezza di eventuali pericoli o fattori stressanti, sia interni che esterni, dove dividendo le responsabilità, in parte ci si autoassolve. E il suo era un meccanismo di difesa di < Proiezione>, cioè di attribuzione ad altri di un proprio aspetto ritenuto negativo, o meglio della sua colpa, cioè di aver indotto sua madre tra le braccia di Vincenzo. Per cui proiettandone su di loro una parte della responsabilità, su di lui specialmente e poi di sua madre e condividendola con loro, lei si poteva permettere di biasimare quel comportamento che aveva avuto e creato, e condannarlo, al punto da ritenersi immune non pensando di esserne la causa. Che è quello che ha fatto.” Disse muovendo la penna tra le dita. Aggiungendo:” Ha capito il suo comportamento ora? E perché in un certo senso lo abbia accettato? E perché odiava così tanto quell’uomo e in parte sua madre?”

“Si credo…di sì! Anche se non me ne capisco molto di psicologia.”

“Bene…” Esclamò scrivendo sul bloc notes:” … ritorniamo un attimo a quello che diceva nella seduta precedente, che le piaceva guardare?”

Ci fu un lungo silenzio, non sapevo che altro dire e mi sentivo a disagio.

“Si!” risposi…:” Mi piaceva spiarli a praticare sesso.”

“Quindi invece di andarsene è restato a guardare. E in seguito quando li pensava a sua madre in atteggiamenti sessuali la immaginava posseduta da lui e si masturbava?... Giusto?”

“Si, e a volte... sì mi masturbavo!” Replicai sinceramente.

“Quindi poi in seguito lei prese a masturbarsi pensando all’amplesso di loro due. Di sua madre e quell’altro, il Vincenzo e non più con altre cose, tipo riviste, fumetti e altro?”

“Esatto! Anche se i fumetti li leggevo sempre, facevo la raccolta.”

“E lo faceva spesso?”

 Sospirai: “Quasi tutti i giorni e anche più di una volta al giorno!”

“Quindi pensando a loro in atteggiamenti sessuali si masturbava tutti i giorni?”

“Si dottoressa, come diceva lei, era diventata la mia ispirazione eccitatoria pensare a loro, più che a guardare le riviste porno. Io non volevo farlo, ma le loro immagini durante l’amplesso erano intrusive, mi tornavano inspiegabilmente e prepotentemente in mente. A volte iniziavo a masturbarmi pensando ad altro, guardando delle fotografie porno sulle riviste o leggendo un fumetto hard, ma subito mi comparivano davanti mentalmente loro due, non sapevo che farci, era più forte di me e proseguivo a msturbarmi  con loro.”

“Ed era anche quel contrasto che c’era tra loro che mi eccitava…”

“Cioè?” Domandò.

“Il fatto che mia madre, così bella, aggraziata e pudica, si unisse sessualmente con lui, un puttaniere, brutto…”

“Quindi anche il vederla accoppiarsi con lui, per le sue fattezze fisiche e atteggiamenti di vita, la eccitavano?”

“Si!” Risposi deciso. Vidi che scrisse qualcosa e poi mormorare:

“In seguito non li vide più insieme a praticare sesso?”

“No… o meglio non direttamente. All’inizio dopo che ero andato in crisi, non volli più vederli in quell’atteggiamento libidinoso, oltre che eccitarmi mi faceva stare male... Sapevo che lo facevano, ma ne fuggivo.”

“Perché?”

“Come le ho detto, quando mi resi conto di quello che avevo creato senza volerlo, ero spaventato, disorientato, più che piangere perché mia madre si faceva possedere da quell’uomo che potevo fare? Ero io  che le avevo trrovato l'amante e indotta a tradire mio padre … Avrei voluto tornare indietro nel tempo e non fare nulla, fermare tutto. “

“Ha detto che a sua madre non l’ha mai colpevolizzata appieno…”

“No, mai. Subito ero arrabbiato con lei i primi giorni le tenevo il muso quando lei veniva vicino a me, perché nonostante tutto la vedevo tranquilla, soddisfatta e quello mi sconcertava…poi smisi. Con i giorni, le settimane e i mesi tutto ritornò come prima…”

“Che significa … tutto ritornò come prima…”

“Significa che riprendemmo la vita di prima, di sempre e fu in quel periodo che ebbi la certezza che loro con quel preservativo usato che avevo trovato non c’entravano niente.”

“Come se ne è reso conto?... Mi dica?” 

“Perché un pomeriggio mentre eravamo a casa e papà era arrivato da poco, sentimmo gridare nella scala, forte, parole oscene e volgari. Tutti andammo ad aprire la porta e  uscimmo a vedere cosa succedesse e c’era l’inquilino del primo piano, che veniva solo d’estate, un vecchio che stava salendo su a casa nostra a salutare papà che sapeva che era sbarcato e che nel salire aveva sorpreso sul pianerottolo prima della rampa che portava alla nostra porta d‘entrata, due ragazzi che avevano appena finito di fare sesso. Quando li guardammo, lei era ancora appoggiata al muro, con la testa bassa e la gonna giù con le mani sopra come a tenersela e il ragazzo in piedi vicino a lei e lo sportello del contatore dell'acqua aperto.

<Vengono qui a fare le loro porcate …> Gridava. < Guardi cosa hanno cacciato qui dentro… > Diceva arrabbiato:< Con il rischio che qualcuno di voi per aprire o chiudere l’acqua lo tocchi e si prenda le loro malattie. Adesso lo prendi e te lo porti via…> Urlò al ragazzo.

Quel ragazzo che non avevo mai visto, visibilmente spaventato allungò la mano e prese con due dita dall’interno della nicchia un preservativo, sporco, con materiale seminale all’interno, ma era il suo…

< Adesso te lo porti via… lo porti a casa tua e non lo getti qui! E lei signorina si vergogni a fare queste cose in una scala…> Gridò ancora e lui tenendo il preservativo in mano se lo portò via mentre scendevano la scala veloci, la ragazza davanti e lui dietro mentre l’inquilino di sotto che continuava a inveire: < Sporcaccioni!! Depravati!!>

Mio padre sorrideva e anche mamma dietro lui scuotendo la testa:< Sono giovani mormorò.>

<Macché giovani…sono dei porci… e chissà quante altre volte sono venuti qui a fare le loro porcate e gettare la roba dentro.> Esclamò. Poi muovendo la testa osservò l’interno e richiuse lo sportello.

Al di là dell’episodio, papà lo fece entrare in casa e si salutarono e mamma gli fece il caffè, mentre io allibito e deluso da quello che avevo visto avevo risolto il rebus di quel preservativo. Avevo scoperto di chi era, di una coppia giovane, che come capitava allora si infilavano nei portoni e andavano su in alto per le scale all'ultimo piano per amoreggiare, baciarsi e toccarsi. Così avevano fatto loro pensando che lì fosse un posto tranquillo e forse per parecchi mesi ebbero la fortuna che lo era stato... 

Era una triste verità, una magra consolazione che apprendevo, oramai il danno l’avevo fatto, avevo rovinato la fedeltà di mia madre, spingendola all’adulterio tra le braccia di quel compaesano, Vincenzo.”

“Quindi aveva scoperto il motivo di quel profilattico, dopo il danno la beffa…” Pronunciò la dottoressa. E quindi come si comportava sua madre con suo padre?”

“Come le ho detto in seguito, nei giorni e nelle settimane pensandoci e ripensandoci cambiai atteggiamento verso mia madre, la ritenevo una vittima mia, ma soprattutto di quel Vincenzo e alla fine anche di mio padre.”

“Vittima anche di suo padre?” Ripeté la dottoressa.

 “Sì anche di mio padre e lentamente la giustificai sempre più e me la presi anche con lui, dicendomi che in fin dei conti lei era sola e aveva desiderio di sesso e aveva fatto bene ad andare sessualmente con Vincenzo se papà non era capace di soddisfarla.  Era come se la mia mente iniziava ad aprirsi, a ragionare in modo diverso a causa del tradimento di mia madre. E mi venne in mente quell’episodio di quella sera quando mia madre agitata, rincasando mi aveva chiamato dicendomi che lei aspettava un anno il suo arrivo e papà sbarcato non la toccava.”

“Così diede della responsabilità anche a suo padre, individuò e ritenne anche lui corresponsabile del tradimento di sua madre.”

“Si!” Risposi.

“Certo! …Il suo sub inconscio la portava a cercava un colpevole per quello che era accaduto e non era capace di dare la colpa a sua madre e nemmeno a sé stesso che aveva causato tutto ritenendosi giovane e con il diritto di poter sbagliare, fare errori. Rimanevano solo quel Vincenzo e suo padre da colpevolizzare.

Ma come abbiamo detto, quel Vincenzo aveva solo approfittato di una bella donna vogliosa portandosela a letto e quindi dentro di lei Mimmo, da maschio, lo riteneva anche logico che lo avesse fatto e quindi ha spostato in parte le sue proiezioni di responsabilità anche su e contro suo padre, ritenendo anche lui colpevole perché sua mamma lo aveva tradito e non lei stessa responsabile, che nella sua mente giovanile scagionava.

Lei come quel Vincenzo e come suo padre amava sua madre, in modo diverso l’amavate tutti e tre, ma lei Mimmo viveva una sorta di complesso di Edipo nei suoi confronti.”

“Si, è vero e iniziai a incolpare mio padre tanto che mi schierai completamente con mia madre.”

“Ma andiamo avanti… mi dica cosa considerava all'epoca.” Mi sollecitò e continuai.

“Io in quel periodo mi ero convinto che quella che aveva vissuto partecipe mia madre nei confronti di Vincenzo, non era una relazione amorosa, ma fosse una sbandata, un togliersi una voglia, qualcosa che capitava alle donne sole e che se c’era l’occasione lo facevano, ma senza amore.

Lui, quel Vincenzo, essendo vedovo viveva solo e quello che non mi andava era che nei discorsi da bar ammetteva pure che andava con le puttane, le pagava, in genere in macchina, ma a volte se le portava anche in casa, e questo non lo sopportavo…”

“Perché non lo sopportava?” Mi domandò.

“Perché il suo fallo lo metteva nel sesso delle puttane e poi quando si incontrava con mia madre, nel suo.”

“E questo gli creava disagio perché vedeva in sua madre avendo amplessi con lui, una similitudine di quelle donne?”

“Forse sì…!” Risposi.

“Secondo lei perché quel Vincenzo continuava ad andare con quelle donne a pagamento pur incontrandosi con sua madre?”

“All’inizio credo perché si incontravano raramente, i primi mesi solo se c’erano occasioni tipo riparazioni da fare in casa… avevano tutte e due paura di incontrarsi, sapevano cosa rischiavano.”

“Fuori non si vedevano?” Mi interruppe la dottoressa.

“No, guai se la vedeva o se ne accorgeva qualcuno girare da sola.”

“Forse si sentivano al telefono?”

“Questo si è possibile, perché fuori spesso con mia madre c’era mia zia.

E comunque so per certo che i primi mesi dopo quell’amplesso non si incontrarono, era troppo rischioso e avevano troppa  paura a rifarlo, anche se lui bramava mia madre e lei desiderava lui.

Quando c’era mio padre a volte la domenica si incontravano tutti e tre fuori, quando mio padre e mia madre erano insieme a passeggio. Vincenzo sapeva che mio padre era geloso di mamma e che se avesse saputo qualcosa li avrebbe ammazzati tutte e due. E penso che all’inizio lui, come mia madre presero quegli incontri sessuali come un'opportunità che non ripeterono più. Certamente se avrebbero potuto l'avrebbero fatto ancora sesso insieme, ma il rischio era troppo alto.” Feci una pausa mentre la dottoressa scriveva qualcosa sul bloc notes e continuai rilassato con la testa appoggiata al lettino e gli occhi socchiusi a parlare.

“Dico questo… che credo non si incontravano più perché non c’era la possibilità di farlo, e anche mia madre aveva troppa paura di mio padre, che si sapesse, che ne venisse a conoscenza la famiglia, i fratelli, la zia e la gente mormorasse se solo l'avessero visto entrare in casa spesso o senza una motivazione. Sarebbe stato un disonore, non solo per mio padre che era cornuto, ma per tutta la famiglia, mia madre soprattutto, che sarebbe stata disonorata….”

“Non avevano altri luoghi, altre possibilità?”

“No…  mamma non poteva nemmeno assentarsi e andare nel magazzino- negozio di  Vincenzo, perché se qualcuno l’avesse vista entrare e i parenti le avessero chiesto cosa era andata a fare, avrebbe dovuto mentire, non avendo una motivazione valida per andare nel suo negozio.

Erano siciliani dottoressa e si sapeva come finivano queste cose d’onore a quei tempi… Il divorzio era appena stato votato, ma per loro il divorzio significava una cosa sola … 

“Lo so purtroppo! Ho avuto delle situazioni di quel tipo ancora oggi. E allora perché dice che hanno avuto una relazione se poi non si potevano più incontrare?”

“Questo all’inizio, i primi mesi, poi le cose cambiarono, soprattutto per iniziativa di mamma. Eh quando dicono che le donne ne sanno una più del diavolo è vero…” Mormorai.” Quello che avevano fatto prima, in quel periodo era stato qualcosa di estemporaneo, un’occasione che avevano sfruttato e che certamente avrebbero ripetuto ancora se si fossero ricreate le condizioni.”

“Ma poi si sono create le condizione?” Domandò la dottoressa forse cusiosa.

“Si! Ma dopo quattro cinque mesi.”

“Vada avanti.”

“Mio padre nel frattempo era sbarcato, era restato quarantacinque giorni a casa e si era rimbarcato, era partito.”

Mamma non sapeva che io ero a conoscenza che aveva tradito papà e che l’avevo vista fare sesso con Vincenzo e continuammo a volerci bene. Lei mi vezzeggiava e amava maternamente, a volte abbracciandomi e dicendomi nei momenti di tenerezza materna che sapeva avere solo lei: < Sei il primo e unico amore e uomo della mia vita Mimmo. Tu vieni prima di tutti, di papà, zii, parenti, di tutti.>

< Anche di papà le chiedevo?>

< Si anche di lui, di tutti …> Rispondeva abbracciandomi.

E questo pensarlo mi bastava, qualsiasi cosa avesse fatto l’avrei perdonata e sarei sempre stato con lei a volerle bene.

In quel periodo il paradosso era vedere mio padre dopo sbarcato a braccetto con mia madre, passare davanti al negozio- magazzino di Vincenzo, fermandosi, ignaro a stringergli la mano, offrirgli la sigaretta e chiacchierare scherzando con lui come due vecchi amici, paesani, mentre mia madre al suo fianco, restava in silenzio con gli occhi bassi, ascoltava e sorrideva senza guardarlo. Papà non si accorse e non seppe mai di essere cornuto proprio con quel Vincenzo che riteneva un amico. “

“Per sua madre deve essere stata una situazione imbarazzante.”

“Si, ma a quell’età iniziavo a ragionare e a conoscere la sessualità e vedevo tutte le mamme dei miei compagni con il marito sempre a casa e mi dispiaceva che mia madre come ha detto anche lei, fosse in astinenza per mesi e repressa sessualmente.”

“Gli dispiaceva?”

“In fondo si… non so perché, ma proprio in quel periodo mi rendevo conto della vita che aveva fatto e faceva, quasi prigioniera della famiglia e di sé stessa, dei suoi valori, dell’onore e senza sesso. Mentre invece tutte le altre mamme e mogli, erano libere di fare sesso anche tutte le sere con il loro marito. Ma anche se mia madre viveva in quella condizione sacrificata per una donna, si consolava perché aveva la sua famiglia, i suoi figli il suo mondo. E come le dicevo, io parlando con gli amici e crescendo, la mia mentalità lentamente cambiava pur restando all’interno di quella gabbia che era la nostra tradizione. “ XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX

“Questa idea che sua madre si consolasse delle sue pene e della sua condizione di donna con la famiglia e i figli è la sua convinzione?” Disse.

“Si!” Ripetei.

“O la dice per giustificarla ancora.!”

“No… non per questo.”

“Poco fa ha detto che non li ha più visti fare sesso direttamente, cosa vuol dire? Che li ha visti indirettamente?” 

“Qualche volta, ma soprattutto che in seguito nei mesi sapevo che lo facevano, ma non potevo vederli.”

“Perché?” Ripeté, nonostante avendole dato la risposta la seduta prima.

“All’inizio perché preferivo non sapere, occhio non vede cuore non duole… e per me era come se non avvenisse.” Feci una pausa e ripresi:” Poi l’eccitazione fu più forte, continuavo a masturbarmi pensando a loro e…”

“E…?” Domandò.

“E mi ritornò desiderio di rivederli far sesso, ma non c’era più l’opportunità. Quando mio padre ripartì, che restammo di nuovo soli noi in famiglia, fui io a provare a stimolare indirettamente mia madre a incontrare ancora Vincenzo a casa nostra.”

“Ma allora era un vizio il suo!”  Esclamò la dottoressa.

“No, al di là di tutto quello che le ho detto pocanzi, mi eccitavo e masturbavo solo al pensiero che si incontrassero o che si erano incontrati e immaginavo il loro amplesso. E per questo che provai a stimolarla.”

Feci una pausa mentale e poi ricordando dichiarai:

“Noi in casa avevamo la stufa a Kerosene e stava arrivando l’inverno, era una stufa che quando si accendeva oltre a disperdere un odore di nafta in casa era difficoltosa e rischiosa da accendere. Bisognava aprire il rubinetto del Kerosene, gettare dell’alcol nel deposito e poi con un batuffolo di cotone pieno di alcol accenderlo e buttarlo all’interno e ritirarsi subito indietro con la testa perché faceva una fiammata che usciva fuori. Si aggiunga a questo che le taniche da 20 litri, me le dovevo portare io da solo su fino all’ultimo piano, dove abitavo. Mia madre non ce la faceva e mia sorella men che meno e io con enorme fatica e fiatone fermandomi quattro cinque volte sulle rampe arrivavo su. Tanto che mia madre mi faceva sempre un regalo quando portavo su le taniche di Kerosene a riconoscenza degli sforzi che facevo e apprezzava.”

“E si, una bella sfacchinata… immagino.” Pronunciò.

“Come dicevo, capitò circa un mese dopo che mio padre era partito, saranno passati tre mesi dall’ultima volta che Vincenzo e mia madre avevano fatto sesso, eravamo tutti e quattro a tavola io, lei mia sorella e mio fratellino, alche mia madre disse:

< Domani Mimmo dovrai prendere il Kerosene giù, perché sai che il signore che lo vende non lo porta su ma lo lascia sotto il portone… mi ha telefonato avvisandomi.> Mugugnai e proferii: < Almeno una tanica potrebbe portarla su! > … e sbuffai. E mia sorella dandomi ragione dichiarò:

<Perché non la mettiamo a gas la stufa… tutte le mie amiche ce l’hanno a gas in casa?  Basta un tubetto che porta il gas dalla cucina al tinello> Affermò. <Le stufe le vendono. Così Mimmo smette di fare sempre su è giù per la scala e noi di avere puzza di benzina in casa…>

< Kerosene …> La corressi io.

< Si ma costano care le stufe a gas e poi bisogna fare anche l’impianto… ci vogliono parecchi soldi …>Rispose mia madre, guardando la spesa.  

< Le vende anche Vincenzo…> Dissi io pronto: < Ce la può vendere anche lui, a rate, ci conosce e l’impianto può farlo lui… è idraulico.>

“Questo lo ha detto lei?” Mi chiese la dottoressa.

“Si!”

“E perché?”

“Non so nemmeno io perché, mi sentivo agitato, inquieto, lo feci d’istinto.”

“Voleva che si incontrassero ancora?”

“Forse sì…anzi probabilmente sì!” 

“Continuava a masturbarsi pensando a loro?”

“Si, come detto oramai era diventata un’abitudine, non più con i fumetti e i giornali porno, ma con la mente su di loro… ed ero consapevole che se lui sarebbe di nuovo tornato da solo a fare l’impianto del gas e a metter la stufa, certamente avrebbe fatto sesso con mamma. E se non avessi voluto che accadesse, avrei potuto dire a mamma di guardare in un altro negozio o dirle trovo io l’idraulico, ci sono miei amici che le montano le stufe, e invece la istigai: < Si vai che Vincenzo può farlo, è il suo lavoro, domani vai…> La sollecitai ben sapendo cosa sarebbe successo se ritornava lui a casa mia... Quasi la esortavo.”

“Perché lo faceva?” Mi chiese la dottoressa:” Cosa la spingeva?” 

“Non so, come ho detto pocanzi a sapere che mia madre poteva ritornare e fare sesso con lui assurdamente mi eccitava, perché avevo l’opportunità di rivederli fisicamente nudi che si abbracciavano e baciavano. Ma anche solo il sapere che sarebbe accaduto, cerebralmente mi eccitava.  All’improvviso a tavola mi sentii accaldato, strano ed ebbi l’erezione a quei pensieri e guardavo mia madre che ignara mi sorrideva. Forse era il fatto di poterli rivedere far sesso che mi fece avere l’erezione, a quindici anni mi bastava un pensiero che si alzava. Non so… so solo che volevo che si rincontrassero.”

“Le piaceva rivederli far sesso, lo desiderava?”

“Si in quei momenti sì!”

Era come se io chiudessi gli occhi per quello che compiva mia madre, che l’autorizzassi, che le dicessi puoi farlo ancora. Fallo!... Vai con Vincenzo! In un certo senso era come se le dessi io il permesso.”

“Quindi per sé stesso era come se lei l’autorizzasse a fare ancora sesso con lui?”

“Si!”

“Un po' come con sua moglie dopo…” Dichiarò.

“Si!” Ripetei.

Fece una pausa e proseguì: “E sua madre che disse?”

Subito restò sorpresa di quella possibilità, non se l’aspettava nemmeno lei, come noi non aveva mai considerato di mettere una stufa a gas e che Vincenzo le vendesse e collegasse. Una volta venuta a conoscenza di quella eventualità, ci pensava e fu mia sorella a dire:< Si… dai mamma! Vai da Vincenzo le vende e ci può fare le rate.>

Lei pensò un po' e poi disse: <Va bene domani vado a vedere da Vincenzo se ci farà le rate… lo dirò anche alla zia se viene (sua sorella).>

< Te le farà… te le farà…> Pensavo maliziosamente dentro me.

Poi si alzò probabilmente entusiasta di quell’idea e possibilità e chiamò al telefono mia zia, sua sorella e glielo disse, che fu d’accordo, ma la informò che lei però non poteva accompagnarla perché aveva male alle gambe, e quindi ritornò a tavola dicendo:

< Domani pomeriggio che non sei a scuola andiamo, vieni anche tu con me Susi? La zia non può venire ha male alle gambe. > Disse a mia sorella per non andare da sola.”

“Perché chiese a sua sorella di accompagnarla?”

“Non so, forse voleva far vedere che andava con la figlia e quindi non c’erano sospetti…”

“Una sorta di alibi?” Domandò la dottoressa.

“Credo di sì.” Risposi.

“Sua sorella accettò?”

“Si, andarono assieme… madre e figlia.”

” E sua madre cosa gli disse a lei?”

“Di aspettare: <Allora aspetta Mimmo a portare su il Kerosene, domani, vediamo cosa ci dice Vincenzo, se ce la vende e ci fa il lavoro a rate… e secondo cosa ci dice telefono al rifornitore e gli dico di non portarlo più.>” Pronunciò. E la discussione finì lì.

Il giorno dopo in negozio andarono tutte e tre, mamma, mia sorella con mio fratellino e come provvedevo e supponevo lui vedendo mamma non stava più nella pelle. Le fece entrare dicendo:< Per il prezzo non vi preoccupate, vi faccio le rate come volete voi e me le pagate quando potrete. Vi conosco, siete gente onesta e paesani…>.

Poi parlando in siciliano si mise a fare complimenti a mia sorella:

< Oh… come è diventata grande Susi! E che bella picciotta che si è fatta … che bella fimminiedda stai diventando, bella come tua madre! Ma una vera fimmina siciliana, della nostra terra, scura di capelli e degli occhi > Disse, aggiungendo ridendo e facendo sorridere mia madre e mia sorella:< Non sei come tua madre che è bionda e a chi non la conosce sembra una tedesca…” E risero tutti. E continuò ad adularla, chiese a mia sorella:<Quanti anni hai Susi?>

< Quasi diciotto…> Rispose lei… sorridendo lusingata…

 < Eh … allora ormai sei già nell’età da marito, sei da maritare… Speriamo che lo trovi buono lo sposo, con un lavoro sicuro, uno delle nostre terre, della nostra amata Sicilia, non gente di qui che è diversa…>”

“Lei questo dialogo con sua sorella come lo ha saputo?”

“A tavola, erano divertite e ne hanno parlato loro, sia mia madre che mia sorella, ridendo…  mamma era orgogliosa dei complimenti rivolti a sua figlia e mia sorella era contenta che le avesse detto che era una bella ragazza, e si ripetevano cosa aveva detto. Ma a me ha dato fastidio saperlo. Cosa gliene fregava a lui se mia sorella era in età da marito e chi dovesse scegliere per sposo…?”

“Non gli piaceva il pensiero di quel Vincenzo?”

“No, mi dava fastidio che avesse messo indirettamente gli occhi anche su mia sorella consigliandola sia a lei che a mia madre quando e con chi avrebbe dovuto sposarsi.” Sorrise e poi mi domandò:

“Poi la scelsero la stufa?”

“Si, si accordarono sulla scelta che fecero mamma e mia sorella, e su suo consiglio presero una delle più belle, della Zoppas, che a quei tempi era la marca migliore e tra l’altro costava più cara. E il lunedì della settimana successiva assieme al ragazzo l’avrebbero portata su e poi il giorno dopo sarebbe venuto Vincenzo da solo a fare l’allaccio, come chiamano loro il collegamento al gas. “

“Sarebbe tornato da solo? Ed è andata così?” Domandò la dottoressa.

“Si, quel lunedì pomeriggio a portarla su l’aiutai anch’io e ci facemmo un sedere indescrivibile, tre piani di scale vecchie, tortuose e ripide, con punti dove a momenti non giravamo nemmeno, e altrettanto ad aiutarli a portare via e giù la vecchia stufa, quella Kerosene che poi gettò via lui.

La mattina seguente sapevo che sarebbe venuto a fare l’impianto e il collegamento.”

“E il giorno dopo è venuto da solo?”

“Si, successe come le volte precedenti, io mi nascosi e rifecero di nuovo sesso, ancora in camera e nel letto di mio padre.”

“E lei ha visto?”

“Si, li ho guardati.”

“Non le dispiaceva?”

“Non più! Provavo una sorte di quiete, come se accettassi tutto, mi piaceva guardare, come se fossero estranei. Avevo aiutato ancora a sua insaputa mia madre a rincontrarsi con lui.”

 

Giorni dopo mamma informò papà per lettera che avevamo acquistato la stufa a gas da Vincenzo e lui fu contento.”

“Tutti felici e contenti, chi in un modo e chi in un altro…” Mormorò la dottoressa, proseguendo:” E si videro ancora a casa sua poi?”

“Qualche volta, sempre per piccole riparazioni e quando non c’era mio padre e noi e consumavano sessualmente.  Se no si incontravano fuori.”

“Fuori dove?” Domandò.

“In negozio, nel suo magazzino, lui aveva la branda dentro dove riposava d’estate e mamma ogni mese gli portava i soldi della rata direttamente là e lo faceva in un orario quando i negozi erano chiusi e non c’era molta gente in giro, verso le 14.00, anche se aveva la motivazione che gli andava a pagare le rate.”

“Quante volte si vedevano?”

“Avrebbero dovuto una volta al mese, invece furono di più. Se riusciva ad andare all’insaputa di noi, poi diceva che doveva ancora darglieli e ci ritornava la settimana dopo e con questo espediente andava anche due, massimo tre vote al mese.”

“Lei come lo sa?”

“Perché la seguii più volte e la vidi come si comportava. Credo che si sentissero per telefono. Certe volte andava al mattino, quando noi eravamo a scuola e mio fratellino all’asilo, entrava in negozio, dopo un po’ si vedeva lui che chiudeva e metteva il cartello< momentaneamente assente>, e lei usciva dopo un’oretta dal retro. Aveva due entrate questo negozio magazzino, quella bella con la vetrina nella via principale e poi una porta nel retro che dava nei caruggi che andavano alla chiesa.”

“Quindi sua madre entrava da una parte e usciva dall’altra?”

“Si, una volta entrò anche mentre andava al cimitero a trovare mia nonna. Un’altra volta le dissi che se mi dava i soldi a me passavo io a pagargli la rata, ma non volle:< No adesso non li ho, gliene darò due il mese prossimo...> Ma non era vero.”

“Per quanto si incontrarono in quel modo?”

“Parecchio, erano più di sei mesi da quando era partito mio padre che si vedevano.”

“Quindi tra loro non c’era più l’occasionalità, ma una relazione sessuale?”

“Si, praticamente erano diventati amanti.”

“E lei cosa prospettava?”

“Io pensavo che una volta pagate le rate, sarebbe finito tutto e tutto sarebbe tornato come prima e invece…”

“Invece?” Ripeté.

“Un giorno quando papà sbarcò, andarono insieme a pagare l’ultima rata, anche se sono sicuro che Vincenzo quei soldi che gli dava mia madre non se li tenesse, probabilmente glieli lasciava a lei o faceva finta di prenderli e glieli ridava per sue spese.”

“Praticamente era un po' come se la pagasse indirettamente…” Disse la dottoressa:” … lasciandogli i soldi era come se retribuisse gli incontri sessuali di sua madre e lei non dandoglieli o riprendendoseli era un po' come se si prostituisse. Un po' come Vincenzo faceva direttamente con le altre donnine con cui andava.”

Restai in silenzio e riflettei, in parte era vero quello che diceva, che era un po' come se la pagasse… ma subito risposi:

“Le assicuro che non era quello il motivo per cui si incontravano, lo facevano perché si desideravano, se lui le lasciava i soldi delle rate era solo per gentilezza, un atto di simpatia…”

“Certo…certo! Ma io lo dicevo per paradosso. Comunque prosegua, vada avanti.”

E ripresi in discorso a narrare sdraiato sul lettino:

“Come dicevo quel giorno tornarono a casa sorridendo e mia madre ci informò:

< Vostro padre mi ha regalato la cucina nuova, bianca a cinque fuochi e con il forno...> Stringendo mio padre per il braccio, e lui fumando aggiunse:

< Abbiamo incontrato Vincenzo ci siamo fermati a parlare con lui e visto che abbiamo finito di pagare l’ultima rata della stufa a gas, mi ha proposto di regalare a mamma l’ultima cucina che è arrivata…> Restai in silenzio ma lui proseguì: < … e anche questa mamma gliela pagherà a rate un po' al mese…>

Mamma sorrideva e stupidamente ignaro anche lui, mio padre...Capii che avrebbero continuato a incontrarsi e fare sesso con la scusa di pagare le rate. Mi sentivo impotente, volevo e non volevo che si incontrassero, che lui la possedesse ancora, anche perché io non li vedevo più, potevo solo immaginarli su quella branda a fare sesso.”

“Come faceva a immaginarli, aveva visto quella branda?”

“Si, in seguito, perché su richiesta di Vincenzo e d’accordo con mio padre e mia zia, mamma d’estate mi mandò a fargli da garzone…per questo in magazzino vidi la branda dov’era collocata nel retro e dove facevano sesso.”

“Quando si masturbava li immaginava sulla branda o sempre nella camera da letto di sua madre?”

“Nella branda, era bassa e immaginavo mamma sdraiata sopra a gambe larghe… o inginocchiata su e lui di dietro a lei.”

“Quindi lei ha fatto anche il garzone idraulico a quel Vincenzo?”

“Si…” Risposi.

“Mi spieghi un po' come avvenne.”

“L’estate dopo, probabilmente a mia madre glielo mise in testa lui durante i loro incontri e quando si videro con mio padre che era sbarcato glielo chiese anche a lui se era d’accordo...”

“Cosa gli chiese?”

“Se durante l’estate che non studiavo ed ero a casa, che poi era praticamente erano i mesi di luglio, agosto e metà settembre, andavo a aiutarlo… che mi sarei tolto dalla strada e dai bar e avrei imparato qualcosa che mi sarebbe potuto tornare utile in futuro.”

“E loro accettarono…?”

“Si, quando mia madre e mia zia me lo dissero io non volevo, ma loro insistettero:

< Tuo padre lo sa già ed è d’accordo!> Disse mia madre:< Ti guadagni qualcosa…>

Per farla breve dovetti accettare. Andavo, al mattino alle otto, mi facevo trovare davanti al magazzino e lui mi faceva o salire dietro alla moto con lui o sul suo furgoncino e andavamo in giro per le case a fare riparazioni…”

“Nelle case?”

“Si, lui faceva lavori solo ai privati, nei cantieri aveva smesso anche se qualcuno lo cercava ancora.”

“Quanti anni aveva lei?

“Sedici compiuti…quasi diciassette.”

“E come si trovava?”   

“Era gentile… ogni tanto mi guardava e diceva:< Sei tutto tua madre…diventerai un bel ragazzo…>.  Voleva dire che le assomigliavo molto. E poi faceva lo scemo con tutte le donne che incontrava, sia sul lavoro che in negozio…”

“Come lo scemo?”

“Si le faceva i complimenti, le corteggiava...”

“Come aveva fatto con sua madre?”

“Si… e qualcuna dalla confidenza che aveva penso che ci sia andata anche assieme.”

“E lei cosa pensava di quel comportamento…?”

“Visto che lui non sapeva che ero a conoscenza del suo rapporto con mia madre, pensavo che facesse così davanti a me per farmi vedere che con tutte scherzava allo stesso modo… e poi ridendo mi dava consigli...”

“Che consigli?”

“Ma io ero un ragazzino e lui un uomo di oltre cinquant’anni e mi diceva come fare sesso…”

“Tipo?”

“Tipo… < Le donne sono tutte uguali… devi prenderle per la f…  il sesso. Devi insistere… Capiscono solo il fallo quando ce l’hanno in mezzo alle gambe …Quando le prude che non trovano nessuno che gliela gratta, fatti sempre avanti…>”

“Mmmmm un bel maschilista questo Vincenzo, nessun rispetto per le donne.” Mormorò e io continuai:

 “E poi considerazioni su di me del tipo:< Sei mai stato con una donna, una ragazza? Sai come si fa?>”

“Io rispondevo la verità…< No, non sono ma stato con una ragazza a fare sesso…>.” E lui mi proponeva:

“< Se vuoi una sera ti porto io a fare sesso in macchina con una bella prostituta, così impari come si fa…> Capendo io da quel modo di dire che nonostante si incontrasse con mamma e corteggiasse altre signore, andava sempre a puttane. Che era veramente un puttaniere. “  

“E lei c’è andato con lui a prostitute? “

“Si, una volta, la mia prima volta con una donna e fu lì che imparai come fare.”

La dottoressa fece una pausa scrivendo qualcosa e poi mi domandò:

“Ci andava tutte le estati a fare il garzone da lui?” 

“No, solo due stagioni a sedici e diciassette anni, poi incominciai a frequentare uno studio per geometra che poi mi è servito per la mia professione, il mio futuro lavoro da imprenditore.”

“Quindi due stagioni solo?”

“Si!” Risposi.

“E che idea si era fatta di lui conoscendolo?”

“Che era un bravo idraulico, questo sì, ma era un porco, tirava a tutte le donne, specie le paesane sposate e sole, come mia madre, anche mogli di altri marittimi. Era un puttaniere, per lui le donne servivano a una cosa sola, fare figli, da mangiare e soddisfare il maschio.”

La dottoressa a quelle parole restò in silenzio e poi disse:

“Torniamo un po' indietro, in quegli incontri sessuali tra sua madre e Vincenzo che avvenivano a casa sua e lei poteva spiare, c’è stato qualcosa che l’ha colpita in modo particolare nell’osservarli?”

“Ma di sessuale?” Domandai.

“Si!” Rispose:” Innanzi tutto quante volte li vide fare sesso direttamente?”

 Pensai un momento e risposi: “Quattro, cinque volte. “Domandando per precisione: “Ma in che modo intende vederli…?”

“Non intendevo solo vederli scusi, mi spiego meglio, nel fare sesso, loro o sua madre in particolare, facevano qualcosa di inconsueto?”

Restai in silenzio a riflettere e subito dopo dissi:” Una delle prime cose che mi colpì, come le ho detto è stato quando lui se lo faceva baciare da mia madre…”

“Baciare o sua madre gli praticava una fellatio?”

“Come una fellatio?” Domandai non capendo bene.

“Gli praticava un rapporto orale?” Specificò lei.

“Si come le ho detto, mamma glielo succhiava…”

“Oh bene, glielo succhiava. E lo faceva di sua iniziativa o era lui che la costringeva?”

“Lui le pigliava la testa e gliela spingeva sopra la sua asta, all’inizio dicendole di baciarlo, poi leccarlo e alla fine di succhiarglielo. Lo faceva soprattutto quando aveva preso confidenza, in genere prima di fare sesso e una volta che capitò che mamma era mestruata e lui voleva farlo lo stesso.”

“Anche con sua madre mestruata?”

“Si!”

“Ma lo hanno fatto poi?”

“No, mamma non ha voluto, per questo lui se il fatto succhiare e leccare tutto.”

“Il rapporto orale se lo faceva praticare con il preservativo o senza?” Chiese.

“Il rapporto orale senza, anzi…”

“Anzi cosa…?” Domandò.

“Quella volta vidi che lei inginocchiata davanti e lui in piedi che la teneva per i capelli, le venne in faccia.”

“La eiaculò sul viso?”

“Si! Lei non se l’aspettava…”

“E sua madre che fece?”

“E mia madre niente, con l’asciugamano si pulì la faccia…”

“Quindi il loro rapporto sessuale era spinto, diciamo abbastanza libidinoso e non ha visto qualcos’altro?”

“Qualcos’altro… non so… A volte cambiavano posizione…”

“In che modo…?”

“A mamma la faceva mettere a carponi e lui andava dietro.”

“La prendeva da dietro?”

“Si!”

“E a sua madre accettava o subiva quella posizione. “

“Accettava. Da quello che vedevo si, smaniava, lui da dietro le stringeva le mammelle e lei muoveva il sedere indietro verso lui… credo che con mio padre non le avesse mai fatte queste cose.”

“Lo penso anch’io!” Rispose pronta.

“Un’ultima domanda signor Mimmo, per completezza, quando sua madre era a carponi e lui era dietro a lei, erano solo rapporti vaginali praticati da posteriore… oppure…?”

“Ho capito cosa intende se anche anali?” Dissi.

“Si esatto!”

“Quelle poche volte quando li ho spiati io in quella posizione non li ho mai visti avere rapporti anali, ma non lo escludo che l’abbiano avuti… lui era un porco glielo detto, andava anche a prostitute e spesso si vantava. Ma questo l’ho scoperto poi parlando con altri quando l’aiutavo a fare il garzone, che per vantarsi lo sentivo dire:< Io alle femmine che vengono con me ci faccio tutto, anche il culo...> Scusi il termine dottoressa.

“Non si preoccupi. Quindi lei sapeva che sessualmente praticavano tutto…”

“Si! Penso anche cose che mia madre non faceva con mio padre. “

“Bene!” Mormorò scrivendo sul bloc notes.

“Quindi al di là del tormento che le dava, le piaceva osservarli in atteggiamenti sessuali?”

“Si, Come detto non dissi mai niente a nessuno di quello che combinai, mi portai tutto dentro di me, avrei voluto confidarmi con mia sorella, ma poi mi mancò il coraggio. Quando avvenne per me era un gioco… un gioco perverso dove la protagonista ignara era mia madre. Poi si trasformò in tormento e nei mesi seguenti divenne una situazione d fatto, di accettazione.”

“E quindi lei inconsciamente riconobbe a quell’uomo il diritto di prendersi sessualmente sua madre?” 

“Si, ma poi in seguito non mi interessò più il loro rapporto, sapevo che non c’era amore da parte di mia madre, ma solo desiderio sessuale e questo mi bastava.” Vidi che scrisse ancora sul bloc notes e poi mi chiese:

“Quindi con quell’espediente delle rate si incontravano frequentemente?”

“Si, abbastanza, come le ho detto mia madre gli portava i soldi o faceva finta di portarglieli in negozio, in orario che concordavano.”

“Lei soffriva a non poterli più vedere praticare sesso tra loro?”

“All’inizio si!  Quando facevo il garzone, ed ero nel retro del negozio, guardavo sempre la branda dove lo facevano e mi immaginavo come la mettesse lui e le porcate che le praticava.”

“Andò avanti molto quella situazione?” Domandò.

“Qualche anno…” Risposi.” Con il tempo su nostro consiglio mamma oltre la stufa a gas e la cucina acquistò anche in boiler nuovo e Vincenzo lo venne a istallare, furono quelle le poche volte che li vidi fare sesso in casa mia...

“Non provava più gelosia verso sua madre?”

“Si… provavo gelosia e pentimento per quello che avevo fatto, che avevo creato, ero stato io a farli diventare amanti, ma l’accettavo, era come se mi dicessi: < Con lui va bene… altri no…> visto che era qualcosa a cui non potevo porre fine.

Mi sentivo tradito ma anche traditore, non so come spiegare, era mia mamma e non avrei voluto che fosse andata con nessun altro se non papà.”

“Le voleva molto bene?” Chiese.

“Si molto…molto…” Risposi:” … se no, non l’avrei giustificata e avrei taciuto. Mi sono portato quel peso dentro per tanti anni e ora quasi cinquant’anni dopo, lei dottoressa è la prima persona che lo sa… a cui lo dico!”

Non mi guardò neppure, scrisse qualcosa sugli appunti poi come pensando e girando la penna sul foglio a fare larghi cerchi. E io continuai:

“Mi tenevo tutto dentro rimuginando, sentendomi e vivendo la situazione che avrebbe dovuto essere di mio padre, quella del cornuto, con le stesse sensazioni, ma lui non c’era e non sapeva, così la vivevo io per lui e l’accettavo.”

“Si sentiva cornuto anche lei?” Mi chiese

“Si, mi sentivo come cornuto, tradito da lei, un cornuto consenziente però. Ma ripeto, mia madre non avrebbe dovuto… io le volevo bene… ho sofferto molto. Era come se fosse mia, solo mia…”  Ripetei rivangando con tristezza il ricordo di quel periodo.

” A volte invidiavo mia sorella perché lei non sapeva nulla... e vedeva nostra madre sempre limpida e pulita.”  

“Si spesso fratello e sorella sono in antagonismo perché ognuno è geloso o invidioso dei sorrisi che fa il genitore all’altro. So per esperienza che un figlio o una figlia nello scoprire il tradimento dei genitori quale ne sia la causa o la motivazione, prova dal punto di vista emotivo e sentimentale una grande sofferenza, che come è avvenuta in lei, si manifesta all’inizio con pianto e odio, poi si trasforma in ansia, tristezza e delusione e all’ultimo in accettazione. Facendo nascere in lui conflitti interiori e problemi psicologici e sessuali che riguardano il suo vivere futuro, il pensare e crescere nella sessualità.” Pronunciò la dottoressa.

“Poi in seguito cosa è successo, come è finita questa storia?” Mi domandò.

“Andò avanti e si spense da sola…” Risposi:” … Mio padre non seppe mai niente, tutto era normale, pareva non fosse successo nulla, e tutto sembrava essersi calmato.

Quando mio padre tornò e sbarcò, mamma appariva davvero la moglie perfetta e premurosa. Camminavano a braccetto per la via centrale e sul lungomare, e parevano degli innamorati quarantenni, tanto che pensai:

< Senz’altro quello che è accaduto con Vincenzo è stato solo un momento di debolezza, una sbandata… Anche se per l’astinenza sessuale lei ha avuto e partecipato a quel rapporto sessuale con lui.> Dentro di me ero contento, sembrava che tutto finisse finalmente…”

All’improvviso sorridendo la dottoressa chiuse il bloc notes dicendo:

“Bene con oggi abbiamo finito di parlare di lei adolescente, della sua famiglia e di sua madre, è passata più di un'ora. La prossima seduta inizieremo a parlare di lei e sua moglie, del rapporto fra voi due. “

E anche quella seduta termino e ci salutammo dandoci appuntamento al giovedì prossimo per iniziare a parlare di me e mia moglie.

 

Ogni commento e suggerimento è gradito.

Aspetto i vostri commenti ed eventuali suggerimenti. Grazie.

Per commenti, suggerimenti, idee, notizie o critiche, scrivere a:

“dressage1@hotmail.it” Grazie.

 

I contenuti presenti sul blog "Immoralexx" dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o ridistribuiti in forma parziale o totale senza previo accordo con l’autore stesso e citando sempre la fonte d’origine

È vietata la copia e la riproduzione dei contenuti in qualsiasi modo o forma.

Copyright © 2019 Immoralexx by Educatore. All rights reserved.