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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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ANALISI DI UN CUCKOLD IN TERAPIA
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI
CAP. 1 - LA RICERCA DEI PERCHE’
Buongiorno, il mio nome è Marco sono un cuckold alla fine della sua esperienza sessuale, dove per oltre dieci anni ho praticato il cuckoldismo con mia moglie Lisa, tutti e due consapevoli, consenzienti e appagati. Soddisfatti ancora ora della scelta o gioco che abbiamo praticato.
Dico” … alla fine della mia esperienza sessuale…” non perché abbiamo smesso, ma perché ormai sessantenne io e cinquantacinquenne lei, lentamente abbiamo diradato tanto i nostri incontri con partner, fino a non praticarli quasi più e vivere la nostra vita sentimentalmente comune e felici; anche se lei essendo più giovane e attiva di me, sente ancora desiderio di sesso.
Una volta smesso, non so se dire interrotti e per lei sospesi, mi sono venuti in mente parecchie domande senza risposte che a dire la verità, erano anni a cui pensavo e me le ponevo, ma non avevo mai approfondite interamente a me stesso da volerne capire le motivazioni.
Non avrei mai pensato di poter aver bisogno di una seduta di psicoterapia per guardarmi e leggermi dentro, capirmi e raccontarle tutti i fatti miei e le mie intimità famigliari, coniugali e sessuali, comprese quelle di mia moglie. Tra l’altro, quando vivevo direttamente il cuckoldismo, anche se me lo domandavo, non mi ero mai preoccupato di conoscere quale fosse il motivo per cui avevo subito quella trasformazione sessuale da marito geloso in cornuto consenziente, diventando un cuckold a tutti gli effetti; trascinando in quel mio cambiamento sessuale anche mia moglie. E del perché avessi bisogno ( si, bisogno, perché era un bisogno fisico e mentale per farmi stare bene) di quella attrazione morbosa verso il desiderio di concedere mia moglie sessualmente ad altri ed essere piacevolmente cornuto nell’osservarli.
Allora sia io che mia moglie, pensavamo a godere nel modo che ci era più congeniale, io da cornuto e lei da infedele o da Sweet come si dice in gergo, ognuno con il proprio ruolo.
Solo dopo, con il tempo, in età avanzata quando quasi tutto lentamente stava per finire, ho sentito questa necessità di sapere, di conoscere. Mi chiedevo perché… perché avessi questo desiderio dentro di me, e soprattutto da che cosa derivasse, da dove era nato, visto che io meridionale ero sempre stato per cultura e carattere geloso di mia moglie.
Nelle mie ricerche personali su internet non c’era niente di reale di quello che mi interessava, delle motivazioni perché si giunge a questa condizione senza nemmeno quasi accorgersene. Ci sono scritti, luoghi comuni o solo stupidaggini come il solito:
“Il cuckold deriva dal cuculo… Al cuckold piace essere umiliato…” Niente di più falso, c’erano poche verità e tantissime falsità. Forse era cosi nell’ottocento inglese, oggi non più, ognuno adatta l’essere cuckold a sé stesso a come gli piace di più essere o praticarlo. Io parlo per me, la mia umiliazione era ricercata, cerebrale e psicologica e non fisica con atti e parole volgari.
Al partner di mia moglie non concedevo di darmi del cornuto, con lui avevo un rapporto quasi alla pari, anche se lui era il maschio dominante e mi chiavava la consorte. A mia moglie, specie nei momenti intimi concedevo di più, si poteva permettere di dirmi che ero cornuto e accarezzarmi la fronte in cerca delle corna e dirmi scherzando: “Stanno crescendo bene…” E tante altre frasi e atti che leggerete in seguito.
Allora, quando praticavo il cuckoldismo, mi trovavo prima a pensarlo e fantasticarlo con il desiderio di essere cornuto e poi a metterlo in pratica con il piacere di vedere mia moglie chiavata da un altro uomo.
La domanda che mi ponevo spesso, si poteva riassumere in una frase: “Cuckold, si nasce o ci si diventa?”
Oggi posso dire che ci si diventa, non si nasce già con qualcosa, una tendenza, specie sessuale, come un bambino non nasce cattivo, lo diventa per le circostanze esterne intorno a lui, gli insegnamenti, per quello che vede o subisce… E così gli uomini non nascono con il desiderio di essere cornuti o omosessuali, lo diventano per circostanze, fatti e atti anche inconsci che avvengono nell’adolescenza a cui, al momento, si dà poca importanza o nessuna. E io mi chiedevo:
“Io, quando sono diventato cuckold e perché? Quando è nato in me il desiderio del cuckoldismo e perché mi piace vedere mia moglie chiavata da un altro uomo fino a goderne masturbandomi e giungere all’orgasmo mentale e fisico? Cosa è successo in me?”
Sembra assurdo, ma più volte riflettevo su quello e mi chiedevo cercando di capirei:
“Sono sempre stato uno stimato professionista, arrivato professionalmente, con una bella signora per moglie, due figli adulti che studiano e crescono. Ho sempre creduto e avuto il rispetto dei valori morali, etici e religiosi … Un uomo come me, che è sempre stato geloso della moglie, che mi accendeva di gelosia anche se solo la guardavano con occhi di desiderio, fino ad arrivare al punto da fare discussioni o di litigare con chi era troppo interessato o intraprendente visivamente … Ma allora, cosa mi è successo?? Perché sono cambiato…perché??” Mi chiedevo.
Posso dire che per me o meglio noi (io e mia moglie) tutte queste sensazioni e input sono iniziate quando eravamo ancora giovani, trenta e quarantenni, io 44 anni per l’esattezza, e lei 39 anni ed eravamo già persone mature, anche se in me alcuni segnali c’erano stati prima, e mi piaceva saltuariamente immaginarla in situazioni erotiche. Ma il salto di qualità avvenne dopo, all’improvviso anni addietro, mi vennero in testa certi pensieri su di lei e in seguito il desiderio forte di vederla fare sesso con un altro uomo, un desiderio dapprima passeggero e di fantasia e poi sempre più intenso e ossessivo fino a diventare incontrollato da volerlo realizzare, e che durò parecchio, qualche anno.
Così in quel periodo durante i nostri rapporti sessuali bisettimanali serali, iniziai a introdurla nel mio nuovo mondo e a fantasticare e coinvolgere anche lei con giochini intimi tra noi, fino al punto che una sera eccitato glielo dissi apertamente.
Non fu semplice informarla delle mie fantasie, iniziai a dirle che desideravo fare qualcosa di diverso, di vero, come molte coppie, di trasgredire e poi inseguito nei mesi a dirle di voler praticare lo scambio di coppia o qualcosa a tre, di vederla anche con un altro uomo che l’accarezzava, e che tutto quello che fantasticavamo giocando tra noi nei nostri rapporti sessuali, avvenisse nella realtà e non più solo nella fantasia.
Quello che cercavo di fare e desideravo era convincere mia moglie ad accontentarmi; ma dovetti combattere con il suo modo di pensare, la sua cultura e il suo vedere le cose e soprattutto i suoi no…no…no … per anni, prima che acconsentisse a provare... Si, ci sono voluti anni di persuasione che in seguito spiegherò bene in dettaglio.
Oggi sono convinto che lei ha accettato e ha voluto provare per me, perché mi voleva bene e amava e mi vedeva tormentato. Anche se poi è piaciuto anche a lei praticarlo, restandone entrambi risucchiati dentro al cuckoldismo, al punto da farlo diventare una pratica consueta della mostra sessualità; ma anche di questo parlerò bene e a lungo più avanti.
Ma proprio quando ero tranquillo, ormai sessantenne e tutto stava scemando, anche i nostri incontri sessuali con partner, ho iniziato nuovamente a sentire dentro di me il bisogno forte di sapere, di conoscere il motivo perché avessi quella passione.
Mi tormentavo perché come dicevo sopra, non riuscivo a capire perché a un uomo come me, meridionale, sempre stato geloso della moglie, all’improvviso piacesse vederla sessualmente attiva con un altro uomo. Perché?!
Anche se ancora oggi nessuno è a conoscenza della mia realtà di cornuto consenziente, nella mia mentalità del sud è un disonore essere cornuto e contento e così un giorno mi sono fatto coraggio, volevo vederci chiaro, capire cosa era successo in me e decisi di cercare uno psicologo-sessuologo.
Lo cercai via internet e dopo aver tanto combattuto con me stesso se farlo o non farlo, lo consultai o meglio la consultai, si perché scelsi una donna, pensando che fosse brava sessuologa e psicologa, viste tutte le sue benemerenze che avevo letto sulla sua pagina internet, e tale in seguito si dimostrò. Una in particolare attirò la mia attenzione, la dottoressa Vera Valchè … e lessi la sua presentazione:
“Laurea in Psicologia presso l'Università degli Studi di Padova. Iscritta nell'albo degli psicologi e psicoterapeuti…” E, tra le altre cose, soprattutto che trattava il disagio di: “…Sessuologia e disturbi sessuali” E di seguito tutta la descrizione delle sue attività.
“EMDR- consulenza e psicoterapia di coppia- psicologia dell’affidamento familiare- psicodiagnostica- psicologia legale- psicologia dell’adulto- disturbi dell’umore- disturbi d’ansia…” Ma soprattutto come dicevo, quello che interessava a me:
“Disturbi della sfera sessuale.” Oltre Psicoterapia con EMDR, che, seppi solo poi che era una tecnica particolare di psicoterapia.”
Ero pronto per chiamarla al telefono, ma mi sentii bloccato, non era una cosa semplice e nemmeno facile quella che volevo fare:
“Ma che cazzo sto facendo? …” Mi dicevo: “…Vado da una psicologa? Io…? A sessant’anni compiuti a raccontarle i cazzi miei?”
Mi prese una forma di disagio e lasciai perdere, però mi dispiaceva e dopo averci ripensato su parecchi mesi, ritornai su internet a visionare ancora il suo sito con la presentazione e rilessi per l’ennesima volta la sua pagina di informativa professionale: “Dottoressa in Psicologia… specializzata in sessuologia… terapie individuali e di gruppo… e tante altre cose.” E quella volta mi decisi, presi il suo numero di cellulare e una mattina mi feci coraggio e la chiamai.
Le telefonai e mi rispose una voce gentile e calda che mi mise a mio agio.
“Pronto!” Rispose dall’altra parte dello smartphone.
“Sì pronto!... Buongiorno dottoressa, ho visitato il suo sito su internet, da dove ho preso il numero del cellulare, le vorrei chiedere se si interessa anche di cuckoldismo…” Domandai con un filo di voce, quasi vergognandomi, aggiungendo subito:” …non so se lo pronuncio bene, non conosco molto l’inglese…”
“Sì certo!” Rispose calma:” Li tratto e li ho già analizzati. Però se ha problemi del genere visto l’argomento e la riservatezza, sarebbe meglio se ne parlassimo nel mio studio!” Affermò.
“Sì certo…” Risposi:” …ma volevo precisare che io non voglio fare una terapia, essendo tutto passato ormai, ma sapere solo le cause, perché sono diventato così, perché sono diventato cuckold e mia moglie una Sweet…?” Pronunciai in inglese, aggiungendo subito:” Non sono malato…”
“Nessuno ha detto che lo è, ha solo un bisogno di guardarsi dentro e io sono qui per questo, però la motivazione e i dettagli è meglio discuterli di persona.” Replicò.
“Sì ha ragione…” Convenni:” …quanto costa una seduta?” Chiesi.
“La tariffa di Consulenza ed Educazione Sessuale è di 70 euro a seduta per un’ora. Il primo colloquio conoscitivo e di impostazione costa solo 30 euro.”
Ci accordammo per un incontro nel suo studio per due giorni dopo.
Quando andai non sapevo che cosa aspettarmi, né che cosa dire di preciso o come comportarmi, ero inquieto e mi vergognavo.
Lei con una forma di sorriso sulle labbra mi fece accomodare all’interno del suo studio e una volta entrato mi sentii subito imbarazzato e molto nervoso. Ci presentammo, mi strinse la mano:
“Piacere io sono Domenico, ma tutti mi chiamano Mimmo!”
“Piacere signor Domenico!” Rispose sorridendo:" Allora se me lo consente la chiamerò Mimmo anch'io...." senza aggiungere nient’altro.
Acconsentii:" Si certo!" E ci sedemmo alla sua scrivania lei dalla parte della sua poltrona girevole e io dall’altra di fronte su una poltroncina fissa.
Sorrideva e mi osservava, probabilmente mi esaminava e studiava nell’aspetto e nell’atteggiamento, nel modo di muovermi e posizionare braccia e mani; mentre io osservandomi attorno davo uno sguardo alla composizione dello studio, che era abbastanza ampio, con una specie di salottino in un lato e un lettino ricurvo ad esse dall’altro. Poi mi voltai verso di lei e la guardai bene.
Era una signora sulla cinquantina d’anni, sul biondo, molto elegante e ben curata, capelli sul collo e sguardo attento e profondo, era predisposta al dialogo ma anche risoluta, aveva quell’aria di chi sa il fatto suo e cosa vuole e me ne accorsi subito.
Iniziammo a parlare, mi mise subito a mio agio, e durante quella preseduta, prima fece un discorso generico, dove ci accordammo di iniziare le sedute vere e proprie di analisi, la settimana seguente, poi mi chiese il motivo che mi aveva portato da lei.
“Bene signor Mimmo …ora mi può dire con precisione il motivo per cui ha sentito il bisogno di rivolgersi a una psicologa- sessuologa!” Dichiarò.
Non senza imbarazzo tergiversai, ero impacciato e a disagio a guardarla negli occhi e dirle di me, che ero cornuto e mi piaceva esserlo, mentre lei al contrario era molto calma e attenta.
Sfregandomi le dita tra di loro iniziai: “Ecco dottoressa…” Risposi facendomi coraggio e toccandomi sempre con le dita interiormente i palmi delle mani sudati:
“Sono qui perché sono stato un cuckold, anche se oramai non lo sono quasi più, è quasi tutto finito, non lo pratichiamo pressoché più io e mia moglie il cuckoldismo, e quello che vorrei sapere da lei non è il perché l’ho fatto, ma come lo sono diventato. E vorrei scoprire le cause psicologiche e del desiderio che mi hanno portato ad esserlo, che mi hanno trasformato, essendo stato io praticamente sempre geloso di mia moglie fino a oltre quarant’anni d’età.”
Feci una pausa prendendo fiato e continuando:
“Io non voglio essere messo in analisi, non sono e non mi sento malato sessualmente né mentalmente. Non rinnego quello che ho fatto che è stato anche piacevole e appagante per me e mia moglie, ma solo vorrei una spiegazione razionale a quello che mi è accaduto. Conoscere come mai sono cambiato? … Capire come io sono diventato cuckold? Qual è stato il meccanismo che a un certo punto è scattato nella mia mente e ha portato una persona seria e normale come me, rispettoso della famiglia e della moglie a iniziare a desiderare di vedere la propria consorte far sesso con un altro uomo? Prima ad arrivare solo a fantasticarlo e poi desiderarlo realmente fino ad attuarlo?”
Esposi tutto di un fiato nel disagio e nella vergogna di ammettere quello che ero realmente e farglielo sapere, doverlo dire per la prima volta a una donna che ero un cuckold e che portavo mia moglie ad essere chiavata da altri.
E domandai ancora:
“Mi dica una cosa dottoressa, io ho letto molto su internet del cuckoldismo, ma non ho trovato soddisfazione ai miei quesiti, solo risposte generiche e a volte stupide basate solo sull’atto sessuale e sociale del tradimento e degli stereotipi di cuckold che non mi corrispondono, e quasi niente su quello psicologico. Ma il cuckoldismo cos’è di preciso?”
Abbozzò una smorfia di sorriso e mi guardò iniziando:
“Veda Mimmo, deve sapere che il cuckoldismo in psicologia clinica, viene chiamato triolagnia e nel campo psicologico da alcuni è considerata una parafilia, dove il soggetto induce il proprio partner, la moglie in genere o anche compagne di lunghe convivenze a praticare sesso con altre persone, al solo scopo di provare eccitazione sessuale.”
Fece una interruzione mentre io attento in silenzio ascoltavo. Poi riprese:
“Tali azioni di solito sono condotte in maniera consapevole e senza obblighi esterni, tant’è che è lo stesso marito a trovare il partner giusto per la moglie, scegliendo fra tanti candidati e questa scelta è già motivo di eccitazione per lui e lo ricerca in primis in base ai suoi gusti sessuali più che per quelli della moglie. Comunque questo aspetto e i vari concetti legati alla psicologia del cuckold li approfondiremo durante le sedute, quando parleremo di quello.”
“Sì certo… ma perché pur pensandoci e volendo non riuscivo a smettere?”
“Guardare e masturbarsi. Sapere che la propria donna è l’oggetto del desiderio e delle attenzioni altrui è una potente droga, che la faceva eccitare in maniera esponenziale. Ed è per questo che non voleva smettere. Le piaceva probabilmente.” Dichiarò.
“Sì mi piaceva …” Risposi.
“Sua moglie era consenziente a quelle pratiche sessuali?”
“Sì certo anche se ho dovuto convincerla e all’inizio non voleva, ma poi ha acconsentito e abbiamo proseguito per anni...”
“Sarebbe meglio se ci fosse anche sua moglie qui…” Disse interrompendomi:” Sentire il suo punto di vista, e come lo vive e l’ha vissuto lei questa esperienza o trasgressione…”
“Ehh… ma non verrebbe mai, lei è contro a queste cose, non sa nemmeno che io vengo qui da lei, se no mi redarguirebbe, mi direbbe:< Cosa vai a raccontare tutti i fatti nostri agli altri…?> E ci litigherei e poi intanto non verrebbe e impedirebbe anche a me di venire.” Affermai.
“Lei è contraria a venire dallo psicologo?” Mi chiese.
“Si, non crede in queste cose.”
“Peccato…” Mormorò:” Le donne purtroppo nonostante l’emancipazione sono ancora indietro… Va be andiamo avanti noi, ma sarebbe interessante, perché ognuno vive la stessa esperienza in modo diverso. Ci sono varie dinamiche psicologiche del caso, esistono differenti variazioni su ogni persona, come lo interpreta e lo vive…
Le motivazioni possono essere diverse, non ce né una assoluta per tutti. Ma intanto… possiamo provare a scoprirlo insieme a lei.” Disse con un sorriso.
“Ecco dottoressa …” Risposi precisando:” Però più che analizzato io vorrei fare una chiacchierata con lei, parlarle di me, senza considerarmi un malato perché non lo sono.”
“Nessuno ha detto che lo è, ma perché… se viene qui si considera tale?”
“No… io appunto non mi considero un paziente e vorrei che lo facesse anche lei”
“Certamente, ma questo lo preciseremo in seguito …” Dichiarò alzandosi dalla scrivania e invitandomi a sedermi su delle poltroncine laterali uno di fronte all’altro, comodi e guardandoci in viso.
“Mi pare che lei signor Mimmo ha poca conoscenza della psicologia, le dirò qualcosa in più… Un bravo psicologo libera dal senso di colpa e responsabilizza i suoi pazienti…”
“Ma io non ho sensi di colpa.”
“Se è qui è perché ce là.” Rispose sicura:” Probabilmente non ne è a conoscenza, ma li scopriremo assieme non si preoccupi.”
A quel punto le domandai:
“Mi può spiegare un po' come funziona… sa è la prima volta e sono un po' timoroso.”
E iniziò a parlarmi e spiegare un poco:
“La terapia, l’analisi o il colloquio, come preferisce chiamarlo lei la porta a conoscenza delle motivazioni inconsce del perché di alcuni aspetti della sua personalità. Nessuno la conosce meglio di sé stesso e tuttavia proprio come nessuno può conoscermi meglio di me stessa, io mi sono specializzata nel conoscere i meccanismi mentali. “Pronunciò sorridendomi con il suo volto bello e maturo.
Durante queste sedute, lei parlerà, gli farò delle domande e lei risponderà e nel farlo si manifesteranno i meccanismi di difesa del suo Io e del suo inconscio, che man mano gli dirò quali sono e affronteremo. Uno su tutti è quello che deve saper controllare l’intenzione istintiva, appunto inconscia del meccanismo di difesa, di nascondere o creare un’altra realtà mentale, non reale, fasulla per compiacermi o per mentire a sé stesso. Questo si chiama autoinganno e sarà la prima cosa con cui avrà a che fare. Dovrà dirmi solo la verità e basta, nient’altro, se si sente imbarazzato o non vuole, piuttosto che mentire o distorcere il ricordo del suo inconscio che riaffiora, non mi risponda. Ha capito?!” Chiese determinata.” Piuttosto che dirmi una bugia o una frase manipolata e modificata che non risponde alla realtà, ossia, mezze bugie e mezze verità, non lo faccia, non mi risponda.”
Annui con il capo curioso di quello che diceva.
“L’autoinganno ci priva di una visione della realtà chiara e obiettiva per giungere alla risoluzione del suo problema. Esso la immergerà nella colpa di provare determinati ricordi e sentimenti o di essere in un certo modo a disagio a dire la verità.
Io l’aiuterò in questo, a trovare le sue spiegazioni e a liberarla dal senso di colpa inconscio che lo ha portato qui. Affronteremo le sue difficoltà interiori, con i ricordi, la comunicazione e il dialogo, definendo i problemi e gli obiettivi da raggiungere per il miglioramento psicologico.
Durante il colloquio psicologico, le farò domande mirate sugli accadimenti del quotidiano e del passato della sua vita. Naturalmente tutto ciò che verrà detto durante la seduta sarà soggetto al segreto professionale. Il colloquio esercita un'attività di ricerca, unendo nella stessa persona e nello stesso atto l'operatore ed il ricercatore.” Affermò seguitando:
“La informo che partirò anche dalla sua storia familiare per comprendere come si sia arrivati alla condizione attuale, del suo passato, che potrebbe essere di difficoltà relazionale, mentre in altri casi ci si focalizzerà sul presente, per lavorare sull’analisi.”
“Il passato?... Da giovane?” Domandai stupito.
“Si, quando viveva con i genitori. E non solo di quando era giovane, ma anche ragazzino, adolescente.”
“Cosa centra la mia infanzia, adolescenza con il mio problema? A me interessa solo la motivazione perché una quindicina di anni fa sono cambiato e sono diventato cuckold …Cosa c’entra la mia famiglia e io da giovane, da ragazzo.” Ripetei abbastanza infastidito.
“Centra…” Rispose decisa:” … perché il disagio che manifesta ora può essere solo la punta di un iceberg di quello che c’è sotto, nato molti anni fa. Mentre la parte sommersa dal suo inconscio può essere cento volte più grande e avere origini lontani.”
“Ma io non credo che sia importante né utile…” Aggiunsi.
“Questo lo lasci valutare a me con l’analisi, il ricordo può far riemergere un trauma dal passato, e rivivere tali esperienze tramite il racconto.”
Feci una faccia dubbiosa e mormorai:” Mah! Va be… se lo dice lei…!” E proseguii io:” Dovrò sdraiarmi sul lettino?” Chiesi con un sorriso quasi sarcastico.
“Si per la sua analisi!” Rispose.
“Mi scusi dottoressa…” La interruppi seccato:” … ma invece che analisi, non possiamo chiamarla chiacchierata.”
“No.… il suo nome corretto è analisi e tale la chiameremo, ricorda cosa ho detto poco fa sull’autoinganno? Di non alterare la verità, mai, ma accertarla e accettarla… e questa sarà un’analisi psicologica e non una chiacchierata.”
Restai in silenzio, aggiungendo cambiando discorso:
“Ma perché mi devo sdraiare sul lettino, non possiamo restare come ora seduti uno di fronte all’altro a parlare, è più amichevole… cordiale.”
“Esatto!... E non lo deve essere così una seduta di psicanalisi… né amichevole né cordiale.”
“Non si può… la posizione sdraiata funziona nel paziente come un detonatore, una lente di ingrandimento che va a toccare e a smuovere aree che non sempre riescono ad essere toccate nella posizione vis-a-vis. “Vedendo la mia faccia stupita continuò:
“Nel vis-a-vis, cioè di fronte, anche quando si instaura una buona relazione, quando c’è interazione, scambio, riflessione, l’aspetto del controllo (dato dal guardarsi in viso) contribuisce a mantenere salde le difese di alcuni aspetti interni, i più profondi e radicati dentro il suo io, dentro lei e non deve essere così. In questi casi è di grande aiuto, sia al terapeuta che al paziente, stimolare una “discesa verso il basso” come la chiamiamo noi, una regressione mentale che stimoli l’emergere di contenuti che in altro modo sarebbe più arduo, se non a volte impossibile far emergere. “E mi guardò terminando:
“Questo specifico assetto consente sia al paziente che al terapeuta di dire cose che altrimenti avrebbero più difficoltà a dire e facilita il terapeuta ad ascoltare meglio ciò che gli viene detto dal paziente.”
“Paziente… continua a dire paziente come se fossi malato…” Borbottai scocciato.
“E’ solo la terminologia che lo impone…” Rispose:” … anche per chi ha un semplice raffreddore si dice in termini medici che è malato.” E sorrise continuando: “Quando inizierà le sedute, si sdraierà sul lettino… “
“Quello là! …” Esclamai voltandomi e segnandolo con il braccio.
“Si!” Rispose.
“Come gli ho detto sì rilasserà e chiuderà gli occhi, predisponendosi in uno stato in cui lascierà vagare la mente seguendo le sue libere associazioni. Io sarò seduta al suo fianco in una posizione più arretrata rispetto a lei, prenderò appunti, ascolterò con attenzione e gli parlerò con interesse.
L’eliminazione della possibilità di comunicazione attraverso il gioco degli sguardi contribuirà a distendere i tratti del volto e a rilassarsi, la seduta si svolgerà così in un’atmosfera diversa, sospesa tra il prima ed il dopo dell’atto di sdraiarsi sul lettino. “Asserì.
“Ma sarà …se lo dice lei.” Replicai dubbioso.
“E’ così mi creda… vedo che l’utilizzo del lettino la blocca. Proverò ad elencare, brevemente, le motivazioni per cui penso che il lettino sia utile, così lo accetterà di più.”
Sorrise, fece una pausa e riprese:
“Come dicevo essere sdraiati rilassa e facilita l’uso delle libere associazioni della memoria e del ricordo e ci si sente liberi di lasciar vagare i pensieri o di dire qualcosa senza dover immediatamente vederne l’impatto (che a volte potrebbe inibire) sul volto dell’altro.
L’uso del lettino facilita quindi l’emergere di contenuti in genere centrali nella vita.
Il lettino non vuol dire mettere una distanza o diminuire la relazione tra noi. Non è la posizione in sé a determinare una vicinanza: stare seduti di fronte e guardarsi negli occhi non vuol dire tout court avere una relazione psicologica più intima. Lo sguardo può anche essere una barriera, uno strumento per controllare l’altro. Nel vedere l’analista davanti, il paziente potrebbe entrare potentemente in contatto con la sua angoscia, col convincimento.
Sdraiarsi rimanda ad una posizione di abbandono e sottomissione. Il paziente si confronta quindi con questa dimensione, con quella che ha dentro di sé.
“Ha detto sottomissione o anche…”
“Si nel senso buono, uno dei due dirige e questo è l’analista e non l’analizzato.”
C’erano alcuni aspetti che non mi andavano, non mi piacevano, era fin troppo chiara la dottorezza e lo apprezzavo.
“Spero di essere stata chiara e comunque tengo a precisare che sarò io a gestire l’analisi, il tempo, cosa chiedergli e di cosa parlare e non lei. Lo scopo dello psicologo è ragionare insieme sui problemi del paziente, individuare ciò che gli impedisce di trovare ed attuare le sue soluzioni, impostare obiettivi per aumentare il suo benessere e far sì che ciò che lo ostacola o gli crea tormento possa essere risolto.”
Ero intimidito del suo parlare e restavo in silenzio.
Lei mi spiegò ancora che le sedute di psicoterapia erano spazi in cui il paziente parlava liberamente di sé, ma poteva sempre contare su un dialogo con lei, in un continuo confronto.
Mi spiegò bene le motivazioni e firmai il modulo relativo al consenso informato ad autorizzarla ad analizzarmi psicologicamente. Dicendomi che era per una mia garanzia.
“Dobbiamo entrare in relazione con un perfetto sconosciuto, che è il suo inconscio e lui con noi, conoscerlo, allinearci con le sue emozioni, paure, aspettative, conquistarci la sua fiducia ed allo stesso tempo sviluppare la nostra diagnosi che orienterà poi, tutto il percorso terapeutico.
Altro che chiacchierata in amicizia, mi metteva veramente in analisi, ma oramai ero deciso ero dalla psicologa e dopo tanti ripensamenti decisi di proseguire. Lei con la sua risolutezza, la sua voce, il suo modo calmo di parlare e anche della sua età di ultracinquantenne ed esperienza mi dava affidamento, fiducia.
Dopo averla conosciuta e fattomi di lei una buona impressione anche se ero molto diffidente sui metodi e la psicologia, decisi di provare a iniziare per scoprire quella realtà che mi tormentava. Perché ero cuckold e come lo ero diventato.
“Le devo pagare in anticipo le sedute dottoressa?” Chiesi rompendo il ghiaccio di un silenzio improvviso.
“No, non serve, può farlo anche alla fine, vedremo come impostare la ricerca e quante sedute ci vorranno.”
Ci salutammo e uscii in un certo senso soddisfatto, se non altro perché cercavo di trovare la verità.
Ogni commento e suggerimento è gradito. Grazie.
Inviare a: “dressage1@hotmail.it “
Grazie.
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