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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

L'AMICIZIA VELENOSA

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VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

Note:

 

“Baciare qualcuna per la prima volta è sempre una specie di miracolo, un viaggio inebriante tra l’eccitazione, il fremito come lungo le rapide di uno strano fiume.”

(Peter Cameron)

 

CAP. 9 LA NOTTE PIÙ LUNGA.

 

Vedevo Giulia che da come camminava e si atteggiava non era pienamente in sé, ormai era alterata e accaldata da quel bere a cui non era abituata mischiando vino, vodka e succo di frutta insieme alla birra e a quella mezza pastiglia polverizzata che le aveva somministrata Lucio. Mostrava le stesse reazioni che mi aveva spiegato precedentemente che sì manifestavano alle altre ragazze a cui aveva praticato quel metodo in discoteca.  

Camminava parlando e sparlando, lasciando mia sorella incredibilmente la sua mano stretta in quella di Lucio, dondolando e alternando dallo stordimento e dall’esaltazione il capo piegato sulla sua spalla o tenendolo ritto a guardare in avanti, e parlare e ridere scioccamente. Intanto lui approfittando del suo stato mentale sconnesso dalla realtà e alterato dall’ebrezza, lasciandole la mano, le passava il braccio intorno alla vita, la prendeva stretta e la tirava a sé come se fosse la sua ragazza, come fossero due innamorati.

Era incredibile quello che vedevo, mi pareva impossibile che Giulia non reagisse a quell’atteggiamento intimo e libertino e lo allontanasse subito, che non si rendesse conto che fosse Lucio a stringerla e a tirarla a sé e non Marco il suo ragazzo. E a vedere la sua accondiscendenza e passività agli atti libidinosi di Lucio, il cuore mi si mise a battere forte e il respiro mi divenne lungo e agitato, sudavo. Per la prima volta avvertivo realmente una sensazione di paura… di pericolo reale per mia sorella e non più solo virtuale o fantasioso, quasi di panico, una paura e un pericolo che era anche eccitante, adrenalinico, quasi piacevole.

A un certo punto mentre camminavano sul marciapiede abbracciati affianco al canale per andare verso il lungomare, pur incontrando altre persone e coppie che venivano in senso opposto che si dirigevano verso la sagra, vidi che lui alzò il braccio dalla vita e glielo portò sulle spalle intorno al collo, appoggiando la mano sui lunghi capelli, stringendola e tirandole il capo a sé, baciandola sulla folta chioma bionda e sul viso, senza che lei dicesse nulla, si opponesse o si allontanasse. Ma anzi, intravvedevo che arrendevole sorridendogli stupidamente si appoggiava a lui camminando insicura, come se fosse ebbra. 

A osservare quella scena di mia sorella remissiva e compiacente a Lucio, mi resi conto in quel momento che quello che aveva detto e fatto con altre ragazze era vero. Compresi che era realmente possibile che in spiaggia con lei alterata mentalmente e disponibile, le potesse leccare la figa o peggio chiavarla davvero. A quel pensiero e a quella paura, ebbi una strana reazione fisica e mentale, avvertii un forte calore sul sesso seguito dallo stimolo dell’erezione e avvertii un senso di vertigine assieme al batticuore e al respiro lungo e inquieto che mi prese e avvolse. 

Capii che Giulia era inibita mentalmente per farsi abbracciare da lui in quel modo sensuale e intimo senza reagire e soprattutto baciare i capelli. E invece di avvertire disgusto e rabbia per quello che potenzialmente poteva accadere, provai una forma di paura ed eccitazione per quello che stava avvenendo, non riuscendo a distinguere quale tipo di emozione prevaleva sull’altra ed era più piacevole ed eccitante nel vedere lei sprovvista di razionalità nelle sue mani, in balia di quel tamarro. 

Con il cuore che mi batteva forte, per la prima volta ebbi il timore reale che potesse chiavarla davvero, non volevo ma ero eccitato. E pensai in un lampo:

“E’ mia sorella non devo lasciarla andare in spiaggia con lui…” 

Avrei potuto e dovuto intervenire e fermarli, ma l’eccitazione che provavo oltre la paura che la potesse chiavare realmente, insieme a quella di una sua reazione cattiva e fisica nei miei confronti se intervenivo mi bloccarono, facendomela vedere come una ragazza qualsiasi, un’estranea con un ragazzo e non come mia sorella con Lucio. E li lasciai proseguire dicendomi mentalmente agitato per giustificare l’eccitazione e la vigliaccheria che mi pervadevano: 

“… Intanto se gliela lecca … non succede niente… Anzi gli manderò un messaggio.” E così pensando presi lo smartphone e camminando scrissi:” Sono dietro di voi, io non intervengo però tu non la chiavi sia chiaro. Mi hai promesso che non la chiavi ma che le lecchi solo un po' la figa.” Ripetendo ancora nel messaggio:” Non voglio che la chiavi!” E lo inviai subito. Poco dopo lo vidi davanti a me di spalle, prendere il suo smartphone con la mano sinistra libera da Giulia, leggere e subito dopo rispondermi: 

“Stai tranquillo, calmati non la chiavo te l’ho promesso. Le leccherò soltanto la figa come siamo d’accordo. Anzi quando siamo sdraiati vieni anche tu…” 

Quando lo lessi mi quietai, e intanto loro proseguirono a camminare sul marciapiede lungo il canale ormai abbracciati, con lui che la stringeva a sé portandosi il braccio di Giulia dietro la schiena a farsi fasciare la sua vita da lei, che restava appoggiata a lui ridendo stupidamente di qualcosa, qualche battuta. Probabilmente frastornata da quella euforia indotta, senza reagire negativamente, ma parlando e ridendo sembrando due innamorati.

Lui si voltò ancora a guardarsi dietro e attorno e tra la gente sul marciapiede mi vide bene a una trentina di metri da loro.

Li seguivo dal marciapiede opposto al loro, ormai senza timore che Giulia si voltasse e mi vedesse. Ridendo aveva quasi sempre la testa appoggiata sulla sua spalla lasciandosi abbracciare e toccare da Lucio.

Camminando, credo che quell’atto lo compì volontariamente sapendomi dietro di loro, Lucio fece scivolare il braccio lungo la schiena di mia sorella, accarezzandola, fino a giungere al sedere, appoggiarle la mano sulla gonna sopra la natica destra, palpandogliela e stringendogliela con le dita, dandole anche volgarmente qualche pacca scherzosa sopra, con Giulia che non diceva nulla. Era impressionante, non potevo credere a quello che vedevo. 

Intanto che camminavano, parlavano e ridevano, Lucio accarezzandole il sedere portava la mano al bordo inferiore e le alzava la gonna dietro scoprendole il retro cosce fino a vedere le mutandine bianche, incurante che ci fosse gente che guardasse. Era come se la mostrasse, per poi sorridendo lasciare ricadere il tessuto a coprirla, con lei che passivamente lo lasciava fare e non reagiva. Lui sapendo che io ero dietro loro poco di lato a osservare e seguirli, con quei gesti volgari praticati per strada, voleva farmi apparire che anche mia sorella fosse come diceva lui una troietta come tutte le altre. 

Continuarono a camminare verso il mare, probabilmente come mi aveva detto la portava alla spiaggia. All’improvviso tolse la mano dal sedere si fermò, la portò dietro la nuca di Giulia e la tirò con la testa a sé baciandola sulla bocca. La limonò per parecchi secondi sul marciapiede, tra la gente che gli passava attorno, con lei che continuava a lasciarlo fare e forse, anzi probabilmente, visto il suo stato esagitato a ricambiare quel bacio muovendo la lingua nella sua bocca come faceva con Marco, mentre io poco distante incredulo li osservavo.

Avvertii una forte scossa e una vertigine nel vedere che si baciavano in bocca, fino ad avere l’erezione e scelleratamente d’istinto pensai intimorito:” Quel bastardo ce l’ha fatta...!”

Avrei dovuto fermare tutto in quel momento, quello era il limite del pericolo, la linea da non oltrepassare che ci eravamo dati. Non avevamo mai parlato che avrebbe dovuto baciarla in bocca con la lingua dentro, ma solo leccarla sulla figa…  Come si dice aveva oltrepassato il punto di non ritorno. 

In quel momento avrei dovuto chiamarli, gridare:” Giulia…Giulia…sono qui! Sono arrivato!” E fare finta di essere giunto in quel momento e far saltare tutti i suoi piani, i suoi propositi. Invece a vederli limonare, fui preso da una forma morbosa di eccitazione, tremore e palpitazione e accaldato iniziai a sudare senza fare nulla per impedire quel bacio premonitore di qualcosa di peggiore che sarebbe seguito. Mi limitai solo a osservarli. In quel momento, assurdamente e scelleratamente mi eccitava che lei, Giulia, si lasciasse baciare in bocca da quel balordo di Lucio e mi sforzavo mentalmente di vederla e considerarla non come mia sorella, ma una ragazza qualsiasi con il suo ragazzo e quelle sensazioni morbose mi spingevano a proseguire e osservare. 

Non so perché Lucio fece quell’atto di fermarsi sul marciapiede incrociando i passanti e limonarla quasi davanti a me. Forse per dimostrarmi ancora il suo trionfo su Giulia, di come lei ben educata e di buona famiglia seppur su di giri, fosse una puttanella come le altre coetanee che conosceva lui, da arrivare fino al punto da lasciarsi limonare in strada davanti alla gente. O probabilmente lo fece per farmi capire che tutto era pronto e sarebbe avvenuto come aveva programmato.

Comunque smise di baciare e sempre tenendola sul fianco abbracciata a sé continuarono a camminare in giù aderenti l’un l’altro, fino a giungere al semaforo.  

Andando verso il mare la gente si diradava e quei pochi che incontravamo, sia solitari che coppie, camminavano in senso opposto al nostro, andando verso la sagra, nel borghetto dei pescatori.

Giunti al semaforo a sinistra c’era un ponte e il marciapiede gli continuava sopra, ma loro invece di proseguire si fermarono, aspettarono il verde e attraversarono sulle strisce pedonali dall’altra parte andando in quello che viene chiamato lungomare Duilio, che altro non è che un marciapiede asfaltato dall’altra parte della strada verso la spiaggia, dove si intravvedeva nel buio qualche sdraio e ombrellone.

Quando attraversata la strada furono dall’altra parte sul lungomare, lui si diresse portandola con sé a sinistra, verso il ponte sul lato mare, camminando sempre abbracciati, ma prima di procedere sul ponte vero e proprio, si fermò davanti all’entrata della spiaggia libera in quella che lessi poi chiamarsi spiaggia Libera Blu A, compresa fra Canale dei Pescatori che portava al porticciolo a sinistra e lo Stabilimento "Lega Navale" a destra.

Vidi che si guardava attorno, ma pur essendo oltre le ventidue c’era ancora gente sulla riva.

Io fermo dall’altro lato della strada li osservavo. Notai che si guardò intorno e poi si voltò ancora a sinistra e si diresse prima del ponte verso una scaletta in muratura affianco, che portava sulla riva del canale dove transitavano le barche. E tenendola a sé per il fianco al chiarore della luna e dei lampioni la stringeva, con lei che mormorava sorridendo: 

“Dove mi porti?!” E lui che rispondeva sbaciucchiandola. 

“In un bel posto, vedrai che ti piacerà…”  

Scesero la scaletta sulla parte sabbiosa del margine destro del canale, finché nel semibuio negli ultimi scalini, non sentirono l’attrito e il calpestare della sabbia sotto le scarpe sul cemento, il vociare lontano interrotto solo dal rumore del mare, la brezza leggera sul volto e i meravigliosi colori dei lampioni e della notte. Ma invece di proseguire all’aperto verso la riva, svoltarono subito a sinistra portandosi sotto l’inizio del ponte, appartandosi sul terreno sabbioso sotto di esso.

Vedendoli sparire giù dalla scaletta, mi prese il batticuore, di corsa mi portai al semaforo, attesi frenetico il verde e una volta giunto attraversai veloce le strisce pedonali, feci il loro stesso percorso e mi portai alla scaletta. La discesi piano e quando giunsi in fondo non vedendoli sulla spiaggia del margine della riva del canale, mi voltai verso il ponte e li vidi nel chiaroscuro in piedi abbracciati che si limonavano. Lui baciandola la toccava e accarezzava dappertutto con le mani, sui fianchi, sul seno e il sedere… con lei che accaldata ed eccitata da quello che aveva bevuto e dallo stimolante che le aveva somministrato che stava facendo il suo effetto, smaniava a che lui proseguisse ad accarezzarla e baciarla, ricambiando e strusciandosi su di lui. 

Mi fermai e restai nascosto nello spigolo del muro.

Osservavo mia sorella come non l’avevo mai vista prima e pensavo di vedere mai, eccitata e vogliosa, che con le braccia sulle sue spalle lo stringeva a sé e baciandolo roteava il bacino strofinando il suo sesso con le mutandine e la gonna contro i suoi pantaloni e il suo cazzo duro che spingeva sotto di essi, come se lo volesse. 

Non potevo crederci, era incredibile, non poteva essere la mia Giulia, mia sorella quella ragazza che smaniava sessualmente strusciandosi su Lucio e che mi eccitava a vederla in quello stato lussurioso. Era come se in quel momento non fosse lei e io non fossi io, perché già accalorato da quello che avevo visto prima sul marciapiede, continuavo a osservala, ad essere eccitato e ad avere l’erezione.

Lui mi vide e non disse nulla, sorrideva, mi guardava trionfale e contento… che di lì a poco le avrebbe leccato la figa.

In quella penombra sotto il ponte, schiarita solo dal riverbero della luce della luna sul mare e nel canale, e da quella dei lampioni del lungomare sopra il ponte, vedendola stordita e disinibita, capii che anche se si fosse voltata a guardare probabilmente vedendomi non avrebbe riconosciuto me in suo fratello, ma solo una figura, la sagoma di un’ombra scura stagliata contro il chiarore esterno di un uomo qualsiasi. Ma lui baciandola la ruotò con le spalle verso me in modo che anche se nell’oscurità non mi potesse vedere e io potessi guardare tranquillamente loro. E le tirò su la gonna dietro fino a scoprirle il sedere e le mutandine di pizzo bianco, facendomi vedere le sue natiche chiare con la parte dello slip che le ricoprivano superiormente e lui infilandoci le mani dentro iniziò ad accarezzarle i glutei e a impastarli sulla pelle. 

Restai impressionato da quella scena ero in erezione dentro lo slip, e a vederli avvertivo piacevolmente una forma di calore sul corpo che mi rendeva teso facendomi sudare. Osservare mia sorella tra le braccia di quel balordo e puttaniere di Lucio a farsi stringere, baciare, accarezzare il culo e strusciarsi la pelvi con la figa contro il suo cazzo, mi sconvolgeva. Morbosamente mi spaventava e attraeva e in silenzio senza quasi respirare guardavo. 

Lo vidi togliere le mani dai glutei internamente alle mutandine, staccarsi leggermente da lei, prendersi la maglietta alla vita per il bordo inferiore e tirarsela sul torace assieme alle braccia, facendo uscire la testa rasata da essa, togliendola. Allargandola la stese sulla sabbia e prendendo per le mani Giulia, chinandosi fece abbassare lentamente anche lei, facendola sedere sopra ad essa e lui si sedette di fianco. 

Non parlavano, mia sorella non rideva più, era accaldata e sudata e probabilmente anche molto eccitata e vogliosa e questo mi spaventava. Notai Lucio che passò ancora il braccio sulle spalle di Giulia abbracciandola e da seduti cacciandosi indietro con la schiena tirò giù anche lei sdraiandosi tutte e due sulla sabbia, rivoltandosi subito lui con il tronco e il volto verso il suo viso, riprendendola a baciarla in bocca.

Giulia non diceva nulla di quell'abbraccio e quei baci, anzi reagiva positivamente lasciandosi accarezzare e toccare e palpare da lui.

La intravedevo di spalle nella semioscurità, eccitata lasciarsi baciare e ricambiare tenendo le mani sulle sue braccia e i suoi fianchi. Fremeva e ansimava a sentire le dita di Lucio su di lei, sulla pelle e il sesso che glielo accarezzavano e lo sfregavano. Lucio nonostante la giovane età ci sapeva fare sessualmente, sapeva già come muoversi su il suo corpo adolescenziale, quasi adulto, visto l’esperienza praticata con le prostitute che gli avevano fatto da scuola. E Giulia passiva come in preda a una arrendevolezza elettrizzante e sensibile alle sue mani e alle sue dita, si strusciava contro il suo corpo desiderandolo, offrendosi a lui che la stringeva eccitato.

La osservavo sconcertato che si comportasse così, non reagiva scacciandolo, ma anzi lo incoraggiava ad andare oltre, lasciando Lucio diventare più audace a toccarle le parti intime, la figa e i peli, diventando possessore del suo desiderio e del suo corpo.

Lo osservavo nella penombra tra il chiaroscuro, con la testa rasata e il naso aquilino, tirarle indietro i lunghi capelli, prendere le spalline del suo vestito rosa e tirale giù, sulle braccia, assieme alla parte superiore dell’abitino che le copriva il torace, che scendendo lasciava uscire da sotto di esso evidenziandolo il reggiseno di pizzo bianco trapuntato, mentre continuava a baciarla sul viso e il collo ripetutamente. 

Spinse la parte superiore dell’abito giù fino all’ombelico di Giulia, liberandole il petto e facendole uscire le mani dalle spalline, in modo che potevano essere libere di abbracciarlo. E spostandole ancora i capelli indietro dal volto, iniziò a baciarla e leccarla sul collo, fino ad arrivare con le labbra all'orecchino a forma di cuoricino che le aveva regalato Marco per San Valentino, facendolo titillare con la lingua e leccandoglielo assieme all’orecchio e il collo. 

Si alzò su con il tronco e prendendole il bordo inferiore le sollevò la gonna del vestitino fino a scoprirle completamente le cosce e le mutandine bianche con margini di pizzo traforato, che risaltavano di chiarore in quella semioscurità. Le divaricò le gambe mettendosi in ginocchio davanti a lei, portando entrambe le mani dietro la schiena, giù a livello delle natiche sulla sabbia sotto la maglietta su cui sedeva. E aspirando forte il suo inebriante profumo sul collo la staccò di peso assieme alla maglietta, strisciandola giù verso di lui, con la schiena e il sedere sulla sabbia, per farle avere una posizione a pancia in su comoda.

Io dietro a pochi metri da loro osservavo eccitato e non intervenivo, non ne ero capace, non ne avevo la forza, era come se fossi stordito anch’io. Mi sentivo agitato, turbato da quello che vedevo e stava accadendo, e restavo distaccato e silenzioso a guardare Lucio quasi sdraiato sopra di lei a gambe divaricate che eccitata lo lasciava fare.

Ero sconvolto da quello che osservavo, ma anche eccitato da quello che faceva quel balordo di Lucio alla mia Giulia, a mia sorella. Le portò le braccia tese oltre il capo tenendole dritte sulla sabbia e sdraiatosi su di lei la baciò e leccò ancora più volte sul viso e il collo sussurrandole qualcosa che non capivo. Infilò una mano sotto il reggiseno e lo spinse in su facendo uscire le giovani mammelle di Giulia, fiorenti, sode e pallide in tutta la loro bellezza giovanile. Chinò la testa rasata su di esse iniziando a baciarle con passione, leccandole e succhiandole entrambe, assieme ai capezzoli, con maestria. Non era nel nostro accordo, ma non dissi nulla che gli leccava il seno Era bravo, ci sapeva senz’altro più di Marco. 

Lucio con le labbra dal collo scese più in giù, fino ad arrivare al seno, completamente pallido in confronto al resto del corpo abbronzato dal sole della Sardegna. E nonostante la penombra si vedeva il segno chiaro tra la parte coperta dal bikini e la parte abbronzata color ambra, ed era molto eccitante. 

Le sue giovani mammelle appena sbocciate, fiorenti e diafane, belle e sode parevano due arance, con al centro capezzoli rosa turgidi e sporgenti dall’eccitazione. E riprese ad accarezzarle e massaggiare fino a baciarle e leccarle. 

Alternava i baci con leggere leccate erotiche alle mammelle, avvicinandosi sempre di più all'areola, passandoci sopra la lingua con movimenti circolari, per poi baciare e leccare il capezzolo lentamente.

Vedevo la sua lingua alternarsi sul capezzolo destro e quello sinistro e l’espressione del viso di mia sorella estasiarsi sempre di più e intanto dandole colpi e spinte profonde in vagina con il cazzo, la faceva sussultare dolcemente.

Eccitata, il torace di Giulia si gonfiava oscillando alle escursioni respiratorie, muovendo il suo seno e i capezzoli che Lucio continuò a titillare e accarezzare con la lingua e con il dito, strappandole altri gemiti di piacere.

E guardando verso me con una smorfia da canaglia mormorò quasi ridendo:

” Ora gliele ciuccio un po'…”

All’improvviso prese in bocca il capezzolo sinistro e si mise a succhiarlo, ciucciava e non si staccava, continuava, sembrava che si allattasse davvero alla mammella di Giulia, era scioccante vedere succhiarglielo. Mi spaventava ed eccitava, era impressionante. Tirava a sé e in fuori con le labbra il capezzolo dall’areola, estendendolo finché riusciva, poi lo lasciava andare per riprenderlo subito in bocca e ciucciarlo proprio come un bambino. Mostrando quando lo lasciava, un capezzolo grosso ed evidente sull’areola, sproporzionato, inturgidito e ritto dal succhiare e subito passava all’altro a fare lo stesso. Alternando il succhiare con il mordicchiarglieli delicatamente con i denti, facendola gemere di piacere a quelle sensazioni sconosciute. E intanto con la mano sinistra comprimeva tra le dita l’altra mammella, soda e rotonda, facendole rizzare all’inverosimile anche l’altro capezzolo. Aumentando il piacere di Giulia.

 

Probabilmente era la prima volta che un ragazzo leccava e succhiava i capezzoli a mia sorella, era davvero come se si allattasse. Lui era pratico, ci sapeva fare, probabilmente era abituato a succhiare i capezzoli delle puttane amiche di sua sorella Claudia, e a mia sorella Giulia doveva piacere molto che lo facesse, perché muoveva il capo e le spalle sulla sabbia. E con la mano le accarezzava la nuca rasata premendola contro il seno, accorgendosi certamente per la mancanza dei capelli che non era il suo bel Marco a leccare e succhiare. 

E contemporaneamente con l'altra mano dall’ombelico scese e iniziò ad accarezzarle la figa da sopra le mutandine, premendo e sfregandogliela con le dita. 

Infervorato ed eccitato dalla reazione partecipe di mia sorella ai suoi atti e comandi non verbali, le alzò di più la gonna tirandola su oltre all'ombelico, alterando l’accarezzarle l’addome e il seno guardandoglielo, continuando a baciarla introducendo la lingua nella sua bocca. E intanto, spostando lateralmente le mutandine sull’inguine, da sotto sotto di esse introducendo le dita le accarezzava i peli e la fessura della vulva, cercando di inserire il dito medio dentro la figa, lasciando libero il bacino ai movimenti del piacere.

Io scosso, incredulo, sudato e silenzioso osservavo ... da come si comportava Lucio mi convinsi maggiormente che non era la prima volta che trattava così qualche ragazza, certamente lo aveva fatto con altre che aveva adescato e che dunque era vero quello di cui si vantava. Per l’età che aveva era pratico, sapeva bene come fare sesso. 

Vedendo che muoveva il braccio e il dito dentro il suo slip, ebbi il timore che glielo introducesse in vagina e non volevo, quello non era nel nostro accordo scellerato, ma doveva solo leccarle la figa. E per attirare la sua attenzione gli feci dei gesti con le braccia in segno di no e con il braccio di togliere la mano dal suo sesso, cosa che capì e fece, rassicurandomi sul suo comportamento.

Giulia era distesa, appoggiava il sedere con le mutandine sulla maglietta di Lucio messa appositamente per non farla essere a contatto direttamente con la sabbia.

In quel sottoponte, dove l’aria era più calda e odorosa di quella fresca fuori, sentii che disse senza nessuna affettuosità:

“Su… bella… ora tira su il culetto che ti tolgo le mutandine…” 

E all’ improvvisamente prendendo l’elastico dal bordo superiore, a fatica iniziò a tirarle giù lo slip sui fianchi ripetendole:

“Alza il sedere su… tesoro!” 

E lei lo fece, confusa ed eccitata sotto l’effetto del bere e di quello stimolante, inconsciamente ubbidì alla sua richiesta.  Giulia appoggiandosi sui gomiti e puntando i talloni dei piedi sulla sabbia per fare forza e leva, alzò il bacino staccando il sedere dalla maglietta nera sulla sabbia verso l’alto, mentre lui in un movimento rapido prese l’elastico delle mutandine sui fianchi e le tirò giù lentamente, sfilandole sulle lunghe cosce, oltre le ginocchia e i polpacci arrivando alle caviglie. Le scoprì completamente la figa che vidi anch’io al riverbero del chiarore esterno, pallida tutto intorno in contrasto con l’abbronzatura e i peli scuri in centro.

 Vidi lui che ammirato e trionfale si soffermò un attimo a osservarla, mormorando da solo:

” Che splendida figa! …Meravigliosa!” Mentre lei stupidamente sorrideva del suo complimento.

Poi assieme al braccio allungandosi verso il basso le tirò più, giù oltre le caviglie, sfilandole dai piedi assieme ai sandali con lo strass, lasciandola completamente nuda dalla vita in giù, mostrandola quasi inconscia ed esaltata al reverbero della luce della luna e dei lampioni che di riflesso entravano sotto il ponte alterandone il colore, ma schiarendo quasi a giorno il suo corpo diafano. Il chiarore della sua figa giovane, non abbronzata, con quel boschetto di peli bruni ben curati che si vedeva alla congiunzione delle due lunghe gambe con la pelvi era uno spettacolo eccitante anche per me. 

Mi eccitavo sempre più a osservarli e avevo sempre meno forza di reagire e fermare tutto.

Una volta presa e tolta, Lucio tirò su il braccio in alto e verso me con la mutandina di pizzo bianco di Giulia in mano che le pendeva dalle dita e con un sorriso balordo e stupido, la agitò come un trofeo. L’annusò aspirando forte e profondamente il suo odore di sesso e poi le gettò sulla sabbia poco distante lasciando la figa di mia sorella in mostra al suo sguardo e al mio.  

Lei sentendo la sua mano accarezzarla tra le cosce e sulla vulva nuda, d’istinto incominciò a smaniare, ad allungare e ritirare le gambe e a gemere.

Lucio osservandosi le dita umide, superbo mormorò:

” Ce l’hai già tutta schiumosa e bagnata eh…  porcellina…” Aggiungendo con un sorriso sarcastico:” … la mia troietta è tutta eccitata, è in calore.”

A quelle parole per un attimo ebbi un flash mentale indietro nel tempo, a oltre sei mesi prima, quando sotto le tribune del campo sportivo l’avevo incontrato per la prima volta che la spiava mentre lei saltellava gioiosa, mimando lui con il gesto braccio teso in alto di prenderle le mutandine e togliergliele, strappargliele:

” Ecco ora c’è riuscito.” Pensai. E tutto quello che vedevo e ricordavo in quella situazione mi accalorava di più.

E lui accarezzandola inferiormente continuava a dirle volgarità:” Ora te la leccherò tutta bene, cara la mia bella troietta … e ti farò godere tanto, tanto…tanto, vedrai…” Sorridendo, quasi ridendo da solo.

Sfiorandole la pelle fece scivolare la mano libera dal basso ventre sugli inguini, sulla sua figa deliziosa e probabilmente palpitante di desiderio, iniziando ad accarezzargliela muovendo le lunghe dita fuori di essa tra i peli. E nonostante la mia contrarietà manifestata precedentemente, senza considerarmi l’accarezzò con il dito medio lungo la fessura e la penetrò appena con una falange, facendola sussultare… iniziando a muoverlo dentro di lei. 

Le stava facendo un ditalino e la vedevo e sentivo smaniare e godere contorcersi alla falange di quel balordo dentro di lei, la sua figa. Provai ancora a gesticolare per manifestare il mio dissenso a quello che le praticava, ma sentii la sua voce dire:

“Provi piacere eh… Hai i capezzoli eccitati diventati dritti e turgidi, come due chiodi.  Segno che stai godendo… Eh sei proprio una puttanella come tutte le altre… la mia puttanella…” Mormorò guardandola e ridendo.

La osservai anch’io, era vero, provava piacere a farsi toccare da lui e notai i suoi capezzoli che tra il chiaro e scuro della luce esterna erano turgidi, segno che aveva ragione Lucio, stava godendo davvero. Era entrata in uno stato di soddisfazione e di gradevole benessere, sia per lo stimolo delle carezze, alle manipolazioni esperte che Lucio le praticava.

Lui spostando indietro il tronco e le ginocchia, e strisciando i piedi sulla sabbia si abbassò ancora scivolando più in giù, facendole scorrere le mani sui suoi fianchi, fino a giungere con il viso dal suo volto a sopra il suo sesso peloso e probabilmente odoroso di sesso e umori. Si portò con la bocca sulla sua figa pelosa e subito allargandole di più le cosce affondò la testa tra esse incominciando ad annusarla, baciandola, E come aveva detto avrebbe fatto, a iniziare a leccargliela, succhiandola e penetrandola con la lingua in modo osceno, ma facendola scuotere di piacere. 

Io ero dispiaciuto ma eccitato che si era avverato tutto quello che lui aveva programmato, e a parte qualche dettaglio era stato di parola.

Restò così a leccargliela qualche minuto, con lei sdraiata a gambe divaricate con la sua testa tra le cosce, sulla figa, osservando verso l’alto in quella semioscurità la parte sottostante del ponte sopra di lei. Abbassando le braccia, per reazione al piacere che provava dalla sua lingua gli appoggiò le mani sulla testa rasata ad accarezzargliela tutta, a sentirgliela quasi liscia, a sfiorarla con le dita dal godimento che provava; con il suo naso affilato e aquilino contro il pube.

Con quella leccata le bagnò e sbavò la figa esternamente, mentre internamente si bagnò da sola dal piacere.

Ero eccitato, anch’io, a vedere Lucio che gliela leccava, era bravo davvero, la faceva godere, le prendeva le grandi labbra e il clitoride in bocca e dolcemente lo tirava, avevo il cazzo duro ed ero stordito nel guardarli. Era stato di parola, gliela stava leccando bene e credevo che sarebbe finito tutto lì. Ma mentre facevo quel pensiero lo vidi staccarsi e ritornare su con il tronco come prima, con il volto e probabilmente il mento sbavato dagli umori del piacere di Giulia e dalla sua stessa saliva contro il viso di mia sorella. Ribaciarla in bocca con lei che nonostante il gusto pizzicante e salato del godimento della sua stessa figa sulla sua lingua di Lucio, ricambiava.

Fu breve quella leccata di figa, ma aveva un motivo che io non conoscevo.

 

Una volta tiratosi nuovamente sopra di lei, lo vidi spostarsi di lato, iniziando con la mano a slacciarsi la cintura e a seguire sbottonarsi i pantaloni e abbassarli a metà coscia e poi calare gli slip sotto gli inguini, fino a far uscire fuori il suo cazzo in erezione, pallido anch’esso, già eccitato e oramai dritto, lungo e duro dai preliminari. Quasi bello esteticamente da vedere, certamente più del mio, con la cappella rivolta in su.

Subito intuì le sue intenzioni:

“Ma che cazzo vuol fare? Aveva detto che non la chiavava!”  Pensai d’istinto con il batticuore e la paura. Intervenni e abbassandomi e strisciando con le ginocchia sulla sabbia, mi avvicinai aderente al muro laterale che sosteneva il ponte, fino ad essere quasi di fianco a loro, dicendo:” Che cazzo vuoi fare?... Che stai facendo Lucio? La vuoi chiavare?... Mi hai dato la tua parola che non lo facevi, me l’hai promesso…!”  E contrariato e spaventato continuai:” Non voglio che la chiavi…! Non devi farlo, non voglio…! “Ripetei agitato:” Me lo avevi promesso! “

Poi allarmato che succedesse qualcosa di irreparabile, deciso e spaventato affermai sotto voce in modo che mia sorella non sentisse: “Basta ora… finiamo tutto! Fermiamoci qui! Hai fatto quello che avevi detto, ora basta, andiamo via!” Mentre lei smaniosa, eccitata e stordita, probabilmente non c’era con la testa e non sentiva le nostre voci. 

“Ma no! Non la chiavo…” Rispose lui sorridendo:” … stai tranquillo che non te la chiavo la sorellina! Ci struscio soltanto un po' la cappella sulla figa, sulla fessura e i peli che alle ragazze piace. Ma non ce lo metto dentro, stai tranquillo, non la chiavo.” Ripeté, aggiungendo: “E’ un po' come se le leccassi la figa con la cappella invece della lingua, gliela passo sopra, la pennello. Guarda!” Esclamò avvicinandosi e le appoggiò il glande sopra la vulva, incominciando a pennellarla lungo la fessura, con lei che godeva e smaniava.

“Vedi?!” Mormorò:” Gode! Le piace…” E proseguì e ogni tanto che la pennellava, non visto da me, spingeva sempre più arrivando con il glande a dividere e aprire le grandi labbra con lei che godeva sempre di più a occhi chiusi e aperti.

Non mi vedeva, ero a pochi centimetri dietro lei, la sentivo ansimare ma non mi vedeva.

Sdraiata, nel suo stordimento e piacevole eccitazione non capiva che Lucio gli aveva appoggiato la cappella sulla vulva e la pennellava con l’intenzione di chiavarla. Ma io sì, al reverbero del chiarore della luna e dei lampioni del lungomare sopra, che di riflesso illuminavano quasi a giorno senza colori, come se tutto fosse un film in bianco e nero fatto di scuri, grigi e chiari lo controllavo. 

Lucio guardando lei e me continuava sempre spingendo a ogni passaggio della cappella lentamente un poco avanti, dando un colpetto di reni non visto da me. E quella manovra era pericolosa perché la sua vulva all’eccitazione e dalla spinta del glande si era dischiusa e lo aveva fatto entrare un poco.

“Non spingere Lucio …” Gli dissi accorgendomene…:” …non voglio…”

“Ma stai tranquillo Adriano, anche se ci metto dentro solo la cappella non succede niente, non la chiavo mica. Le metto solo dentro un po' la cappella e basta…”

Ero eccitato e spaventato, ce l’avevo durissimo anch’io. Lui padrone di sé e di lei, continuava a dare colpetti con il glande sulla sua vulva dischiusa, penetrandola con solo la parte iniziale della cappella. Ero incredulo e preoccupato che si fosse arrivati a tanto.  Osservavo e vedevo che a ogni passaggio dava un colpetto con la sua cappella che entrava sempre più…. Lentamente era stata inghiottita dalle grandi labbra vaginali di Giulia, sparendo tra loro.

A vederla dentro, fu come se mi svegliassi da un incubo…all’improvviso mi resi conto che l’avrebbe chiavata davvero con lei consenziente se non lo impedivo. E con un sussulto, pensando a mia madre e a quello che stava per accadere, poggiai la mano sul torace di Lucio e lo spinsi indietro allontanandolo un poco, ma quel tanto da togliergli la cappella da dentro la vulva di mia sorella… dicendo sottovoce:” No.… basta ora… tu...tu la vuoi chiavare davvero…”

Lui a differenza di quello che pensavo, non reagì, non se la prese in malo modo, sorrise rispondendo:” Certo! Anche tu vorresti chiavarla… Lasciami fare Adriano, lei vuole e anche tu vuoi, lo so! Resta a guardare, vedrai che sarà bello per tutti. Lasciami fare…”  Senza dire nulla di più. Percepivo che giunto a quel punto volesse chiavarla e avvertivo il batticuore e l’adrenalina della paura che succedesse davvero.

In quel momento, sotto a quel ponte ad aver ascoltato le sue parole, sentivo uno stato di agitazione e stordimento, con una percezione distorta della realtà. Era un po’ come se mi sentissi frastornato da quello che stava avvenendo, confuso e turbato, e anch’io afflitto da una cappa sessuale che mi rintronava, con le capacità intellettive e di interazione con la realtà dimezzate.

Avvertivo il pericolo a vederlo con il cazzo duro fuori e lei a gambe larghe con la figa esposta e pronta che sembrava in attesa davanti a lui, con il viso in penombra estasiato in preda al piacere. Immaginavo, intuivo che volesse chiavarla e non volevo… non volevo… avrei dovuto gridare fortissimo:” Noooo questo noooo!!!”  Ma non ci riuscivo, non avevo voce ero bloccato. Percepivo il battito cardiaco aumentare piacevolmente nel petto e alla gola, quasi da sentirne il rumore, il respiro farsi corto e caldo quasi a mancarmi l’aria, la bocca e la gola secca da non riuscire a deglutire quel poco di saliva che avevo, ed eccitato e fermo osservavo scelleratamente e attendevo, come se inconsciamente volessi che accadesse.

In alcuni momenti era come se vivessi in uno stato di mancanza di lucidità e confusione come mia sorella, con la testa fra le nuvole… È difficile da spiegare quello che avvertivo, ma era quasi come se vivessi la sensazione di essere in un sogno. Un sogno dove non ero io il protagonista con mia sorella, ma Lucio, io ero solo uno spettatore.

Lucio, con una smorfia trionfale le prese la mano e gliela portò sopra il suo cazzo duro e se lo fece toccare e stringere…con lei che sorridendo stupidamente guardandolo lo fasciava con le sue dita.

A quel a vedere che mia sorella inconsciamente gli toccava il cazzo provai turbamento e timore, una forma di malessere interiore accompagnato da una eccitazione parossistica, esagerata e adrenalinica nel saperla con il suo cazzo caldo e duro stretto tra le sue dita. Non manifestando nessuna reazione negativa a quell’atto e a quel contatto irrazionale e osceno.     

Lo vidi che tolse il cazzo dalla mano di Giulia che lo stringeva ancora, lo osservai da vicino, era lungo e virile.

Continuai a osservare ed ascoltare in silenzio senza avere il coraggio di intervenire ancora, eccitato e sconvolto nel vedere Lucio che stava davvero prendendo sessualmente mia sorella in quel modo ingannevole. 

Sudavo, avevo la fronte imperlinata e con un tuffo al cuore vidi al suo muoversi, il cazzo eretto oscillare dritto e virile davanti a Lucio, porgerlo ancora davanti alla figa di Giulia, mentre lui con slancio ed eccitazione le allargava di più le cosce mettendosi bene in ginocchio tra loro. Afferrò con vigore il bacino di Giulia e con le mani sui fianchi, lo tirò più giù strisciandolo ancora sulla sabbia fino ad avere la sua figa davanti alla sua cappella, quasi contro.  Stavo male a osservare quello che succedeva, non volevo, ma non facevo più niente e mi sentivo leggero e accalorato. Volevo fermare tutto… ma non ci riuscivo, ero pervaso dall’eccitazione. Quella visione di lui con la cappella ancora contro la fessura dischiusa di Giulia, fu l’input, la scintilla scatenante del mio desiderio a non fare nulla e restare fermo. Fu un impulso provocato dalla visione di lei con le gambe larghe e da quello che si stava apprestando a fare Lucio… sapevo che si accingeva a chiavarla e assurdamente volevo e non volevo che lo facesse. Era come se c’ero e non c’ero io.

Giulia oramai eccitata, accarezzandolo sul torace attendeva nell'ebbrezza dello stimolante bevuto e del piacere che avvertiva. Era piena di voglia, era un‘altra, era come in trance, smarrita, in attesa che le accadesse qualcosa che bramava, non rendendosi conto che desiderava e si stava offrendo a Lucio quel balordo e non al suo Marco.

Lui in ginocchio tra le sue cosce divaricate, perpendicolare alla figa, come se giocasse dalla sua altezza fece cadere dalle labbra un lungo filamento di saliva sul sesso di Giulia cercando e centrando la fessura vulvare tra i peli, spalmandogliela tra le grandi labbra vaginali e poi infilandogliela all’interno con la falange. Lo stesso fece sul suo glande lasciò cadere un filamento lungo di saliva sulla cappella e con le dita se lo spalmò sopra.

Si lubrificò e gliela lubrificò se mai c'è ne fosse stato bisogno e gli appoggiò nuovamente il glande contro e tra le grandi labbra, senza che ne lei, né io lo impedissimo.

Io ero come in trance, paralizzato incapace di muovere, di dire qualcosa. 

Mi odiavo profondamente in quel momento per non reagire, per non avere la volontà di impedirlo, ma anzi di avere il desiderio di assistere. Stavo malissimo a osservare quello che accadeva come se fosse in un video, ma era più forte di me non riuscivo o non volevo fermarlo.

 

All’improvviso vidi che mi fece cenno con la mano di avvicinarmi per vedere meglio. Spostandomi con le ginocchia sulla sabbia mi portai bene dietro mia sorella che non poteva vedermi. 

Vigliaccamente non parlai, restai in silenzio a guardare, lui e il suo sorriso infido e sprezzante. Non ero più io, Adriano, il fratello di Giulia in quel momento, non mi ci sentivo, mi sentivo un altro…  Lui intuì che non sarei più intervenuto e che avevo capito che oramai l’avrebbe chiavata realmente e superbo mi guardava che lo subivo. Mormorò soltanto:” Ora farò diventare la tua fantasia realtà…”  E sorrise.

Vidi e osservai da vicino il suo cazzo, era lungo e virile.

Lucio lo prese tra le dita e appoggiò la cappella sui suoi peli arruffati, portandola ancora tra le grandi labbra vaginali, al centro della fessura vulvare che aveva insalivato poco prima, sulla figa di mia sorella e ancora le strusciò sopra la cappella, su e giù più volte, sempre guardandomi con un ghigno trionfante, oramai succubi e sconfitti tutte e due a lui, sia io che mia sorella. Io che assistevo eccitato senza dire nulla e impedirgli che la chiavasse realmente, lei invece che esaltata a gambe larghe davanti a lui che lo voleva e attendeva smaniando che la penetrasse; lo desiderava accarezzandole l’addome. 

Lucio aveva il volto trionfante perché finalmente dopo mesi di insistenze, raggiri e inganni, riusciva a chiavare davvero Giulia. E guardandomi praticamente difronte a lui sorridendo mi osservò silenzioso come a mostrami che non mi chiedeva il permesso per chiavarsi mia sorella. 

Lo vidi assestarle bene la cappella tra le grandi labbra e spingere lentamente il bacino in avanti, con il cuore che mi batteva fortissimo ed in erezione capii che la stava penetrando e tremante ed eccitato non dissi nulla e lui guardandomi prese quel mio silenzio con un sorriso, come partecipazione oltre che assenso. Lei era sdraiata, con le cosce divaricate, inquieta, accaldata e sudata, con un’espressione del volto a bocca aperta come se le mancasse l’aria. Probabilmente lo sentì puntare e premere sulla fessura della vulva, caldo e duro e a quel contatto la vidi sorridere stupidamente e gemere muovendo il capo. 

Furono momenti intensi e silenziosi ricchi di ansia. 

Lucio inarcandosi con le reni lo spinse lentamente mentre io silenzioso dietro Giulia osservavo scelleratamente accalorato a quella scena. Non avevo mai visto chiavare nessuno dal vero, sapevo come si faceva per aver osservato con amici i video hard, e per le spiegazioni dello stesso Lucio, ma la realtà era tutta un'altra cosa, inebriante.

Giulia emise un gemito lieve che le morì in gola a sentirlo divaricare le grandi e piccole labbra con la cappella ed entrare in lei, lui spinse ancora lentamente dentro introducendo nuovamente soltanto il glande e lei per reazione a quella introduzione si aggrappò a lui con le dita ad artiglio sulle sue braccia a bocca aperta guardandolo in volto.

 

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