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STORIE E RACCONTI EROTICI

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L'AMICIZIA VELENOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI 

CAP. 7 L’INGANNO di LUCIO. 

 

NOTE:

„Il narcisista è un finissimo tessitore di falsità e d'inganni e sa ordire la sua tela meglio di un ragno. “

Anonimo.

 

 

Quella sera e nelle giornate seguenti ripensavo a quello che mi aveva detto Lucio, alla sua proposta di corteggiamento di mia sorella e anche a quello che avrebbe voluto fare con lei, solo leccarle la figa e niente di più. 

In quel periodo avevo preso l’abitudine su istigazione di quel balordo ogni tanto di spiare realmente Giulia e lo facevo senza che lei se ne accorgesse, quando era in camera sua in mutandine e reggiseno oppure sdraiata in bikini sul prendisole in terrazzo a prendere la prima abbronzatura estiva leggendo qualche rivista o studiando, o peggio a smanettando con lo smartphone con Marco, il suo ragazzo frocetto come lo aveva soprannominato Lucio. 

Ed era bella, un corpo sexy, alto, magro e slanciato nella sua perfetta estetica giovanile, senza un filo di grasso con la sua chioma folta e lunga di capelli dorati che le scendeva oltre le spalle. Oppure tirata sulla nuca o in testa e tenuta in modo irregolare da mollettoni in uno chignon disordinato con fili di ciocche e capelli che scendevano dai lati e sul viso per poter abbronzare anche il collo e le spalle, rendendola inconsapevolmente selvaggia e sexy.

La osservavo con occhi diversi, non più come una sorella, ma come se fosse una ragazza qualsiasi, sia nei momenti in cui la vedevo con le amiche per strada e mi accorgevo che i ragazzi e gli uomini la osservavano con desiderio e libidine, oppure fosse in casa a guardare la Tv. O ancora a pranso e a cena a tavola difronte a me, ed era davvero bella, sbocciata con i suoi occhioni chiari color acqua di mare, i denti curati e bianchissimi regolati dall’apparecchio ortodontico che metteva ancora la sera quando andava a dormire. Con un sorriso dolce e i lineamenti del viso graziosi che rendevano il volto splendido; e in me si manifestavano sentimenti contradditori. Mi chiedevo che cos’era quello che provavo nel fantasticare di immaginarmela sessualmente preda di Lucio, e fino a che punto avrei potuto spingermi con quelle fantasie nelle mie masturbazioni e nei discorsi con lui su di lei, anche se ne ero attratto da quella morbosità sessuale che pensavo e vivevo solo come un gioco mentale dentro di me. 

La osservavo vicino a mia madre, donna bella ma adulta nel corpo e lei giovane, slanciata e magra sulle sue lunghe gambe come una cerbiatta.  E ancora in quel pensare mi chiedevo:

“Chissà cosa mai le farà Marco oltre che baciarla e accarezzarla quando sono soli e appartati? E a lei piacerà farsi toccare da lui? Sarà davvero una troietta come tutte le altre come pensa Lucio? “E ancora riflettevo:” Forse Marco la masturba o si masturbano a vicenda o forse addirittura anche se giovani e seri fanno già sesso? “Riflettevo scelleratamente, anche se lui non mi sembrava un tipo esperto e capace sessualmente, essendo più che altro un secchione e intellettuale come suo padre.

Quello tra di loro, era sempre un paragone mentale che facevo tra Marco così perfetto, educato, acculturato e rispettoso degli altri e delle regole e Lucio così vanitoso, sgarbato e irrispettoso di tutto. Eppure tra i due mentalmente venivo attratto da Lucio, lo preferivo a Marco, mi piaceva la sua amicizia fuori dai limiti e ne ero contento e mi eccitavo a sapere che le piaceva e desiderava carnalmente Giulia. Anche se conoscendolo un po' lo sapevo per lei un tipo sessualmente pericoloso perché risoluto e virile, sapeva chiavare e aveva esperienza seppur giovane e forse era proprio per questo che mi piaceva immaginarlo con Giulia e per Giulia, per il rischio che correvo che potesse chiavarla davvero. Mentre Marco era  un ragazzo tranquillo, di  buona famiglia, prevedibile e oltretutto bello e Giulia come lui per lei, era la sua prima ragazza e praticamente si scoprivano sentimentalmente e sessualmente assieme. Lucio non era bello ma solo un tipo, sempre agitato, aggressivo e imprevedibile.

Lucio dopo quella richiesta di aiuto per corteggiarla come in un gioco, tra le sue sollecitazioni mi confidò: 

“Sai Adriano… Giulia mi piace tanto che certe volte la spio…”

“Come la spii?” Gli domandai sorpreso.

“Si, ma non fraintendermi, la spio non visto. Tramite te sono arrivato a lei e ho saputo dove studia e a volte aspetto quando entra o esce fuori dall’università e la osservo da dentro la mia auto e la vedo entrare e uscire con i libri sottobraccio e la borsetta.”

“Ma sei matto, se lei se ne accorge?!...”

“Non se ne accorgerà perché non mi conosce, lei guarda altrove e manco mi vede. A volte la osservo passare per strada ridendo con le amiche vicino, oppure abbracciata o per mano a quel frocetto del suo ragazzo che si sbaciucchiano e si coccolano, con lei ignara di chi sia io e se la guardo. Quando la incrocio non sa del motivo perché sono lì, per lei è per caso, ma per me è volutamente per vederla.”

“Ehi dico! Non ti starai mica innamorando di mia sorella?” Gli dissi con un pizzico di orgoglio per quello che faceva, ricordandogli ancora:

” Guarda che non è un tipo di ragazza per te...” 

“Lo so! Me lo hai già detto tante volte, ora non dirmelo più… Mi piace guardarla, vederla, e quando la incrocio che ci passo vicino l’annuso…” Disse nel suo linguaggio da tamarro.

“Come l’annusi?” Gli domandai. 

E lui precisò guardandomi:” Si …passandole vicino sento il suo profumo buono, giovane, fresco, eccitante inebriarmi l’olfatto con la sua fragranza, e la sua bellezza con la sua visione mi riempie la vista.” Puntualizzando per tranquillizzarmi:” Ma non le dico niente a tua sorella, la guardo soltanto perché mi piace davvero.”

E a volte nei giorni seguenti quando ci incontravamo mi diceva:

” Oggi l’ho vista che usciva dall’università…” Oppure:” … questo pomeriggio l’ho incrociata per strada…” Facendo i suoi commenti:” …bella fighetta… bellissima la mia troietta… me la chiaverei volentieri e leccherei veramente tutta, anche il culo…” Aggiungendo quasi come una supplica:” Dai Adriano, se sei un vero amico come credo, aiutami a conoscerla…”

Io non rispondevo, non dicevo nulla, ma anzi provavo una sorta di gratificazione e piacere quasi cerebrale che lui così esperto, donnaiolo e puttaniere le piacesse mia sorella Giulia da infatuarsene e spiarla per strada come un ragazzino innamorato. 

In quel periodo quando ci incontravamo, cazzeggiando, lui ritornava spesso su quella richiesta che mi aveva fatto e io mi tormentavo ed eccitavo nelle mie masturbazioni serali a fantasticare di immaginarmi ad aiutarlo a far chiavare davvero Giulia da lui, la mia Giulia, mia sorella da quel balordo tamarro. Era solo fantasia, però mi eccitava enormemente fantasticarlo, ne provavo un piacere fisico e mentale.  Come già detto, assurdamente non pensavo a mia sorella Giulia incestuosamente per me… da volerla chiavare io e praticare personalmente atti sessuali o di libidine su di lei come fanno alcuni fratelli sulle sorelle. Ma scelleratamente mi eccitavo a immaginarla che glieli facesse Lucio, che fosse lui a portarla via a Marco, prendendola e possedendola, chiavandola davanti a me o con me nascosto che osservavo.

Era assurdo, non riuscivo a capire come e perché mi potesse piacere quella condizione di spettatore e non da protagonista, visto che mia sorella era molto bella, ma era così immaginavo che lo facesse Lucio. Ne ero fortemente attratto e accalorato dall’idea intima di loro, tanto da arrivare fino all’erezione spontaneamente pensandoli, giungendo a masturbarmi abitualmente ormai solo con quel pensiero, di Lucio che possedesse Giulia, le leccasse la figa in auto come alle troiette che conosceva lui, e lei come una puttanella vera facesse le corna a Marco, fino ad arrivare io a masturbandomi ed eiaculare in meno di un minuto. 

L’eccitazione di quei momenti di piacere e di orgasmo arrivava all’improvviso ad offuscarmi la mente, tanto che in quegli attimi desideravo davvero che tutto quello che fantasticavo accadesse realmente. 

Solo dopo, studiando, scoprii che quello che avevo era chiamato psicologicamente “pensiero intrusivo”, cioè il pensiero e l’immagine di mia sorella e Lucio che percepivo mentalmente ma non riconoscevo come parte di me, e che si era introdotto forzatamente contro la mia volontà, La fantasia che vivevo su di loro, assumeva forma e contenuti sessuali, morbosi, non conformi alla mia morale, educazione che avevo di me e di mia sorella. Quel tipo di immagini mentali piacevoli, tendevano a darmi rigidità di pensiero, con ansia e eccitazione anche se le ritenevo fastidiose e disgustose. Ed infatti subito dopo aver eiaculato mi pentivo di averli avuti e li rifiutavo, provando sgomento e incredulità, cercando di fuggirgli

Il fatto che masturbandomi desiderassi reale il rapporto sessuale tra Giulia e Lucio, causava in me un vero e proprio cortocircuito mentale, prima piacevole e poi di sovraccarico di tutti i pensieri che avevo su di loro. Credevo di gestire quei pensieri, ma inconsciamente non ci riuscivo anche se pensavo di avere tutto sotto controllo.

Sapevo che non potevo smettere di pensarli, perché mi arrivavano all’improvviso e quindi restavo sottomesso a essi.  Era assurdo dover accettare pensieri che non desideravo e mi assillavano, che avevano il controllo su di me e non viceversa, non io su di loro.

Normalmente su altri pensieri li gestivo, , nel pensiero intrusivo non era possibile, mi alterava mentalmente procurandomi un atto di piacevole sottomissione a quel desiderio e fantasia. 

A volte mi dicevo: “Io non sono quello che vuole quel pensiero e che accada nella realtà a mia sorella. E la fantasia non è la realtà…”  Ma era tutto inutile ci ricadevo. 

“Tanto che la chiavi Marco o Lucio nelle mie fantasie non cambia niente…anzi, godo di più a immaginare che la chiavi Lucio…” Mi dicevo segandomi nel bagno di casa con il cazzo in mano, giustificandomi di quell’atto e di quel pensiero, distorcendo a favore di Lucio la considerazione pulita che avevo di mia sorella. 

“Sono solo fantasie …”  Ragionavo.” Non c’è niente di male a immaginarla chiavare con Lucio, se questo mi stimola l’erezione e comunque è un qualcosa che non avverrà mai, sono solo illusioni immaginarie eccitatorie e basta.”

E comunque in preda a quel godimento morboso e parossistico mi dicevo:

 “Lui sarebbe disposto anche solo a leccargliela.” E riflettendo su quello che aveva detto consideravo:” Leccargliela non comporta sessualità completa e poi secondo come avverrebbe lei non ricorderebbe più niente, ma dovrebbe somministrarle quella porcheria, che lui chiama disco biscuit o Maddalena o come diavolo si dice. Stimolarla, eccitarla, mandarla su di giri come ha fatto ad altre ragazze, se no Giulia non accetterebbe mai non solo di farsela leccare, ma nemmeno di farsi toccare da lui, figuriamoci…” Ed eccitato inoltre valutavo in altro modo:” Potrei anche assecondarlo  sulla sua richiesta di aiuto a fargliela conoscere e corteggiare… potrei dargli il suo numero di smartphone, questo sarebbe meno rischioso e non avrebbe nulla di sessuale, proverebbe a chiamarla e se va bene la conoscerebbe solo virtualmente e capirebbe di non farsi idee strane e illusioni su Giulia, sempre che mia sorella non lo mandi a quel paese e non lo caghi nemmeno…” Pensai abbozzando un sorriso.

“Almeno smetterebbe di parlare di lei e se ne ritornerebbe nel suo scatolone con le ragazze della sua risma o le puttane vere…”

E quei pensieri mi correvano nella mente, ero combattuto dentro di me, quello che aveva prospettato mi eccitava e mi portava ad avere desiderio di aiutarlo, ma conoscendolo ero preso dal timore e dal pensiero di un eventuale brutta figura che mi avrebbe fatto fare con mia sorella sboccato com’era, mettendosi a parlare di sesso o addirittura apostrofandola puttanella come faceva con qualcuna che glielo diceva realmente in faccia.  E poi temevo di avere il rimorso e pentirmi di averlo aiutato. In quei momenti ritenevo quei pensieri anch’essi intrusivi che facevo su mia sorella, sbagliati, malati ma eccitanti.

In altri momenti m rendevo che era tutto eccessivo e innaturale quello che meditavo e mi vergognavo di me stesso, di essere arrivato per colpa sua ad avere quei pensieri patologici su Giulia. E mi dicevo:

” Maledetto a quando quel pomeriggio sotto le  gradinate ho deciso di parlargli invece di mandarlo al diavolo, avrei dovuto dire a mia madre e mia sorella che era sotto le tribune a spiarle, invece non ho detto nulla e quel fatto ha risvegliato in me una sessualità morbosa che non avevo o pensavo di non avere…” Arrivando fino al punto di dirmi: “Preferirei che fossi io a desiderare direttamente Giulia per me e non per lui, come un qualsiasi fratello incestuoso, invece no… mi eccito desiderando e pensando di farla chiavare o praticarle atti di libidine da lui e non da me, e io mi sento appagato a immaginarla e a desiderare di osservarli ni nascosto … “

Si perché l’assurdo era proprio quello, che non riuscivo a capire del perché io non mi eccitassi desiderando Giulia sessualmente per me stesso, ma mi eccitavo desiderandola che lo facesse lui per me, come in una traslazione, un transfert inconscio, dove lui fosse me e io fossi lui… a che Lucio l’avesse e la possedesse carnalmente anche penetrandola. E capivo che era e c’era qualcosa di strano, sbagliato, malato e perverso in me, in lui e in quello che fantasticavo. Forse oggi potrei dire che il mio era una forma di un desiderio d’incesto indiretto, tramite un’altra persona, lui, non avendo io mai avuto rapporti sessuali, non ritenendomi capace e avendone ansietà, mentre vedevo in lui un ragazzo sicuro di sé, esperto, capace, virile…

Ma non potevo parlarne con nessuno di quel mio desiderio immorale e anormale… di quella situazione che vivevo e si stava trasformando in un’ossessione pericolosa il masturbarmi giornalmente a quel pensiero, scartando altre ragazze che conoscevano e mi piacevano e qualcuna anche carina che voleva uscire con me. Ma da chi potevo andare a parlarne?  A chi potevo fare queste confidenze intime, spiegare e capire senza sprofondare nella vergogna?... Solo lui conosceva chiaramente la mia tendenza, quando con l’inganno me lo fece ammettere che mi piaceva immaginare di lui e mia sorella, chiamandola sempre troietta e puttanella piccolo borghese.

In preda a un tormento e a una situazione che non mi lasciava nemmeno capirmi, feci varie ricerche solitarie su internet, su siti specializzati di incesto e sui forum, e dopo aver letto sulla mia situazione, scoprii che i miei problemi sessuali non erano comuni ad altri. 

L’unica situazione che trovai simile alla mia, non riguardava fratello e sorella, ma marito e consorte… mariti che come me con mia sorella, avvertivano desiderio di far accoppiare la moglie con altri uomini e guardare e che si chiamava cuckoldismo, sulle sorelle non c’era nulla. Intanto il desiderio di provare a far accoppiare carnalmente mia sorella con Lucio, mentalmente cresceva maggiormente e la mia fantasia galoppava sempre più verso di loro e a quello che chiedeva lui, non riuscendo più a imbrigliarla. Arrivando al punto da ritenermi un fratello degenere, un perverso con depravazioni verso la sorella. 

Visto che quella condizione perversa che vivevo e fantasticavo non si interrompeva, ma anzi si alimentava sempre più con il tempo alla mia attenzione e accondiscendenza a Lucio, decisi di provare ad assecondarlo nella sua richiesta di conoscere Giulia, sperando di riuscire a capire perché all’improvviso mi fosse venuto quel desiderio assurdo, morboso, incontrollabile, di vedere mia sorella far sesso con un altro ragazzo che non fosse il suo Marco, ma Lucio. 

Quello di dargli il suo numero di smartphone e fargliela conoscere potevo accettarlo, ma non certamente fargli assumere sostanze stimolanti e fargli leccare la figa davvero. Dargli soltanto la possibilità di conoscerla realmente, questo sì. Ero convinto che vedendo che non avrebbe potuto far niente con mia sorella, si sarebbe calmato nei suoi propositi rendendosi finalmente conto che Giulia non era il tipo di ragazza per lui, per educazione, cultura, ceto sociale, età e tante alte cose. Anche se non nascondo che inconsciamente avevo il timore che continuando a pensarci e chiacchierando con Lucio di mia sorella, correvo il rischio serio che si realizzasse realmente quella fantasia.

Così una notte che ero sveglio, a forza di pensare a quello che aveva detto ed eccitato dal masturbarmi, decisi di provare e vedere fino a dove si sarebbe potuti arrivare in quello che lui definiva solo un gioco, sicuro di poter controllare Lucio e che oltre un certo limite ci saremmo fermati. Ed ero anche e convinto che mia sorella Giulia non avrebbe mai accettato la corte e l’amicizia di quel tamarro. 

“In fin dei conti vorrebbe solo provare a corteggiarla…” Mi dicevo per giustificarmi di acconsentire a quanto Lucio proponeva, eccitandomi solo al pensiero che Lucio pur non riuscendoci ci avrebbe provato davvero con mia sorella.

Per la prima volta in vita mia feci una scelta autonoma, pensavo da diciannovenne indipendente da altri, da adulto. Mi pareva, una scelta importante quella che intraprendevo, non senza riflettere e valutare intelligentemente i pro e i contro di quello che mi accingevo a fare, ma i contro verso Lucio erano decisamente maggiori dei suoi vantaggi e questo mi confortava e tranquillizzava. 

Dovevo togliermi quella fantasia e desiderio dalla testa che oramai era diventata un’ossessione e mi ripetevo convinto sorridendo tra me…: “Non ci riuscirà mai a legare con lei anche se la conoscerà, figuriamoci se Giulia si lascerà corteggiare da lui…” E ridevo divertito ed eccitato dentro me. “Proverò… ad azzardare e farlo, mi passeranno anche tutte queste idee dalla testa e mi sbloccherò il cervello e non proseguirò più a fantasticare di Giulia e lui quando mi masturberò. Non credo che andrà diversamente da come penso io, conosco Giulia, sarà educata, gentile, ma da lui non si farà dare nemmeno un bacio sulla guancia.”

Avevo messo in secondo piano il fatto che volesse leccarle la figa, praticarle il cunnilingus come diceva lui e puntavo tutto sul corteggiamento che mi avrebbe eccitato e dato modo di divertirmi sessualmente e avrebbe troncato tutte le sue ambizioni in una volta sola.

Non mi rendevo conto del rischio che correvo ad assecondare Lucio, a giocare in quel modo con lui, lui purtroppo nell’intrigo e nella macchinazione dell’inganno, si rivelò un vero maestro di astuzia e mi raggirò.  Credevo che quello che pensavo ad accettare che lui l’abbordasse con la mia complicità e corteggiasse mia sorella non fosse pericoloso, e quando ci pensavo mi ripetevo sicuro di me: “Sempre che ci riesca!”

Ormai ero in uno stato psicologico esaltato che oggi potrei definire che non ragionavo quasi più e quando mi eccitavo e masturbavo perdevo il controllo di me stesso ed ero disposto a tutto, anche a provare realmente a dargli la possibilità di provarci con mia sorella. E più andavo avanti e meno si differenziava che il desiderio avvenisse a mente calda con la masturbazione o a mente fredda ragionando.

Piaceva anche a me mia sorella, come a tutti i ragazzi che volevano che gliela presentassi, ma mai avrei praticato qualcosa di sessuale direttamente con lei, se non giocarci mentalmente e segretamente.

 

Nel prendere quella decisione e nel pensare che avevo deciso di attuarlo, di parlarne con Lucio e dirgli:” Si ti aiuto e ti darò il numero di smartphone di mia sorella, ma alle mie condizioni…”  E nel pensare di dirglielo provavo un forte senso di turbamento sessuale, una sensazione piacevole di instabilità e fragilità fisica e mentale. 

Ad avere quei pensieri intrusivi, avvertii un forte senso di turbamento con euforia e timore assieme che mi davano una strana esaltazione, come se avessi ecceduto nell'uso dell’alcool e mi trovassi in equilibrio precario, come a camminare da ubriaco, con una sensazione piacevole di leggerezza e giramento di testa. Quando ci fantasticavo e mi eccitavo, tutto iniziava con l’accelerazione congiunta del battito cardiaco e della escursione respiratoria, per giungere a una erezione spontanea e non controllata, avvertendo pulsazioni cardiache in gola, calore intenso sul volto, con tremore sulla pelle per cui mi sembrava continuamente che il mio corpo non stesse fermo, ma si muovesse compiendo piccole oscillazioni, come se ci fosse un terremoto dentro di me. 

Come dicevo avvertivo una sensazione di piacevolezza fisica e cerebrale, ma al termine, passata l’eccitazione, lo sfogo della masturbazione e dell’orgasmo, seguiva il lento ritorno alla posizione di quiete iniziale e a una sensazione di vergogna, malessere e angoscia per quello che avevo pensato su mia sorella e volevo provare a fare.

Quando non riuscivo a pensare a quello, stavo benissimo, ma se consideravo Lucio e mia sorella assieme, nel giro di pochi minuti, mi ritornano gradualmente tutte quelle manifestazioni incontrollabili che provoca l’eccitazione e lo stimolo sessuale e mi veniva l’erezione.  

Vivevo una sorta di stress adolescenziale a 19 anni, una realtà sessuale distorta come se tutto fosse un gioco e finisse con una sega e Giulia non fosse mia sorella ma una ragazza qualsiasi e mi lasciavo influenzare. In alcuni momenti era come se vivessi in uno stato di mancanza di lucidità, con la testa fra le nuvole e mi lasciassi persuadere e trascinare da lui e da quello che proponeva… 

Come ho già detto spesse volte, Il solo immaginarli vicini mi stordiva piacevolmente ed eccitava. È difficile da spiegare cosa provassi, ma era quasi come se avessi la sensazione di essere in un sogno. Un sogno eccitante e bello che volevo e non volevo fare, dove non ero io il protagonista, ma sessualmente Lucio con mia sorella.

Così desideroso e tormentato, ma anche convinto che mai sarebbe riuscito ad agganciarla veramente, a corteggiarla e soprattutto portare a termine realmente quello che sperava e che già a detta sua aveva fatto con altre ragazze, decisi di tentare. Ero convinto che tutto sarebbe finito in una sua grande delusione, soprattutto perché io ero pronto a bloccare tutto e tirarmi indietro e mandare tutto all’aria se fosse ecceduto oltre quello che gli consentivo e così decisi di parlargli.   

Prendendo tutto come un gioco eccitante, un divertimento perverso e sessuale dove la protagonista era mia sorella, e il gioco soltanto una prova sui miei ragionamenti, un pomeriggio che lo incontrai, prima che lui mi sollecitasse per l’ennesima volta se l’aiutavo a conoscere mia sorella, emozionato gli dissi:

“Senti Lucio, c’ho pensato su e ti ritengo un amico anch’io, e per questo ho deciso di darti in numero di smartphone di Giulia…” E mentre sospirando facevo una pausa per prendere fiato sorrise e vittorioso esclamò:  

“Bravo! Hai fatto la scelta giusta…. Di la verità che ti piace ed eccita anche a te se ci provo!?”

“Non è per questo se lo faccio, non è importante se mi eccita o no, lo faccio per amicizia…” Dissi mentendo:” …  Ma io accetto a una condizione, anzi più di una… se no non se ne fa niente.”

Il sorriso sul suo volto cambiò forma e diventò serio:” Che condizioni?” Domandò.

“Primo, Mi farai vedere i messaggi tuoi e suoi che vi invierete, mi terrai informato su tutto come hai detto tu l’altra volta che me l’hai proposto…” Lui annuì con il capo e io continuai:” …  se lei ti dirà di no e non ne vorrà sapere di parlare con te, la lascerai in pace senza fare casino…” Va bene… disse. “Secondo che sarai rispettoso con lei, non le dirai volgarità e nemmeno oscenità come puttanella e troietta, o dirai parolacce in sua presenza … e non cercherai di toccarla!” 

“Va bene!” Pronunciò ancora.

“Terzo e la più importante, se per un qualsiasi motivo riesci a restare solo con lei, non la impasticcherai e non tenterai mai di chiavarla e nemmeno di leccarle la figa. Intesi...!?”

“D’accordo!” Rispose.

“Questa è solo una precauzione in più, perché se lei ti dirà no subito come penso, finirà tutto e ti metterai il cuore in pace… “Sorrise.

“Basta non ce né più?” Domandò.”

“No! …O le accetti tutte e mi dai la tua parola che le rispetterai o se no non si farà niente.”

“Si va bene le accetto tutte, va bene, ci mancherebbe…” Disse sorridendo ancora:” Ma ne aggiungo una anch’io…”

“Quale?” Domandai.

“Quella che però se lei ci sta, e vuole uscire una sera con me tu non metterai il bastone tra le ruote.”

A quella richiesta sorrisi io pensando:” Figuriamoci se Giulia esce una sera con lui…” E sicuro che non l’avrebbe mai fatto, accettai. “Va bene!” Risposi.

“D’accordo allora, diamoci la mano e confermiamo questo patto con una stretta di mani.” Dichiarò. Allungò il braccio e gli diedi la mia che strinse aggiungendo:” Vedrai che belle seghe ti farai quando la corteggerò e ti farò leggere i messaggi.”

Sembrava sincero, non sapevo che le sue erano promesse da marinaio e con quel patto rovinavo per sempre la vita a Giulia e a me.

“Qui c’è il numero dello smartphone di Giulia scrivitelo.”

“Lo memorizzo sul mio …” Rispose:” …e il cognome? “Domandò.

“Il nostro cognome è Rossi se vuoi visionare la sua pagina Facebook o Instagram o altro che ti interessa.”

“Hai detto che ha anche Tik Tok, …”

“Si… “Risposi:” … però ricorda l’accordo che abbiamo fatto, mi informerai su tutti gli sviluppi che ci saranno.” Ripetei:” Pena se non lo farai o mi scriverai qualche bufala, fermerò tutto il tuo gioco di corteggiamento.”

E mentre eravamo seduti al tavolino, dopo avergli detto che acconsentivo ad aiutarlo a conoscere e corteggiare Giulia e gli diedi le informazioni che mi aveva chiesto, curioso gli domandai:

” Ma dimmi solo come fai a corteggiarla con lo smartphone? Io non sono pratico, non l’ho mai fatto.”

Sorrise ed esclamò superbo:” È un sistema che ho già adottato anche con altre ragazze che mi piacevano e non conoscevo… Per prima cosa cercavo di avere il numero dello smartphone e il cognome vero, e qualche amica comune o conoscente da discoteca per qualche dose o pasticca magica in regalo me li dava…”  E proseguì, come se mi insegnasse e tenesse una lezione di inganno:” Non è difficile sai…. questo metodo va bene soprattutto se non la conosci. 

Prima è necessario studiarla bene, devi raccogliere più informazioni possibili su di lei, chi è, dove abita, chi frequenta, come pensa, quindi cerchi su il suo profilo Facebook, Instagram, tik tok, o il social che utilizza lei, cercando di trovare qualche interesse in comune da usare come argomento di conversazione nell’aggancio. Poi si passa al contatto virtuale con la messagistica, in genere WhatsApp che ce l’hanno tutti ed è la chat la più tranquilla.”

 Fece una pausa e si accese la sigaretta sorseggiando la birra e continuò:

“Essendo una sconosciuta si devono inviare messaggi divertenti e interessanti, ma soprattutto fare buona impressione, ispirarle affidamento e conquistare la sua fiducia.” Affermò seguitando. “Quando fai questi approcci al buio, devi evitare di sbagliare. Il primo messaggio che invierai sarà il più importante di tutti e dovrai fare attenzione per evitare che ritenendoti un molestatore ti inserisca nella sua black list.  Se sbaglierai, ti segnalerà e bannerà e tutto sarà più difficile.” E sorrise. Proseguendo:” La maggior parte delle ragazze riceve un sacco di messaggi da sconosciuti, soprattutto da ragazzi in cerca di sesso. Devi evitare gli approcci banali e diretti.” 

“Sei informato…” Lo interruppi stupito. 

Sorrise presuntuoso:” Eh… perché l’ho già fatto!”

“E ci sei riuscito?”

“Si… con qualcuna sì, l’ho agganciata e ci siamo poi incontrati, frequentati e…”  E rise senza finire la frase. 

“L’hai chiavata?” Domandai nel su linguaggio volgare. 

“Si!” Rispose sempre ridendo:” In auto…” E dopo quelle parole di presunzione e vanità proseguì a spiegarmi: “Nel messaggiare non devi essere noioso e prevedibile, nemmeno mostrarti sfacciato e sfrontato parlando subito di sesso e soprattutto, non devi essere volgare. Comunque non devi apparire molesto o fastidioso perché otterresti solo di sembrare uno stalker. Se parti sparato puntando dritto sul sesso, difficilmente raggiungerai l’obiettivo e passerai per un maniaco e ti allontanerà subito. Inoltre non devi mandare messaggi ad oltranza da apparirle ossessivo, devi avere pazienza se lei non risponde immediatamente. Se le fai una battuta e lei risponde bene, vuol dire che si sta instaurando il giusto feeling?” 

“Però!” Esclamai meravigliato da quello che diceva:” Non ti facevo così capace e preparato.”.

“Ehh… ci sono tante cose che tu non sai di me…” Ribatté sempre ridendo e facendo una tirata alla sigaretta. 

Terminata quella spiegazione e l’accordo su quel patto scellerato, ci rivedemmo ancora altre volte in quel bar di balordi che frequentava e oramai andavo anch’io, tanto che alcuni suoi amici e conoscenti a vedermi sempre con lui pensavano che mi vendesse delle dosi. Invece come dicevo precedentemente andavamo in giro per Roma oppure in auto a sentire musica e lui cercare di abbordare qualcuna. Su Giulia mi teneva informato, mi disse che la stava studiando tramite i profili social.

Fu furbo, non me l’aspettavo, pensavo che provasse ad agganciarla adulandola e parlando di sesso, vista la sua esuberanza e interesse sessuale per lei, invece l’abbordò parlandole di cani. Sì di cani abbandonati, spacciandosi per un volontario di una associazione protezione animale del canile di Roma e nei giorni seguenti le inviò il primo messaggio che mi fece poi leggere:

“Ciao Giulia, mi chiamo Lucio, faccio parte di una associazione che si chiama <Help me bau>, che   si interessa di cani abbandonati. Non chiediamo soldi, ma solo il tuo interesse e partecipazione a sensibilizzare altri a questo problema. Ti conosco di vista, mi ha parlato un’amica comune molto bene di te e ho avuto da lei il tuo numero di smartphone e ti vorrei chiedere se vuoi fare parte anche tu della nostra associazione?

 Ciao... spero di risentirti presto, un bau di ringraziamento da parte di tutti gli amici a quattro zampe vicino a me.” Allegando la foto di un cucciolo abbandonato.

Quando i lessi restai stupito, devo riconoscere che non me l’aspettavo un approccio simile, studiato e incisivo visto il tipo di ragazzo che era, sapevo che mia sorella era sensibile agli animali e i cani in particolare e quindi avendolo letto su Facebook aveva colpito nel segno. Non mi ero sbagliato su di lui, era intelligente, troppo forse per la mia età, ed era pratico di come imbrogliare e truffare la gente, soprattutto i coetanei e le giovani ragazze. 

 

Mi fece anche vedere sorridendo che dopo parecchie ore Giulia gli aveva risposto.

“Buonasera Lucio, visto che non ci conosciamo, di preciso chi ti ha dato il mio numero di smart...? “Le chiedeva diffidente Giulia. “Quale amica in comune?... Comunque io pur amando il mondo animale e i cani in particolare, non sono in grado di partecipare a questa associazione, non ho tempo da dedicare e non ho le capacita per svolgere tale compito. Potrei darvi solo un supporto morale, parlandone con altre amiche, amici e conoscenti e sensibilizzarli sul problema con donazioni…”

A leggere ebbi una sensazione di timore ma anche di eccitazione nel sapere che Giulia corrispondevano virtualmente direttamente con lui… Quel bastardo c’era riuscito davvero, aveva agganciato mia sorella.

“Devo rispondere… “Disse sorridendo, chiedendomi:” Aiutami!... Che amica posso dirle che mi ha dato il suo numero di smartphone?” Mi chiese.

“Dille Chiara …”  Risposi subito aiutandolo:” … è una sua amica che vede raramente perché andata a vivere con i genitori via da Roma e ora abita a Grosseto e probabilmente Giulia nel suo nuovo smart non avrà nemmeno più il suo numero da poter  chiederle conferma eventualmente.” 

“Grazie!” Rispose sorridendo:” Sei un vero amico…”

E così rispose quasi subito davanti a me, studiando bene il  messaggio:” Ciao Giulia, il tuo numero me la dato Chiara, la nostra conoscente comune. Comunque anche solo il supporto morale che proponi va benissimo. Teniamoci in contatto. Ciao e buona serata.” Fece una pausa e disse:” All’inizio bisogna mandare messaggi brevi e incisivi.”

Nel messaggio che seguì dopo mezz’oretta, Giulia gli rispondeva di salutarle Chiara, che oramai era qualche anno che non vedeva e sentiva più. E lui le rispose lo avrebbe fatto certamente appena si fosse presentata l’occasione che l’avrebbe rivista.”

Nei giorni seguenti e nei vari messaggi successivi che si scambiarono, iniziarono una conoscenza virtuale mirata al tema prospettato, inviando lui foto di cani randagi in canile che prendeva da siti internet.

Aveva ingannato mia sorella, c’era riuscito, ma quell’inganno non lo vivevo come qualcosa di negativo, anzi… in un certo senso lo ammiravo per le sue capacità intricanti di riuscire. Se la stava conquistando, tanto da pensare scherzosamente che se in un certo senso riusciva ad arrivare vicino a chiavarla, certamente se la sarebbe meritata… 

Quel gioco mi eccitava, essere l’artefice e il regista di tutto mi infervorava, ed ero curioso di seguire come avrebbe continuato a comportarsi, se anche con Giulia sarebbe riuscito come con le altre ragazze puttanelle come le chiamava lui… Anche se ero scettico e comunque avrei impedito che se la chiavasse se mai ci fosse andato vicino. Ma ero curioso di conoscere se anche mia sorella era veramente una troietta come le altre, come diceva lui.

 

Giulia da brava ragazza qual era, di quella conoscenza fuori dalla nostra cerchia di amici sociali ne parlò anche con noi a casa, dicendoci: “Tramite la conoscenza comune di una mia amica d’infanzia, Chiara. Ho conosciuto un ragazzo romano che si interessa di cani abbandonati e chiede la collaborazione della gente per aiutarli.”

“Ma chi è?” Feci finta di niente io.

“E’ un’associazione di cui fa parte lui, si chiama <Help me bau>, che significa < Aiutami grazie.> Dove il bau sta per il grazie. “

Naturalmente io sapevo che era Lucio quel ragazzo di cui parlava, ma facevo finta di non conoscerlo, di non sapere niente di questa associazione, ma ascoltavo i loro commenti interessati.

“E’ una bella cosa Giulia aiutare anche gli animali abbandonati, dimostra sensibilità e amore verso loro e Roma ne è piena.” Disse mia madre, mentre mio padre annuiva con il capo. Fingendomi interessato al discorso, al trasporto emotivo di Giulia nell’informarci e a quello famigliare di aiutarli, cercai di partecipare a quella discussione che si era instaurata soprattutto tra loro e la segui nei vari giorni che si messaggiarono, con l’approvazione di mia madre a che io essendo il fratello più grande di un anno, la controllassi. E io lo feci ne parlavo anche con lei di questa associazione e di questo Lucio, ma sapevo già tutto perché lui come d’accordo mi informava. Era stato bravo Lucio, lo devo ammettere, con il discorso dei cani abbandonati era riuscito non solo a d agganciare e chiacchierare con mia sorella, ma a instaurare anche un legame con lei, seppur telefonicamente e mirato a quell’associazione, e comunque ne parlavano o si messaggiavano tutti i giorni praticamente.

Ora si conoscevano virtualmente, lui era stato abile e c’era riuscito ad allacciare una forma di conoscenza. In me quella nuova situazione che si era creata si manifestava con incertezza e scompiglio. Il sapere che ora comunicavano direttamente telefonicamente, mi stimolava sessualmente, e spesso a casa non visto osservavo Giulia e scelleratamente me la immaginavo a parlare con lui, non di cani abbandonati ma di sesso e poi eccitato andavo in bagno a masturbarmi. Oppure se era sera lo facevo in camera mia, con piacere e intensità nuova fino all’eiaculazione, a immaginarmeli insieme, con lui che l’accarezzava, baciava e chiavava… 

Si, e quella scelleratezza dei pensieri intrusivi e sessuali nella mia mente su mia sorella mi eccitavano e portavano all’orgasmo. Era come se fossero la bella e la Bestia. 

A Marco non lo consideravo nemmeno nelle mie masturbazioni, anzi tra alti e bassi ogni tanto loro litigavano per poi fare la pace e vedevo mia sorella delle ore a messaggiare con lui, a dirsi che si amavano. 

Così proseguirono per un paio di settimane a comunicare, tanto che mia sorella prese una certa confidenza virtuale con lui pur non essendosi mai incontrati e averlo mai visto.  Intanto io con Lucio continuavo a sentirmi e a vedermi realmente quasi giornalmente e a seguire il proseguimento della loro conoscenza non senza dargli consigli su come suscitarle coinvolgimento emotivo ed entusiasmarla. Poi nei miei momenti intimi e solitari, sfogarmi fantasticando su di loro... 

Lui era contento ed esaltato di come si svolgeva e proseguiva la comunicazione tra loro, soprattutto di aver conosciuto finalmente telefonicamente Giulia, aver sentito la sua voce direttamente le poche volte che l’aveva chiamata e lei gli aveva risposto, e mi diceva:

” Vedrai che ce la faccio a invitarla a passeggiare con me! Mi basterebbe andare con lei anche soltanto in un bar a bere qualcosa… mi accontenterei.” Mi ripeteva sorridendo, non capendo io che quello che diceva erano solo falsità per far modo che io, suo fratello fossi suo complice e lo favorissi. Certamente aveva capito che quella situazione che si era creata piaceva e eccitava anche me e spesso mi domandava:” Ti masturbi sempre pensando a noi?”

Io non rispondevo, anche se lo sapeva, mi vergognavo ad ammetterlo, scuotevo solo la testa e sorridevo.  In quel periodo ero come sdoppiato nella personalità del mio ruolo di fratello e di suo complice, e l’assecondavo. In famiglia e con Giulia ero un fratello coscienzioso, mentre con lui o quando pensavo a lui diventavo morboso e scellerato.

Nelle settimane seguente entrammo nell’estate, nel caldo e Giulia sensibilizzatasi perché amava realmente gli animali, raccolse dei soldi tra amici e conoscenti, anche Marco fece un’offerta e mamma e papà ne aggiunsero altri. Una sera a cena ci informò:

“Ho raggiunto quasi cento euro per quel ragazzo dei cani, quel Lucio...”  Esclamò. Alche intromettendomi le dissi:

“Giuly, anch’io voglio fare una donazione di 20 euro da mettere assieme agli altri che hai raccolto.” 

“Grazie!” Mi rispose con un sorriso:” Allora sono centoventi euro… Domani quando comunico con questo Lucio, lo informo e gli chiedo dove posso incontrarlo e consegnargli i soldi.”

A quelle parole il cuore mi si mise a battere forte, ero preoccupato che avrebbero potuto incontrarsi da soli e che Lucio conoscendolo, furbo com’era, con qualche espediente, avrebbe potuta invitarla in un bar e approfittare di lei. E così dissi a mia sorella:” Se vuoi ti accompagno io Giulia…”

E mia madre mi venne in aiuto:” Si Giulia, fatti accompagnare da tuo fratello, così sono tranquilla e intanto vedete che tipo è.…”

Meschinamente facilitavo il compito di predatore a Lucio, lo sostenevo e favorivo a che tutto andasse per il meglio. 

Alla sua richiesta Lucio con un massaggio le rispose:” Ciao Giulia, grazie di quello che hai fatto, se vuoi possiamo vederci domani alle 17.00 quando finisci le lezioni di studio. Puoi portarli davanti al canile di ponte Marconi, Ci vedremo lì davanti… così avremo modo di vederci di persona e fare conoscenza diretta.

Lei finito di leggere il messaggio si voltò verso di me dicendo:” Ha risposto che possiamo vederci domani alle 17.00 quando finisco le lezioni, davanti al canile di ponte Marconi. Tu puoi a quell’ora, sei libero Adry? “Mi domandò.

“Certo, ti accompagno con lo scooter, mi porto dietro anche il casco di mamma per te…”

Lei sorrise:” Bene allora gli rispondo e confermo...” 

 Accettò volentieri, con piacere, ignara che io lo conoscevo già e bene. E così con la con la scusa della donazione sarei stato presente. Non m fidavo di Lucio che la incontrasse da sola. 

Mia madre quando partimmo disse solo:” State attenti con lo scooter ragazzi, sii prudente Adriano.”

“Stai tranquilla mamma!” Risposi e in quel momento mi arrivò un messaggio di Lucio, dove mi informa dell’incontro per il giorno dopo con tutti i dettagli. Risposi:

“Ok ci sarò anch’io con lei, l’accompagno con il mio scooter, mi raccomando, io e te non ci conosciamo.”

E subito dopo mi arrivò una faccina sorridente con vicino la mano con il pollice alzato.

Era fatta, si sarebbero conosciuti realmente direttamente. A quel pensiero mi eccitai tanto che quella sera in camera mia fantasticando del loro incontro che distorcevo mentalmente e sessualmente, mi masturbai.

Povero Marco, quante volte lo avevo reso cornuto di Giulia fantasticando con quel tamarro…

 

Prima dell’ora stabilita passai a prendere Giulia fuori dall’istituto. Era bellissima, aveva un vestitino a quadrettini rosa pastello con decolté e spalline strette e la gonna che le arrivava a mezza coscia con, le scarpe a sandalo a tacco basso e strisce di cuoio sul dorso color crema. Con i suoi lunghi capelli biondi, che le scendevano splendenti sulle scapole e in parte sul seno. Vederli vicino l’uno all’altro parevano proprio la bella e la bestia. Lei era molto graziosa e signorile, anello di fidanzamento con Marco al dito e il suo orologio al polso.

Mi salutò e mi diede un bacino sulla guancia, benché sapeva che non volevo, mi imbarazzava, era mia sorella mica la mia fidanzata.

Misi i suoi libri nel bauletto e le passai il casco di mia madre e salimmo sullo scooter. Nel sedersi dietro a cavalcioni sulla sella, la gonna le salì scoprendole gran parte delle cosce e con una mano la teneva in giù, in mezzo alle gambe, per evitare che andando in moto, con l’aria si alzasse e svolazzasse, e si vedessero le mutandine, come era successo a qualche sua amica. Ma tenuta in quel modo appariva come un pantaloncino corto. 

Partimmo e andammo al canile, dove lui fingeva che all’interno fosse rappresentata l’associazione di cui faceva parte.  

Quando arrivammo lo vidi subito sul piazzale fuori dal canile, era già lì in piedi jeans e maglia nera che sorrideva e ci attendeva Aveva un bastardino legato con una corda al collo per collare e guinzaglio, che probabilmente si era fatto imprestare da qualcuno che conosceva dentro il canile con l’impegno di portarlo a fare un giro.

Mi avvicinai con lo scooter dicendogli:” Scusi è lei Lucio?” 

“Si sono io e lei…” Facendo segno sorridendo a mia sorella dietro me:” … deve essere Giulia e intanto non visto da lei le guardava le cosce scoperte.

Scesi dallo scooter e ci guardammo senza dirci nulla come se non ci conoscessimo.

Anche mia sorella mentre scendeva e si toglieva il casco lo guardava, e nell’alzare e allargare la gamba per scendere da cavalcioni dalla moto, la gonna salì ancora e mostrò di più le cosce osservandogliele bene e libidosamente Lucio. Appena scesa Giulia mosse il capo e si toccò i capelli mettendoli a posto e rendendoli più vaporosi e meno schiacciati dall’aver indossato il casco, e tirò più giù la gonna sulle cosce.

Lui sorridendo gli andò contro porgendole la mano, con lei che fece lo stesso, prese la sua e se la strinsero. In quel momento che si toccarono per la prima volta fu come se dall’unione delle loro mani uscissero scintille. Per la prima volta dall’inizio di quel gioco avvertii timore ed ebbi una sensazione morbosa.

“Ciao, piacere io sono Lucio…” Disse.

E mia sorella lo stesso:” Ciao, io sono Giulia…”

“Be finalmente dopo tante settimane ci vediamo e conosciamo direttamente…”

“Già! “Rispose mia sorella Giulia con il suo splendido sorriso. 

Subito dopo la strinse a me fingendo di conoscerci in quel momento. E mentre ci stringevamo la mano, Giulia accucciandosi si mise ad accarezzare il cane e riempirlo di coccole e tenerezze. 

“Che bello che sei…sei veramente simpatico sai!” Accarezzandole il pelo sorridendo.

Lui mentre lei era accucciata mi guardò con un sorriso superbo, come dire:” Hai visto?” E sinceramente stupì anche a me, non me l’aspettavo il cane, certo che ci sapeva fare a ingannare bene la gente:” Chissà quante volte ha adoperato questo trucco con le ragazze …” Pensai.

Dopo aver accarezzato e coccolato il cane, mia sorella si tirò su in piedi. Lui la osservava da vicino, la fissava e scrutava ammirato e ammaliato dalla sua bellezza e simpatia, certamente doveva piacerle molto e lei educatamente gli sorrideva guardandolo. Osservò il suo volto magro con il naso affilato e aquilino, la testa completamente rasata con appena un po' di crescita e i suoi avambracci e braccia tatuati, ma rispettosamente non disse nulla.

Io ero stranamente eccitato da quell’incontro peccaminoso, di vedere Giulia vicino a lui, provavo una strana sensazione morbosa a guardare lei, così bella e per bene chiacchierare con lui che non pensava che al sesso e aveva strane idee e intenzioni su di lei, che la considerava solo una troietta e puttanella alla pari di tante altre ragazzine. E pensavo a quando sotto le gradinate delle tribune la spiava per vederle le mutandine e si masturbava per lei. 

Ed ora grazie al mio sostegno si erano incontrati e conosciuti, presentandosi e dandosi la mano, guardandosi e parlandosi sorridendo, come una sorta di conoscenti. Mi faceva un effetto particolare osservarli vicini, uno di fronte all’altra, lei oltre che bella, era aggraziata, dolce, educata e candida e lui rozzo, focoso e irruente e puttaniere. 

Un forte senso di imbarazzo e stordimento mi prese a vederli chiacchierare guardando entrambi il cane e sorridersi. Il cuore mi batteva forte e come dicevo poco prima avvertii un misto di eccitazione e paura, una sensazione strana. In quel momento mi sentivo, come se avessi ecceduto nell'uso dell’alcool e avessi bevuto, avvertivo una sensazione di peccato e di pericolo, come se avessi fatto qualcosa di sporco e dannoso a mia sorella presentandoglielo, ma nel contempo appagavo la mia fantasia morbosa su di loro.

Sentii mia sorella chiedergli: “Come si chiama?”

E lui preso alla sprovvista, inventando dire:” Bobi…”

E ancora chiedergli:” Ce ne sono molti cani abbandonati?”

“Si, in questo periodo molti… con l’arrivo dell’estate li abbandonano per andare in vacanza…” Rispose Lucio. 

E mia sorella ribadire:” Che gente… senza cuore… perché li prendono per abbandonarli…?” E poi domandare:” L’associazione è la dentro?” Facendo segno al canile distante un centinaio di metri da noi.

“Si! Rispose Lucio:” Dentro ci sono i miei colleghi che li curano…” E lasciandoli parlare tra di loro, fingendo di telefonare con lo smartphone, mi allontanai un poco e li lasciai a chiacchierare da soli, a osservarsi e fare amicizia, dove lui da bravo imbroglione le raccontava un sacco di cazzate… parlando di tutto, non solo dei cani.  Sentivo che Lucio le chiedeva cosa facesse, se studiava, se andava a ballare e avesse il ragazzo e lei rispondergli:” Si studio e ho il ragazzo, sono fidanzata. E tu cosa fai studi o lavori?”

“No.… io lavoro…” Risponderle mentendo:” Adesso però sono disoccupato.”

“Quanti anni hai?” Le chiede Giulia curiosa.

“Venti!” Disse mentendo ancora, ne aveva quasi tre di più.

“E tu quanti anni hai chiese a Giulia.”

Diciotto compiuti da poco.” Rispose lei.

In quel momento esaltato com’ero non me ne rendevo conto, ma gli stavo consegnando in un piatto d’oro mia sorella, che lui come un serpente cercava di stringere tra le sue spire. Ma anzi assurdamente mentalmente ero contento che si conoscessero davvero.

A un certo punto Giulia esclamò:” Guada Lucio! Abbiamo raccolto centoventi euro, non è molto ma un inizio e gliele passò nella mano con lui che sorrideva sarcastico.

Dopo quasi una ventina di minuti di parlottare tra loro e nell’ultima parte anche con me, accucciandosi ogni tanto Giulia a riempire di carezze quel cane bastardino, ci salutammo:”

“Ti ringrazio di quello che fai per i cani.” Disse lui avvicinandosi all’improvviso a mia sorella e abbracciandola affettuosamente, con lei che non aspettandoselo, sorpresa si lasciò stringere da lui per alcuni secondi, mentre Lucio le esprimeva la sua falsa riconoscenza:” Provo molta gratitudine per te, i tuoi amici e conoscenti per i soldi della donazione per i nostri amici a quattro zampe. Grazie Giulia!” Esclamò forte. 

E io incredibilmente eccitato da quella scena che l’aveva abbracciata teneramente e di vederli realmente quasi allacciati, elettrizzato e come se non fossi in me, aggiunsi:

” Volendo Lucio ci si potrà incontrare ancora di persona per parlare del da farsi sui cani e se mia sorella riuscirà a raccogliere qualcos’altro te lo porteremo.” Arrivando infervorato addirittura a esaltami ed essere provocatorio nei suoi confronti e a dire davanti a Giulia con un mio sguardo d’intesa a Lucio e lui di ringraziamento a me accompagnato da un sorriso: “Guarda se non la potrò accompagnare io, verrà anche lei da sola. Intanto oramai sa dov’è il canile e ci conosciamo. “

Non so nemmeno io perché dissi quelle parole, mi uscirono d’istinto in preda al mio turbamento e alla mia eccitazione.   

Quel dirgli che potevamo incontrarci ancora per parlare e se riuscivamo a raccogliere qualcosa e portargliela e addirittura che se non potevo esserci io l’avrebbe fatto anche Giulia da sola, fu un qualcosa di disdicevole, un errore da parte mia che subito mi pentii, perché lui lo interpretò come un consenso a poterla corteggiare anche da solo e andare avanti.

Lui in quel frangente rispose subito:” Si, potete portare anche abiti dismessi vostri o dei vostri genitori… noi li rivendiamo e con il ricavato aiutiamo il canile.”  Affermò aggraziandosi Giulia, che le si leggeva in viso fu colpita positivamente da quell’abbraccio affettuoso, anche se lui era un tamarro. E con quelle parole rimettemmo i caschi ci salutammo e partimmo. 

Quando arrivammo sotto casa appena scesi e tolti i caschi le domandai: “Che tipo ti pare?” 

Sorrise alzando le spalle e ironizzando: “Sembra un coatto…” Esclamò ridendo:” Assomiglia a un picchio con quella testa tutta rasata e quel naso affilato e aquilino. Hai visto tatuaggi sugli avambracci?”  Mi domandò.

“Si!” Risposi aggiungendo:” Ne avrà certamente altri…in altre parti del corpo.” 

“Brrrr mi fa senso...” Esclamò lei.

“Non ti piace come ragazzo?” Domandai con un sorriso soddisfatto.

“No! Assolutamente no… fisicamente non mi piace con quei tatuaggi, la testa rasata, vestito di nero. Però deve essere una persona dolce, sensibile. Hai visto si è commosso quando le ho dato i soldi, mi teneva per le dita e non voleva lasciarle e sorrideva dalla contentezza, mi ha anche abbracciata. Ma comunque per quello che posso l’aiuterò.” Precisò. “E tu? Cosa sembra a te?” Mi chiese.  

Pensavo quando da sotto le tribune la spiava e le guardava le mutandine e ancora invece di metterla in guardia fui preso da una sorta di stordimento piacevole dicendole:

“Ma al di là dell’aspetto e di come si presenta e che è più grande di età, mi sembra una persona seria, di cuore che ama gli animali. Non eccellerà in bellezza fisica, ma credo sia una persona che possiamo frequentare tranquillamente e fidarci.” 

Sorrise spiritosa:” Si, ma è grande d’età da frequentare… Comunque è quello che ci hanno sempre insegnato, di non giudicare le persone dall’aspetto ma per quello che fanno e anche a me sembra una persona affidabile. E poi se lo dici anche tu che sei il mio fratellone che mi controlla sempre è così.” Affermò con un sorriso.

“Ora scappo, Marco mi aspetta al Gianicolo.” Disse. Mi diede il casco e si incamminò.

Stupidamente invece di metterla in guardia, l’avevo rassicurata nei confronti di Lucio.

Giunto a casa, eccitato andai subito in bagno a masturbarmi pensando a Giulia e Lucio vicini, a parlarsi e guardarsi, il sacro con il profano e iniziai a immaginarli nudi assieme con lui che la baciava e accarezzava tutta e lei che lo lasciava fare… e a quelle fantasie mi segai soddisfacendo la mia libidine morbosa.

Dopo essermi lavato e riordinato gli telefonai:” Allora?” Gli dissi.

“Magnifica, superba, una vera cavallina di razza, una ninfa, una sirena…grazie Adriano…” Dichiarò appena mi rispose.” È veramente bella, da perderci la testa! “Quelle parole mi facevano piacere e lui come era suo modo di fare e di parlare aggiunse:” Altro che bancomat, avere una ragazza come Giulia che lavora per te, è una carta di credito…” E rise.

“Ma dai piantala con ste cose…” Capendo cosa intendeva paragonandola a un bancomat. Ma lui sfacciato e irrispettoso continuò con le sue volgarità:

“Uhh Adriano, non sai che sensazione piacevole ho provato quando mi ha dato i soldi, l’ho immaginata come la mia puttanella che mi dava i soldi della prestazione del cliente…” E rise da solo dall’altra parte dello smartphone…

“Dai piantala con queste scemate, piuttosto i soldi che ti ha dato mia sorella, i centoventi euro, dalli davvero al canile… e non spenderteli a puttane vere e alle slot machine.”

“Metà li do al canile, ma gli altri le spendo per me. Vedere Giulia così da vicino, abbracciarla, annusarla, sentire il suo profumo, il suo odore di femmina me lo ha fatto venire duro e voglia di chiavare e stasera vado con qualche collega di mia sorella Claudia che mi fa lo sconto.” E rise.

 

Di contatti e di quei brevi incontri dove Giulia gli portava o soldi o indumenti che raccoglieva tramite conoscenti e parenti nelle settimane successive ce ne furono altri, non più davanti al canile e con il cane legato, ma in qualche bar, strada, piazza o giardino di Roma, ma sempre con me presente, anche se lui mi sollecitava a fargliela incontrare da sola. Devo dire che ci sapeva fare, pur essendo un coatto, aveva una sua intelligenza anche se perversa e malata, parlando oltre che di cani, di tatuaggi e altre cose raccontandole un sacco di bufale, era riuscito a creare con mia sorella una sorta di conoscenza, quasi amicizia, basata sull’interesse comune per l’associazione dei cani. Con lei era sempre educato, sorridente e remissivo se vogliamo, sembrava un altro, specialmente per me che lo conoscevo e lo sapevo arrogante e superbo. Comunque come dicevo pocanzi per sicurezza l’accompagnavo sempre io e una volta venne anche Marco che informato da Giulia era a conoscenza della situazione delle donazioni e glielo presentò:” 

“Questo è il mio fidanzato Marco…” Disse a Lucio sorridendo.

“E a Marco:” Questo è Lucio, il ragazzo di cui ti parlavo che si interessa dei cani abbandonati…” 

Si presentarono e Lucio lo vide, ma in quel frangente si comportò bene, non fece battute, fu educato rispettoso interessandosi solo dei cani nel parlare. 

Quando avvenivano quegli incontri, in genere uno alla settimana e nei giorni feriali, ma a volte anche due, quando capitavano all’aperto su sollecitazione e d’accordo con Lucio accettai di lasciarla sola con lui a chiacchierare ma restavo vicino e per un motivo o per l’altro mi allontanavo di poco dicendo:” Tanto che conversate io mi apparto, devo telefonare.” Oppure dicevo:” Intanto che siete qui controllo lo scooter che mi sembra non vada molto bene.” E una volta addirittura gli dissi all’improvviso sempre d’accordo con Lucio, ma mia sorella ignara:” Intanto che chiacchierate vado a fare benzina al distributore di fronte…”

“Si ma torna subito!” Mi raccomandava mia sorella. 

Lasciarli soli ma controllarli mi eccitava da morire, mi dava un piacere assurdo vederli chiacchierare, sapevo che lui non piaceva a Giulia ed ero tranquillo e poi eravamo in strada, tra la gente, ma il vederlo impegnato a corteggiarla era divertente. 

Facevo in modo di lasciarli per vedere cosa facevano soli, soprattutto lei, telefonando e parlando allo smartphone fingevo di allontanarmi mettendomi dietro a delle auto o degli alberi o la siepe dei giardini a spiarli. 

Lui all’inizio dell’incontro le parlava di cosa e come fare per sensibilizzare altri al problema, fornendole anche materiale cartaceo di una associazione vera che non era la sua, preso da qualche parte del canile e lei lo informava su cosa avrebbe fatto virtualmente per continuare a coinvolgere amiche e conoscenti e raccogliere altre donazioni. 

Ogni tanto negli incontri Giulia le dava dei soldi, venti-trenta- cinquanta euro raccolti nelle settimane, e mentre li riceveva dalla sua mano mi guardava sibillino sorridendo, sapevo cosa intendesse dire con quel sorriso e quello sguardo, che le sarebbe piaciuto se avesse potuto considerarla un po' come il suo bancomat. Di quello che gli portavamo soldi e indumenti usati lui certamente non li dava a nessuna associazione, gli indumenti se li vendeva a Porta Portese, e il ricavato come il denaro liquido ricevuto se lo spendeva per sé, in sigarette, slot-machine, benzina per l’auto, moto e puttane cinesi che costavano meno. 

In quegli incontri chiacchieravano un quarto d’ora, venti minuti non di più, e come dicevo non parlavano solo di cani, Lucio come un serpente ingannatore quale era, le parlava anche dell’università, di Roma, fino ad arrivare anche a farle complimenti personali sul suo aspetto fisico oltre che inviti velati e no a incontrarsi fuori da quel contesto cinofilo e approfondire l’amicizia. Delle vere e proprie avances che lei sorridendo rifiutava sistematicamente con educazione e cortesia. Alla fine, dopo due mesi, ormai nel mese di luglio, sapendo da me che ogni tanto con Marco litigavano, la corteggiava apertamente ma educatamente e lei lo aveva capito, tanto una sera in casa da dirmelo chiaramente e riderci sopra.   

“Adry…” Esclamò sorridendo guardandomi.

“Che c’è?” Le chiesi io.

“Quel tipo, Lucio, mi corteggia...” Mi informò mettendosi a ridere.

Subito serio le domandai:” Ma ti ha detto qualcosa di particolare, ti ha mancato di rispetto?”

“No.…no! Assolutamente, anzi è gentile e rispettoso.”

“Allora?” Domandai.

“E’ già due, tre volte che mi invita a passeggiare con lui, mi dice:< Non esci mai sola alla sera?... Sai vorrei offrirti un gelato e fare due passi con te…>” Rispose.

“E be probabilmente gli piaci... e tu che le rispondi.”

“Gli rispondo che esco con Marco, che sono già fidanzata, che è geloso e tutte queste cose… Ma non le capisce, pensa che ieri me lo ha anche messaggiato se vado con lui a piazza Navona che c’è la fiera.”

“E tu digli di no… che non puoi.”

“E’ quello che faccio, ma mi dispiace dirgli di no, non vorrei che si offendesse, in fondo è buono… un bravo ragazzo, anche se l’aspetto non lo dimostra. Alle sue insistenze gli ho detto che vedremo più avanti, quando Marco sarà in ferie con i suoi magari una passeggiata in città la faccio, lo accontento, ma vieni anche tu però, sola con lui no.! Non ci esco assolutamente. “Disse.

“Va bene, io vengo…” Risposi: In fin dei conti un giro lo puoi fare con lui assieme a me, gli dai un contentino…cos’ si leva dalle scatole. Ma proprio non ti piace?” Domandai scherzoso.

“Stupido! ...” Mi rispose Giulia sorridendo:” Ma l’hai visto bene?... Certe volte sembra uscito da un film dell’orrore…” E rise.

“Addirittura. Povero Lucio!” Mormorai io.

“No dai, mi dispiace dire queste cose, non voglio, ma è magro e secco, alto, sempre vestito di nero, rasato e con quel naso e gli occhi piccoli e rotondi… e poi tutti quei tatuaggi, mi fa ribrezzo con tutti quei disegni colorati sulla pelle. Io non so come fa una ragazza ad andare con un tipo simile o addirittura farsi tatuare anche lei. Bleeee!  Che schifo.” Esclamò.

“Avrà altre qualità!” Ribattei contento della sua considerazione.

“Ma dubito che qualcuna esca con lui, lo vedo sempre solo, a volte lo incontro davanti all’istituto e per strada, l’altra volta ero con le mie amiche e ho fatto finta di non vederlo…”

“Non ti preoccupare Giuly, qualche sera faremo un giro assieme così si accontenterà e la smetterà di chiedertelo” E aggiunsi scherzoso: Non scambieresti Marco con lui?”

“Ma dico Adry! … Che sei scemo!? Manco se fosse un principe.” Rispose seria aggiungendo “…Se non fosse per i cani non mi vedrebbe più, ma loro povere bestie hanno bisogno di aiuto.”

In quel momento mia madre la chiamò e io sicurò di me pensai: “Povero Lucio, povero tamarro, deve rendersi conto che non può pensare di fare qualcosa con lei…Deve andare davvero con le puttanelle e le troiette del suo stampo, del suo ambiente e scordarsi di mia sorella. 

 

 

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