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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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L'AMICIZIA VELENOSA

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PAGINA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

CAP. 1 L’AVVENIMENTO

 

 

 

Quello che sto per raccontarvi è accaduto a Roma pochi anni fa e rivela come anche le persone più esemplari e per bene della società, possano commettere atti ignobili e perversi e possano scendere gradino per gradino la scala della perversione fino giungere nel baratro più profondo, sia per il desiderio personale di uscire dal loro guscio famigliare e cambiare abitudini, che per il desiderio di fare nuove conoscenze e muoversi da soli, da indipendenti e persone adulte. Senza rendendosi conto che a seconda dell’amicizie e dalla fiducia che si dà a certi individui, si finisce per essere manipolati e trasformati fisicamente e psicologicamente, come è accaduto a me e a mia sorella.

Narrerò la pura realtà dei fatti dandone una visione romanzata e sceneggiandola in modo che sia comprensibile e partecipativa emotivamente al lettore; eviterò volontariamente i termini o alcune frasi romanesche che spesso abbiamo usato nei nostri dialoghi, ma li tradurrò in italiano dimodoché sia comprensibile a tutti.  Metterò bene a fuoco come la vita di un ragazzo tranquillo, serio e studioso, membro di una rispettata e stimata famiglia piccolo borghese, possa essere stravolta e sconvolta da un quasi coetaneo, un ragazzo di periferia, balordo e narcisista.

Narrerò l’accadimento di fatti ben precisi. Dove Giulia e Lucio (mia sorella e questo ragazzo) e non io ne saranno i protagonisti.

Confesserò quello che mi segnò la vita futura per sempre, la mia sessualità e di conseguenza quella di mia sorella.

Premetto con il dire che allora non conoscevo cosa significasse il narcisismo o cosa fosse un ragazzo narcisista, pensavo esprimesse solo la tendenza di qualcuno che amasse sé stesso, ma solo esteticamente e che si credesse migliore degli altri; non conoscevo il risvolto psicologico che c’era dietro e che hanno queste persone. E purtroppo l’ho imparato a mie spese e soprattutto a quelle di mia sorella.

 

Tutto iniziò un pomeriggio di sabato e accadde per la conoscenza casuale che in seguito narrerò di un ragazzo di 21 anni, romano, Lucio, che casualmente vidi in un determinato momento che soddisfaceva la sua sessualità spiando le ragazze e masturbandosi per la loro visione di parti intime.

 

In quel periodo ero nell’età della transizione tra la pubertà e l’età adulta, l’età in cui si diventa maggiorenni e si affrontano le scelte che saranno fondamentali per la costruzione di un’identità emancipata dagli altri e dai genitori, che provocherà modifiche a livello ormonale, fisico e mentale, in cui si sperimentano sensazioni ed emozioni nuove, sconosciute e indecifrabili, dove inoltre, matura il pensiero della sessualità.

Era il periodo importante della costruzione della mia identità e anche di quella di mia sorella, visto che eravamo cresciuti insieme nell’educazione e timidezza, che riguardava la sfera emotiva e di formazione. Lei da un anno usciva con un ragazzo, Marco suo coetaneo. Io no, avevo problemi a relazionarmi con l’altro sesso per timidezza e ricercavo il contatto con gli altri perché mi aiutassero ad avere un rapporto paritario con le ragazze, per condividere e manifestare le mie emozioni, sensazioni e idee.

E  fu proprio con lui, questo  Lucio, che  finì che mostrai solidarietà manifestandola attraverso la complicità.

Ma il mio sogno era incontrare qualche ragazza, frequentarsi, fare amicizia, far sbocciare un amore o scambiarsi effusioni, come faceva Giulia con Marco, senza riserve, disagi o paure.

Non essere più e timido e introverso con loro, ma poter avere anch’io le mie emozioni, i miei flirt come gli altri.

Sessualmente sia io che Giulia eravamo vergini, in casa di sesso non si parlava, si dava per scontato che sapessimo e le poche cose che si conoscevano venivano apprese da amici o per lei da amiche. Ed è per questo che io sentivo il bisogno di identificarmi con qualcuno che mi avrebbe aiutato, fatto conoscere il mondo reale, quello vero e non quello che vivevamo a casa nostra.

 

 Io mi chiamo Adriano e quando avvenne tutto avevo 18 anni appena compiuti ed ero un bel ragazzo, biondo come mia sorella, giudizioso e serio. Mio padre Carlo di 45 anni originario del nord Italia era sposato da 20 anni con mamma, a detta di tutti una bella romana che ne aveva 42 di anni, una affascinante signora attraente, ed erano e sono una coppia affiatata; così appariva a parte qualche litigio, sembrava che si rispettano e andassero d’accordo, ma non sempre era così.

Papà svolgeva l’attività di agente di commercio per il Lazio e a volte in altre regioni per una nota ditta nazionale e guadagnava discretamente bene, si assentava anche svariati giorni per motivi di lavoro, ma mamma non sempre ci credeva. Lei invece era impiegata nel distretto sanitario asl Roma 1, godeva di una certa libertà e a volte andava a cena o a ballare con le amiche e colleghe.

Comunque per noi eravamo una famiglia felice, allegra e unita e spensierata, in un certo senso una famiglia modello, piccolo borghese come ce ne sono a centinaia di migliaia a Roma e in Italia, ma la tempesta … che dico, l’uragano si stava abbattendo su di noi.

Prima di procedere e narrare la storia, voglio fare una breve descrizione di Giulia, visto che di me ho già detto nella prefazione …

 

Come dicevo sopra, avevo una bellissima sorella minore, tra me e lei non ci separava nemmeno un anno, ma dieci mesi e mezzo per l’esattezza. I genitori ci avevano voluto subito appena sposati e in fretta, per poi non pensarci più.

Giulia anch’ella nativa romana e tifosa della Roma come me e mamma, era educata, per bene e intelligente e come me dimostrava meno anni di quelli che effettivamente avevamo.  Studiava al liceo scientifico e nonostante la giovane età, si era fidanzata con un suo coetaneo, Marco, ragazzo per bene ed educato e di buona famiglia, compagno di corso ma non di classe di mia sorella.  Si erano innamorati, frequentati e con il consenso delle famiglie si frequentavano rispettandosi a vicenda in vista di un futuro insieme da coniugi.

 

Difficile descrivere Giulia, i suoi splendidi occhi azzurri intonati al mare che le davano uno sguardo inconfondibile e i suoi capelli biondi, a volte lisci e altre ondulati o mossi a seconda di come le piacevano di più in un dato momento. Lunghi oltre le spalle, sulla schiena come tutte le giovani ragazze della sua età, con ciuffi che le calavano sugli occhi...

Il naso regolare all'insù e la bocca medio-larga di color porpora, le davano un'aria fanciullesca. La carnagione era chiara come quella di mamma, d’estate abbronzata lievemente diventava ambrata, velata in viso da un trucco sobrio.

Di corporatura alta e snella con gambe lunghe, spalle arrotondate e caviglie fini.

Il seno giovane appena sbocciato, sodo e sporgente in avanti, molto bello e immaginoso.

Il sedere, piccolo e sodo ben formato e arrotondato con un solco intergluteo magnifico che a volte si evidenziava, quando al suo interno sprofondava il tessuto dei pantaloni aderenti, che le disegnavano un magnifico culetto tanto da farlo apparire scolpito con la linea delle natiche in evidenza.  

 

Vestiva alla moda, come tutte le giovani della sua generazione, in modo misurato, ma che mostrava la sua personalità giovanile, brillante e sbarazzina attraverso gli abiti e altri oggetti femminili accessori. Il suo guardaroba era di colori tenui e combinati che le davano un aspetto di tenerezza e romanticismo.

Aveva giacche, giubbotti di vera pelle, cappotti caldi e confortevoli, piumini giocosi, felpe e molto altro.  Jeans con altri capi di abbigliamento associati, ma non mancavano abiti più seri, classici e rigorosi da cerimonia.

Mamma diceva che essendo una giovinetta doveva prima di tutto rimanere una ragazza, quindi abbigliarsi per la sua età e solo quando sarebbe cresciuta rendersi più appariscente.

L’intimo mi capitava di vederglielo addosso al mattino prima di vestirsi o steso sullo stendino in bagno assieme a quello di mamma, naturalmente con misure differenti. Era classico da ragazza per bene, mutandine di cotone e seta, a slip, culotte spesso in coordinato con il reggiseno come mamma, con i primi pizzi e tessuto trasparente, in genere bianchi, sinonimo di candore e rispetto per sé stesse, solo qualcuno colorato. Niente perizoma, tanga o similari, che per la nostra famiglia era un indumento volgare e provocatorio, da libertina, assolutamente da non indossare; L’unica  trasgressione intima che le concedeva mamma e si concedeva lei stessi per sentirsi sexy anche sotto gli abiti, erano gli slippini i cosiddetti mini slip da ragazza giovane, alla moda con la fascia stretta sui lati e alti dietro, conformati in modo che il tessuto della mutandina lasciava scoperta la parte inferiore dei glutei coprendone solo la porzione superiore....

 

Ma il suo indumento preferito come molte ragazze dalle belle gambe lunghe era la gonna, la mini che le arrivava a mezza coscia, non oltre perché mia madre non voleva e non glielo concedeva; sia aderenti a tubino, che larghe svasate a vita alta a gonnellino tipo da tennis sport che lei praticava, che slanciavano la sua silhouette longilinea, da dove sbocciava ormai compiuta una figura femminile  formata e lasciava intravvedere e vedere le gambe fino alle cosce immaginando oltre, in un gioco di seduzione e malizia giovanile.

 

Portava con disinvoltura e padronanza tutti i tipi di calzature, dai sandali estivi a quelle da ginnastica, mocassini, stivali, stivaletti interi e mezze scarpe, scarponcini neri e altro, ma niente scarpe con tacco alto.

 

Nel vestire mostrava la sua individualità a differenziarsi dalle altre sue coetanee e come le aveva insegnato mamma ad avere sempre qualcosa di personale che la distinguesse dalla massa di altre giovani, un particolare…   e lei si divertiva con gli accessori più bizzarri per attirare l'attenzione e dimostrare la sua personalità agli altri, con orologi, occhiali da sole con montatura colorata, foulard e altri oggetti.

Le piaceva la musica infatti suonava, ora non più, il pianoforte. Come dicevo sopra amava giocare a tennis (era il suo sport preferito), le piaceva leggere e scrivere allo smartphone, ma soprattutto passare il tempo chattando con le amiche o con Marco.

 

Di carattere era gioiosa, frizzante, a tratti vivace come molte ragazze della sua età, di chi si gode la vita nei suoi aspetti migliori, giovanili con spensieratezza, ... che non tutte le ragazze sapevano fare. Ma allo stesso tempo era grazioso e riservato, molto amichevole; possedeva una spiccata personalità, anche se timida.

Cercava di apparire più matura di quello che era. Alcune volte, anzi spesso, era testona e permalosa e si scontrava anche con mamma. Sotto l’aspetto esteriore, scoprii che era fragile come un fiore.

 

Se c’erano litigi tra amiche, lei cercava di aggiustare tutto sempre presa dalla sindrome della crocerossina, Se litigava lei e scopriva di essere dalla parte del torto, si scusava senza alcun giro di parole.

Come si suole dire era una ragazza normale di buona famiglia ed educazione, affettuosa, attraente, dolce e gioiosa rispettava gli altri e soprattutto sé stessa. Era un po' come tutte le persone, che frequentavamo in fondo. Una buona sorella e anche amica da tenersi stretta.

Riservata come ci hanno insegnato a casa, che la riservatezza è una virtù, una risata ammaliante come il suo sorriso.

Quanto sopra per darvi l’idea di come fossimo e soprattutto fosse mia sorella Giulia.

Ora inizio la narrazione di quello che successe. Dall’inizio.

 

Tutto incominciò un sabato pomeriggio all’impianto sportivo di Villa Massimi.

Quel giorno andammo a vedere una partita tra ragazzi compagni di liceo di Giulia, che giocavano in due squadre diverse, con una rivalità goliardica e dove in una di queste giocava anche Marco, il ragazzo con cui flirtava; e Giulia aveva voluto che oltre lei fossimo presenti anch’io e mia madre come altri genitori che tifavano per i figli, perché c’era anche la mamma di Marco e ci teneva a farci vedere tutti uniti. 

Andammo volentieri, Giulia venne assieme a mamma con la sua auto, papà era assente perché fuori Roma per lavoro, e io andai in motorino e partecipai all’evento ma senza eccessivo entusiasmo, solo per accontentare Giulia.

Salimmo sulle tribune prefabbricate di metallo che erano state montate da poco, erano composte da cinque fila a sedere e noi ci accomodammo sulla terza, tra gli altri genitori, mia madre tra la mamma di Marco e mia sorella e io affianco a lei. Non eravamo in molti parenti, una ventina tra mamme, papà, qualche fratello o sorella e qualche amico e noi tifavamo per lui, Marco e per la sua squadra.

Le tribune erano belle, di metallo leggero, acciaio zincato come le gradinate, la seduta e la pedana e tra queste ultime due sotto la seduta, c’era uno spazio vuoto laterale che si affacciava all’interno sotto le tribune. 

 

La partita iniziò con tempi di mezz’ora, con il tifo dei ragazzi e ragazze che ad ogni azione si sollevavano in piedi e saltellavano sulla pedana, alzando e agitando le braccia in aria, mia sorella e mamme comprese. 

Il primo tempo finì a due a due e dopo una breve pausa iniziò il secondo.

Seduto ad osservare, infilando le mani fuori e dentro tasca, non so come mi ritrovai con le chiavi del motorino in mano a giocherellare e in un momento di impeto sportivo e distrazione mi scivolarono dalle mani, caddero sulla pedana, rimbalzarono e passando tra lo spazio laterale sottostante la seduta finirono sotto le tribune.

“Cazzo!” Pensai. Guardai piegandomi e vidi il vuoto scuro sotto.

Mia madre se ne accorse, mi guardò, scosse la testa e mi schernì.

“E adesso?” Esclamò sorridendomi.

“Adesso vado a prenderle!” Risposi alzandomi.

Mia sorella presa dal tifo, in piedi a saltellare non si accorse neppure che mi allontanavo. Scesi i gradoni e m’incamminai in direzione del retro tribune.

 

Una volta raggiunta il retro della tribuna m’addentrai sotto e rimasi sorpreso, nel vedere una figura maschile che guardava in alto tra la seduta e la pedana nello spazio laterale. Capii cosa facesse, spiava le donne sedute o in piedi che vi erano sopra.

Lui mi vide mi guardò e mi fece segno con la mano di avvicinarmi e in un misto di stupore e curiosità, con timore mi diressi verso lui, con l’intenzione di allontanare quel guardone che si muoveva sotto le tribune.

Quando fui lì vicino a lui, alzando lo sguardo in alto mi accorsi che quello era il punto dove erano sedute mia madre e mia sorella e lui era lì a spiarle. Avvicinandomi maggiormente notai che era un ragazzo poco più grande di me di età, ma anche fisicamente e questo mi intimorì nell’affrontarlo.

 

 Mi accostai e la mia reazione allo scoprire che guardasse le intimità di mamma e mia sorella in un primo momento mi imbestialì ed ebbi la reazione di allontanarlo inveendo contro di lui:

“Cosa fai?”  Esclamai, vedendolo con il collo proteso in alto verso l’apertura laterale sotto la seduta a guardare le gambe e le cosce di mia madre, di quella di Marco e soprattutto di mia sorella che era in piedi e saltellava facendo svolazzare il gonnellino.

“Che fai ?!” Ripetei alterato e indignato avvicinandomi ancora a lui.

Egli per nulla spaventato mi fece cenno con il dito verticale sulle labbra di non parlare:

“Non fare casino! Parla sotto voce… ce ne due che si vede bene tutto!”  Pronunciò facendomi segno con la mano di avvicinarmi di più e guardare in alto verso loro.

Quando fui affianco a lui, mormorò:

“Devono essere madre e figlia… la ragazza è in piedi, prima anche la madre lo era e si vedeva tutto. Con loro c’era anche qualcuno, un ragazzo che deve essere andato via.” Mi informò ignaro dall’immaginare che ero io.

A quelle parole non so cosa mi accadde, avvertii  una sensazione strana, una reazione imprevedibile mi bloccò e d’istinto alzai il  capo e osservai come lui da quella apertura laterale da sotto la seduta delle tribune e vidi mia madre seduta affianco alla mamma di Marco, con il retro delle cosce scoperte fino al piano di seduta che muoveva le gambe libere piegandole e allungandole da sotto la gonna e mia sorella in piedi che si agitava sulla pedana saltellando e gesticolando verso il campo seguendo la partita e facendo muovere di conseguenza involontariamente il gonnellino, mostrando ignara a quel balordo sotto, le sue lunghe cosce affusolate fino alle mutandine chiare.

“Hai visto?!” Mormorò sorridendo:” A quella troietta si vedono bene le mutandine quando si alza in piedi e si sbraccia...! Guarda!” Mi fece cenno con la mano indicandomele, spostandosi un poco per farmi osservare meglio. 

Alzai nuovamente lo sguardo e gettai un’altra occhiata e mi trovai le gambe lunghe e affusolate di mia sorella a cosce aperte sopra la testa, nude che lasciavano intravvedere in alto il chiarore delle mutandine, del suo mini slip da ragazzina, di seta e pizzo traforato, con la fascia stretta sui lati e alto dietro che lasciava scoperta la parte inferiore dei glutei coprendone solo la porzione superiore...

La vidi in piedi che tifava saltellando gioiosa facendo svolazzare il gonnellino e ignara di mostrare a quel balordo sotto di lei il suo sesso e il suo culetto ricoperto per metà dal tessuto semitrasparente bianco dello slippino alla moda.

Lui guardandomi e sorridendo continuò:

” Scalpita la puledrina, deve essere piena di voglia. La vecchia no…” Riferendosi a mia madre:

” …ma lei è una bella fighetta, gli darei qualche colpettino sull’utero con la cappella.” Affermò volgarmente ridendo da solo riferendosi a mia sorella.

 

Non so cosa mi prese a trovarmi in quella situazione con quel ragazzo che spiava mia madre ma soprattutto mia sorella davanti a me e commentava volgarmente le sue grazie.

Fui preso da una strana sensazione a essere là sotto con lui che la osservava, ma non era risentimento quello che provavo, bensì turbamento. Era come una sensazione nuova, una forma di masochismo psicologico, di piacere osceno nel vedere lui che guardava e si gustava eccitato le intimità di mia sorella e mi sentii accalorato da quello che faceva e diceva, quasi da sentire lo stimolo sessuale e avvertire una percezione di erezione improvvisa involontaria.

E lui incurante di me, toccandoselo con la mano da sopra i pantaloni, continuò a osservare le cosce e le mutandine di Giulia, che a tratti si sedeva e poi gridando e gesticolando d’impeto si rialzava nuovamente scuotendosi tutta di più, gridando, tifando a braccia alzate, sollevando sbracciandosi maggiormente il gonnellino, mostrando a noi due tutto quello che aveva sotto la gonna.

“Bella! ...Bella troietta!... Ti darei tanti bacetti sulla figa…!” Mormorava osservando in alto su di lei corrugando e protrudendo le labbra in fuori mimando l’atto di farlo e inviandoglieli realmente nel vuoto toccandosi il cazzo. 

Era la prima volta che sentivo parlare in modo così esplicito e osceno sessualmente di mia sorella e mi dava fastidio e smarrimento.

“Dai… guarda anche tu che belle cosce ha la troietta! …Anche quelle della mamma non sono male… ma le sue…”

Ero sorpreso e allibito che mi parlasse così del mio fiorellino, come chiamavo io famigliarmente mia sorella. Senza nemmeno conoscerla e sapere chi fosse le dava della troietta e io non dicevo nulla, non intervenivo, non lo impedivo e non sapevo perché, forse per paura di lui o forse perché mi impressionava e smarriva sentirla per la prima volta appellarla in quel modo. E lui incurante di me non sapendo che fosse mia sorella non smetteva e continuava a proferire oscenità:

” La chiaverei tutta… bella… bella troietta profumata, deve avercela sudata e odorosa. La coprirei tutta e le riempirei le mutandine di sperma caldo…”

Stranamente mi ritrovavo a giustificare a me stesso quel ragazzo, pensando:” Parla così perché non sa che è mia sorella… se lo sapesse non lo farebbe…”

Ad ascoltare quelle parole per un momento mi sentii sospeso, come estraniato, come se fossi un altro e non il fratello. La visione che mostrava saltellando, anche se era mia sorella era eccitante davvero nel vedere dal basso in alto le sue intimità di giovane ragazza sensuale ed esuberante. Non l’avevo mai considerata sotto l’aspetto erotico.

Avvertii una percezione di sensualità alla loro vista che fece accendere la mia immaginazione e la portò verso pensieri audaci, scandalosi e sacrileghi, facendomi vedere e immaginare Giulia non come una sorella, ma come una ragazza qualsiasi da desiderare, violare e chiavare, insomma come diceva lui, come una troietta da coprire di sperma.

Senza rendermene conto stavo contemplando anch’io come lui, con gusto e desiderio le gambe, le cosce e il sedere coperto solo superiormente dalle mutandine di mia sorella e scrutavo come lui fra le pieghe sotto il gonnellino largo alla ricerca di parti maggiormente nascoste e visibili. Stavo avendo un comportamento che fino a qualche ora prima mai avrei ritenuto di avere…. ero inebriato, turbato e avvertivo la mia libido di giovane ragazzo che incontrollatamente e indipendentemente da me e da lei aumentava, gustandomi ogni minima sfumatura di quella magnifica visione dal basso verso l’alto; rappresentandomi per la prima volta Giulia in modo diverso e immaginando anch’io come lui chissà quale immenso tesoro si celasse sotto il pizzo delle sue mutandine bianche.

Restai fermo e silenzioso, come assente, in quell’angolazione. Dalla posizione in cui mi trovavo Giulia assumeva un aspetto diverso, non da sorella, ma da ragazza qualsiasi e vedevo in lei un aspetto erotico che non avevo mai notato e considerato prima. Osservare e ascoltare quel ragazzo che chiamava troietta o puttanella mia sorella e la desiderava carnalmente, non sapevo perché, ma inconsciamente mi eccitava.

Restai con lui qualche minuto a contemplarla e mi resi conto a osservarla con occhi diversi, che le cosce di Giulia erano davvero belle, più magre e meno tornite di quelle di mi madre che anche vedevo nel retro, ma quelle di mia sorella erano perfette, giovani ed invitanti, lunghe e scattanti come quelle di una cerbiatta.

Su quella pedana, da quella apertura le sue gambe nei movimenti gioiosi spesso si divaricavano eccessivamente, inviando in basso uno scenario che stimolava l’immaginazione; il mini slip bianco traforato, a seconda di come posizionava le gambe lasciava intravvedere il colore scuro dei peli sottostanti sul chiarore delle mutandine alla penombra della gonna.

“Guarda sta puttanella, nelle mutandine ci si vede anche il taglio della fighetta… ce l’ha indentro… gliele tirerei fuori io con i denti…” Mormorò ironizzando quel ragazzo concentrato a scrutarla.

“Viene la voglia di allungare una mano e toccarla, accarezzarle le cosce e la figa.” Dichiarò sorridendo facendo un saltino e il gesto di allungare il braccio per arrivare davvero a toccarle la figa, aggiungendo:” Ehh… puttanella… ti ci pianterei il naso, la lingua e il cazzo in quella fessura palpitante. Aspirerei e mi inebrierei del profumo, dell’odore della tua fighetta da annusare come cocaina.” 

Poi allungando ancora maggiormente il braccio e spostandomi un po' di lato, probabilmente eccitato mormorò: 

” Dai!!...Fammi vedere. Voglio rivedere bene la fighetta di questa bella stronza che saltella…” Per poi sussurrare:

” Madonna che bella fighetta deve avere questa puttanella sotto le mutandine. Mmmmmhhhh…!!! Sublime, meravigliosa…” Affermò, posizionandosi nel migliore dei modi sotto le sue gambe per vedere meglio, toccatosi il cazzo probabilmente duro sotto i pantaloni.

La voce del ragazzo e quelle parole volgari e indecenti che proferiva su mia sorella, a sentire che le dava della puttanella senza motivo, considerandola alla stregua di una troietta da strada, senza rispetto, così lontano dal mio modo di pensare e valutare le persone, interruppero il turbamento piacevole che provavo in quel momento e la sua voce mi ripotò alla realtà, a cosa stavamo facendo.

A quel punto la tensione fu talmente tanta, che a quell’osservare ebbi un sussulto come se mi svegliassi spaventato dal mio torpore. Mi resi conto in quel momento che anch’io stavo facendole mentalmente le sue stesse considerazioni e gli atti visivi che faceva lui a guardare le cosce e le mutandine di mia sorella. Non mi ero mai comportato così e ne fui spaventato.  Fui preso dal batticuore…  stavo commettendo un incesto visivo guardando le intimità di mia sorella desiderandole e non volevo… non volevo avere quelle sensazioni ed emozioni. Non ero io, Adriano a fare quelle cose ma un'altra persona in me.

All’improvviso in quel momento, realizzando che spiava le intimità sessuali di Giulia fui pervaso dal desiderio di reagire, avrei voluto spaccargli il muso con un pugno per quello che aveva visto e detto di lei, ma avevo paura.  E allontanandomi un poco, vincendo il timore lo apostrofai: “Maiale!... Porco! Non si fanno queste cose…”

Reagii a quelle parole offensive e diffamatorie su mia sorella e a quella visione non voluta che mi aveva turbato, allungando il braccio e spingendolo con la mano sul torace:” Sono mia madre e mia sorella…!” Esclamai alterato.

Lui si spostò indietro e mi prese il braccio tenendomelo e mi guardò sorpreso, capendo in quel momento che ero io quella persona che prima era seduta con loro, poi si era alzata.

E osservandomi sbalordito e anche preoccupato sempre tenendomi il braccio mi bloccò spingendomi indietro e lasciandomi, facendomi mettere per timore che mi picchiasse con il mio braccio all’altezza del torace in posizione di difesa e intanto pronunciava:

” Be… ho detto solo che è una bella figa tua sorella…”

“E che te la chiaveresti… e tutte le altre porcate su di lei…” Aggiunsi io alterato:” Mandandole anche i bacini sulla figa...”

Lui sorrise per nulla spaventato:

“Be sì! Lo ammetto! “Esclamò candidamente sfrontato:” Che c’è di male? È una bella ragazza, desiderabile, chiunque se la vorrebbe chiavare… anch’io!”

“Non è roba per te!” Affermai stizzito abbassando il braccio vedendo che non voleva colpirmi, aggiungendo serio e non so nemmeno io perché, forse per farlo arrabbiare:” Ha già il ragazzo e sta giocando la partita, per questo siamo qui e si agita per lui… e se lo viene a sapere che l’hai spiata…. e detto quelle parole…”

“Uhhh!!!... Che fa?” Mi interruppe con un sorriso superbo:” Mi picchia?”

Non risposi alla sua provocazione.

 “Spostati!” Gli dissi arrabbiato.  E mi misi a cercare le chiavi del motorino che nell’oscurità della terra non riuscivo a vedere.

“Che cerchi? Hai perso qualcosa?” Domandò.

“Si le chiavi del motorino, per questo sono sceso. L’hai prese mica tu?”  Gli chiesi, annullando senza volerlo la tensione tra noi e in un certo modo dialogando con lui.

“No…io no…” Esclamò tranquillo:” …perché avrei dovuto farlo?” Iniziandosi ad abbassarsi e cercarle anche lui con me.

“Eccole!” Esclamò all’improvviso allungandosi e prendendole in mano porgendomele.

Pronunciai un grazie forzato, appena percettibile, a denti stretti per educazione. Le misi in tasca e feci per andare via, ma lui non si muoveva, restava lì.

“Non vieni via tu?” Gli chiesi.

“No io resto ancora un po' qua!”

“A spiare mia madre e mia sorella?” Domandai arrabbiato.

“A tua sorella …” Ribatté specificando:” … e non faccio niente di male!” Rispose alzando le mani verso le e sorridendo.

Lo osservai:

“Ma che gusto ci trovi a fare il guardone? “Asserii:” Non ce l’hai la ragazza?”

“Ne ho quante voglio… di ragazze.” Replicò.

“Se le avresti non saresti qui a spiare.” Risposi

“Stai tranquillo che a me non mancano le ragazze né la figa, ma ora preferisco guardare le mutandine a tua sorella… quanti anni ha? Domandò.

“Non ti interessa…” Replicai sempre più arrabbiato aggiungendo:” Ti piacerebbe se io spiassi le mutandine a tua sorella se ce l’hai la sorella… o a tua madre?”

Certo che ce l’ho la sorella e anche carina e non mi darebbe nessun fastidio anche se la spiassi e gli vedresti la figa… sia a lei che a mia madre” E rise sprezzante.

 

Ero indignato per il suo comportamento e modo di fare, solo giorni dopo seppi perché disse quelle parole rivolte a sua madre e sua sorella, e chiesi ancora ironico:

“E dopo che le hai visto le mutandine cosa fai? Ti fai delle seghe?” Indignato dal suo modo di rispondere sarcastico e incestuoso.

Sorrise ancora e scosse le spalle:” Preferisco farmele fare da qualche bella ragazza come tua sorella… ma in assenza mi adeguo e me le faccio io, specie se c’è una bella fighetta come la tua sorellina da ammirare. Comunque io sono superiore a queste cose. Spiare non è il massimo per me, lo facevo anche a casa con mia madre e mia sorella… ma preferisco chiavare…” Rispose ridendo...

Lo guardai indignato:

“Bravo! ...Belle cose che fai… Spiavi tua sorella e tua madre e poi ti facevi le seghe anche con loro? Non lo sai che è incesto!” Affermai.

Mosse ancora le spalle e sorrise di nuovo chiedendomi provocatoriamente mormorando:

” Posso restare a guardare?”

“No!... Assolutamente non voglio che le guardi le mutandine! Vattene via! .... Sei pazzo?...  È mia sorella!” Risposi incazzato:” Piuttosto cercatene qualcuna seduta da un’altra parte che ci sono altre ragazze…” Esclamai muovendo il braccio a ventaglio verso il sotto tribuna come a indicargliele.

“Ma lei mi piace di più, l’ho scelta tra tutte da spiare…” Aggiunse ridendo.

Mi faceva rabbia il modo in cui parlava, allora non lo capivo, ma mi stava prendendo in giro, giocava con me.

“Come l’hai scelta…?” Domandai curioso invece di girarmi e andarmene, sorpreso di me stesso che gli davo corda e preoccupato che continuasse a guardarle le mutandine.

“L’ho vista quando arrivava con la signora che è tua madre e dove si sedevano, per questo mi sono messo qua sotto loro, poi sei arrivato tu a rompere i coglioni…. comunque io guardo lo stesso!” Precisò praticamente sfidandomi.

Era assurdo, stavo a dialogare di porcate verso mia sorella con quel ragazzo che non conoscevo nemmeno.

“No…tu non guardi invece!... Non mi piace, non voglio, poi ti masturbi …!”  Esclamai. E aggiunsi ancora d’istinto: “Ma non ce l’hai la ragazza? Quanti anni hai?”

“Ce l’avevo…. Ho 22 anni…” Rispose con un sorriso:” E tu? Ce l’hai la ragazza? La chiavi? È bella come tua sorella?”

Non replicai, non volevo dirglielo, né allacciare un dialogo personale con lui, ma vedendo il mio silenzio pronunciò:” Bravo, tu vuoi sapere le cose degli altri, ma le tue non le dici?”

Non ero abituato a comportarmi in quel modo e risposi:” Ho diciannove anni…”

“Ah potrei essere tuo fratello maggiore allora! E la troietta quanti anni ha…” Correggendosi subito ridendo:” … scusa, volevo dire quella fighetta di tua sorella!”

L’avrei mandato al diavolo e invece replicai:” Quasi come me e non potresti spiarla… lo sai?” Rise…

“Gliene davo meno di anni, sembra più giovane…” Proferì.

In quel momento a dirgli l’età di Giulia non so, ma mi sentii agitato. Fui pervaso da uno strano turbamento improvviso a parlarle di lei, mentre sopra sentivo le grida dei tifosi e le sue di lei che saltellava entusiasta sulla pedana sopra noi. Mi sentivo confuso e stordito, stranamente avvertivo gli stimoli dell’irrequietezza, con batticuore e impulso sessuale. Ma non potevo e volevo eccitarmi a vedere quel balordo che spiava le cosce e le mutandine di mia sorella e si toccava il cazzo. 

Restai in silenzio:

“Dai vai…per piacere…! Su…!” Lo esortai appoggiandogli la mano sulla spalla in segno di comprensione e cercando di spingerlo via …

“Non ci penso nemmeno…” Rispose freddo:” Me la guardo ancora e mi sego.” Affermò.

“Ti ho detto che non voglio che spii mia sorella e mia madre un’altra volta, cercate un’altra. E lo spinsi sulla schiena verso fuori, all’uscita del sotto tribuna.

Lui girando il braccio tolse il mio dalla sua schiena dicendomi:” Di tua madre non mi interessa niente, a me piace tua sorella…”

E subito fece due passi, poi si fermò e avendo io abituato gli occhi alla penombra lo guardai meglio a quel poco chiarore che c’era e vidi che era un ragazzo poco più grande di me, vestito da tamarro o boro come si dice a Roma, un balordo insomma.

“Io vado, vieni via anche tu… dai!” Pronunciai ancora deciso di non lasciarlo li. 

Ma faceva resistenza, non voleva venire via.

Non so come dire, mi procurava malessere e turbamento che da sotto le tribune guardasse le mutandine indossate da mia sorella mentre lei ignara non sapendolo saltava allegra e felice; e che poi probabilmente si masturbasse osservandola.

Ma allo stesso tempo mi suscitava e fomentava eccitazione ed apprensione, non ero insensibile al desiderio di quel ragazzo verso Giulia, anche se lei era mia sorella.

Per un attimo vedendo il tipo che era pensai quasi giustificandolo ancora:

” Magari non avrà mai vista una ragazza bella come Giulia, da desiderare fino a spiarla e masturbarsi.”

“In fondo…” Pensavo:” …  se non mi fossero cadute le chiavi non me ne sarei nemmeno accorto che era sotto, non avrei visto niente e lui si sarebbe fatto una bella sega spiando Giulia.” Ma non mi andava, ora che ero consapevole non volevo che la spiasse.

“Io torno su…  e tu esci di qui…!” Lo esortai risoluto.

“Non ci penso nemmeno!” Rispose.

Feci per spingerlo e allontanarlo verso l’esterno come avevo fatto all’inizio, ma lui fu più veloce, mi prese il braccio e mettendosi posteriormente a me lo girò portandolo dietro fino a farmi male.

“Ahia…lasciami... mi fai male!” Esclamai.

“Ora tu te ne vai su dalla mammina, ti siedi vicino a lei e ti guardi la partita e mi lasci tranquillo a finire la mia sega con la tua sorellina…” Affermò sussurrandomi all’orecchio:” Capito?”

Pur sofferente con il braccio piegato dietro risposi: “No!... Non mi fai paura.”

Ma lui piegò di più il braccio facendomi gridare:” Ahia… mi fai male… lasciami… lasciami.” Esclamai ancora.

Non ero un ragazzo da lotta o da litigare e lui lo aveva intuito. E spingendomi con il braccio ritorto dietro mi portò verso l’uscita del sotto tribune e spingendomi mi cacciò via, in avanti ripetendo:

” Torna dalla tua mammina e sorellina e lasciami tranquillo, se no le prendi…”

Sfregandomi il bracciò indolenzito mi allontanai da lui per timore che potesse ancora farmi male e non potendolo affrontare perché senz’altro più forte di me, gli dissi:

” Ora vado su e le dirò che tu sei qui sotto a spiare… e le faccio spostare.”

“Provaci!” Esclamò avvicinandosi minaccioso:” …Poi ti vengo a cercare e ti gonfio la faccia, stai tranquillo che ti trovo e lo faccio…”

Spaventato mi allontanai. 

Non credevo a quello che mi era successo.

Lui abbozzò un sorriso e mentre mi accingevo a uscire da sotto le gradinate, lo vidi tornare indietro probabilmente posizionandosi sotto dov’era mia sorella.

Mi aveva fatto paura con quella minaccia, avevo timore di lui.

“In fondo guardare non succede niente… e poi ha anche le mutandine Giulia.” Pensai ansioso tornando su giustificando la mia decisione di non dirle nulla.

Mi sedetti vicino a loro e restai in silenzio e continuai a guardare la partita, lasciando che mia sorella saltellasse allegra. Sapevo che lui era sotto a spiare mentre Giulia in piedi come una cavallina scalpitava con le sue lunghe gambe mostrando tutto sotto il gonnellino e ogni tanto lo intravvedevo con la sua camicia chiara muoversi sotto di noi. E saperlo in quella situazione, con Giulia sopra che ignara rideva e piroettava e io che consapevole lo lasciavo spiare, provai una emozione nuova unica, assurdamente mi eccitava.

 

Quando finì la partita scendemmo dalle gradinate, guardai sotto per curiosità e non c’era più.

“Probabilmente si è fatto una sega guardando a Giulia e ora se ne è andato.” Pensai.

Stranamente da una parte ero orgoglioso che Giulia piacesse e la desiderassero i ragazzi al punto da spiarla e masturbarsi per lei, ma dall’altra mi dispiaceva che le vedessero le intimità, ne ero geloso.

Comunque quel pomeriggio scoprii mia sorella sotto un altro aspetto, come donna e compresi che assurdamente quel pensiero nuovo su Giulia mi pervadeva e eccitava.

 

A casa ripensai a tutto quello che era accaduto, a quel balordo che spiava le mutandine di mia sorella, del mio silenzio a informarla che lui era sotto a guardarla e di quel tipo che nonostante tutto, anche se negativamente mi attraeva ed era simpatico.

 

 

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