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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

All Right Reserved 2022

L'AMICIZIA VELENOSA

2 litigio con marco.jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI

Note:

 

    “È una superstizione infantile dello spirito umano che la verginità sia considerata una virtù e non la barriera che separa l’ignoranza dalla conoscenza.”

    Voltaire

 

CAP 13 LITIGIO CON MARCO.

 

Continuammo a parlare e in quel nostro chiarimento, nel dirmi cosa era successo in quel periodo che era sola, turbata continuò:

“Non sapevo che dirgli a Marco, e ammisi che era vero che ero cambiata ma solo riguardo a quell’idea sulla verginità e lo informai che avevo riflettuto molto sull’essere donna, che non avevo sostituito modo di pensare, solo che ora ragionavo in modo un po' differente da prima, da matura, e che mi ero evoluta mentalmente. E cercai di mitigare quell’idea in modo diverso, dicendole che lo amavo tantissimo e non ritenevo importante se una membrana vaginale fosse integra o meno e che quello non potesse essere il motivo per amarsi e condizionare l’amore tra due persone, né tantomeno stabilire la moralità e la serietà di una ragazza.”  E continuai:

“<Ci sono ragazze che non sono più vergini perché hanno trovavano la persona sbagliata o per loro errori precedenti…. Oppure anche perché nelle discoteche e alle feste vengono ubriacate e indotte a far sesso, specie nelle discoteche e nelle feste.> Dissi. 

Insomma quella discussione che doveva essere chiarificatrice invece portò dissapori maggiori tra noi, ritornandoci lui quasi sempre sopra ogni volta che ci incontravamo. Finché una sera soli in auto, dopo i soliti baci e carezze, nel discutere, tutto degenerò e lui mi chiese apertamente come una sfida: 

< Tu sei vergine vero Giulia?>

Restai sorpresa da quella domanda inaspettata: < Che cosa?> Chiesi fingendo di non avere capito e cercando di cambiare discorso.

< Voglio dire… tu sei vergine Giulia…me lo hai sempre detto… lo sei vero? > Precisò.

Non so cosa mi prese in quel momento, forse per il tono di sfida e superiorità con cui me lo chiedeva, o forse perché sapevo di non esserla più, oppure perché avevo l’occasione finalmente per dirgli onestamente e chiaramente la verità, gli dissi.

< No… non lo sono vergine!> Mormorai d’impeto con rabbia… pentendomi subito di averglielo detto. Non avrei dovuto farlo, né affrontare l’argomento in quel modo, in quella situazione, seduti su una panchina solitaria del Plincio.

Lui fu sorpreso, dispiaciuto e incredulo gli si leggeva in viso che cambiò espressione: < Come non lo sei più…” Balbetto:” < Chi è stato??>

Mi ero cacciata in un bel guaio e non sapevo più come venirne fuori. Mi avventai contro di lui per abbracciarlo, stringerlo a me e baciarlo sul viso e sulla bocca, ma tendendo le mani in avanti mi allontanò da lui e andò su tutte le furie: < Come non sei più vergine?... Avevi detto che lo eri, ti vantavi anche in confronto alle tue coetanee che tu avevi una educazione cattolica e rispettosa verso questi valori e ora mi vieni a dire che non lo sei più? > Ci fu un momento silenzioso e poi riprese:< Ti sei fatta chiavare da qualcuno qui a Roma o in vacanza questa estate in Sardegna?> Domandò sfacciato e irrispettoso, proseguendo convinto nel suo ragionamento:< È stato in Sardegna vero?  Hai conosciuto qualcuno là in vacanza che ti ha chiavato. Vero?> 

E mentre io scuotevo la testa con gli occhi lucidi a dire di no…. Lui continuò:

< Con me fai tante storie quando ti tocco il sesso, anche solo per farti un ditalino o per prendermelo tu in mano e ora mi dici che non sei più vergine?>   

Come ti ho riferito Adriano, mi pentii subito di averglielo detto, cercai di tornare indietro e di rimediare, correggermi sorridendo forzatamente dicendole:” Ma no Marco…non è vero…scherzavo Marco… in Sardegna non è successo niente…niente…pensavo solo a te!> Ma non mi credette, era convinto che fossi stata di un altro e vedendolo così agitato e irato, cercai di calmarlo e riparare pensando di dirgli la verità, la pura verità e gliela raccontai con le lacrime agli occhi. E puoi immaginare come mi sentissi dentro di me in quel momento: 

< È stata a una festa… “Gli dissi piangendo:” … avevo bevuto… e non so... qualcuno mi ha preso sessualmente. Ma io non volevo Marco te lo giuro. Quello che è accaduto è stato involontario, non consapevole e partecipante.>

Lui restò in silenzio e subito mi guardò serio, pensavo avesse capito la mia spiegazione, la verità e invece all’improvviso si si fece una risata:< Inventane un’altra…> Mi disse sarcastico: < …ti sei ubriacata e fatto sesso involontariamente?  Ne hai fantasia…>

Insistetti che era vero:< È la verità Marco, credimi, te lo giuro su quello che vuoi…> Ma mi guardò ancora e sempre più serio, anzi con disprezzo, convinto che gli mentivo, e rispose:< Non ci credo… perché non me lo hai detto prima?>

< Avrei voluto farlo, ma aspettavo il momento buono…>

< E questo lui chi era?>

< Non ricordo... ti ho detto che avevo bevuto e…>

< Bufale! Sono tutte bufaleee!!! > Si mise a urlare:< Tu ti sei fatta chiavare volontariamente e ci stavi. Mi hai fatto cornuto mentre io ti amavo ed ero lontano da te. E chi l’ha fatto una volta, lo rifarà ancora, sempre…> Affermò.

< Ma che dici? … No Marco!... Io ti amo! … Non farei mai niente del genere consapevolmente.> Gli risposi.

< Lo hai detto ai tuoi?  Hai fatto la denuncia?> Domandò. 

<La denuncia?... > Ripetei stupita:< No!> Ribattei inquieta.

< Perché non l’hai fatta?> Mi chiese determinato.

< Non so… avevo paura, mi vergognavo… pensavo alla gente, non volevo che si sapesse…> Risposi.

< Ahh… non volevi che si sapesse…? Sai perché non volevi che si sapesse? Perché non è vero… e se è vero, è perché tu ci sei stata con questo tizio! > Aggiunse proseguendo e affermando:< Tu sei stata sessualmente con qualcuno! ...Chi?... Dimmelo!>” Domandò furioso.

Non lo avevo mai visto in quello stato, com’era realmente. Ci fu un litigio tra noi quella sera… io gli rinfacciai la sua poca sensibilità nei miei confronti e ad ascoltarmi, continuando a dirgli che lo amavo, e che proprio in quel momento avevo bisogno di lui, che mi capisse, stringesse, aiutasse a superare tutto. 

< Sei un integralista, moralista, moderno e aperto di idee solo quando ti fa comodo…> Gli urlai.

 Lui nella rabbia arrivò a dirmi addirittura:< Sei una puttana, una troia. Chissà quante volte mi hai tradito e mi tradisci ancora con altri e mi fai cornuto a mia insaputa… >

E a nulla valse il mio pianto e il mio supplicarlo affinché mi credesse…< ... ti amo Marco! …Ti amo davvero!   Ti ho sempre amato e ancora ora ti amo davvero con tutta me stessa…> Gli ripetevo. “

Vedendola veramente emozionata dal raccontarmi l’accaduto e con gli occhi lucidi intervenni interrompendola:” Mi spiace Giulia, deve essere stato terribile l’atteggiamento di Marco e per te rivivere quei momenti.” Affermai abbracciandola e stringendola a me.

“Si lo è stato, è stato terribile Adriano, io l’amavo davvero Marco, non ti dico come mi sentivo, persa, vuota, uno straccio.”

E mentre le parlavo vidi nella parte superiore del braccio un inizio di tatuaggio, tirai su la mezza manica e vidi il disegno completo di una stella strana:

“Che fai ti tatui ora?” Le chiesi.

Mi guardò e scrollò le spalle:” Ce l’hanno tutte le ragazze oramai un tatuaggio.”

“Si ma tu eri contro i tatuaggi… non ti piacevano...” E ricordandomi quello che aveva detto a me di Lucio quando ci conoscemmo le dissi:” Te l’ha fatto lui?”

“Si… che c’è di male, c’è una cultura dietro i tatuaggi…” Rispose.

“Non starti a rovinare la pelle con queste cose Giulia…” Esclamai dispiaciuto:” Se te lo vede mamma…” Aggiunsi.

“L’ha già visto!” Ribatté.

“E che ti ha detto?”

“Mi ha fatto la solita predica come adesso stai facendo tu, che i tatuaggi sono volgari ecc.…ecc.… ecc.…” Disse sbuffando. 

Mi dispiaceva che quel bastardo l’avesse anche tatuata. Restammo in silenzio, tutta la morbosità sessuale che avevo avuto in passato su lei era svanita… la vedevo indifesa e ritornando sul discorso la esortai:< Continua quello che stavi dicendomi, cosa successe dopo?>.

E riprese a narrare:

“Quella situazione con Marco andò avanti una settimana tra messaggi, qualche telefonata e incontri fugaci, dove io speravo sempre di riallacciare tutto con lui e invece terminavamo i nostri incontri con Marco che mi offendeva dandomi della puttana… E quella parola detta da lui che amavo alla follia mi ferì molto e rimbombò nella mente per molto tempo e fu concausa del mio comportamento futuro.”

“Che significa? Che vuol dire?”

“Niente…  che portarono alla rottura e comunque oramai la nostra relazione si era deteriorata, morta, finita, non c’era più rispetto tra noi e forse neanche amore che morì in quel litigio e nell’ epiteto di puttana che mi dava.  A nulla valsero le mie giustificazioni arrivando al punto di dirmi:

< Se non sei vergine dopo che lo hai sbandierato ai quattro venti, non ti voglio, l’amore è anche onestà e non solo baci e carezze, se è vero quello che dici dovevi dirmelo subito, dirmi chi è stato… Comunque io non voglio essere cornuto ancora prima di sposarmi.> Si affrettò a dire.

Per fartela breve Adriano ci siamo alzati dalla panchina e lasciati, o meglio mi ha lasciata lui… Io subito non l’ho detto a nessuno, neanche alle amiche e sono entrata in depressione, in crisi, lo amavo ancora e mi sentivo sola, inutile sporca e non ero nemmeno sicura di come tutto fosse avvenuto quella sera, se era davvero come immaginavo io.

Per me i sentimenti nei suoi confronti erano molto forti ed erano aumentati con il passare del tempo e speravo che lo stesso fosse per lui. Evidentemente non era così e la sua moralità valeva più del nostro rapporto amoroso. Mi trattò proprio come una puttana, lasciandomi nel vialetto, sola sul marciapiede andandosene.

 E in quei momenti dispiaciuta e con la morte nel cuore piangevo e pensavo:

< Guarda come ha reagito lui che era il mio ragazzo, che diceva di volermi bene, amarmi alla follia. Figuriamoci la gente i parenti, i conoscenti, le amiche come reagirebbero se sapessero quello che mi è accaduto... Se lo avessi detto a qualcuna e fatto la denuncia, nessuno mi avrebbero creduto proprio come ha fatto Marco, mi avrebbero compatita e additata tutti come la ragazza che ha bevuto e si è concessa sessualmente, dubitando e spettegolando… chiedendosi ma sarà vero poi quello che dice?! >

E in certo senso Adriano, nella mia disperazione ero convinta ad aver fatto la scelta giusta a non dirlo a nessuno a parte te. 

Passai giorni terribili, fine novembre e dicembre depressa e malinconica, senza la voglia di voler fare niente e avvertivo sempre più l’esigenza di conoscere la verità, cosa fosse successo davvero quella sera e così mi vennero in mente le tue parole che dicesti le prime volte che parlammo: < L’unico che può sapere cosa è successo realmente è Lucio, c’era lui con te…>”

“Già Lucio…” Pensai io:” Quel bastardo…”

“Ci pensai e ripensai a lungo…” Continuò Giulia: “…Così nel mio stato di malessere incominciai a meditare seriamente di incontrarlo davvero, di guardarlo negli occhi e di chiedergli spiegazioni, finché una mattina che ero all’università mi decisi. Avrei voluto informarti Adriano, ma non ti dissi nulla perché sapevo che tu eri contrario a che lo sentissi o lo vedessi e che se lo avessi saputo avresti senz’altro litigato con lui e non volevo che vi picchiaste per me. Avevo ancora il suo numero di cellulare sullo smartphone di quando mi chiamò per le offerte per i cani e quella mattina più giù di morale del solito mentre ero nei bagni dell’università in una pausa dell’intervallo, d’istinto con il batticuore e il timore presi lo smartphone, cercai il numero di Lucio nella rubrica e gli mandai un messaggio WhatsApp.

 < Ciao Lucio, ti ricordi di me? Sono Giulia, la ragazza delle offerte per i cani. Vorrei parlarti!> Scrissi solamente, mettendo subito dopo via lo smart in tasca quasi pentita di averlo fatto e immediatamente rientrai in aula a seguire la lezione.

Mi rispose quasi subito con un altro messaggio, ero seduta nel banco quando sentii il bip… dell’arrivo del messaggio. Guardai il display e vidi che era lui, la sua risposta, mi prese il batticuore, non lo lessi subito, aspettai dieci minuti buoni, non sapendo se farlo. Quando lo aprii, lessi: < Ciao bellissima… come va? Mi fa piacere risentirti dopo questi mesi, ti ho pensata spesso in questo periodo, spero anche tu. Certo che voglio vederti e parlarti anch’io, dimmi solo dove e quando?” Seguito da una emoticon a cuoricino che pulsava, che si ingrandiva e rimpiccioliva.

Ricordo che pensai: < Ma cosa ha capito sto scemo? Che voglio incontralo per rivederlo?>

Comunque aspettai ancora un po' e poi gli inviai un altro messaggio:< Se puoi oggi pomeriggio alle 15.00 quando esco dalla facoltà, al Gianicolo davanti alla statua di Garibaldi… verso la terrazza…>

Poco dopo rispose ancora:< Certo, ci sarò… > Con ancora la emoticon a cuoricino che pulsava. 

 

Quel pomeriggio andai a piedi e lo incontrai. Quando arrivai lo vidi verso il chiosco, lo riconobbi subito per il suo modo di vestire da tamarro, mi venne un tuffo al cuore, era il volto che vedevo nelle mie immagini, nei flash mentali e nei sogni o meglio negli incubi che avevo. Solo a osservarlo avvertivo una sorta di attrazione e repulsione verso lui e non sapevo se andarmene via e fui tentata di farlo, ma poi mi feci avanti, mi vide e sorrise e lo incontrai.  Fu gentile e caloroso, quasi mi abbracciava se non mi spostavo indietro con il busto di un passo, non le strinsi nemmeno la mano. Ci sedemmo sul muretto di cemento della terrazza, distanti dalla gente e dopo gli in convenevoli per introdurre il discorso con:< Come va! Come stai…> parlammo anche dei cani e tra le altre cose gli domandai chiaro di quella sera alla sagra della tellina a Ostia, dicendogli che volevo sapere cosa era successo quella sera.

< Che mi hai fatto alla sagra a Ostia?> Domandai seria guardandolo negli occhi. Restò imbarazzato e subito rispose:

< Eh… che ti ho fatto? Cosa vuoi che abbia fatto, abbiamo passato la serata assieme.>

< No Lucio voglio sapere la verità… che mi hai fatto?> Replicai seria e decisa, devi essere sincero. Lui vedendomi così risoluta subito disse nulla, ma alle mie insistenze ammise: < Eh va be… Ti ho baciata… Che è una colpa baciare una ragazza che ti piace e che ne sei innamorato? E anche tu l’hai fatto, mi hai baciato.> Aggiunse.

< E perché ti avrei baciato anch’io visto che avevo già il ragazzo e ti conoscevo appena e non sei nemmeno il mio tipo?” Domandai ancora seria.

< Non so, penso di piacerti io!> Replico Lucio.

< No… assolutamente, non mi piaci affatto. Non sei il mio tipo e non mi metterei mai con uno come te!> Ribattei. 

< Perché?... Non ti piaccio?> Replicò lui.

< Si esatto! Non mi piaci come ragazzo e come persona.” Risposi convinta.

Lucio giocherellava con le chiavi della moto in mano, diceva e non diceva le cose e stupidamente mi corteggiava:” Lo sai che sei sempre bella… Ti ho pensata tante volte…” E così via, ma non mi interessava il suo corteggiamento stupido, non ero lì per lui, ma per conoscere la verità di quella sera. Mi feci coraggio e decisi determinata di affrontare la questione con serietà. ed esclamai all’improvviso con coraggio:

< Guarda Lucio, io penso che tu mi hai drogata, portata alla spiaggia e violentata…> Non aggiunsi altro e lo osservai. Subito restò in silenzio e poi intimorito esclamò:

< Ma che dici? Drogata, violentata… ma per chi mi hai preso? Sono un ragazzo serio io, non faccio queste cose.>

In un primo momento si chiuse in sé stesso, si irrigidì rispondendomi alzandosi dal muretto e mettendosi in piedi: < Chi te le ha dette queste cose… tuo fratello?>

< No…mio fratello non mi ha detto niente, non c’era quando eravamo soli io e te ad aspettarlo… Lui non centra, sono io che voglio sapere la verità, per me.> Affermai.

Diventò serio e vedendolo pensoso per stimolarlo a dirmi la verità, a confessare. Gli dissi:

< Guarda Lucio, se mi dici la verità e mi parli con sincerità non ti denuncio, ma voglio conoscere la realtà. >” 

“Meno male…” Pensai io mentre ascoltavo:” Che Giulia non sospetta nulla di me.”

“E lui?” Domandai premuroso:” Lucio che ha fatto, che ti ha detto?”

“Lui restò in silenzio continuando a pensare e camminare avanti e indietro davanti a me seduta, avevo toccato il punto giusto e per stimolarlo continuai:

< Da quella sera a Ostia ho iniziato ad avere dei flash mentali su di te. Mi compari e rivedo alcune scene e alcune notti ti sogno, ti vedo…”  A quelle parole lui per il tipo che era sorrise stupidamente e irriverente mi chiese con un sorriso scemo: < Davvero mi sogni? ... Anche eroticamente?>

Non risposi ma gli lanciai uno sguardo di sdegno e lo esortai a dirmi la verità.

A quel punto si risedette sul muretto vicino a me confessando:” Non ti ho né drogata né violentata o costretta, hai solo bevuto alcolici, mischiato e abbiamo fatto sesso… ma la colpa è tua, tu sei la causa di tutto perché m’hai istigato a comportarmi così, tu sei colpevole. L’ho fatto per amore Giulia perché ti amo e sono pazzo di te fin dalla prima volta che ti ho vista davanti al canile. Si è vero, abbiamo bevuto il vino e poi la birra e io l’ho allungata con qualcosa di leggero per esaltarci, niente di che, non droga, ma stimolante che vendono nelle discoteche… Abbiamo girato gli stand e poi ballato e ti stringevi a me, scherzavi ed eri felice con me e io con te, non mi sembrava vero e siamo andati verso l’arenile che era poco distante. Due o trecento metri e abbiamo fatto l’amore alla spiaggia, al buio sulla sabbia, abbiamo praticato sesso, ci siamo amati, anche tu mi hai amata, mi stringevi, baciavi, mi desideravi e volevi.>   

Io ascoltavo incredula e in silenzio quelle parole e riflettevo alche lui aggiunse:< Sei stata tu a volere andare alla spiaggia… Comunque quella sera ci siamo amati, abbiamo fatto l’amore e da quella sera a Ostia, sono innamorato di te… Ti penso sempre e ti voglio, ti desidero.> Ripeté sfacciatamente. Ma io non accettando la sua provocazione e il suo discorso gli dissi chiaro:

< Ahh… sarebbe colpa mia essere stata in spiaggia con te e abusata? Mi hai deflorata… lo sai che ero vergine?> Precisai. Ero seria e arrabbiata a conoscere come erano andate realmente le cose e lui negò di saperlo:

“Non lo sapevo che eri vergine te lo giuro, se no non ti avrei deflorata. Pensavo che il tuo ragazzo, come si chiama… quel Marco ti avesse già chiavata …> Rispose volgarmente aggiungendo subito:< Ma tu ci stavi, mi volevi, mi cercavi, mi baciavi e amavi… ti concedevi e partecipavi all’amplesso.> 

Inutile dire che a quelle parole mi sentii provocata e colpita e non risposi ma feci io ancora una domanda:

< Ho anche un ricordo che parlavi con qualcuno chi era?> Domandai.

<Ah vedo che ti ricordi bene tante cose…> Rispose lui:< … quindi ti ricorderai anche di come ti piaceva e godevi a fare sesso con me…> Replicò sorridendo.

<Non mi interessano le partii oscene e sessuali di quello che è accaduto contro la mia… o l’assenza della mia volontà…” Affermai:” … ma quello che è successo. Rispondimi seriamente, con chi parlavi quella sera? Chi era?> 

< Oh nessuno…> Rispose ridendo:<… era un guardone che era arrivato lì vicino e io l’ho mandato via, non c’era nessun altro oltre me e te.>” Precisò.

Io a sentirmi informare di quelle parole dette da Lucio riguardo la sua ammissione, tirai un sospiro di sollievo visto che mi escludeva completamente, tutto sommato non mi aveva tirato in ballo e si era comportato da amico in quel frangente. “Ma perché mi chiedevo?” 

Intanto Giulia proseguiva a spiegarmi:

“<Mio fratello dov’era?> Gli domandai ancora per capire.

< Tuo fratello Adriano arrivò dopo, quando noi eravamo ritornati alla sagra e continuammo a ballare e a bere…e poi ci sedemmo ai tavoli. Lui non si accorse di niente.> Mi disse.

Quando conobbi la verità a quelle parole mi sentivo vuota, la mia vita era cambiata, cosa mi restava ancora? Il ragazzo che amavo, Marco l’avevo perso, assurdamente mi aveva lasciata non per amore, ma perché non ero più vergine e chi mi aveva resa così deflorandomi e rovinandomi diceva di averlo fatto per amore, perché mi amava. Ero confusa, schifata e delusa di tutto, anche di me stessa. Mi alzai e me ne andai senza nemmeno guardarlo e salutarlo, mentre lui seguendomi mi chiedeva scusa…”

“<Scusami Giulia, perdonami, l’ho fatto per amore, solo per amore perché ti amo…perdonami, cerca di capirmi… scusa…”  Sembrava sincero il suo pentimento.

Mi fermai e voltai:<Scusa?> Esclamai: < Mi chiedi scusa? Perdono? Sai che per colpa tua, per quello che hai fatto, per avermi deflorata mi hai rovinata e ho litigato con il mio ragazzo e ci siamo lasciati?>

< Vi siete lasciati? Oh bene!> Iniziò a dire irriverente lui:< Se ti ha lasciato è perché non ti amava davvero… Io invece si… io ti amo e se vuoi te lo dimostrerò.  Ci sono io per te se vuoi Giulia, io ti amo e non ti lascerò mai?> Ripeté. 

E a quelle parole non gli risposi, mi rivoltai e me ne andai lasciandolo là da solo.”

A quelle parole di mia sorella pronunciai:

“Bello stronzo…! Continuava a provocarti e corteggiarti, oltretutto dopo quello che ti aveva fatto…” Affermai immaginando che tutto quell’amore che manifestava a Giulia, non fosse altro che solo una tattica per abbordarla. E le domandai risentito:” Ma com’è che ti sei messa con lui dopo?”

Guardò verso la porta chiusa della camera, come ad assicurarsi che mamma non potesse sentire e riprese a narrarmi:” Dopo che si era conclusa la mia storia con Marco mi sentivo morta dentro vuota e inutile. Le sensazioni e le emozioni che provavo in quella circostanza e condizione erano dolore, sofferenza psichica ma anche fisica, abbassamento dell'umore, niente mi sembrava più avere significato e la mente ritorna sempre su ricordi ed emozioni dolorosi, sia su Marco, che Lucio.  Me li vedevo tutti e due, uno era il contrario dell’altro e non solo socialmente e non sapevo dirmi se fosse stato più cattivo con me Lucio che mi aveva ubriacata con qualche stimolante e obbligata inconsciamente a fare sesso con lui, ma continuando a dirmi che l’aveva fatto per amore e che mi amava. Oppure Marco che amavo davvero, ma che a sentire quello che era successo mi aveva lasciata dandomi della puttana.

Entrai in depressione, mi sentivo una nullità a cui non interessava più niente e a nessuno… ci mollai anche nello studio…” 

“Potevi parlarmene Giulia, avrei cercato di aiutarti…” La interruppi. Scrollò le spalle.

“Lucio avrei dovuto odiarlo, disprezzarlo per quello che mi aveva fatto, ma non ci riuscivo, da una parte mi faceva pena, inconsciamente giustificavo quello che aveva fatto seppur sbagliato. Dal suo punto di vista era stato un atto d’amore, legato allo stile della sua vita balorda e al suo modo di amare. Marco che avrei dovuto amare invece, iniziai a disprezzarlo per il suo comportamento nei miei confronti e per avermi apostrofata più volte puttana…

Come ti ho detto ero depressa, delusa e in quei giorni e settimane Lucio nonostante tutto non smetteva, continuava a messaggiarmi mandandomi cuoricini ed emoticon che si aprivano assieme al messaggio, oppure inviando due labbra che schioccavano in un bacio con su scritto <Smakk!!> Dicendomi che mi voleva, che mi amava, che da quando mi aveva rivisto non pensava che a me, che a lui non interessava se ero vergine o no se, ne avevo avuto uno, cento…. o altri mille ragazzi. 

Io ero stata lasciata da Marco, ero sola, ce l’avevo con tutto il mondo e non volevo vedere nessuno, l’unico legame che avevo con qualcuno era lui che insisteva a rivedermi.

Durante le feste natalizie quando tu eri andato su a Verona da papà, mi sentivo persa. Un sabato sera che ero sola e malinconica e alle loro richieste non volli andare con le amiche che erano tutte accoppiate con il ragazzo, mi mandò un messaggio con l’invito di andare a ballare sola io e lui, alla discoteca Room 26. Riflettei, lo lessi e rilessi e non so nemmeno io perché accettai ... non so perché…davvero…  forse per non essere sola le feste di Natale che mi pesavano molto. Lui non era assolutamente il mio tipo, era più grande di me di ben quattro anni e tutto sommato infondo diceva di amarmi, di essersi innamorato di me, una ragazza di 18 anni.

Non avevo proprio intenzione di avere una storia con lui. Figurati proprio lui! Primo perché non mi piaceva fisicamente e come tipo, né caratterialmente e come si vestiva e poi perché essendo uscita da poco dalla relazione con Marco mi sentivo distrutta e non ero pronta ad iniziarne un'altra storia senza amore e a lui nonostante quello che mi aveva fatto non so perché non riuscivo a odiarlo. Non lo avevo mai considerato un nemico, ma nemmeno un partner potenziale per me, proprio non lo vedevo come ragazzo, così adulto e maturo in confronto a me. Mi dicevo;” Ci vado a ballare solo qualche sera per non restare sola e vedermi davanti le amiche che mi fanno mille domande… poi passati questi giorni lo mollo e lo allontano.> Invece a un certo punto senza accorgermene mi sono ritrovata coinvolta con lui e ho incominciato a guardarlo con occhi diversi ed è successo…”

“Cosa è successo?” Domandai io. Ma lei senza rispondermi proseguì nel suo racconto:

 

“Quella sera mamma era andata dal suo Sergio e io e lui ci vedemmo fuori dalla discoteca, conoscendo il precedente, indossai un paio di Jeans neri molto aderenti, sia sulle cosce che sul sedere, e avrebbe sudato molto se avesse voluto toglierli senza il mio consenso, sarebbe stato quasi impossibile.  Quella sera ero demotivata, demoralizzata, senza trucco e vestita normalmente, non avevo niente di speciale eppure lui mi fece un sacco di complimenti sulla mia bellezza e per come ero vestita e se devo dire la verità, in quel contesto mi fecero piacere. 

Anche lui insolitamente era vestito in modo elegante, anche se tutto in nero, pantaloni, camicia, scarpe e cinturino.

Entrati nella discoteca abbiamo bevuto e ballato e su sua iniziativa ho iniziato a divertirmi e a dimenticare certe cose, chi fosse lui e a Marco. Lucio ballando mi abbracciava e stringeva, mi fissava negli occhi e avvertivo il suo profumo nelle narici, lo stesso di quella sera a Ostia e mi portava la mente a quei ricordi soprattutto quelli sessuali. Non so se lo mise intenzionalmente. Bevemmo qualche bicchiere, anche alcolico, non volevo sapere più niente del passato, volevo distarmi e dimenticare tutto, e lui scherzava e mi sorrideva sempre. Mi sentivo sempre più accaldata ed euforica, non sapevo se era solo il bere o lui che aveva messo ancora qualche stimolante nel mio bicchiere, ma in quel momento non mi interessava, mi sentivo bene, stavo bene con lui.

Comunque verso l'una del mattino, mentre ballavamo prese a strusciarsi e a stringermi, mi baciava sul collo e diceva all’orecchio paroline belle, dolci che Marco non mi aveva mai detto.  A un certo punto in quella bolgia che sembrava la confusione che c’era alla sagra, mi ha baciato sulle labbra poi si è staccato e tanto che la musica andava mi ha guardata fissa negli occhi. Lo guardai anch’io, era brutto con quel naso affilato e la testa rasata, ma mi sorrideva e assurdamente mi piaceva e avvicinandosi ancora mi ha baciata nuovamente sulle labbra, quella volta spingendo e introducendo la lingua, e io l’ho lasciata entrare in bocca ricambiando inspiegabilmente il suo bacio. Poi, dopo avermi accarezzato i capelli mi ha sussurrato: " Usciamo?" Non so nemmeno io perché l’ho fatto, come un automa ho annuito e lui presami per mano mi ha tirato a sé e siamo andati a prendere le nostre cose al tavolino e passando tra la bolgia di ragazzi siamo usciti. Mi sentivo strana, leggera ma a differenza della sagra ero cosciente.  Fuori dopo pochi passi ci siamo ancora fermati e ribaciati in bocca con la lingua e mi resi conto che lui era molto più passionale di Marco e poi tenendomi per mano mi ha portata alla sua auto. Non mi sono posta in quel momento del perché mi portava in auto, cosa volesse fare anche se lo intuivo e dove volesse andare, e comunque acconsentii, siamo saliti, ha acceso lo stereo e messo un cd lento, poi il motore ed è partito. 

Non so dove andavamo, so solo che stavo bene in quel momento con lui. Poi ci siamo fermati nel parcheggio dietro a casa sua, con la musica bassa e soffusa nell’abitacolo, parlavamo, ridevamo e fumavamo ascoltando la musica. Non avevo affatto paura di lui, anzi, pur disprezzandolo paradossalmente per la prima volta mi era venuta voglia di fare sesso nonostante non mi piacesse come ragazzo. Ed eravamo in macchina, e praticamente io consciamente, sesso non lo avevo mai fatto, visto che la volta precedente non me la ricordavo se non a pezzi. “

Giulia fece una pausa guardandomi e dicendo:” So che quello che ti dirò ora Adriano lo disapproverai, ma voglio dirti la verità...”

Vidi che era imbarazzata, chinò il capo e parlava con la testa bassa osservandosi le mani e le dita che muoveva in continuazione. Poi più scrutandomi negli occhi riprese la narrazione:

“In auto ci siamo ripetutamente baciati con la lingua in bocca e la musica di sottofondo che lui mi dedicava e mi sentivo stranamente eccitata e a un certo punto senza dire nulla ha tirato giù il sedile del passeggiero. Li ho capito che intenzioni avesse e cosa avrebbe fatto, volevo e non volevo, assurdamente mi sentivo eccitata e attratta da lui, dalla sua bruttezza. Non ho fatto nulla per impedirgli di toccarmi e accarezzarmi il pube e ho lasciato che mi tirasse giù la cerniera dei pantaloni e mi palpasse e frugasse sul sesso e sui peli con le dita, introducendone uno mentre mi baciava. Ero eccitata e presa dalla frenesia, io stessa su sua sollecitazione l'ho aiutato a togliermi i jeans e le mutandine, ho alzato il sedere da sedile e lui li ha sfilati, tirandoli giù alle caviglie, fino a togliermeli completamente dai piedi lasciandomi nuda dall’ombelico in giù. Con le sue lunghe dita magre mi accarezzava le cosce e il sesso e mi piaceva e a un certo punto d’istinto eccitata le ho allargate. Ed è venuto a mettersi tra esse e sopra me baciandomi.  Ho avvertito il suo glande duro spingere forte e aprirmi le grandi labbra, divaricarle ed entrare, penetrarmi fino in fondo e non ho capito più niente. Un gran calore mi invase la pelvi e poi il viso e mentre mi baciava lo stringevo a me per la prima volta conscia. E lo sentivo andare avanti e in dietro dentro la vagina e mi ha posseduta lì sul sedile della sua auto, facendomi gioire mentre mi sussurrava parole belle e diceva che mi amava alla follia, che ero la sua ragazza oramai. Io non capivo niente, partecipavo, muovevo il sedere su quel sedile verso lui, e mi sentivo per la prima volta posseduta da un uomo e gioivo, e pensavo stupidamente in quel momento:< Chissà come me quante altre ne ha possedute  su questo sedile della sua auto…> Ma non mi interessava, sentivo trasporto  e attrazione per lui,  era il primo ragazzo che mi  aveva deflorata e che mi prendeva sessualmente, sia carnalmente che emotivamente e in quei momenti mi sentivo davvero la sua ragazza e stranamente ero felice di esserla.

E anche se non ero l’unica ragazza che possedeva nel sedile della sua auto, questo non tolse che alla fine ero molto contenta. Ero soddisfatta di me e di lui. Mi era piaciuto fare sesso con Lucio. E pensavo: < Ecco l’ho fatto!  Adesso Marco potrà dire veramente che lo tradito volontariamente, che l’ho fatto cornuto e adesso sono una donna.”

Giulia fece una pausa lunga e proseguì quasi vergognandosene:

“Doveva essere solo una serata in discoteca, eccitante e divertente per dimenticare Marco e la mia tristezza e niente di più, e invece… mi ritrovai a baciarmi con lui e poi a bere, volevo scordare tutto e ci riuscii, mi sentivo felice in quei momenti e poi, all’uscita della discoteca, nella sua auto … facemmo l’amore, sul sedile. Fu come farlo per la prima, come se mi deflorasse di nuovo con me consapevole e fu bellissimo ne godevo, ma quella sera non abusò di me, ero cosciente e consenziente e lo desideravo al punto da farmi togliere i pantaloni.  

 

Il mattino dopo Lucio iniziò a tempestarmi di messaggi d’amore a cui rispondevo divertita, e il pomeriggio dopo mi ritrovai ancora con lui tra le sue braccia, a casa sua, nel suo letto, ma ero sempre consapevole e partecipe. Facemmo l’amore a casa sua, nel letto, fra le sue lenzuola e fu bellissimo, ero sempre consenziente e per me fu una scoperta, una rivelazione fare sesso con Lucio e da quel pomeriggio mi sentii sua e sono diventata la sua ragazza. 

Ho dimenticato Marco che in fondo con lui non c’era altro che un rapporto quasi platonico, fatto di baci e carezze e anche se Lucio non mi piaceva esteticamente e lo reputassi brutto, mi sono innamorata di lui che mi aveva posseduta carnalmente e mi aveva resa donna, e fatto gioire il mio corpo, le mie carni e la mia mente…dalla sua virilità.”

La interruppi: “Eh da come lo dici sembra che sei davvero innamorata!”  Affermai pensando:” Di quel bastardo…La bella e la bestia…”

“Si!... Ora lo desidero da impazzire. Lo voglio in un modo assurdo, mi ritrovo a pensarlo spessissimo durante il giorno e desidero fare l'amore con lui. Non avevo mai provato per Marco ciò che provo per Lucio. Si è meno bello e un po' un tamarro…” Disse sorridendo:” … ma sono molto attratta da lui. Anche se ha un carattere difficile forse riuscirò a cambiarglielo.”

Ero preoccupato perché come diceva mamma si era presa davvero una cotta per lui, si era innamorata più che con Marco, probabilmente lui possedendola carnalmente l’aveva fatta innamorare. Ma io conoscevo Lucio più di lei, non dico che lui non provasse qualcosa per Giulia, certamente le piaceva e le voleva bene, ma sapevo che non aveva sentimenti, lei per lui, era solo una troietta, una puttanella, da chiavare e far prostituire e l’apostrofava sempre così quando eravamo assieme. L’aveva ripetuto tantissime volte, la sua bellezza era solo uno strumento fine a qualcosa che interessava a lui e gli avrebbe portato dei vantaggi diretti e cercai di aprirle gli occhi.

“Senti Giulia… Non legarti troppo a lui, non lo conosci bene, tu vuoi cambiarlo, ma non vorrei che lui cambiasse te!” Mormorai.

“Io sono già cambiata…” Rispose seria:” Non sono più la Giulia di prima, lui in questi sei mesi mi ha trasformata. Non sono più la ragazza di prima, sono diversa, una donna…” Restai stupito dalla sua risposta.

“Cosa vuoi dire con questo Giulia?  Lui ti ha cambiata e cosa sei ora?  Ricorda che anche se hai 19 anni e vai all’università, sei ancora una ragazzina… e lui ne ha ventitré di anni, in confronto a te è un uomo.”

Come imbarazzata si premurò di dire e chiarire la sua risposta: 

“Voglio dire che mi ha emancipata, mi ha fatto vedere la vita sotto aspetti diversi dal modo in cui la vediamo noi. Avrò 19 anni, ma ora conosco le persone, so cosa vogliono…” Affermò

“Ma Giulia? .... Ma che discorsi fai? Te le ha messe lui in testa queste cose?” La redarguii avvisandola:” Stai attento, che lui non è chi sembra…”

“Lo conosco bene oramai, come lui conosce me… anche lui mi ama a modo suo, e io per lui farei qualsiasi cosa…” Esclamò sorridendo felice.

Capii che era difficile farle aprire gli occhi e le spiegai: 

“Tu esci fuori da una brutta storia di cui lui è la causa non dimenticarlo mai e ti sei ritrovata con lui, secondo me Lucio ha approfittato di te, della tua debolezza psicologica, della tua età e si è inserito in te. Da lui non devi aspettarti nulla di buono… viene da una famiglia particolare… anche la sua famiglia tu non la conosci... “

“Si che la conosco…” Mi interruppe.

“Ah sì? Ti ha parlato della sua famiglia, di suo padre…?” Chiesi. 

Tirò un sospiro con un sorriso beffardo: “Oh sì…Suo padre lavora all’estero, e sua sorella me la presentata e siamo diventate amiche, fa l’estetista anche a domicilio, è simpatica mi vuole insegnare la sua professione e sua madre fa la parrucchiera…”

Feci una pausa e poi allarmato la informai: “Ma non è proprio così Giulia, di sua sorella dicono che faccia la vita… hai capito?” 

Fece un sorriso e scrollò le spalle:” Embè se anche fosse è una ragazza come le altre, solo perché fa la escort cos’è…?  È diventata una extracomunitaria? Comunque a parte che lo sapevo me l’aveva detto lei.” Disse. 

In quel momento non sapevo che pensare, sembrava plagiata, sapeva che la sorella di Lucio era una prostituta e non solo la giustificava, ma la reputava un’amica simpatica. 

Diventai serio:” Cosa vuoi dire con:<…è una ragazza come tutte le altre?> ... Che significa < lo sapevo?> Non dirmi che frequenti davvero quella ragazza lì, ha 25 anni…  La gente, dice che si prostituisce, che vende il corpo agli uomini se non hai capito… che il lavoro che fa da estetista è solo una copertura per la sua attività da puttana…!” Esclamai, aggiungendo:” Anche la madre di Lucio che ha cinquant’anni fa la vita come lei, gira le case su appuntamento a tagliare i capelli agli uomini e poi si vende e ci fa sesso con loro. Come vedi quella gente li è meglio perderla che trovarla. E lui è meglio se lo lasci perdere.” Affermai.

Come risentita da quella verità scrollò le spalle ed esclamò stizzita:” ... La gente dice tante cose, farebbe meglio a farsi gli affari suoi e pensare a sé stessa… Io la sorella l’ho conosciuta, siamo diventate amiche, è più grande di me, simpatica e mi sembra una persona a posto anche se fa il lavoro che dici tu. E poi anche se fosse così, a me non interessa... è una sua scelta come potrei farne anch’io…” Fece per alzarsi e andarsene e la presi per una mano…:” Aspetta Giulia…  Ma che dici sei pazza? Cosa vuol dire < … è una sua scelta che potrei fare anch’io?> Ma sei davvero impazzita?”

Veramente lei non aveva detto :<...è una scelta che potrei fare anch’io…> ma < … la sua è una scelta come potrei farne anch’io…> Che c’è una bella differenza, ma lei credo volutamente non mi corresse l’errore che cambiava il significato alla frase, ma anzi l’accettò come detto da me e questo mi preoccupò e spaventò. 

“Ma hai capito cosa ho detto Giulia? Che fa la puttana sua sorella, si vende il corpo agli uomini.”

Restò in silenzio per poi dire con la sua faccia provocatoria come tutte le diciannovenni:” Be vorrà dire che avrò un’amica e forse una cognata che fa la vita.” E sorridendo tirò il suo braccio staccando la mano dalla mia per alzarsi e allontanarsi. Al che le dissi:

“Aspetta Giuly… siediti per favore...” 

Ero sconvolto dalle sue risposte, sembrava che non le importasse, non si rendeva conto del rischio che correva… o peggio, che nascondesse qualcosa e allora fui chiaro:” Tenteranno di farti diventare come lei… una puttana!” Mormorai:” Una prostituta vera, una escort come dicono loro…”

“Ah... una puttana anche a me ...” Disse sorridendo tirando su la testa con una smorfia assurda che pareva denotare che non capisse il pericolo:” Lo diceva anche Marco che ero una puttana… nella vita non si sa mai cosa si diventa in futuro, si può diventare principesse o anche puttane…” Rispose sorridendo. 

Ero incredulo, strabiliato. Vedevo che continuava a non capire o meglio a far finta di non voler capire, solo perché era innamorata di quel balordo o perché nascondeva qualcos’altro? Allora le dissi:  

“E lui? Lucio ti ha detto che lavoro fa?” 

“Lui commercia.” Dichiarò ambigua... 

“In cosa…?” Domandai.

“Un po' in tutto come papà, almeno questo è quello che ha detto a me, perché cosa fa?” Domandò non sapendolo davvero o fingendo di non saperlo…

“Lucio fa il ladro, spaccia droga, collabora con la mamma e la sorella a farle prostituire assieme a quell’altro balordo di suo cognato che è sempre con loro, che le fa da protettore...” Mi guardò negli occhi ridendo:” Nando?”

“Si lui…” Risposi.

“Ma se è tanto simpatico… ho conosciuto anche lui...” Disse.

“Si… simpatico, lui è un magnaccia, un protettore, un <pappa> come diciamo a Roma e a frequentare loro, finisci che ti trascinano a fare quella vita… lasciali perdere Giulia, lascia Lucio… non la devi vedere più quella gente.”

Mi guardò seria dicendo:” E tu come fai a conoscere Nando e quello che fanno loro se non li hai mai visti?”

Non sapevo che dire, ero spaventato, e balbettai:” Me le ha dette un mio nuovo amico che conosce Lucio la sua famiglia.

Restò in silenzio e mi guardò seria chiedendomi: “Perché mi dici queste cose Adriano?”

“Per proteggerti, perché non voglio che ci resti avvinghiata con loro, non è gente come noi, che fa per te. Io non voglio che soffri per causa sua, vederti preda di pianti e disperazioni per lui.”

“Non succederà perché ci amiamo…” Ribatté lei determinata:” Lui mi renderà felice, anche se non sarà come vorrò io.”

Mi resi conto che era inutile parlare, sembrava che accettasse quello che facevano, che non gliene importasse di che famiglia era, che non si rendeva conto che loro avrebbero cercato davvero di farla prostituire…

Mi resi anche conto di averle detto troppo, ma dovevo metterla in guardia. Poi però mi prese anche la paura e l’angoscia, innamorata com’era c’era il rischio che lo dicesse a Lucio quello che le avevo detto e che lui si risentisse per come avessi parlato io a lei della sua famiglia, e se la prendesse con me e le dicesse la verità su quello che era successo quella sera a Ostia, sotto il ponte. E allora cercai di correre ai ripari raccomandandomi:

“Però senti Giulia, io queste cose te l’ho dette solo per proteggerti, per metterti in guardia, per farti avere una visione reale di loro, tu però a Lucio non dirgli che abbiamo parlato e ti ho detto queste cose. Lui è un balordo, un tipo fatto a modo suo, anche manesco e potrebbe prenderla in un modo inappropriato e reagire verso di me.”

“Vuoi che non gli dica nulla di quello che mi hai detto? Hai paura di lui?” Mi disse sorridendo ironica mentre si avvicinava alla porta per uscire.

“Non è che ho paura di lui Giulia, ma cerca di capirmi, sai lui è un tipo rissoso a volte aggressivo, lui non capirebbe che le ho dette per il tuo bene... penserebbe che le abbia dette solo per farti allontanare da loro.”

Sempre con un sorriso ironico, quasi divertito affermò:

“Dirle a me e poi raccomandarmi di non dirgliele a lui è come se tu mi dicessi: < Sai Giuly, io non voglio che lo frequenti, ma se tu lo fai sai cosa ti aspetta… e se ti facesse fare la puttana che ti portasse a prostituire come sua sorella, tu lo sai e sono affari tuoi, io ti ho avvisata, è così?” Mi domandò.

“Si in un certo senso si…” Mormorai, ma io a te l’ho detto per il tuo bene precisai.

“Però non sei coerente Adry…” Rispose lei:” … perché se tu avessi realmente paura che mi facciano fare la puttana, dovresti far di tutto per impedirglielo, anche affrontarli...” Aggiungendo con uno sguardo quasi di commiserazione nei miei confronti che non gli avevo mai visto negli occhi: “Mi dici che sua sorella fa la prostituta e che secondo te lui ha intenzione di farla fare anche a me e poi mi fai capire:< ma se vuoi continuare continua, vai pure? Io te l’ho detto…> Messa in questo modo Adriano, è come se tu accettassi che mi facessero prostituire anche a me e a te non interesserebbe niente…” Affermò.   

“Dai Giulia non filosofare sulle parole, non metterla su questo tono, non essere provocatoria e sarcastica verso di me, io non lo accetto proprio che possano farti fare la prostituta, guai a loro, io l’ho detto solo per il tuo bene, per proteggerti...” Dissi risentito dal suo atteggiamento.

“Provocatoria io?  Ti sei dimenticato che me lo hai presentato tu a Lucio? Che tu insistetti perché andassi alla sagra a Ostia con lui…. Sai cosa mi diceva quando manifestavo l’intenzione di dirtelo che uscivamo assieme? Diglielo pure, vedrai che lui sarà contento… non avrà nulla in contrario, ma mi rendo conto che forse si sbagliava, aveva troppa stima in te Adry, cosa che tu non hai per lui.”

Poi guardandomi fisso con aria di sfida mi domandò:” Sei contrario che esca con lui?  Che frequenti sua sorella soltanto perché fa la puttana…?  Non vuoi?”

Ero pieno di rabbia e furioso del suo atteggiamento e mi stavo contraddicendo di tutto quello che le avevo detto prima e pieno di ira interiore esclamai:

“Non metterla in questo modo Giulia, hai quasi diciannove anni ormai e ragioni da adulta. Io non ti dico di non uscire con lui o frequentare sua sorella Claudia, io ti dico solo che sono contrario che li frequenti dopo quello che ti ha fatto e sai che gente è loro… Lui è un ragazzo strano, ma se piace a te prenditelo pure… stai tranquilla. “E con rabbia aggiunsi:” Se ti piace diventare una escort… diventala pure!” Esclamai.

“Ah grazie del consiglio, ci penserò…!” Ribatté quasi offesa con una smorfia risentita.

“Dai Giulia, non volevo dire questo…. Sono arrabbiato, lo sai che parlo per rabbia perché ti voglio bene e non capisci il pericolo…”

Ma lei proseguì a parlare:

“Marco mi dava della puttana. Tu mi dici che se voglio diventare una escort sono affari miei…” Aggiungendo:” Quello che ha fatto Lucio è sbagliato lo so, ma l’ha fatto per amore. Solo per quello, perché mi amava e mi ama… e lo perdonato se lo vuoi sapere.” Ribadì giustificandolo. 

Non sapevo che dire. Certo che ero contrario, quello era un balordo, spacciatore, ladro e anche puttaniere, lo sapevo bene. Accompagnatore della madre e della sorella a fare prestazioni sessuali, come le chiamavano loro e il rischio che ci provassero con Giulia era reale, e mi faceva rabbia il suo comportamento di accettazione come se sarebbe successo, l’avrebbe accettato prostituendosi anche lei. Era solo una ragazza che aveva trovato le persone sbagliate e non se ne rendeva conto.

“Ecco volevo solo dirti questo io.” Mormorai:” Sai che ti voglio bene e puoi contare sempre su me.”

“Grazie delle informazioni Adriano…” Rispose:” … ma per me non cambia nulla nei loro confronti…” Si alzò e allontanò in salotto andando vicino a mia madre a guardare la Tv, smanettando con lo smartphone di ultima generazione che gli aveva regalato Lucio, a leggere e inviare messaggi. 

Non mi capacitavo:” È scema …” Mi dicevo:” Possibile che non si renda conto che c’è la possibilità che la facciano prostituire davvero come la sorella di Lucio? Possibile che non lo capisca che proprio perché è innamorata è più facile.

“Devo parlare con Lucio.” Decisi.

 

 

 

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