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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

ANALISI DI UN CUCKOLD IN TERAPIA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

ANALISI DI UN CUCKOLD.

 

NOTE:

“Errare humanum est, perseverare autem diabolicum”(Sbagliare e umano, perseverare è diabolico.)

 

Il vero tradimento non è praticare sesso con un’altra persona, ma tramite il tradimento diventare un’altra persona.”

Anonimo.

 

5° SEDUTA.

 

CAP. 6 PIÙ CHE LA FEDELTÀ POTE’ IL DESIO.

 

Il giovedì seguente era la quinta seduta. Mi accomodai e mi sdraiai nel lettino, ormai sapevo come e cosa fare. Lei si sedette vicino a me con bloc notes e penna, senza dire nulla, solo:

“Si rilassi, conti fino a dieci, e quando si sentirà calmo incominci pure…”

Quel giorno in quella seduta non mi disse di cosa avremmo parlato, lasciò fare a me e io con il desiderio di liberarmi interiormente, quasi senza volerlo, tornai subito dove avevo interrotto la settimana prima.

E ripresi:

“Dopo quel fatto che avevo combinato tra mia madre e Vincenzo, i giorni e le settimane seguenti li passai con l’intenzione di dimenticare, ma non ci riuscivo, mi veniva sempre in mente l’immagine di mia madre nuda nel letto, che si muoveva con il bacino sotto quel Vincenzo a fare sesso con lui lasciandosi possedere e che ne provava piacere. E oltre che turbato a quel ricordo, mi sentivo derubato da mia madre, tradito, soprattutto che lo abbracciasse e baciasse.”

La dottoressa mi interruppe chiedendomi:

“Tradito perché?”

“Perché la consideravo solo mia… mia e di mio padre e invece si era data a un altro.”

E alla mia risposta subito domandò la dottoressa:

“In quei giorni, in quei momenti, lei si eccitava ricordando quanto aveva osservato?... Visto che si era anche masturbato alla visione e svolgimento del loro amplesso?”

Esitai, e poi risposi la verità: “Sì… era più forte di me anche se non volevo, nei giorni seguenti mi ritornava in mente il loro amplesso. Era il primo rapporto sessuale reale che avevo visto in vita mia ed era stato quello di mia madre con un altro uomo… e si mi eccitava ripensarla sdraiata a gambe divaricate con lui sopra che la possedeva e lei  che ne godeva.”

“E si è masturbato ancora al ricordo di quel episodio, di quello che ha visto accadere tra sua madre e quell’uomo?”

“Come?” Chiesi non capendo.

“Sì, se si è masturbato ancora al ricordo del vedere quell’uomo, quel vostro compaesano Vincenzo fare sesso con sua madre?”

Esitai ancora, lei mi guardava di lateralmente a me: “Non vuole rispondere Mimmo? ...” Esclamò: “Non abbia timore, io è come se non ci fossi, è come se lei parlasse da solo, con sé stesso. La verità non fa mai male.”

A quelle parole replicai: “Sì… mi capitava di eccitarmi e masturbarmi al ricordo di averli visti fare sesso…e al pensiero che lo facessero di nuovo.”

La dottoressa abbozzò una smorfia, una specie di sorriso nascosto e scrisse qualcosa sul bloc notes pronunciando:

“Non c’è nulla di male stia tranquillo, non è il primo ragazzo che ha visto la mamma fare sesso o con il papà o con altri uomini… e non sarà l’ultimo. Le ho detto che io non sono qui per giudicarla, ma per analizzarla e risolvere il suo problema…” E dicendo così, proseguì:

“Mi dica… quando ricordava quell’episodio e  si masturbava, provava malessere o piacere…?”

Esitai ancora: “Non so! Non so dire dottoressa… forse tutti e due assieme, malessere per averla vista tradire e far sesso con un altro che non era mio padre e piacere nell'averla vista gioire fino all’orgasmo di quel rapporto sessuale, scuotersi, stringerlo a sé e baciarlo lei di sua iniziativa.”

Scrisse ancora qualcosa nel bloc notes e tirando su la testa chiese:

“ Successivamente cosa ha fatto? Mi ha detto che si sono rincontrati?”

“Sì, ma prima devo fare una premessa…” Dissi.

“Dica… Faccia pure.” E incominciai.

“Quasi una ventina di giorni dopo quell’episodio, nonna era stata ricoverata all’ospedale perché soffriva di cuore e respirava male, e vista l’età, mancò pochi giorni dopo all’improvviso.

Come si usava da noi la portarono a casa di mia zia nella sua stanza, dove aveva vissuto con mio nonno e le donne della famiglia, mamma, zia, cognate e anche mia sorella si vestirono di nero, per mostrare il lutto, com’era usanza dalle nostre parti e iniziarono la veglia e a ricevere i conoscenti.

Anche noi insieme a mamma andammo a casa di zia a ricevere chi veniva a fare le condoglianze. E anche lui Vicenzo venne e dopo aver abbracciato e stretto la mano ai parenti, a mio zio e a zia, si avvicino a mamma, l’abbraccio e baciò sulle guance e si guardarono negli occhi. E Come si usava a quel tempo disse a mia zia che era più grande:

«Sono a vostra disposizione per qualunque cosa abbiate bisogno, per la famiglia…» E subito dopo rivolto a mia madre che era vicino a mia zia, le disse: «Anche voi Nunziedda…» Chiamandola sempre confidenzialmente con il diminutivo da ragazza, che solo i vecchi conoscenti e in famiglia usavano. «Se avete bisogno di me chiamatemi…» E nel mentre la guardava fissa negli occhi.

E anche quando uscì salutò tutti per non fare capire che era interessato a mamma, ma a lei avvicinandosi e stringendole le mani in segno di cordoglio mormorò: “Non esitate a mandarmi a chiamare se avete bisogno di me!”

“Gli dava del lei Vincenzo a sua madre?” Domandò la dottoressa.

“Si davanti ai parenti e conoscenti la rispettava, le dava del lei anche se la chiamava confidenzialmente con il diminutivo Nunziedda. Solo quando era solo le dava del tu.”

“C’era anche lei Mimmo alla veglia?” Chiese la dottoressa.

“Sì, ero lì con mamma e i parenti!”

“E che fece?”

“Io?”

“Sì lei.”

“Io vicino a mamma li guardai, mamma era seria e un po' intimidita della sua presenza così vicino a lei, anche per quello che c’era stato e anche lui era intimorito da quello che era accaduto tra loro, sapevano cosa rischiavano se qualcuno avesse intuito qualcosa. E messosi dietro a lei durante la veglia non smetteva di guardarla non visto, sembrava quasi che l'annusasse.

Vincenzo venne anche al rosario, dove mamma era vestita a lutto, aveva la gonna al ginocchio e una maglietta e seppur in quella condizione di dolore, oggi posso dire che era molto attraente tutta vestita di nero, sembrava più magra e slanciata. Con mia sorella l’avevamo vista girare per casa in disabiliè e l’avevo osservata prepararsi, vestirsi e sapevo che sotto la gonna aveva le mutandine e i collant dello stesso colore, neri e calzava un paio di scarpe della stessa tinta con poco tacco. Oggi posso dire che era molto sexy. Com'era usanza in Sicilia, nel giorno della recita delle preghiere le donne erano vestite tutte in lutto, e aveva il fazzoletto a velo nero in testa che le scendeva sul viso, e intorno alla leggera velatura, si scorgevano i capelli biondi, gli occhi chiari arrossati dal pianto e i lineamenti del volto, belli e perfetti, anche se tristi.”

“Quindi come avviene in queste cerimonie quello fu un momento per cui si incontrarono per la prima volta dopo quell’episodio dell’amplesso?” Esclamò la dottoressa.

“Sì…” Risposi:” … amici e parenti, tutti non mancarono di fare sentire il loro affetto, abbracciando zia e andando ad abbracciare e baciare seppur sulle guance anche mamma. Come le ho detto  nell'abito nero stava molto bene. La sua pelle chiara risaltava magnificamente in contrato al tessuto nero, sembrava che splendesse tanto era pallida, stava benissimo e esaltava eroticamente la sua forma matura, ed era affascinante  con le sue gambe pallide coperte dalla velatura  del nailon nero trasparente dei collant. Oggi lo posso dire senza malizia che senza volerlo era seducente.”

“Cosa pensava lei Mimmo quando anche in quella situazione quel Vincenzo guardava sua madre e le stava vicino?”

“A me dava fastidio, non lo potevo vedere, anche se gli zii e le zie presero le visite di Vincenzo tutte e tre i giorni fino alla sepoltura come un segno di grande rispetto per la nostra amicizia famigliare. Io sapevo il vero motivo perché veniva e stava vicino a loro e dietro a mamma.”

“Beh, era comunque un segno di rispetto, affetto no?” Disse la dottoressa-

“Sì, ma bastava una volta, lui invece venne sempre, sia a fare le condoglianze, che alla veglia, al rosario e al funerale e facendo finta di nulla si metteva sempre vicino a mamma e continuava a guardarla non visto, non dandone dell’occhio. Anche a messa e dietro al funerale, mentre camminava le guardava il sedere, io lo vedevo.”

“Suo padre non c’era?” Chiese.

“No! Mio padre non c’era, era imbarcato, lo seppe dopo quando ritornò.

Poi finito tutto, la cerimonia e il funerale, mamma ci disse che oramai eravamo soli noi in casa nostra e dovevamo restare uniti.”

“In seguito cosa faceste?”

“Io i primi giorni della morte di nonna li trascorsi con mamma e mia sorella e poi su sua esortazione a distrarmi a zonzo e con gli amici. Mentre lei e mia zia si dedicavano a tutte le faccende funerarie, le spese del cimitero e del funerale, andare in banca per dividere tra tutti i fratelli i pochi soldi che aveva lasciato, dal commercialista per vendere le casa in Sicilia, e a ricevere e ascoltare gli amici e i parenti che di volta in volta anche in ritardo le venivano a fare visita e le condoglianze anche dalla Sicilia.”

“Quindi poi riprendeste la vostra vita normale senza sua nonna?”

“Sì, a mia madre inizialmente l’aiutava mia zia, era lei che veniva a prendere mio fratellino e lo portava all’asilo e poi andava a casa propria, per poi tornare verso le undici sotto il nostro portone e lei scendere e andare a fare la spesa insieme.”

“Quindi sua zia sopperì anche diciamo al ruolo di controllo che aveva sua nonna?”

“Sì, ma in parte, molto meno, lei non viveva con noi, veniva e poi andava a casa sua ,aveva figli anche lei. In quel periodo mettemmo anche il telefono sul tinello, quello color grigio topo con la cornetta e spesso si sentivano così. Zia aveva le gambe gonfie e non poteva camminare tanto, né salire le scale fino a dove abitavamo noi.”

“Quindi sua madre era più libera?”

Sì!” Risposi.

“Bene, fatta questa premessa, tornando a quanto detto precedentemente, cosa accadde dopo?”

“Niente di particolare… passarono un paio di  mesi io proseguivo normalmente il mio vivere da ragazzo, anche se pensavo e mi masturbavo con il ricordo del loro amplesso e la loro visione. Mi ero autoconvinto che quello fosse stato un gesto di debolezza di mamma di concedersi a lui, addirittura mi autoconvincevo che non lo avesse mai fatto, che anche lei lo avesse dimenticato davvero, infatti per parecchio tempo fu così.”

“Non vide più quel Vincenzo vostro paesano?” Domandò.

“No! Dal giorno del funerale non si videro sono più, fu tutto normale, mamma era in lutto e i primi mesi vestiva di nero e si seguiva il solito tran tran; mamma usciva con mia zia a fare la spesa, a passeggiare.”

“E quando avvenne questo incontro sessuale che dice lei Mimmo si ripeté nuovamente tra sua madre e Vincenzo?”   

Feci una pausa e ripresi:

“Un pomeriggio, dopo circa due mesi dal funerale di nonna, prima che uscissi e andassi dai miei compagni, mia madre mi chiamò:

«Mimmo, lo scarico del bagno si è di nuovo otturato…» Non era la prima volta che succedeva il tubo di scarico era ancora di piombo a quei tempi era piccolo di diametro e con varie curvature e lo sapevamo, l’avevano messo così quando avevano ristrutturato la casa, probabilmente per risparmiare.

«…Già che esci passa da Vincenzo in magazzino e digli se può passare domani mattina a sturarlo.» Mi disse.

Mi caddero le braccia, ero incredulo, era lei che voleva che lo chiamassi, e subito pensai male: «Forse con la scusa che si è attappato lo scarico vuole rincontrarlo?... Oppure è solo un caso ?» Arrivai addirittura a considerare: «Si è attappato da solo oppure, come ho fatto io per il galleggiante, è lei che lo ha otturato?... L’ha attappato lei?» Mi chiesi. E subito risposi:

«Lo sturo io mamma…!»

«No… ci vuole la sonda lo sai…» Rispose decisa.

«Ma provo a infilarci il fil di ferro…» Ribattei.

«No…» Ripeté: “… che si buca il piombo come è successo quando ci aveva provato tuo padre, che poi perdeva nel soffitto nell’appartamento di sotto e hanno dovuto rompere il pavimento per aggiustarlo.»

Era vero quello che diceva, per stapparlo con il fil di ferro mio padre sfregando con la punta sul piombo aveva fatto più danno che bene, bucandolo e facendo perdere acqua sotto.

Provai anche a dirle: «Vedo se trovo io qualcuno che conosco…»

«No.…» Rispose spalleggiata inconsapevole da mia sorella che disse in dialetto: «…No! Chiama u bruttu (Vincenzo)… Non portare estranei a casa che siamo soli.»

A quelle parole riflettei, forse pensavo male… forse era davvero per la riparazione. Comunque non senza turbamento di trovarmelo ancora a casa solo con mia madre, passai nel suo negozio magazzino e glielo dissi:

«Ha detto mia mamma che si è otturato lo scarico del bagno, se domani mattina può passare a casa a ripararlo che noi non riusciamo a sturarlo con la ventosa…»

Sorrise in un modo che mi diede fastidio: «Va bene, dille a tua madre che passo domani mattina alla stessa ora dell’altra volta…» E senza dire altro uscii seccato.

“Quindi si ripeteva la scena precedente, solo che in quel frangente non era lei che la voleva?”

“Esatto, dal modo che aveva risposto capii che aveva ancora intenzione di fare sesso con mamma, avrei potuto mandare tutto all’aria, ma assurdamente mi sentivo turbato che ritornasse a casa nostra, che ci riprovasse, ero dispiaciuto, ma anche curioso ed eccitato al pensiero. Dicendomi per giustificarmi: «Forse mamma questa volta se le farà delle avances gli dirà di no… si tirerà indietro, è ancora in lutto per nonna, veste ancora scuro... L’altra volta era impreparata, l’ha colta alla sprovvista non se l’aspettava, questa volta invece sa già cosa vuole quel porco, farà attenzione, si proteggerà.»

“Cosa vuol dire veste ancora scuro?”

“Sì, come le ho detto era un’usanza che i parenti stretti di un lutto, le donne portassero i vestiti neri o almeno scuri ancora per parecchi mesi e gli uomini una striscetta o un bottoncino nero sul bavero della giacca…”

“Ah... non lo sapevo… quindi sua madre vestiva ancora in nero e sarebbe stata ancora in lutto?" Domandò la dottoressa.

“Sì…!” Affermai.

“Continui…” mi sollecitò lei.

E proseguii: “Alla sera tornato a casa glielo dissi:”

«Mi ha detto Vincenzo che viene domani mattina alla solita ora dell’altra volta…»

«Ah... va bene … grazie.» Rispose indifferente mia madre.

Quella sera a letto da solo visto che non c’era più nonna, ci pensai e ripensai ancora, anche su cosa avevano fatto la volta precedente e invece di dirmi: «No… farò in modo che non succeda più…» Eccitato mi alzai e andai in bagno a masturbarmi al pensiero che lo avrebbero rifatto, di nuovo…”

Mi interruppe: “Si eccitava solo al supporre che potevano ripraticare sesso nuovamente? Avere un altro amplesso?”

“Sì!” Risposi: “Non so perché, mi dispiaceva che accadesse, ma eccitava anche, volevo e non volevo che avvenisse, che lo facesse, ma soprattutto aspiravo a vedere come si sarebbe comportata mamma, se avrebbe ceduto di nuovo, oppure lo avrebbe allontanato facendolo uscire di  casa.”

“Continui…” Mi sollecitò la psicologa.

“La mattina dopo mi comportai come la volta precedente, finsi di andare a scuola, mi staccai da mia sorella, tornai indietro e andai sul solaio. Poi arrivò mia zia a prendere mio fratellino, suonando da sotto il portone. Vidi mia madre uscire dalla porta di casa con la vestaglia giapponese tutta abbottonata e scendere con mio fratellino e il cestino della colazione in mano, probabilmente andando giù nell’atrio del portone per consegnarlo a mia zia che lo portava all’asilo; per poi risalire in casa restando sola a fare le faccende. E attesi. Poco dopo prima delle nove, sentii suonare il campanello della porta.

Subito come la volta precedente ebbi il batticuore, ero ansioso e corsi fuori nel terrazzino, il tempo era nuvolo in mio favore e correvo meno rischio di ombreggiare la luce che entrava e mi misi nelle finestrelle lucernaio a spiare. Mamma era sempre con la sua la vestaglia nera a fiori colorati e ce l’aveva legata abbottonata e legata alla vita, ma era già pettinata e pronta in viso, non come la volta precedente che era spettinata e struccata. Quella mattina probabilmente quando io e mia sorella uscimmo, si mise in ordine, sapendo che sarebbe arrivato Vincenzo.

Aprì la porta e lui entrò, e si salutarono: «Ciao Nunziedda...» Disse lui in dialetto dandole del tu: «Come stai?»

«Buongiorno Vincenzo!» Rispose mamma: «Ci stiamo riprendendo adesso…»

«E lo so... sono momenti brutti! Era una brava donna tua madre…» E si  misero a parlare di  nonna quando era in vita e anche quel discutere in quel modo di mia nonna, mi tranquillizzò. “

“Quindi quella era la prima volta che si vedevano dopo il funerale di sua nonna e praticamente soli da quello che era successo tra loro?” Mi domandò.

“Sì!” Risposi. Erano passati quasi tre  mesi da quello che era accaduto e due mesi circa dal  funerale di  nonna….”

“Cosa avvenne poi?” Mi sollecitò.

“Lui a un certo punto chiese a mia madre: «Che è successo nel bagno?» E lei gli rispose:

«Si è otturato ancora lo scarico della vasca del bagno.»

Prese la cassetta dei ferri dalla spalla e la posò a terra e mamma lo accompagnò in bagno e iniziò a trafficare. Vidi poi mamma uscire dal bagno lasciando solo lui a lavorare e andare a preparargli il caffè.”

“Quindi gli rifece il cafè mentre lui lavorava.”

“Sì, io non lo vidi ma immaginai il lavoro che faceva Vincenzo, come lo aveva praticato la volta precedente che si era otturato, con una specie di pompa per biciclette l’appoggiò allo scarico e pompò forte con il manico su e giù, mandando dentro aria compressa, finché un gorgoglio lo stappò. Fece anche presto.

Quando fu pronto il caffè mamma lo chiamò e lui finito il lavoro uscì dal bagno dicendo:

«Ora funziona, ma dovete stare attenti a cosa ci cacciate, capelli, cotone…»

«Eh sono i ragazzi!» Rispose mamma giustificandosi: «È Susi quando si lava i capelli che ne ha tanti e lunghi.»

Si sedettero in cucina e presero il caffè e lui si fumò anche una sigaretta che mamma provvide subito a gettare nel wc e a tirare l’acqua, visto che in casa non fumava nessuno a parte mio padre e si misero a parlare del più e del meno e non sempre dal mio nascondiglio capivo bene.

Poi alzatosi andarono tutte e due nel tinello, dove c’era l’entrata di casa, da dove li vedevo abbastanza bene. Lui all’improvviso le prese la mano e iniziò ad accarezzargliela, mentre le diceva che era bella…”

“Sua madre come si comportava, cosa diceva?”

“Niente, assurdamente stava ferma vicino a lui a lasciarsela accarezzare.

All’improvviso lui l’abbracciò e baciò sulla bocca, con lei che non si tirò indietro, ma anzi si lasciò baciare sulle labbra, stringere e toccare, senza resistenza.

«Andiamo di là!»  Intendeva la camera le mormorò beffardamente senza rispetto Vincenzo, con un sorriso superbo, quasi spingendola appoggiandole la mano sul sedere, con lei che lasciandosi sospingere con la sua mano premuta sulla natica entrò nella sua camera seguita da lui, che una volta davanti al letto la riprese, rivoltò a sé e la baciò ancora in bocca con mamma partecipe. Provai incredulità e rabbia.”

“Perché ha provato incredulità e rabbia?” Mi domandò.

“Per come si comportava, per l’atto che faceva quell’uomo…” Scusi il termine dottoressa:”… ma le toccava il culo come se ne fosse lui il padrone e non mio padre, e lei era come se si assoggettasse, lo lasciava fare.”

“Sua madre non faceva e non diceva nulla?”  Domandò.

“No… non parlava nemmeno, era lui a farlo a dirle frasi stupide in dialetto: «…Nunziedda mi fai impazzire, sei bella…» o cose di questo genere…”

“La adulava?”

“Sì, la lisciava come si dice in siciliano.”

“A un certo punto restai scioccato.”

“Perché scioccato? Perché lui aveva messo la mano sul sedere di sua madre?”

 “No, perché senza che Vincenzo le dicesse o facesse nulla, mamma si staccò da lui, fece un passo indietro, si  sbottonò e slegò la cintura di stoffa sulla vita e apri la vestaglia davanti, e mi venne quasi un colpo. Era nuda, completamente nuda sotto la vestaglia giapponese, con il suo corpo maturo e pur vergognandosi di farlo, glielo mostrava, come ad offrirsi a lui. Vincenzo in silenzio la guardava e lei, portandosela indietro, la fece scendere dalle spalle sulla schiena, lasciandola cadere ai piedi, restando totalmente nuda davanti a lui. Capisce dottoressa! Era nuda, interamente nuda di sua volontà davanti a lui, come se si donasse! Non potevo crederci, non aveva nulla sotto, era come se si fosse preparata a offrirsi, l’aspettasse e fosse pronta per lui, e con quell'atteggiamento gli dicesse: «Prendimi, sono tua, sono pronta…» Era… era come se si concedesse.”

“E lei che fece Mimmo…?”

“Io? ...Nulla assurdamente ero sorpreso e non sapevo cosa fare, continuai a spiare, a guardare non visto.”

“Cosa pensava, cosa provava in quel momento a vedere sua madre che praticamente nuda si offriva a quell’uomo, Vincenzo?”

“Ero sconcertato, scioccato, e restai incredulo e impressionato da quel suo comportamento e da quello che vedevo, mai mi sarei aspettato che mia madre donna seria e fedele, facesse un gesto simile di donarsi nuda a lui sessualmente.”

“Cosa si diceva lei Mimmo?”

“Mi sono detto: «È impazzita che fa? Non ragiona più, che le è preso?» Non era da lei comportarsi in quel modo, addirittura a offrirsi a un uomo di quasi 15 anni più di lei…”

La dottoressa mi interruppe:

“No, come gli ho detto l’altra seduta… sua madre non era affatto impazzita…” Dichiarò: “…il suo è stato un comportamento premeditato, ma tipico di chi scopre il piacere tutto in una volta, che vede appagato e soddisfatto finalmente il suo desiderio sessuale quando vuole e non soltanto in determinati periodi dell’anno. Tutto in linea con quello che dicevo nella seduta precedente, in lui vedeva il  fallo eretto…il suo nuovo maschio, colui che la possedeva con il suo fallo e non le importava se fosse brutto o bello, giovane o vecchio, se avesse 15 anni più di lei  e sarebbe stato adatto più a sua nonna che a lei… Lui le dava finalmente piacere, le dava il suo sesso, il suo fallo eretto e la faceva godere, la soddisfaceva e sua madre era appagata con lui, per questo lo ha accettato, cercato e si è donata… offerta a lui. Se poi come mi ha detto, che la volta precedente, sessualmente era molto attivo questo Vincenzo e aveva il fallo ancora eretto a cinquantacinque anni, per alcuni uomini sessualmente era come averne quaranta…. E lei cosa fece Mimmo?” Mi domandò.

“Cosa vuole che facessi dottoressa, avevo  quindici anni e restai ancora a guardare, e lo vidi tirarsi giù dalle spalle le bretelle della pettorina, ma a differenza della volta precedente sfilarsi completamente i pantaloni, spogliarsi, senza che mia madre dicesse nulla, ma attendendo in piedi nuda davanti a lui che lo facesse. Di seguito si tolse la camicia e le mutande restando nudo anche Vincenzo, con il suo pancione e il torace gonfio e peloso. Ma come dice lei dottoressa, pareva che a mamma non interessasse come fosse perché quando la strinse a sé, se li fece strusciare sul seno, contro i capezzoli ormai turgidi.” Feci una pausa a ricordare e narrare e proseguii:   

“Erano completamente nudi. Restai colpito soprattutto da mia madre.”

“Perché la colpì sua madre? Cosa le fece effetto di lei? E perché?”

“Perché era tutta nuda in piedi davanti a quell’uomo con il suo pene eretto, che oscillava davanti alla sua vulva, e la guardavo.”

“Cosa guardava in sua madre di preciso?”

“Le osservavo il seno, le mammelle gonfie e i capezzoli turgidi con le areole rosa che si muovevano ansiose ai respiri agitati, le cosce pallide e piene e il sedere rotondo che lui le toccava continuamente, accarezzandoglielo e stringendoglielo con le dita mentre parlava. Anche sul davanti, sul sesso peloso, mentre parlava glielo accarezzava. Comunicavano a bassa voce quasi sussurrando e non capivo tutto.”

“Lui cosa faceva di preciso?”

“Continuava ad accarezzarla  con le sue mani  grosse e ruvide dappertutto sul corpo, mentre bisbigliava qualcosa a mamma che si lasciava passare la sua mano rozza e callosa sulla sua bella pelle pallida, delicata e vellutata. Tra le altre cose che capii nel bisbigliare fu: «Ora ci penso io a te!»

“E lei?”

“Io ero agitato, eccitato.”

“Soffriva della sindrome dell’abbandono.” Mi chiese la dottoressa.

“Cioè che cosa significa?” Domandai.

“Significa che lei inconsciamente aveva timore che quell’uomo potesse prendere il posto di suo padre nella vita di sua madre, visto che sessualmente ormai lo aveva già preso. E quindi viveva questa situazione di amore e odio verso sua madre.”

A quel punto ripresi a parlare:

“Come detto dottoressa erano in piedi uno di fronte all’altro, lui più alto di poco e robusto con la pancia.

Lo vidi prendere i pantaloni, frugare nella tasca e tirare fuori qualcosa che strappò, capii che quel qualcosa era un blister di preservativo. Restai stupito, ricordo che pensai: «Ma allora li usa?»

Ma comunque quello trovato non era il suo, quello che aveva probabilmente se lo era portato perché si era organizzato sapendo che mamma l’aveva chiamato per la riparazione e intuiva , ed era oramai sicuro di possederla ancora e voleva farlo bene e in sicurezza per non metterla incinta e per questo erano entrambi nudi e aveva il preservativo.”

“Cosa pensava lei Mimmo di questa seconda volta?”

“La prima volta era stato un caso creato da me…” Risposi, che  probabilmente non pensava nemmeno lui, di riuscire a possedere una donna seria come mia madre, ci aveva provato altre volte senza riuscirci, solo che quella volta mamma cedette, e lui non aspettandoselo non aveva dietro il preservativo. Ma per non perdere l’occasione lo fece ugualmente senza, stando attento a non eiacularle dentro. Ma quella seconda volta voleva farlo bene e sicuro e sapeva che mamma anche se era quarantenne era ancora feconda e non voleva ingravidarla per errore, sarebbe successa una tragedia se per sbaglio la metteva incinta. E così sapendo di incontrala quella mattina ed essere sicuro di rifare sesso con lei, si portò dietro il preservativo.

“Sì, è probabile che sia andata così…” Mormorò la dottoressa: “…Oramai si era impossessato di lei non solo sessualmente, ma anche mentalmente, in un certo senso la riteneva la sua donna e voleva copulare con lei tranquillamente e in sicurezza. Prosegua Mimmo!” Aggiunse.

“Come dicevo dottoressa, strappò il blister e lo tirò fuori e, per la prima volta vidi come si metteva un preservativo, era di lattice bianco semitrasparente quelli che si usavano allora. Lo mise sul glande, lo tenne con due dita e lo srotolò giù fino alla radice dell’asta, ad arrivare quasi ai peli e mentre lui faceva quella manovra, mamma di sua iniziativa si sdraiava nel letto nuda, dalla sua parte, lasciandogli libera per lui quella che era di mio padre e la vidi che allargando le gambe da sola, lo aspettava piena di voglia…”

“Cosa vedeva da quel suo nascondiglio?” Mi domandò

“Il suo sesso scuro! Grande, molto peloso come si usava allora. E lui avvicinarsi a lei con la sua asta oscillante fasciata dal lattice, bagnare il preservativo sul glande con la saliva, appoggiare un ginocchio sul letto, successivamente l’altro e salire e mettersi tra le sue cosce, sdraiarsi tra e su di lei e…”

“E? ...” Domandò la dottoressa.

“Iniziare ad accarezzarla sul sesso.

“Cosa avvertiva lei in quel momento che la toccava, che quel Vincenzo si apprestava a compiere ancora un atto sessuale su sua madre?” Mi domandò.

“Avvertivo disagio, dispiacere scontentezza, ma anche curiosità e turbamento.

Mamma era sdraiata nuda nel suo letto matrimoniale, ancora disfatto di quando si erano alzate lei e mia sorella, quel letto dove dormiva e faceva l’amore con papà quando cìera e dove avevano concepito noi, mia sorella, me e il mio fratellino. E lui si porse davanti a lei ad ammirarle il corpo che desiderava che diventasse e si fondesse con il suo. Si trovò davanti il seno di mia madre, che scrutava silenzioso. Il suo seno ebbe per un attimo la mia completa attenzione ed ammirazione, quelle mammelle materne dove c’eravamo allattati noi, mia sorella io e mio fratellino e che avevo sempre desiderato e da sempre sessualmente avevano attirato la mia fantasia fino a masturbarmi spiandolo insieme al suo bel culo e al suo sesso scuro e peloso. Lo osservavo e cercavo di capire come reagisse nel piacere sotto le sue carezze e palpeggiamenti, ai suoi baci e leccate. E ne seguivo i lineamenti e le forme, che mamma teneva celate sempre sotto il reggiseno e i suoi vestiti e che mostrava solo a mio padre. Ed in quel momento erano libere, nude e che con lei sdraiata si portavano leggermente lateralmente sui margini del torace, davanti a lui che poteva toccare, accarezzare, leccare e succhiarle i capezzoli che erano turgidi e sporgenti. E lo scrutavo che le accarezzava la pelle con le sue grosse mani.”

“Quindi nel suo osservarli lei scopriva anche aspetti che non aveva mai visto prima, per esempio non la staticità e maternità del seno di sua madre, ma anche la sessualità e sensualità nel vedere le reazioni delle sue mammelle al piacere, all’eccitazione.”

“Sì, come ho già detto, l’avevo spiata altre volte, ma non lo avevo mai visto reagire, non avendo mai visto nessuno fare sesso dal vero, se non nei fumetti o nelle fotografie porno delle riviste. Ma ora le vedevo reagire all’eccitazione, vedevo lei muoversi, ansimare e provare piacere.”

“E che faceva Mimmo…”

“Osservavo curioso, eccitato, strabiliato, geloso e invidioso.”

“Perché geloso e invidioso?”

“Geloso perché mia madre era mia… mia…e di  mio padre e non sua, anche se lui si accingeva a praticare sesso con lei. E Invidioso perché…”

“… Perché voleva essere lei al suo posto? Vero?” Mi interruppe la dottoressa.

“Sì!” Risposi senza esitazione: “In quel momento, sì.”

“Eppure continuava a guardare?”  

“Sì, e vidi lui che si avvicinò e si chinò a baciarle il seno e leccarle e succhiarle entrambi i capezzoli, come se si allattasse alle sue mammelle, tirandoli con le labbra, dandole delle scosse di piacere che la facevano smaniare e muovere nel letto. Erano visioni che io non avevo mai visto praticare prima, se non appunto in modo statico in qualche fotografia di rivista.”

“Le praticava dei preliminari sua madre a quel Vincenzo...?” Chiese la psicologa.

“Oggi posso dire di sì” Risposi, aggiungendo subito: “Dottoressa, posso parlare anche dei particolari o preferisce di no, che stia sul vago e li accenni solo?”

“O no… se vuole ne parli pure tranquillamente, serviranno anche quegli aspetti comportamentali specifici per capire alcuni suoi atteggiamenti e di sua madre, per avere una visione completa e dare una valutazione approfondita, a conoscere le sue reazioni e le azioni che le hanno provocate. Se non danno fastidio a lei ricordarli e narrarli, a me non lo danno, l’importante è che non siano di volgarità…” Precisò, scrivendo sul bloc notes e dicendo: “Intanto poi anche quando parleremo di sua moglie dovremmo entrare per forza nei particolari.”

A quella risposta, tranquillizzato, ripresi a narrare:

“Ecco vidi lui che scese con la bocca dal seno verso il basso, strusciandole la lingua sul ventre, baciandolo e leccandolo fino ad arrivare sopra i peli del sesso e baciarle  e leccarle anche quelli. Le baciò la vulva e la leccò e iniziò anche a leccare e succhiare la parte superiore della sua fessura vaginale. Oggi so che era il clitoride, allora ancora no.”

“Non conosceva l’anatomia femminile?”

“A grandi linee sì, per sentito dire dai compagni e visto nelle riviste, ma dal vero mai. Non conoscevo tutto. E dal posto in cui ero vedevo bene, in linea d’aria sarò stato a tre quattro metri.”

“Quindi aveva anche una buona visuale?”

“Sì, se c’era lui davanti non vedevo, ma se mi spostavo nell’altra finestrella a lucernaio, scorgevo quello che non riuscivo a vedere dall’altra parte.” E continuai:

“Osservavo che prendendole la parte superiore della vulva, quindi il clitoride tra le labbra glielo succhiava e morsicava dolcemente. Non vedevo bene più in basso cosa facesse in quella posizione, perché la testa di lui  copriva il sesso di mamma, ma sono sicuro, visto che era un porco, che la penetrò in vagina anche con la lingua, facendola smaniare e contorcere con il corpo, la testa e le braccia sul letto. Tenga presente come le ho detto dottoressa, che io non avevo mai visto niente di simile, era la prima volta che mi capitava di vedere quegli atteggiamenti e purtroppo e non volendo mi eccitavo a osservarle su mia madre.”

“Probabilmente le praticava il cunnilingus…” Disse la dottoressa: “… cosa che probabilmente suo padre non faceva a sua madre e quello denota da parte di quel Vincenzo una certa capacità ed esperienza sessuale. Aggiunga a questo che sua madre come una suora era in castità, per forza di cose che smaniava sul letto a provare piacere.” 

“ Si ma quello che non capisco è mia madre, era ancora in lutto di nonna e aveva cercato lui per fargli sesso.”

“ Eh in lutto…! Sua madre aveva desiderio e poi le interessava il lutto quando era presa dai morsi della sessualità.” Fece una pausa e mi domandò:

“Perché prima ha detto che Vincenzo era un porco?”

Esitai, poi risposi: “Perché se lo è fatto anche baciare da lei.”

“Ah…! E sua madre gliel’ha baciato?”

“Sì!” Risposi senza guardare la dottoressa, non so se sorrise, sentii solo rispondere. 

“Probabilmente le ha fatto praticare anche la fellatio…”

“Cosa le ha fatto praticare dottoressa?” La interruppi.

“La fellatio. il rapporto orale a sua madre. Probabilmente si faceva ricambiare il cunnilingus che lui le aveva praticato. In genere queste pratiche non avvengono quasi mai nelle coppie coniugate, se non raramente specie se sono sposate da molti anni ed è facile che sua madre con suo padre non lo praticassero né l’uno né l’altro e per lei fu un po' una scoperta, tutto nuovo farsela baciare e baciare il suo sesso. Ma vada avanti.” Mi esortò e io proseguii.

“Mentre gliela baciava, lo vidi contorcersi, poi con il viso spostarsi un po' più in su con le labbra e tornare a stimolare e succhiare il clitoride, e staccandosi un po' da lei le infilò le dita in vagina muovendole dottoressa."

“La masturbava anche! Quindi sua madre era passiva, ma eccitata… consenziente di tutto quello che le praticava?”

“Credo di sì, almeno lei si lasciava fare tutto.”

“E andò avanti così con i preliminari?”

“Sì, lui proseguì a baciare e a leccare mia madre, la sua lingua era rapida, e continuò a titillare il clitoride, probabilmente a forza di succhiarlo glielo fece diventare congesto ed eretto come un dito mignolo di un neonato e da come si muoveva sembrava che mia madre stesse scoppiando dallo smaniare.”

“Cosa intende lei per smaniare…visto che lo ripete spesso? Gli dia una collocazione sessuale, perché è un termine che si presta a svariati tipi di interpretazioni.”

“Per smaniare in siciliano si intende, agitarsi, nel caso di  mia  madre provare piacere, godere e muoversi tutta con il corpo e il sedere, il seno e le braccia, non stare ferma, scuotere la testa e baciare, stringere… Queste cose qui!” Dissi.

“Quindi atteggiamenti eccitatori, quando smaniava provava piacere sua madre?”

“Sì, glielo detto, poi lui era un porco, continuava a leccarla e baciare nelle parti intime, gliele succhiava.” 

La dottoressa tirò su la testa e mi guardò formulando:

“Probabilmente da quello che mi dice sua madre stava esplodendo di piacere, aveva un'orgasmo, sia per l’astinenza sessuale obbligata a cui era sottoposta, sia forse perché non aveva mai provato piacere in quel modo così carnale, ma solo in modo classico, coniugale. In quel momento sua madre desiderava Vincenzo, aveva voglia di fare sesso con lui, voleva essere sua, lo considerava il suo maschio e lui la faceva godere. E credo che non le interessasse minimamente se fosse un compaesano che la conosceva da ragazzina, che fosse brutto e un puttaniere come dice lei, lo desiderava, voleva il suo fallo dentro di lei. Credo che in quei momenti a suo marito, suo padre Mimmo, non lo pensasse nemmeno.”

“Lo credo anch'io dottoressa, in quei momenti nemmeno io non pensavo a mio padre, non pensavo a niente, turbato ed eccitato guardavo solo loro…” Aggiunsi sempre sdraiato e rilassato nel lettino da terapia con gli occhi socchiusi: “…in quei momenti osservavo Vincenzo che aveva una lingua che sembrava quella di un serpente che andava dappertutto sul corpo di mia madre, nel sesso, dentro, fuori e attorno, sembrava un pennello e la faceva godere, avere orgasmi anche con la bocca.”

“E lei osservandoli come viveva quei momenti?” Mi dica.

“Lui continuava a succhiare e leccare come aveva fatto per i capezzoli, tanto che a osservarlo mi procurò l’erezione. Come le ho già detto, era come se non guardassi mia madre ma un’altra donna, al punto che solo con la bocca sul sesso le procurò un orgasmo molto intenso.”

“Perché dice che sua madre ebbe un orgasmo intenso da cosa lo dedusse?”

“Perché prese Vincenzo per quei pochi capelli che aveva e gli spinse forte la testa sul sulla vulva, muovendosi tutta e smaniando, segno che godeva e aveva un orgasmo…” E prosegui nel raccontare il mio ricordo:  

“Lo vedevo, lui quando staccava la testa dal sesso di mia madre, prendeva aria e ansimava e poi ritornava con la testa giù a leccare e succhiare, e lei a occhi, chiusi e aperti osservava il soffitto a volta. 

Gli occhi di mia madre erano strani, rivolti in su, pieni di voglia, di desiderio di quell’uomo, come lui lo aveva di lei.”

Vidi che la dottoressa si mise a scrivere qualcosa dicendomi:

“Purtroppo dopo quella prima volta un po' forzata creata da lei Mimmo, come già detto, sua madre nella sua solitudine identificò quel Vincenzo come il suo maschio… dove a parte lei, nessuno sapeva niente.”

“Quando lui smise di leccare e si tirò su in ginocchio …” Ripresi a narrare: “… vidi la sua asta eretta e lunga dentro il preservativo oscillare dura tra le sue gambe, quel fallo che lei bramava e voleva avere, prenderlo, e che la penetrasse in vagina e sentii Vincenzo mormorare:

«Sei pronta… sei bagnata di tuo…» Sorridendo stupidamente, facendola sprofondare nell’imbarazzo e nella vergogna e poi accarezzandola sul seno e il ventre con la mano, farle domande imbarazzanti che dimostravano quanto era porco e irrispettoso di mia madre.

“Che tipo di domande?” Chiese la dottoressa.

“Del tipo, sempre sorridendo sarcastico: «…ma da quant’è che non ti chiava tuo marito Tano? …» Dissi e mi scusai per il termine «chiavare» che pronunciai inconsapevolmente.”

Lei non disse nulla, solo: “Prosegua…”

E procedetti:

“ Guardandoli vedevo il suo fallo eretto e duro oscillare tra loro, le sue mani accarezzarla sopra le cosce e lungo i fianchi con decisione, senza delicatezza, senza più il pensiero di conquistarla ma solo con l’intenzione di godere di lei. E scandalosamente mamma si lasciò andare e Vincenzo allungando il braccio le prese il polso e sempre guardandola negli occhi, con sfida le appoggiò la mano sopra il suo sesso duro, che lei strinse fremente nel sentire la sua asta dura e calda nella mano a fasciare il suo pene con le dita come il preservativo. Un particolare mi deluse…”

“Quale?” Domandò la dottoressa.

“Che nella sua bella mano curata, che avvolgeva con le dita sottili e lunghe da signora per bene qual’era, il fallo di Vincenzo, aveva ancora la vera nuziale. A quel punto mi spostai d’istinto nell’altro lucernaio a fianco, e mi trovai non più dietro, ma di fianco a loro, a pochi metri per osservare meglio dalle aperture.” 

“Cambiò visuale?”

“Sì, è vidi lui che le prese le gambe e le allargò, accarezzandole la parte interna delle cosce, scivolando con la mano sulla pelle sensibile e pallida di  mia madre, mentre lei probabilmente stava godendo in silenzio di  quel toccare  aspettando già pronta che la penetrasse e la possedesse.”

“Quindi dopo i preliminari, giunsero al coito?”

“Sì, Vincenzo con il fallo oscillante, le passò le dita sulla vulva che pareva palpitasse. Guardavo e inconsciamente lo invidiavo.”

“Capisco, come detto prima avrebbe voluto essere lei al posto di Vincenzo in quel frangente a penetrare e possedere sua madre…”

“Sì, ma solo in quel momento avrei voluto essere io al suo posto e possederla con oscenità, come si apprestava a fare lui e invece restai fermo, silenzioso a guardare lui che si avvicinò di più a lei … Strisciò con le ginocchia sprofondando sul materasso finché non le fu quasi contro e si portò avanti con il bacino e prendendola per i fianchi la tirò a sé, facendola scivolare ancora un poco con il sedere sul lenzuolo, fino ad arrivare quasi ad appoggiarle sui peli e tra le labbra vaginali il grosso glande coperto dal preservativo, con il piccolo serbatoio che pendeva. Era impressionante, il glande dentro il lattice era enorme, e puntava come una testa d’ariete bianca sui peli di mamma, restando lì davanti a oscillare come a dire:<<Ora arrivo.>>”

“Perché non smetteva di guardare, non sentiva il bisogno di andarsene.” Mi  domandò.

“No, restai perché non avevo mai visto nulla del genere e mi piaceva vederli  praticare sesso, era diverso dalla prima volta, tutto avveniva con più calma ed ero eccitato e volevo vedere. In quel momento che la osservavo, mia madre era frenetica, completamente rapita dalla libidine, in preda ad una smodata eccitazione da non sembrare neppure lei, era agitata e respirava intensamente.

Lui riprese la sua asta rigida con la mano destra e la guidò sopra al suo sesso e non appena lo ebbe contro al centro della fessura, iniziò a strusciargli sopra il glande su e giù e con esso le stuzzicò il clitoride fino a che sentì le mani di lei tirarlo verso di sé. Lo vidi ancora appoggiare il suo glande sulla fessura vulvare di mia madre e fu terribile guardare.”

“Perché terribile?” Domandò la dottoressa.

Perché vidi che mia madre lo assecondò con la sua mano appoggiandogli bene lei il glande contro la vulva e lo vidi spingere mentre la guardava negli occhi penetrandola lentamente, divaricandole le grandi e le piccole labbra entrando in lei, facendola sussultare. E con facilità, con la spinta del bacino, appoggiare la sua grossa pancia su quella di mamma e riempirle tutta la vagina del suo grosso fallo  di carne dura, con lei che emise un sospiro e un lungo gemito di piacere. Sussultò dalla gioia, come se non avesse mai accolto in sé un pene rigido.

“Ma… forse …era l’eccitazione della situazione a esaltarla di più. “Disse la dottoressa.

“Probabilmente sì…” Risposi:” … ma lei tiratasi su con la testa e la parte altra del tronco, lo abbracciò sul collo e lui iniziò con un ritmo calmo tenendole i capelli tra le dita a muoversi con il fallo dentro avanti e indietro e a possederla.

“La penetrò e possedette dunque?” Domandò la dottoressa: “E lei lo ha visto?... Ha assistito alla penetrazione di quell’uomo in sua mamma senza fare e dire nulla?”

“Sì!” Risposi seppur imbarazzato. E lei proseguì.

“Si perse di più nei preliminari della prima volta?” Mi domandò.

“Sì probabilmente voleva che mamma godesse tanto da restare scioccata da lui.

Subito  fu lento e dolce, poi incominciò a muoversi con foga, a farla dondolare nel letto e i gemiti di mia madre si tramutarono subito in godimento, con lei che lo abbracciava e baciava in volto  e lui iniziava a leccarle le mammelle, succhiare i capezzoli e incominciava a fare sesso sul serio, prendendola carnalmente.

Si possedevano abbracciati, istintivamente staccata la bocca dalle mammelle avvicinarono i volti e iniziarono a baciarsi con la lingua e con foga, e lei non lo impediva, partecipava, ci stava a farsi baciare. Era un tormento vederla partecipe.”

“Me lo immagino.” Mormorò la dottoressa.  

“Vedevo il suo seno completamente scoperto che ballava sotto i colpi potenti e virili che Vincenzo le dava possedendola, spingendola su e giù sul materasso. Prese a possederla con vigore accarezzandole i capelli e ripetendo mentre lo faceva guardandola in viso: «Nunziedda… Nunziedda…».

Era perverso ed eccitante quello che vedevo, lei nuda a gambe larghe sul letto e lui tra di esse che muoveva su e giù il suo sedere grosso.”

“Quindi a quel punto presero ad avere un vero e proprio rapporto sessuale?”

“Sì. Lei dopo poche spinte in profondità prese ad ansimare appoggiando le sue mani sulla schiena di Vincenzo, mentre lui iniziò a dominarla lentamente e a fotterla come diciamo noi in dialetto, come se fossero marito e moglie e questo non lo sopportavo.”

“Non sopportava che si amassero?”

“Non sopportavo vedere mia madre continuare a gemere, probabilmente come dice lei ad avvertire il piacere di sentire il suo fallo eretto dentro la vagina.”

“Ebbero un rapporto normale, classico?” Mi domandò la dottoressa.

“Sì…” Risposi:” … lui però la penetrava senza ritegno e rispetto, succhiandole le labbra e baciandole e leccandole il viso… sulle orecchie, sul collo.”

“E sua madre?”

“Mamma o partecipava attivamente o si abbandonava lasciandosi fare tutto, sembrava senza più forze, inattiva. Lui era delicato in quel momento al punto che mamma chiuse gli occhi ricambiando i baci e alzando e spostando il bacino verso lui, a dare anche lei dei  colpetti,come per sentirlo meglio. Vincenzo era felice di accoppiarsi ancora con mia madre, di amarla, e le accarezzava il seno e il viso. Sono certo che in vita sua Vincenzo non aveva mai avuto una vera femmina, una vera donna bella come mia madre. Certamente lei ci provava gusto, come diciamo noi a fare sesso con lui visto che le appoggiava le mani sulle spalle. E io la osservavo dal lucernario in quella posizione volgare che si lasciava manipolare, dominare dalle sue mani mentre la possedeva senza opporre resistenza né fisica né verbale.”

“Perché dice che la dominava?”

“Perché mamma faceva qualsiasi cosa lui le chiedeva.”

“E lei Mimmo continuava guardare?”

“Sì, non so perchè, ma assurdamente mi turbava ed eccitava vedere mamma far sesso con quell’uomo.”

“Perché?”

“Non lo so! Lui era così diverso da mamma che era fine e dolce... Solo il pensiero che andava con le puttane a pagamento e ora faceva sesso con lei, una donna seria e pulita, mi disgustava…”

“Ma anche la eccitava ha detto?”

“S, ma non so perché.”

“Forse perché inconsciamente avvicinava sua madre a quelle donne?”

 “Non so…!” Esclamai.

“Va bene, saltiamo la risposta, quindi continuava a guardare?”

“Sì, la osservavo ormai partecipare a quell’amplesso appassionatamente a lui, godere e baciarlo ancora e mi accorgevo che non era più lei, non era mia madre in quel momento, la donna che conoscevo.

Il ritmo di Vincenzo a volte era  veloce, altre lento e ben misurato ed ogni tre o quattro colpi che le dava in vagina con il fallo, si fermava sforzando l’addome, spingendo il bacino e la pancia verso lei, facendo così muovere il suo fallo di più dentro la vagina, come a farglielo sentire fino in fondo, contro l'utero. Quel metodo a mia madre probabilmente le provocava un piacere immenso, perché lo stringeva e baciava. Mamma sembrava avere il sesso in fiamme… Osservavo la sua bocca, gli occhi, i suoi lineamenti a me conosciuti maternamente che quella mattina nel godimento mi pareva vedere per la prima volta. Ero tormentato…”

“Da che cosa era tormentato?” Chiese.

“Da quello che avevo visto e vedevo, dal fallo eretto di Vincenzo coperto di lattice dentro la vagina di mia madre, come non ne avevo mai visti prima. Il suo glande gonfio che in quel momento era dentro di lei mentre io silenziosamente non visto mi masturbavo. E lui con le sue manacce continuava a toccarle il viso e i capelli accarezzandole il seno. Lei era totalmente persa e lui ne approfittò per dirle frasi forzate...”

“Che tipo di frasi forzate?”

“Del tipo: «Non preoccuparti, da oggi ci penso o a te!… Siamo diventati amanti!… Ti guarderò nuda nella tua bellezza di donna, sensuale… Mi piaci molto Nunziedda lo sai? “ frasi di  questo tipo per poi passare alle volgarità dicendole: «Ti piace la mia minchia?»”

“E sua madre?... Cosa rispondeva?”

“Subito non diceva nulla, ma poi su insistenza  di Vincenzo e sollecitazione del piacere rispose: «Sì mi piace!» 

E quel porco continuò:«Più di quella di tuo marito?»

«Sì!» Rispose ancora mia madre ansimando, facendomi restare allibito per le sue affermazioni e il suo linguaggio, mentre continuavano a parlare facendo sesso.”

“Continuarono così?” Domandò la dottoressa.

“Sì, lui dicendole sempre frasi stupide…”

“Di che tipo stupide?”

“In dialetto siciliano del tipo: «Tieni u sticchiu che brucia come l’Etna…» Lo sticchiu era il sesso di mamma…”

“Sì, ho capito...” Rispose.

“E continuò con frasi del tipo: «Ora hai un vero masculo… ti faccio gudire io tanto che ti parrà che ti pisci sotto…» Che si significa…” Feci per dire.

“Ho capito… ho capito…cosa vuol dire…” Mi interruppe la dottoressa mentre stavo traducendo. Oppure le diceva:

«Stai godendo tanto che sembra quasi che ti sia pisciata sotto.»

Tutte oscenità che mamma ascoltava. Ero sorpreso e turbato di come facessero sesso, così diverso da come lo immaginavo io a quell’età. E anche mia madre probabilmente eccitata gli diceva frasi sconnesse.”

“Di che tipo…”

“Ma diceva: «…prendimi…» oppure «Non ti fermare… muoviti ancora…» Muovendo anche lei il bacino verso lui, staccando leggermente il sedere dal lenzuolo.

E poi la frase che non vorrei avere mai sentito dire da lui quel vecchio malefico: «Ti amo Nunziedda!»”

“E sua madre cosa disse a quella parola?”

“Lei restò in silenzio ma lo baciò e abbracciò con più foga e lui continuò: «Sei mia, ti voglio mia femmina…» E cose di questo genere.

Poi vidi mamma che  scuotendosi tutta e ansimando allargò le gambe più che poteva in preda all’orgasmo e venne anche lui. Era perverso ed eccitante vederli ed ascoltarli e non riuscii a trattenermi dal masturbarmi mentre lui, non solo possedeva mia madre, ma la stava corrompendo mentalmente. Cosi mi lasciai andare in quella masturbazione con il piacere perverso che avvolgeva anche me, un ragazzo di quindici anni. E lei in continuazione ansimava e gridava sempre sì… senza nemmeno un po’ di ritegno, apparendo sotto i miei occhi come presa da un raptus di desiderio ad essere posseduta da Vincenzo."

“Quindi diciamo che si amarono in un amplesso fino ad avere l’orgasmo tutti e due?”

“Sì, non so quanto durò, forse una manciata di minuti, so solo che sentii lui cominciare a grugnire,  a muoversi forte e mamma stringendolo e baciandolo dimenarsi tutta fino ad avere anche lei un orgasmo. Fu impressionante, l’abbracciò forte e il suo corpo si contraeva da sembrare impazzito, facendola urlare a squarciagola tutto il piacere che aveva dentro e che Vincenzo le tirava fuori. Con il rischio che se c’era qualcuno nella scala avrebbe sentito.”

La dottoressa muovendo la penna sul foglio affermò:

“Era comprensibile che dopo una lunga astinenza e non parlo soltanto di quella che viveva in quel momento, ma quella che le durava da oltre vent'anni, dovuta al suo modo di vivere e di pensare, e che liberandosi la esplicasse in quel modo e lui con la sua astadi  carne dura la facesse urlare di piacere…”

“Erano talmente eccitati che in meno di dieci minuti consumarono quel bramato amplesso nel letto matrimoniale di mio padre, dove in quel periodo dormiva anche mia sorella.” Dissi io alla dottoressa.

“In alcuni momenti mi spaventavo a vederla così godente, sembrava davvero che avesse il fuoco dentro e che provasse un piacere intenso. Lo abbracciava, baciava, e scuotendosi in tutto il corpo e gioiva del piacere che provava con lui in un orgasmo ancora più intenso del precedente, finché a Vincenso non lo vidi più muovere il sedere avanti e indietro, ma fermarsi spingendo sopra e dentro lei. 

Ora so che fermandosi le stava eiaculando in vagina, dentro mia madre, anche se all’interno del preservativo, probabilmente il profilatico con il suo sperma era contro la cervice uterina, contro il suo utero che veniva separato dallo sperma di Vincenzo solo da un sottile velo di lattice tra loro. Era tremendo pensare che le veniva dentro…”

“Sì, ma aveva il preservativo!” Considerò la dottoressa.

“Sì, ma comunque eiaculava sempre dentro la vagina di mia madre, anche se nel preservativo, e l’effetto psicologico era forte e tanto, era come se la contaminasse, che potesse ingravidarla ancora e l’apprensione era tanta.”

“Sì certo! Lo immagino.” Rispose la dottoressa. Dal suo punto di vista da ragazzino doveva essere sconcertante osservare. Dopo cosa ha fatto.”

“Niente li ho guardati eccitato durante il loro amplesso e scorgevo mamma godere e stringerlo. Come le ho detto mi sentivo tradito.”

“Poi tutto finito?” Domandò la dottoressa. 

“No… magari, il peggio di quello che ho creato doveva ancora venire…” Dissi.

“Prosegua allora…”

“Al termine restarono abbracciati, poi lui lo tirò fuori dalla vagina di mia madre, lungo, duro e, per la mia età anche grosso, con il preservativo sul davanti che dal peso dello sperma che c’era all’interno gli pendeva dal glande. Era impressionante osservarlo con quello sperma dentro, che anche se all’interno del preservativo, quell’asta di carne dura di Vincenzo era stata nella vagina di mia madre e il suo glande coperto di lattice era stato a contatto e urtato più volte con il suo utero…

Lo vidi prenderlo alla radice e srotolandolo dal fallo toglierselo e mamma preoccuparsi di fare attenzione, fasciarlo nella carta di una pagina strappata da una rivista di pettegolezzi che era sul comodino e appoggiarlo sul pavimento.

“Lei cosa provava durante quell’amplesso così focoso come mi ha descritto?”

“Turbamento, un forte turbamento che si manifestava con un gran caldo al basso ventre e con accelerazione del battito cardiaco.”

“Turbamento in che modo?”

“Il turbamento l’ho avuto per come si è comportata mamma, nel vederla baciare da lui e contemporaneamente accarezzarla, evocando in lei una serie di reazioni fisiche libidinose e piacevoli che non mi aspettavo avesse. Quel porco le baciava il collo, la clavicola, le succhiava le labbra, spostandole i capelli indietro le leccava le orecchie, abbassando la testa le areole e i capezzoli, massaggiandole e stringendole contemporaneamente le natiche mordide. Era un porco glielo detto. Mentre mamma ogni tanto ansimando ripeteva: «sì…!» E non faceva niente per fermarlo.

Probabilmente Il contatto con quell’uomo così diverso dal suo immaginario la eccitava. Si lasciava andare alle sue braccia e mi chiedevo perché lo facesse? Me lo può dire lei dottoressa?” Domandai.

“Probabilmente perché lui praticava sesso meglio di suo padre e le dava maggior piacere nel farlo. Come ha detto lei, sua madre era eccitata, non solo fisicamente ma anche psicologicamente al copulare con un altro uomo che non era suo marito, E al tocco dei baci e delle carezze di Vincenzo, per quanto grezzo fosse avvertiva piacevolezza e tranquillità e quelle sensazioni erano associate alla sicurezza e all'amore sin dall'infanzia. E quel rapporto sessuale eccitante, la spingeva ad intensificare quelle sensazioni indipendentemente dall’aspetto fisico e dalla poca considerazione che aveva prima su di lui, «u bruttu» come dice lo chiamavate voi in famiglia soddisfava sessuualmente sua madre Mimmo.

Quella vicinanza dei due corpi nudi, in sua madre senz’altro produceva un insieme di cambiamenti morali e psicologici e una serie di risposte fisiche e fisiologiche, come l’aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna; la dilatazione dei vasi sanguigni e l’incremento del flusso sanguigno ai genitali che portavano calore alla pelvi e alla vagina e il calore è piacere, con conseguente aumento temperatura corporea eccitazione e gioia. In questi casi di iper eccitamento l’apparato sessuale femminile si modifica, si dilata e la vagina si congestiona e produce più umori allo sfregamento delle pareti e quindi piacere e la vulva si gonfia, insieme alle grandi labbra e al clitoride a causa della maggiore irrorazione del sangue. Le mammelle nell’eccitazione e nel godimento aumentano di volume per l’afflusso di sangue, per il calore e il rilascio di alcuni ormoni durante il rapporto sessuale e i capezzoli s'inturgidiscono e sporgono in fuori. Tutti sintomi che senz’altro si manifestavano in sua madre durante quell'amplesso.” Aggiungendo subito:

“Ma questa è la normale fisiologia del corpo femminile durante l’eccitazione, l’orgasmo e il godimento. Mi dispiace dirglielo, ma probabilmente suo padre non sapeva soddisfarla completamente, farla godere come faceva lui, Vincenzo.”

Restai in silenzio e dopo una pausa lei mi chiese ancora:

“Oltre l’eccitazione e il piacere di masturbarsi guardandoli, come sopportava la situazione?”

“Con rabbia… disgusto, delusione dottoressa! “Risposi:” Perché non era come la volta precedente, lì mia madre era partecipe, si lasciava succhiare le labbra, la lingua e i capezzoli, cose che mai avrei pensato mia madre potesse fare.”

Ci fu un’atra pausa silenziosa mentre lei scriveva qualcosa sul bloc notes.

“E poi cosa ha fatto?”

“Loro?” Domandai.

“Non loro… lei!... cosa ha fatto lei Mimmo?” Precisò.

“Io In quel momento restai in silenzio e non risposi alla dottoressa, mentre lei attendeva e vedendo che non dicevo nulla, forse capendo, fu lei a domandarmi: “È restato a guardare come le altre volte che spiava sua madre?”

“Sì!” Replicai:” Sono restato a guardarli.”

“Perché? Perché non è andato via se era tanto arrabbiato e deluso?”

“Non lo so!... Ero come paralizzato, non riuscivo ad allontanarmi, sono restato a osservarli.”

“ Le piaceva guardarli? Guardare sua madre fare sesso con un uomo che non era suo padre?... Suo marito?” Mi chiese la dottoressa. Tentennai ma poi dissi la verità:

“Sì mi piaceva guardarla godere, era la seconda volta che li spiavo, ma quella volta fu diverso, mi sentivo tradito.”

“Tradito da sua madre?”

“Sì!”

“Perché si sentiva tradito Mimmo? Perché faceva sesso con quell’uomo, Vincenzo?”

“Anche, ma soprattutto perché era partecipe, godeva, ansimava lo baciava e stringeva a sé al posto di mio padre.”

“Le dispiaceva che non ci fosse suo padre con sua madre in quell’amplesso?” Domandò la dottoressa.

Restai in silenzio e lei aggiunse: “Se mi risponde mi dica la verità se no non lo faccia…”

E, quasi con la rabbia interiore che provavo allora, replicai: “No… in quel momento non mi dispiaceva…” E vidi che scrisse qualcosa per poi chiedermi:

“Quindi in quel frangente le piaceva che sua madre facesse sesso con un altro?”

“Sì!” Confermai...

“Come dicevamo prima, glielo chiedo di nuovo… avrebbe voluto essere lei l’altro uomo che non era suo padre che dava gioia e piacere a sua madre…?”

Non dissi di sì come la prima volta, restai vago: “Non so!... Forse!... Ma ero soddisfatto anche così a guardarli…”

“Quindi anche se lei Mimmo non faceva nulla, ma soltanto guardarla fare sesso con un altro, quel Vincenzo, lei era appagato, soddisfatto?”

“In quel momento sì!” Risposi.

“E mi dica la verità, vista la sua morale cattolica se avesse dovuto scegliere realmente se fare sesso lei con sua madre o rivedere ancora Vincenzo rifarlo cosa avrebbe scelto?

Dica la verità se no, non risponda.” Precisò.

Restai ancora in silenzio e poi chiudendo gli occhi sbottai: “Non so, piacerebbe in tutti e due i modi. Sì avrei voluto esserci io al posto di quel Vincenzo, mamma era mia… non sua... ma mi sarei accontentato anche di guardarli di nuovo.”

“Certo! E pensava ad altro quando li spiava?”

“No… guardavo solo… non riuscivo a pensare a niente, ne a me, a mio padre, a nulla.”

“Quindi gli piaceva masturbarsi spiandoli?”

“Sì, mi venne l’erezione spontanea a guardarli, era come se li contemplassi.”

“Quell’atto sessuale solitario che praticava osservandoli, era simile a quando spiava sua madre nuda in bagno oppure provava più piacere a guardala praticare sesso con quel Vincenzo?” Domandò elegantemente, senza pronunciare la parola masturbazione.

“Era più intenso a osservare loro che si possedevano reciprocamente…” Risposi: “Ero un ragazzo…” Dissi per giustificarmi.

“Bene, vada avanti, prosegua…” 

“Poco dopo finito l’amplesso, vidi mia madre alzarsi, nuda andare nel comò, aprire il cassetto grande, prendere degli asciugamani piccoli e dargliene uno a Vincenzo per pulirsi, mentre l’altro, restando in piedi e allargando le gambe, se lo passò più volte sul sesso dal basso verso l'alto per asciugarselo, visto che probabilmente ce l’aveva bagnato o umido di piacere. Poi tornò nel letto e si sdraiò vicino a lui e vedevo che parlavano e ridevano. Li vidi abbracciarsi e darsi un bacio sulla bocca e dopo essere stati un po’ abbracciati, nuovamente parlare dandosi ogni tanto anche dei bacini, e poco dopo akzarsi in piedi. Prima Vincenzo che si rivestì. Lo vidi rimettersi la camicia e infilarsi lo slip e i pantaloni, mentre mamma alzatasi anche lei, si rimetteva la vestaglia lasciandosi ancora nuda sotto di essa.”

“Cosa fecero dopo.”

“Lui si chinò a raccogliere la carta con il preservativo dentro e uscirono entrambi dalla camera. E io restai la, seduto fuori alla finestrella con il mio pene in mano, non li seguii nemmeno dall’altro lucernaio tanto ero sconvolto, non so se si baciarono ancora prima che mamma gli aprisse la porta.

Appena andato via mamma andò nel bagno a lavarsi, uscita tornò in camera e si vestì davanti allo specchio…”  

“Come si sentiva sua madre, come la vedeva lei, dopo che aveva fatto nuovamente sesso con Vincenzo.?” Mi interruppe.

Riflettei:” Non dico che era allegra, però… era come se fosse soddisfatta.”

“La vedeva soddisfatta quindi, appagata dall’aver fatto sesso con quel Vincenzo?”

Esitai e poi risposi:” Si!”

“E succesivamente che fece?”

“In seguito come in un rito abitudinario andò in cucina, dal rumore e scroscio d’acqua la sentii lavare le tazzine e la caffettiera, poi la vidi tornare in camera e mettere a posto il letto, rassettarlo, stirarlo con la mano, guardarsi ancora allo specchio e sistemarsi il vestito e i capelli, pettinarsi e poi uscire e chiudere la porta.”

“Lei Mimmo non ha fatto niente di particolare in quei giorni? Che so… cercare di parlarle a sua madre?”

“No, non l’ho mai fatto, ero deluso da lei, ma le avrei parlato volentieri se ne avessi avuto il  coraggio…”

“In seguito ha continuato a masturbarsi a quel pensiero che loro due facessero sesso?”

“Sì!” Affermai:” E non solo, feci dell'altro, quando ero solo in casa andavo in camera sua, mi sdraiavo sul letto dove erano stati lei e Vincenzo e ripensando a quello che avevo visto fare a loro dal lucernaio in alto di fronte al letto, mi mettevo nella posizione prona che aveva lui nel rapporto sessuale con mia madre, immaginando che ci fosse lei sotto; e guardavo attorno, pensando a cosa potesse vedesse lui mentre possedeva mia madre e non guardava lei… Poi mi voltavo e mi mettevo supino, nella posizione di mia madre, osservando cosa potesse vedere lei da quella posizione e mi dondolavo sopra il materasso e la rete con il bacino, come faceva lei, a volte allargavo anche le gambe e mi masturbavo in quel modo, mimando il loro rapporto sessuale, fino a godere e eiacularmi nella mano.”

“Sa cosa ne fece quel Vincenzo di quel preservativo?”

“Probabilmente lo portò via e lo cacciò nel bidone della spazzatura del suo negozio. Lo sentii che usciva con la cassetta dei ferri e mamma aprire l’acqua del bagno e lavarsi. Era tutto finito.”

“E lei che ha fatto?”

“Niente… sono restato lì, a un certo punto pensando e capendo cosa avevo causato, mi sono messo a piangere…”

“Cosa pensava?” “Pensavo a quello che avevo visto, che avevo creato io, a mia madre con quell’uomo, pensavo a mio padre lontano che era diventato cornuto per colpa mia. Io non volevo che succedesse tutto quel casino, ero pentito, disperato mi rendevo conto che avevo fatto qualcosa di grave, che non era solo un'avventura, un cedimento o  momento di  debolezza di  mia madre, ma da come parlavano capii che avevo dato un amante a mia madre e piangevo.”

“E restò nascosto nel solaio in seguito?”

“Sì, come le altre volte, solo che finito tutto anche l'eccitazione del masturbarmi piangevo. Poi dopo un’oretta arrivò mia zia sotto il portone e mamma scese e uscì a fare la spesa con lei, e io come la volta precedente, scesi dal sottotetto quando sentii ritornare mia sorella da scuola, feci finta di essere dietro lei.”

“E sua madre com’era quando l’ha rivista?”

“A casa era di nuovo tutto normale, il pranzo pronto, mamma che trafficava e noi a tavola a pranzare, con mia madre che ci serviva e sorrideva.

Mia sorella andò in bagno a lavarsi e al ritorno esclamò: «Ah funziona ora! L’hai fatto aggiustare finalmente lo scarico?»

«Sì!» Rispose mamma: «Stamattina.» Ma non aggiunse altro, non le disse da chi.”

“Certo che ha combinato un bel guaio Mimmo…” Mormorò la dottoressa:” … ha indotto sua madre a tradire suo padre… e peggio, le ha trovato un amante…”

“E questo è niente dottoressa… quello sgorbio malefico oltre essersi preso mia madre, ci ha rovinato la vita a me e mia sorella.”

“Anche a sua sorella?”

“Sì, ma non sessualmente…”

“Bene, allora la prossima volta mi parlerà anche di questo, questa seduta purtroppo è finita qui. “Mi comunico: “Sarebbe interessante proseguire, ma ho altri appuntamenti. Riprenderemo giovedì prossimo!”

“C’è qualche novità sulla valutazione che deve fare su di me?” Domandai.

“Si sta delineando un quadro interessante che può portare alla risoluzione del suo problema, del perché a lei piaceva vedere sua moglie sessualmente con altri uomini tanto da diventare un cuckold. Forse abbiamo scoperto la causa, ma devo ancora lavorare e valutare il rapporto cuckolding tra lei e sua moglie. Ancora qualche seduta e poi faremo il punto.” Mi disse seria.

 

Uscii, presi l’auto e tornai a casa e durante il tragitto ripensai a quella storia di mia madre. Ora a sessant’anni, dopo avergliene parlato ed essermi liberato, la vivevo in modo diverso, non più come una tragedia, ma rapportandoli ai giorni nostri e alla mia nuova mentalità, capivo tante cose del perché mia madre lo aveva fatto e si era lasciata andare con quell’uomo e la giustificavo pienamente. Certo, in quegli anni l’avevo vissuta male, in modo diverso, perché nonostante fosse una brava mamma e moglie, invece di rifiutare quel Vincenzo, si era donata a lui. E la vissi come qualcosa di personale, visto che non solo aveva tradito e fatto cornuto mio padre, ma anche me, perché tale mi sentivo, mi sentivo tradito da lei. Comunque attendevo che passasse quella settimana per poi ritornare a parlare di me e mia moglie.

 

 

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