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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE 

cap. 07 – invito al night club..jpeg

VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.

 

 

DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE

 

NOTE:

 

“Non mi vergogno a mostrare il mio corpo senza veli; nuda mi sento a mio agio.”

Valery.

 

Cap. 7 INVITO AL NIGHT CLUB.

 

Nell’attesa di andare in quel night club e di rivedere quell’uomo, nei giorni che mancavano riprendemmo la solita routine quotidiana, lavoro e lei anche il figlio e faccende domestiche, restandole poco tempo per fare o pensare ad altro.

Il mio rapporto con lei era amorevole, ma quei giorni ombroso e taciturno.

Roberta oltre che bella, era davvero una buona moglie premurosa, e una brava madre attenta, si preoccupava di tutto e cercava di soddisfarci in ogni nostra esigenza quotidiana.

Era sempre stata molto coccolona e attaccata a me, ma quei giorni era introversa e scontrosa e ogni tanto sbuffava come per scaricarsi dalla tensione che aveva dentro, esclamando all’improvviso:

“Guarda Carlo! ...Se ci minacciano e infastidiscono io vado dai carabinieri...sia chiaro!!”

“Eh… adesso non esagerare… “Rispondevo io:” ...non mettiamoci da soli nei casini, non facciamo di una piccolezza un dramma da farlo diventare grande come una casa. Il mio consiglio te l’ho detto, è andare ad ascoltare cosa vuole lui, in quel suo locale, se poi ci si trova a disagio o minaccia come dici tu, ci si gira e si ritorna indietro.

Ma intanto sentiamo cosa vuole!” Le ripetevo io quasi prendendo le parti di Rocco, favorendo

quell’incontro senza farglielo capire. Ma lei ribadiva:

“Io non voglio avere niente a che fare con quella gente, specie quel capo, quel magnaccia terrun! Non capisco perché devo andare a parlare con lui, che oltretutto mi spaventa e mi inquieta fisicamente ...”

“Be ora non esagerare Roberta …” Rispondevo:” Che sia brutto è un conto, ma finora non ci

hanno fatto niente. Poi io ti ho solo detto cosa farei io e mi pareva che eri già d’accordo,

comunque decidi tu! ...Se non vuoi andare non hai che da dirlo.” Aggiunsi.

Restò in silenzio guadandomi poi esclamò:

“Andremo solo a sentire cosa vuole e verremo via subito! “Precisò ancora inviperita.

“Certo !!” Risposi:” Ma non dimenticare che lui, ha sempre quelle foto scattate quella notte con te sul marciapiede vestita in abiti sconci e preferirei che non ne facesse cattivo uso su internet.” Le ricordai.

Quei suoi dubbi e titubanze improvvise mi preoccupavano, era capace di far saltare tutto, di

dire:” No! Non ci andiamo!” Anche all’ultimo momento.

Restammo comunque d'accordo per quella sera, e io sentii ancora Rocco al cellulare

, manifestandole le mie preoccupazioni e i suoi tentennamenti e minacce.

È normale …” Rispose:” …che abbia una reazione del genere, non ti spaventare, tu stalle

vicino, convincila, rispondi ai suoi dubbi e fingiti preoccupato e vedrai che accetterà. Verrà!!

Ho capito che si fida molto di te!!”

Già, mia moglie si fidava molto di me e io l’ingannavo, e questo mi demoralizzava.

” Ma in fin dei conti non faccio nulla di pericoloso ...” Mi dicevo:” ... lei non accetterà mai quello

che lui propone! Mi divertirò solo a vedere la sua faccia scandalizzata in quel locale di

perdizione.” Ed eccitato mi giustificavo e tranquillizzavo così.

In quei due giorni che era tesa e angosciata, di fare sesso alla sera non ne volle nemmeno sentirne parlare. Sapevo già la sua risposta, ci provai lo stesso ma non volle saperne:

“Ti sembra questo il momento e la situazione per fare queste cose??” Mi rispose seccata.

Restai deluso dalla sua espressione.” Queste cose ...” Come le apostrofi tu:” ...si chiama fare

l’amore!” Risposi risentito.

“Ma si…!!” Replicò scocciata lei:” Sembra che tu non hai altro da pensare che al sesso...”

Non volli provare a insistere più di tanto per non alterarla, quello che mi importava e mi eccitava in quel momento era che venisse con me in quel locale e non mi interessava se accettasse di fare sesso con me quella sera, ero già soddisfatto così. L’eccitazione che provavo a quella attesa e preparazione dell’incontro era tanta, che lei non facendomi chiavare per la tensione, mi spinse a fare da solo; e mi rilassai dentro il bagno masturbandomi al suo profumo e al pensiero che fosse in quel locale.

Quella sera che dovevamo andare al night l’aria era fresca, lei si preparò normalmente come se andasse in ufficio a lavorare, la vidi con reggiseno e ancora con i collant color carne con slip bianco sotto davanti allo specchio che si osservava. Il collant le arrivava all’ombelico comprendo la sua pancetta e dietro il sedere fino ai lombi, esaltando il suo meraviglioso culo, mostrando sotto di esso lo slip bianco che risaltava rendendola tanto moglie provocante.

Indossò una gonna larga marroncina che le arrivava sopra al ginocchio e che nascondeva oltre le sue splendide cosce, anche tutte le sue forme, i fianchi, il bacino e la sua pancetta erotizzante. Mise una camicetta bianca leggera che lasciava intravvedere il reggiseno sotto e un golfino beige di lana sopra e scarpe con il tacco medio, abbigliandosi con collana e bracciali di bijotteria.

Nel vederla prepararsi, così coniugale, mamma e moglie, sembrava proprio una casalinga, una impiegata dell’ufficio postale, una signora per bene qual era e mi avvicinai a lei eccitato mentre davanti allo specchio si sistemava gli abiti. E quando fui dietro lei, all’improvviso le tirai su la gonna fin sopra il sedere, facendo scorrere le mie mani calde sul collant dalle cosce ai glutei, accarezzandoli e premendoli nella loro morbidezza; con lei che subito mi lasciò fare, e mi struscia con il cazzo duro contro il suo solco gluteo, mentre con le braccia cingendole i fianchi, portai le mani sulla figa accarezzandola.

“Fermo... che fai!” Protestò lei:” Ti sembra questo il momento di fare queste cose? Sai bene dove dobbiamo andare no?”

“Voglio sentire il tuo sedere caldo e tenero contro il mio cazzo.” Le sussurrai, tirandole giù da

dietro i collant e gli slip e scoprendole mezzo culo. “Sei bella! Bellissima anche così Roberta! Truccati un po’! La esortai eccitato.

“Già truccarmi!! ...” Esclamò:” … Cosi in quel locale malfamato mi prendono per una di quelle! ...Una Logia!! (puttana in milanese).” Rispose seria.

“E anche se fosse!” Ribattei io:” Sei bellissima …. Tu non lo sai quanta gioia mette in corpo una

donna come te!” Dissi sorridendo.

Ma lei portando le sue mani dietro le appoggiò sul mio addome e con forza mi spinse indietro portandosi in avanti con il bacino staccando il suo sedere dal mio cazzo duro, e si tirò su dietro gli slip e il collant; e tirandosi giù la gonna si avviò in bagno.

“Dai…. ndem da quel marocc!! “Disse In dialetto milanese:” Che voglio tornare a casa presto!”

Esclamò poco dopo uscendo dal bagno pettinata con i capelli vaporosi color mogano e appena truccata in modo leggero, dirigendosi a prendere la borsetta.

“Come sto?” Mi chiese quasi con apprensione.

Era davvero bella e attraente nonostante fosse una semplice impiegata, moglie e madre comune, aveva un suo fascino innato che non si poteva restare non turbati a osservarla.

“Sei perfetta amore!” Risposi preparandomi ad uscire anch’io... e ci avviammo.

Salimmo in auto e ci avviammo verso il centro e andammo in pizzeria, dove passammo la prima parte della serata, cenando con una buona pizza e una deliziosa bottiglia di vino rosso, che mia moglie bevve volentieri insieme a me.

Penso che per comune volontà di entrambi, non parlammo volontariamente di dove saremmo

andati dopo, ma di nostro figlio Federico e altro per distrarci dal luogo dove eravamo

diretti. Io lo feci soprattutto per evitare che si alterasse e all’improvviso cambiasse ancora idea, ne era capace, come tutte le donne era labile d’umore.

Usciti dalla pizzeria, visto che era ancora presto, presa l’auto ci dirigemmo nella periferia nord, girammo un po’. In quel silenzio, mi resi conto di come fosse lunga una stessa distanza se percorsa con stati d’animo diversi, il mio pieno di eccitazione nel vederla accingersi ad andare in quel night club e il suo pieno di inquietudine per doverci andare.

Eravamo entrambi taciturni, forse per il vino bevuto, dimenticando per un attimo dove stavamo andando. Anche lei nonostante fosse contraria ad andare in quel locale, non diceva nulla. Non ci mettemmo molto a trovarlo, chiedemmo a un paio di passanti che ci guardarono in modo strano e sdegnato e ci indicarono frettolosamente la maniera per raggiungerlo.

Giunti davanti, esternamente il locale era anonimo aveva solo una grande insegna luminosa e

lampeggiante, Questo incuriosì Roberta che esclamò:

” Che tipo di night è? … Che gente ci sarà?”

” Vedremo, ma credo gente matura come noi ...!” Risposi io.

Poi osservammo l’insegna rossa che si accendeva e spegneva a intermittenza, dove disegnata nello stretto tubo del neon, illuminandosi e dando luce mostrava una ragazza con il seno scoperto e un bicchiere in mano nel gesto di bere un drink e seguitava nella lunghezza del tubo del neon con la scritta in corsivo:” Macumba night club.”

“Che nome Macumba, che significa?” Chiese mia moglie osservando con lo sguardo sdegnato.

“Credo che il Macumba sia un Rito propiziatorio, in cui si fondono elementi pagani di origine

africana e influssi di cristianesimo popolare, accompagnato da musica e danze erotiche, ed è

diffuso in Brasile e nelle Antille. È una specie di pratica magica! “Dichiarai ricordandomi quello che sapevo e mi aveva risposto Rocco quando anch’io curioso gli feci la stessa domanda.

“Le propri n Marocc quell’om…!!” Esclamò in milanese quasi con disprezzo.

Intanto sulla nostra destra notammo un parcheggio con poche auto vista l’ora, erano quasi le

22.00, ed il night era aperto da poco. Entrai e posteggiai.

“Cosa facciamo?” Mi chiese Roberta, tornata tesa dal pensiero di entrare.

“Dai, entriamo, andiamo a vedere cosa vuole questo Rocco…” Dissi aprendo la portiera e

indicando il locale con la mano:” E se non c'è molta gente meglio...” Aggiunsi.

Mia moglie non era molto convinta presa nuovamente da una sorta di contrarietà:

” Ma dobbiamo andarci per forza? “Domandò;” Non vedi che locale è! ...Guarda la gente che sta

entrando!” Esclamò quasi scandalizzata osservando l’entrata.

“Ma dai…” Ripetei io:” È gente normale…e poi noi beviamo qualcosa, gli parliamo e ce ne

andiamo. “La rassicurai.

“Guarda che se vuole soldi da noi e ci ricatta, chiamo subito i carabinieri o la polizia… oggi ho memorizzato i loro numeri sullo smartphone.” Disse.

“Ma no dai! Vedrai che non ce ne sarà bisogno…” Replicai.

E così, con riluttanza, mia moglie scese dall’auto e a braccetto ci avviammo verso l'entrata del night. E mentre camminava vicino a me, dandomi il suo braccio come una brava moglie, mormorai:

“Non sono mai entrato in un locale così, un night privato, nemmeno da giovane…” Dissi mentre ci portavamo verso l’entrata.

“Nemmeno io!” Rispose Roberta seria:” E credo che non abbiamo perso niente e non ci tenevo certo di entrarci stasera, a 43 anni!” Pronunciò quasi fermandosi come presa da un nuovo ripensamento.

“Bè nessuno lo saprà mai che siamo stati al Macumba!” Risposi scherzoso sorridendo, stringendo il suo braccio sotto il mio e battendo amorevolmente la mia mano sulla sua.

Arrivati all’ingresso non senza imbarazzo, c’era un energumeno che ci squadrò dalla testa ai piedi:

” Siamo stati invitati dal signor Rocco!” Lo informai avvicinandomi a lui, mentre mia moglie

sotto il suo sguardo fisso su di lei, imbarazzata fingeva di guardarsi le scarpe.

“Prego!!… Mi aveva avvisato il signor Rocco che sareste venuti.” Rispose facendo segno con il

braccio a un ragazzo che ci aprì la porta d’entrata gettando un’occhiata maliziosa su Roberta

sempre più imbarazzata e a disagio.

Provava vergogna ad essere lì, davanti all’ingresso di quel night, osservata dal personale

esterno e da chi entrava e le si leggeva in viso.

Mentre ci addentravamo nel piccolo passaggio a corridoio che dall’ingresso portava all’interno, con lei stratta sempre più a braccetto a me, iniziammo a sentire la musica dolce che arrivava dalla sala e un odore forte e piacevole d’incenso. In quel momento stimolato nell’udito dal suono e inebriato piacevolmente nell’olfatto immaginai Rocco, quel cinquantenne quasi deforme nell’aspetto e nell’animo, di cui le intenzioni del suo gioco erano chiare ed eccitanti per me, di riuscire a disinibirla realmente e mostrala nuda proprio in quel locale dove ci accingevamo ad entrare; e forse se ci fosse riuscito, anche a chiavarsela.

Quei pensieri intrusivi, improvvisi e non voluti in quel contesto, mi provocarono l’erezione mentre camminavamo come una tipica coppia di coniugi con lei stretta al mio braccio. Ed entrare in quel locale era come entrare nel vizio, per me violare e rompere la purezza morale di mia moglie e contaminarla di peccato, avvertendo il cazzo duro che mi scoppiava negli slip per l’eccitazione.

La mia mano libera che non dava braccetto Roberta, a quella erezione scivolò sopra i pantaloni e lo toccò, era diventato proprio duro, un pezzo di ferro, ed ero felice, era da tempo che non avevo erezioni del genere. E mi venne il desiderio perverso e improvviso di tirarla dietro a un tendone del corridoio e piantarglielo dentro la figa e chiavarla a gambe larghe, in piedi con la schiena aderente al muro. Ma non potevo … la posta in gioco era altra, più erotica, cerebrale e raffinata che una semplice chiavata, e se vogliamo depravante…anche per me.

Dal suo viso scuro e dall’espressione severa, capii che era contrariata ad entrare: “Non mi va qui!!” Esclamò seria.

Le ripetei per l'ennesima volta rassicurandola che era solo per parlare con lui, cercando di

persuaderla.

“Non importa il motivo! Questi posti non sono adatti per gente come noi, avremmo potuto incontrarlo benissimo fuori! “Rispose, aggiungendo. “Non vedo l’ora di uscire da qui! Sembra che mi manchi l’aria, che mi senta soffocare…”

“Dai amore, non essere tragica, non esagerare!” Ribattei.

Una volta dentro, passato il piccolo atrio con tendoni rossi e poi un breve corridoio, fummo nell'interno del salone, tra la musica il vociare della gente che già c’era e altra che man mano stava arrivando dietro noi e ci trovammo in una grande sala piena di tavolini.

Ci guardammo attorno con attenzione e vidi Roberta restare impietrita e sgomenta nell’osservare le ragazze vestite da conigliette muoversi tra i tavolini e altre in abiti provocanti e succinti sedute sugli sgabelli vicino al bancone mostrandosi scosciate quasi fino all’inguine. E pur non essendoci mai stata, capì che quello era un locale particolare e non

una semplice sala da ballo.

Diventò rossa in viso e imbarazzata, la vergogna di essere in un locale del genere la assalì, si vergognava lei per loro.

Non era mai entrata in un luogo simile. Si avvicinò all’orecchio per sussurrarmi ancora la sua contrarietà, toccando con il viso il mio volto e.…sentii la sua guancia calda dalla vergogna e disagio contro la mia, e il suo respiro agitato muoverle la camicetta sopra il torace.

Sapevo che entrare in quel night sarebbe stato oltrepassare una linea rossa che non dovevamo e che avrebbe diviso la vita che avevamo costruito fino ad allora con anni di rispetto e amore reciproco con la strada della trasgressione e probabilmente della perdizione e forse non saremmo più tornati indietro. Mal esaltazione era tanta che non considerai quel pensiero e quel rischio.

Proseguendo nel salone con lei sottobraccio, pensavo a come avevo potuto farmi trascinare

fino a quel punto da quell’uomo, fino a diventarne suo complice e mettere mia moglie che amavo davvero, a sua disposizione. Mi rendevo conto di aver scoperto una parte di me che non conoscevo, una forma di cuckoldismo soft assopito, ed ero come drogato da quella situazione estremamente trasgressiva che mi prospettava. E anche se mi ero opposto, non ero riuscito a resistere alla sua richiesta di disinibire mia moglie nel suo locale, di vederla inconsapevolmente obbligata a spingersi sempre più in basso; anche se ero combattuto tra gelosia ed eccitazione. Ma ero curioso di vedere fin dove saremmo arrivati e lei così orgogliosa e superba fino a dove si sarebbe piegata a lui, e tutto questo inconsciamente mi eccitava di più.

Fino a qualche giorno prima non sapevo neppure che esistesse quel locale e che addirittura ci avrei portato mia moglie a lavorare, e dover pensare la mia Roberta coniglietta sexy nel locale di quel Rocco, a girare tra i tavoli del locale e servire gli  avventori mi infervorava… Ora l’intento era convincerla a fare la coniglietta e non sarebbe stato facile lo sapevo , ma volevo provare e vedere in che modo l’avrebbe convinta e come avrebbe fatto quel Rocco , e non pensavo davvero lui volesse che si esibisse seminuda la dentro. Credevo che fosse un espediente che dicesse solo per scioccarmi; ed ero convinto che mai e poi mai ci sarebbe riuscito, ma mi piaceva pensarlo possibile ed eccitarmi a immaginarla su quel palco.

Ci osservammo attorno, il locale era molto ampio, con luci soffuse agli angoli e in varie parti della sala e forti e chiare su una pedana rialzata che rappresentava il palco, e il colore predominante dappertutto era il rosso, sui muri, i tendoni, le tovaglie e le sedie a poltroncine, perfino sulla pedana in moquette del palco.

Sul lato sinistro c’era il bar, con un bancone lungo una decina di metri, dove ragazze scollate e

provocanti con abiti ridotti e trucco colorato sul viso, fumando sigarette, bevendo liquori e parlando tra loro sedute sugli alti sgabelli del bancone, attendevano il cliente da agganciare, erano entraîneuse. Altre in costume da conigliette, con body nero e orecchie lunghe sui capelli, si alternavano a passare le ordinazioni e prendere drink e bevande da portare ai tavolini.

Sorrisi osservandole, conoscendo la richiesta che le avrebbe fatto Rocco, di farla diventare anche lei come una di loro.

Roberta era imbarazzata, un pesce fuori dall’acqua, con i suoi grandi occhi spalancati si guardava attorno smarrita e sorpresa. Io invece ero eccitato da quel luogo e dalle persone che vi erano all’interno, uomini e donne; oltre che per quello che vedevo, anche per il fatto che ero riuscito a portare mia moglie in quel luogo di peccato, perdizione e lussuria.

La musica era gradevole, restammo fermi in piedi su un lato con lei sempre a braccetto a me a

osservarci attorno.

Il locale lentamente si stava riempiendo.

Notai che in fondo alla sala, un grosso tendone con un uomo davanti che fungeva da lasciapassare la divideva da un altro atrio più piccolo, dove si intravvedevano nell’apertura diverse porte, che nascondevano e probabilmente portavano ad altre sale o stanze. Più che un night, mi sembrò un club privè mascherato, dove si riunivano alla sera, uomini, qualche donna single e coppie perverse, attorniate da vecchi bavosi e giovani debosciati.

La clientela non era giovane, ma formata da uomini di mezza età e oltre, c’era qualche donna tra il pubblico anch'essa sui cinquant’anni, ma molte erano giovani ragazze che lavoravano nel locale come entraîneuse o spogliarelliste, decisamente poco vestite e qualcuna anche adulta con il costume da coniglietta e una mascherina sul viso che girava per i tavolini.

Le conigliette che vedevamo girare intorno ai tavoli e tra essi e il bancone, avevano ognuna un

taglio di capelli particolare e un trucco adatto al locale, con brillantini sul viso e intorno agli

occhi e anche senza mascherina difficilmente qualcuno le avrebbe riconosciute... e poi con quei body neri sgambati alti che le rendevano più sexy, erano bellissime e mi immaginavo mia

moglie tra loro.

Ad interrompere quelle visioni e quei pensieri libidinosi, fu Roberta che scandalizzata mormorò avvicinandosi al mio orecchio:” Guarda che gente Carlo! …Tutti vecchi pervertiti …e quelle ragazze, cosa sono? Prostitute? “Mi chiese sdegnata.

Sorrisi e non risposi e continuai a osservare la sala.

A ridosso di una parete, c'era un palco illuminato per gli spettacoli e poco distante sul lato, una pista da ballo, dove quelle giovani ragazze portavano i vecchi clienti che abbordavano a ballare, facendoli sentire ancora giovanili.

Gli sguardi su di noi erano tanti, si capiva che non eravamo di quell’ambiente, sembrava che

guardassero solo noi quella gente, farei meglio a dire Roberta che era fortemente a disagio.

Un uomo seduto al tavolino poco distante da noi, con una bottiglia vicino al bicchiere, la fissava in continuazione, imbarazzandola enormemente, a me invece piaceva vederla in quella situazione e in quello stato turbato. Il suo fastidio e intolleranza per quel luogo e quella gente mi eccitava, la osservavo non visto, per scoprire cosa guardasse e come muovesse gli occhi e le labbra osservando quelle persone, le sue espressioni e la sua mimica facciale. Pareva dagli sguardi che gettava in giro, che fossimo all’inferno e che vedesse dei diavoli.

“Dioo che posto!” Esclamò stringendosi di più a me.

“Cosa facciamo? Ci sediamo? “Le chiesi.: “Se restiamo qui in piedi ci squadrano tutti.”

“Si! ...Ma dov'è questo Rocco?? Io voglio andare via, non voglio restare in questo locale!” Esclamò.

E vista la sua impazienza staccandola dal mio braccio e facendola sedere a un tavolino vicino le dissi: “Aspetta vado a vedere se lo troviamo.” E la lascia seduta sola.

“Carlo!! Non lasciarmi qui, sono imbarazzata!” Esclamò ancora. Ma la rassicurai:

“Torno subito amore stai tranquilla!” E mi avvicinai a una di quelle giovani ragazze conigliette che servivano e domandai:” Scusi!... Noi abbiamo un appuntamento con il signor Rocco!”

“Ora lo avviso!” Rispose con un sorriso eccitante fatto di rossetto, trucco e brillantini.

“Grazie, guardi, noi siamo a quel tavolo là!” E voltandomi per segnalarglielo vidi e sentii due

uomini vicini a me che osservando mia moglie parlavano di lei tra loro.

“L’hai vista quella?” Chiese uno dei due all’altro indicando inequivocabilmente il tavolino dove era seduta mia moglie sola in quel momento.

“Mmmm…. proprio una bella donna…, una puttanona vestita da signora per bene” Rispose con

interesse l’altro.

Le sue parole mi fecero quasi sobbalzare, e stringere il cuore ma al posto di redarguirli, non riuscii a fare altro che stare fermo e continuare ad ascoltarli.

“Deve essere nuova! “Disse uno dei due, mentre l’altro più intraprendente pronto rispose:

“Fammi andare da lei, prima che l’abbordi qualcun altro …”

Così lo vidi dirigersi verso mia moglie e avviarsi al nostro tavolino. Mi avvicinai subito preoccupato dietro lui e tra il sottofondo musicale lo vidi presentarsi educatamente e parlare per qualche secondo con lei, ascoltando io da dietro le sue spalle :

” Posso avere il piacere di ballare con lei Signora?” Le domandò.

Roberta trasalì imbarazzata, sorrise forzatamente e rispose con gentilezza:

” No grazie, sono già impegnata.”

E l'uomo dopo aver insistito ancora, educatamente tornò indietro probabilmente rammaricandosi del suo no e pensando…” Peccato!” Ritornando a confabulare con il suo amico.    

Mi sedetti al tavolo e fui invaso da un senso di gelosia mista ad eccitazione:” Se ti vengono a invitare ancora a ballare digli di no a tutti! Hai capito?” Le dissi.

“Ma certo!” Rispose stupita e quasi seccata guardandosi con apprensione in attorno:” Non c'è bisogno che me lo dici tu, figurati se ballo con questa gente!” Per chiedermi subito in dialetto milanese: “Cus ta dit la cunila!!!” “Cosa ti ha detto la coniglia?” Avendomi visto parlare con la ragazza coniglietta.

Sorrisi della sua spiritosaggine e ne fui felice:” Ha detto che lo informa subito.”

“Bene…” Rispose:” …speriamo che si sbrighi che io voglio andare via da qui. “

Seduto, nervosamente continuai a guardarmi attorno, era tutto eccitante per me, come per lei era scandaloso. Notavo i gesti e immaginavo i commenti dei signori di mezza età, che seduti ai tavolini, bevendo additavano o ammiccavano su che bel culo e che belle tette avesse quella o quell’altra coniglietta che gli passava davanti sorridendo, e probabilmente chiacchieravano su come se la sarebbero chiavata. Allungai il braccio e presi la mano di mia moglie nella mia e gliela strinsi forte sorridendo per tranquillizzarla. “Vuoi bere qualcosa?” Chiesi.

“No!” Rispose:” Voglio soltanto andare via…”  E mentre lei si osservava attorno, io pensai a quel che avevo visto, a mia moglie in quel locale e alle decine di persone che la osservavano … e al miscuglio di sentimenti contrastanti che mi suscitava e che provavo.

Ero geloso e arrabbiato, ma non potevo negare a me stesso di essere anche eccitato e di averlo

duro. Anzi, continuavo ad avere un’erezione poderosa. Il mio cazzo mi faceva male, tanto era rigido.

Roberta vedendo che molti avventori la osservavano e sentendosi veramente a disagio, non guardò più in giro per non incrociare sguardi maschili lascivi che la scrutassero, ma si mise a guardare soltanto me, o la tovaglia del tavolino rossa quasi come il suo viso. Oppure a fissare con gli occhi le sue mani muovendo con le dita circolarmente o su e giù nervosamente la vera nuziale all’anulare sinistro come in un gioco infantile, per distrarsi e per timore che pur essendoci io si presentassero sfacciatamente altri uomini a lei come l'avventore precedente. E le dissi: “Andiamo a ballare tanto che aspettiamo.”

“No! Sei pazzo!!...Qui!!?? “

“Si! “Risposi:” Qui!”

“No!!...Non voglio!! Non è un locale adatto per noi …” Ribatté: “… e non dimentichiamo il motivo per cui siamo qua!”

Ma io insistetti: “Non vedi che qui ti guardano tutti…!!”

“Allora andiamo via…” Rispose decisa.

“Ma tra poco arriva Rocco…” Replicai.

“Oh...con sto Rocco!! Adesso rompe…. Ma chi è il papa?” Domandò infastidita.

E prima che dicesse altro, mi alzai e prendendola per il braccio, la feci sollevare quasi di peso. “Dai non voglio!!” Mormorò ancora.

Ma tirandola dolcemente mi seguì controvoglia e piena di vergogna a piccoli passi, stirandosi con la mano dietro la gonna sgualcita che nel sedersi si era sollevata, non rendendosi conto che con quel gesto attirava di più su di sé l’attenzione la libidine di quegli uomini sul suo sedere.

Portai mia moglie al centro della piccola pista da ballo, occupata da diverse ragazze e da alcuni

uomini anziani e come loro iniziammo a muoverci ballando un lento al ritmo dolce della musica, sotto le luci soffuse del locale. Intorno a noi alcuni uomini libidinosi la osservavano stupiti, nel vedere una signora di quel tipo in quel locale. Ballavamo vicino ad alcune giovani ragazze e Roberta ultra quarantenne, anche se ne mostrava meno, si sentiva a disagio vicino a loro, ai loro corpi giovani, agili e snelli.

Osservava in giro, spostando sempre lo sguardo non tenendolo mai fisso su qualcuno o qualcosa per timore di attirare la loro attenzione, di certo anche lei aveva notato gli sguardi che molti uomini del locale le lanciavano.

A un certo punto quasi gridò al mio orecchio: “Adesso basta! Non ne ho più voglia!” E all’improvviso:” Torniamo al tavolo! E se non c’è, ce ne andiamo a casa.”

Anche a me sembrava un atteggiamento scorretto quello di Rocco, ci aveva invitato dandoci

appuntamento, era stato avvisato dalla coniglietta che eravamo in sala e non si presentava.

Immaginavo che facesse parte di qualche sua strategia per portare Roberta all’esasperazione.

Ma all’improvviso appena seduti, sentimmo dietro noi, una voce rauca quasi urlata tra la musica che disse: “Buonasera! “Mi voltai ed era Rocco, ed ebbi un tuffo al cuore a rivederlo vicino a mia moglie.

Mi alzai e lo stesso fece Roberta e allungandole la mano la strinsi sotto lo sguardo di

disapprovazione di mia moglie, e risposi: “Buonasera!” Facendo segno e sussurrandole a mia moglie: “Il signor Rocco!”

Lei lo guardò, fece un sorriso forzato che sembrava una smorfia e al suo allungare la mano per

salutarla, non la strinse, gliela lasciò sospesa nel vuoto, fece solo e un cenno con la testa per educazione dicendo:” Buonasera!”

Lui ritrasse la mano non stretta e sorridendo la mise in tasca.

A vederlo Roberta restò stupita, probabilmente non se lo ricordava più fisicamente avendolo visto solo quella sera nella semioscurità assieme ad altri e in uno stato di agitazione di sua agitazione fisica.

Lo guardò distaccata, senza nessuna emozione, vide che era un signore sulla cinquantina, con il volto butterato dai residui dall’acne giovanile mal curata, che le creava depressioni sul viso che sembravano piccoli sfregi. Lo osservò cupamente, la mia altezza lo sovrastava e quasi anche quella di mia moglie, come quella di tutte le ragazze sui tacchi che lavoravano in quel night.

A vederlo, sembrava un piccoletto, una persona distinta ed educata, presentava bene anche se non era bello d'aspetto. I riflessi dei neon e le ombre rosse delle luci soffuse trasformavano la sua pelle e il suo profilo tanto da farlo apparire colorato.

Ci fece accomodare al suo tavolino che era in un angolo riservato, con Roberta di fronte a lui e io seduto tra loro, ordinando una bottiglia di champagne e iniziò con voce roca, calma e calda a parlarci, osservando Roberta che era rigida e attenta.

“Sapete, il mio nome non è Rocco, è un soprannome datomi qui, a Milano da giovane, ma che mi ha portato fortuna...”

“Qual è il suo vero nome?” Chiesi curioso di quella confidenza.

“Ha importanza? ...Ti interessa forse...!? Cambia qualcosa forse se lo sai ??” Ribatté Roberta alterata da quella mia curiosità. Restai in silenzio. Ma lui continuò:

“Salvatore! ...Si, il mio vero nome è Salvatore, ma mi chiamano Rocco. E sapete perché?”

Non rispondemmo e lui seguitò: “Perché intimamente sono come Rocco Siffredi e soddisfacevo molte ragazze…” Ma Roberta lo interruppe:” Guardi non ci interessano le sue qualità e avventure con ragazze, non so nemmeno chi sia questo Rocco Siffredi che dice e penso anche mio marito, quindi venga al motivo perché ci ha fatto venire qua! “Disse risoluta e altezzosa.

Lui sorrise dell’atteggiamento di mia moglie e versando da bere nelle coppe disse:” Ma veniamo a noi! Mi dispiace avervi conosciuti in un frangente spiacevole…” Iniziò:” … non era mia intenzione spaventarvi quella sera, io sono una persona seria, un imprenditore dello spettacolo, anche se devo dire signora ...” Rivolgendosi e guardando Roberta:” …che lei quella sera era molto, ma molto attraente e sexy.” Imbarazzandola e facendola arrossire a quel ricordo. “Anche se mi ero sbagliato su di voi...come avete visto i vostri documenti ve li ho restituiti subito e vi ho lasciati andare via tranquillamente, ma ho ancora quelle belle fotografie fatte quella notte, che ogni tanto riguardo ammirato, anche se sono sconvenienti per una signora come lei. Sa !!” Esclamò:” …Se finissero in mano sbagliate potrebbero essere compromettenti…” 

“Sia chiaro e ci dica che cosa vuole?” Lo interruppe Roberta, e lui non scomponendosi

minimamente con calma proseguì: “Ecco vede! ...Io ho una piccola mania, un vezzo, a volte quando incontro qualche bella signora che mi affascina e mi piace, provo il desiderio di averla qui nel mio locale a lavorare, per poter dire a me stesso, vedi Rocco anche quella bella signora ha lavorato per me, nel mio night. “Disse facendo un sospiro e aggiungendo subito:

“Naturalmente retribuendola come si deve e non gratis.”

“Non capisco!” Disse Roberta, voltandosi verso di me e guardandomi:” Che significa?”

Io restai in silenzio e serrai le labbra e portai avanti il capo facendolo dondolare su e giù, nel gesto di farle intendere che non capivo neanch’io quello che diceva e lasciai parlare lui, che continuò:

“E visto che noi qui una sera alla settimana, facciamo spettacolo con una serata a tema, servendo ai tavolini con le conigliette...”

“E cosa intende dire ??” Chiese Roberta seccata interrompendolo ancora:” Parli chiaro!” Guardandomi mentre io annuivo nel darle ragione.

“Intendo dire che mi piacerebbe che lei, come è capitato ad altre signore che ho incontrato prima di sua moglie, per una sera lavorasse qui! Come quelle donne, vestita da coniglietta! “Esclamò facendo segno con il capo alle conigliette che giravano intorno ai tavolini della sala.

Roberta si voltò e le guardò, vedendo quelle ragazze in body nero sgambato, che lasciava scoperta dietro la parte laterale esterna dei glutei, salendo diagonalmente dal perineo sul solco intergluteo formando una V fino alle spine iliache. E davanti lo stesso, coprendo il pube e lasciando parzialmente scoperti gli inguini saliva sulla vulva diagonalmente fino alla spina iliaca, mostrando i fianchi e la loro curvatura nuda ed erotica, stringendosi poi sulla vita. A quella stretta sui fianchi risaltava di più il seno, rendendolo molto prominente e sexy e dietro, la schiena scoperta fin quasi ai lombi, con un colletto di camicia bianco al collo e un papillon nero sul davanti con dei collant lucidi alle gambe. Le osservò con stupore e attenzione, avevano i polsini da camicia bianchi e le braccia nude, un cerchietto con delle lunghe orecchie da coniglio in stoffa nera in testa leggermente piegate in avanti e la coda a pom pom circolare in pelliccetta bianca appuntata sui loro sederi.

Le vedeva muoversi rapide con il vassoio in mano, su scarpe nere con tacchi alti, girare intorno ai tavolini a servire sotto gli sguardi libidinosi, lascivi e divertiti di quegli uomini.

Dopo averle osservate attentamente si rivoltò sdegnata verso Rocco esclamando:” Ma lei è pazzo! Non farò mai una cosa simile, per chi mi ha preso? Ho quarant’anni! Se li tolga

con qualcun’altra del suo ambiente le sue manie e i suoi vezzi!” Esclamò agitata e indignata.

“Oh se è per questo c'è già stata qualche signora della sua età e anche più che lo hanno fatto e si sono anche divertite ...” Rispose Rocco: …e poi, lei avrebbe una mascherina sul viso, come quella signora là!” Disse indicando una coniglietta anch’essa sulla quarantina e dalle forme mature che trasparivano dal body nero, con la mascherina nera sul volto.” Nessuno la riconoscerebbe e saprebbe mai chi è, a parte lei stessa, suo marito e io. E io avrei la

mia piccola soddisfazione. “  

“La sua soddisfazione se la tolga con qualche altra del suo ambiente...” Ripeté disgustata mia moglie:” ...e non con me!! “E come parlando da sola proseguì:” Ma guarda cosa mi deve capitare!! Lavurà chi vestida da cunila come la Roger Rabbit!!! (Lavorare qui, vestita da coniglia come Roger Rabit!!!”

Le matt!!! Andemm…!!! (Lei è matto!!! Andiamo!!” Disse alzandosi rivolta a me parlando in

dialetto come faceva sempre quando era veramente arrabbiata, mostrando tutto il suo carattere meneghino e la sua milanesità altezzosa nel rispondere.

Ci fu un attimo di silenzio dove si vedeva in viso che Roberta era incredula di quella proposta. Quando seppe di che tipo di lavoro si trattava, restò sconcertata…doveva fare la coniglietta in un night club, ma non capiva a che pro… se solo per compiacerlo!”

“Io non lavorerò mai! ...Ripeto mai! ...In un locale del genere!" Disse orgogliosa. “Anzi, non ci

metterò nemmeno mai più piede, esco subito!!” Esclamò superba girandosi per uscire.

“Lo farà se vuole le foto!” Le rispose calmo Rocco.

Lei si fermò, e inspiegabilmente in quella discussione contornata dalla musica, la mia eccitazione saliva, mi divertivo a vederla scontrarsi con quel tipo.

Quella discussione mi eccitava, il vedere quell’individuo cercare di convincere mia moglie mi infervorava, lei le teneva testa e rispondeva a tutte le sue obiezioni e Roberta era indignata, offesa e scandalizzata da quello che le proponeva e lo ascoltava irata ribattendo...parola per parola. Eppure mi eccitava vederla in quello stato litigioso e sono sicuro che turbasse anche lei ascoltare quelle proposte.

Conoscevo il gioco e sapevo cosa volesse lui, ma anche lui conosceva la loquacità e

l’irrequietezza di mia moglie che aveva conosciuto quella sera che ci aveva fermato sul viale e che lui con me chiamava: “Selvatica”

immagina, che le piacerà senz’altro e che spero esplorerà fino infondo. “Disse rivolto a Roberta.

Mi domandai cosa volesse dire con quel “…spero che esplorerà fino in fondo… “ma conoscevo le sue intenzioni irrealizzabili e probabilmente si riferiva a quelle e sorrisi dentro me.

“Cosa vuol dire con queste parole?” Domandò irritata Roberta.

“Nulla di più che quello che ho detto che le piacerà senz’altro fare la coniglietta e

probabilmente potrebbe essere l’inizio per lavorare saltuariamente qui, incominciando una

trasformazione che è dentro in lei e non sa cogliere.”

“Lei è pazzo !!!” Esclamò infuriata tra il sottofondo musicale:” Prima lo pensavo soltanto

assieme ad altre cose, ma ora ne ho la certezza!” Fece un cenno negativo con la testa pronta ad

andare via

“Si segga signora! Che non le sto chiedendo altro che lavorare qua una sera …. scherzavo quando dicevo di farla lavorare saltuariamente qui! “Poi fingendo di ricordare proseguì:

“Il vostro problema sono le fotografie. Ah…a proposito!” Pronunciò mettendo la mano in tasca e tirando fuori alcune fotografie stampate su carta al computer, inserite in una busta trasparente e piegata in due longitudinalmente per comodità.

“Queste sono sue!” Esclamò aprendola sfilandole dalla busta trasparente e passandogliele sul tavolino come se fossero documenti da leggere.” Oramai a noi non servono più, sappiamo tutto di lei, chi è, e perché lo ha fatto!... Per gioco!!” Esclamò proseguendo:” Comunque sarebbe sconveniente se lo venissero a sapere e vedrebbero le fotografie anche i suoi conoscenti, parenti e colleghi... bè credo di non esagerare dicendo che per voi sarebbe uno scandalo se apparissero su You tube o il profilo facebook del mio locale?” E sorrise portando la coppa dello champagne sulle labbra a sorseggiare.” Specialmente questa guardi che bella! Ed era un foglio fotografato dove si vedeva lei con il vestitino rosso sul marciapiede sotto un lampione e Rocco che le tirava su il gonnellino e le scopriva la figa… “Oppure questa!” Pronunciò tirandone fuori un'altra dall’insieme, dove sempre lui le palpava volgarmente e oscenamente il sedere.

Roberta arrossì in volto e lo ascoltava silenziosa, prese quei fogli di foto e li osservò. Poi le piegò e chiuse subito come se si vergognasse di sé stessa e avesse paura che altri passando dietro a noi le vedessero e le infilò dentro la borsetta. Erano una decina di foto con lei di notte, mezza nuda in abiti da pornoshop, sul marciapiede o sulla strada o vicino all'auto, attorniata da persone sconosciute, Rocco, e da quella donna Lea, oltre che me.

C'era tutto, ma restò turbata e mi lanciò un'occhiata a quella parola:” .... oramai a noi non servono più, sappiamo tutto di lei...” E proseguendo, versandoci lo champagne nei bicchieri, rivolto a me disse:” Dopodomani è sabato e a vostra moglie le conviene venire a lavorare qui... per me, solo per una sera, in modo anonimo, senza che possa essere riconosciuta da alcuno a parte noi, con una mascherina sul volto.!” Dichiarò guardandomi negli occhi:” Lei potrà restare qui insieme a sua moglie a osservarla, ma senza distrarla dal lavoro.”

Irritata per quella sfrontata sicurezza di Rocco, che ci andasse e per quella velata minaccia di ricatto, Roberta più arrabbiata gli disse ancora in un sussulto di dignità:

“Se lo può scordare lei che venga e lavori qui nel suo night con quelle donne a pagamento, anche solo per una sera, in un locale malfamato come questo, a servire quei vecchi pervertiti vestita da coniglietta. Noi siamo venuti soltanto a sentire cosa aveva da dire e a prendere le fotografie…”  e audace e provocatoria proseguì:” … non ci fate paura. Se insiste e ci importuna andiamo alla polizia... o dai carabinieri! ...Capito?! “E poi rivolta mi esortò:” E di qualcosa anche tu!”

“Certo, certo… sono d'accordo con mia moglie!” Esclamai serio:” Quello che lei propone Rocco è inaccettabile, un ricatto!”

Lui sorrise mentre fissava mia moglie, imbarazzandola:

“Chiamatelo come volete, queste sono le richieste. Per me sarebbe solo un gesto di amicizia nell’aiutarmi a soddisfare una mia mania di una sera e la signora verrebbe anche pagata per la sua serata. “

“Pagata!! ...Ma per chi mi ha preso per una logia!! (puttana).” Esclamò Roberta irata:” Non sono

mica una delle sue donnine che si fanno pagare per andare con i vecchi...”

Rocco la osservò in silenzio abbozzando un sorriso perverso che mi fece paura, muovendo il suo viso butterato aumentava la lunghezza di quei piccoli sfregi.

Ma io costretto a prendere le parti di mia moglie esclamai:” Mia moglie non verrai mai qui a far la serva per lei!”

E prima ancora che mia moglie parlasse, Rocco allungando il braccio le accarezzò le dita della sua mano appoggiata sul tavolo, che lei retrasse subito velocemente sdegnata, come se l’avesse toccata una serpe.

Dentro di me ero eccitato e divertito, un fremito di piacere mi correva sulla pelle, come a mia

moglie le correva di rabbia e indignazione. Ero riuscito a convincerla a venire nel locale, ma

sinceramente il resto, la proposta che servisse da cameriera abbigliata da coniglietta mi pareva impossibile, sapevo che non avrebbe mai accettato.

Abbozzai un sorriso tra il fiero e sarcastico guardando negli occhi Rocco non visto da

Roberta, come a dirgli:

“Visto?! Lo sapevo!... Con lei non c’è niente da fare, è una donna tutta di un pezzo.”

Ma lui proseguì a parlare con la sua voce calma e roca: “Ma io credo che non vi convenga rifiutare e poi lei ha così un’aria da signora per bene...” Disse:” ... che sarebbe un peccato rovinarne la reputazione. “

Quel Rocco era un essere viscido, subdolo, le faceva minacce velate, però mi accorsi che aveva fatto centro su Roberta, quello che diceva aveva un senso di verità e la colpiva interiormente.

Il volto di mia moglie divenne rosso fuoco.

A me il cuore esplodeva dall’adrenalina in circolo e dall’eccitazione perversa di vederla davvero servire vestita da coniglietta, oltre che da una forma di gelosia inconscia che lo facesse, che Rocco ci riuscisse realmente in quello che mi aveva detto. Ero stato io ad accettare e creare quella situazione e ora ne godevo a vedercela dentro, ma ne ero anche intimorito e queste due emozioni in contrasto tra di loro, mi davano un piacere mai provato, misto tra paura e desiderio.

Ma lui continuò:” Sono sicuro che lei signora sarà all’altezza di quello che le ho chiesto!” Esclamò.

“Ci pensi! ... Ha ancora un giorno. Io comunque vi aspetto dopodomani sera. “Poi come infastidito disse:” Ora parliamo di altro:” Lasciandoci in una situazione anomala.

“Parli pure di altro con chi vuole, io le idee c'è lo belle chiare a proposito!” Esclamò seccata

Roberta ...” E dopodomani sera non verrò!” 

La conversazione tra il vociare dei clienti e del sottofondo musicale seppur odiosa, si svolgeva in modo civile, oserei dire educato, Nonostante l'argomento e le sue minacce velate era gentile, lui non alzava mai la voce e non la interrompeva mai, sia io che Roberta seppur indignati e non condividendo le sue richieste lo ascoltavamo con attenzione...

Nel frattempo non mancava di continuare a lanciare delle occhiate molto profonde a mia moglie. Ebbi come l’impressione che la stesse valutando, mentre il suo sguardo si appuntava a volte sul suo seno, a volte sulle gambe, ma soprattutto sul viso, incrociando i suoi occhi e

facendoglieli abbassare imbarazzata, non sostenendo Roberta il suo sguardo perfido.

Vista la sua testardaggine, cercò di convincerla ancora, ma sembrava che non ci fosse nulla da

fare. “Se le mette in giro le fotografie, io la denuncio!” Esclamò con sfida Roberta, incurante di me, ma lui, una era una vecchia volpe di queste cose e seppe toccare il tasto giusto:

“Lei mi può denunciare signora, sequestrerebbero tutte le fotografie e io dirò la verità, che le

ho fatta una notte su un marciapiede di periferia …. dove lei cercava di agganciarmi come

cliente, e ho anche i testimoni, il mio collaboratore e la signora Lea che è laggiù!” E fece

segno vicino al palco dove era con delle ragazze.

“Non è vero! Non è verooo!!! Lei è pazzo è un porco e lo sa che non è verooo!! Non può dire queste cose!” Gridò agitandosi tanto che guardandomi intorno la calmai:

“C’è gente Roberta!”

“Certo che non è vero e io lo so! Ma io dirò così e voi dovrete spiegare cosa ci facevate a

quell’ora e conciate in quel modo, non crederà davvero, che la polizia e la gente crederà alle sue parole, che stavate facendo un gioco erotico?

Non ci crederà nessuno, saranno le vostre parole contro le nostre e vi piglieranno per pervertiti e vi additeranno nella vita e sul lavoro e lei verrà schedata come prostituta. Ma se questo non le interessa...” Disse facendo una pausa guardando il bicchiere e riempiendolo

ancora un poco: “...le può interessare l’impatto che avrebbe su suo figlio conoscere e vedere quelle immagini, cosa potrà pensare di sua madre vestita in quel modo da puttana su un marciapiede, le crederà?

E lei cosa farà? ...Le spiegherà che era un gioco che faceva con suo papà...e gli altri uomini vicino, cosa gli dirà quando vedrà che era senza mutandine e io le scoprivo la figa, che eravamo amici?!”

Vidi Roberta sbiancare, diventare prima pallida e poi viola in viso: “Non si permetta di trascinare mio figlio in questa faccenda…. Lo lasci fuori!” Esclamò e poi mi guardò in viso piena di rabbia, si vedeva che stava per scoppiare:

“Di qualcosa anche tu!!” Gridò rivolta a me con gli occhi sbarrati dalla rabbia e dall’impotenza.

“Che vuoi che dica Roberta?” Risposi turbato dalla situazione e dall’aver sentito introdurre mio figlio nell’argomento per farla cedere, ma anche eccitato della sua difficoltà, e allargando le mani le feci capire la nostra impotenza di fronte a quell’uomo.

Continuando lui vedendola in difficoltà a inferire su di lei con le parole:

“Cosa penserebbe di sua madre? Resterebbe turbato, traumatizzato e la sua fidanzatina? E i suoi amici? Lo prenderebbero in giro, farebbero battute sulla madre, lo eviterebbero, lo

emarginerebbero…è questo che vuole per suo figlio?? ...”

“Basta!! Bastaaa!!!” Per favore esclamò Roberta sopraffatta da quelle parole.

Ma lui impassibile continuò:

“Se non lo vuole fare per lei stessa, lo faccia per suo figlio!” Aggiunse perfido, cercando poi di

rompere la tensione:” In fin dei conti si tratta di servire un po' a tavola… e solo una sera e qui

non la conosce nessuno e inoltre avrà una mascherina sul viso glielo detto.”

Vidi Roberta impotente impallidire nuovamente di colpo e come strisciando lentamente con il sedere sullo schienale, dopo essersi alzata piena di rabbia risedersi sulla poltroncina e lui freddo come il ghiaccio con quella sua faccia segnata, osservarla.

Restò in silenzio, non diceva nulla e guardava fisso il tavolino. Sapevo che quando faceva così

era perché rifletteva.

Quell’uomo seppur spregevole aveva colpito giusto, per nostro figlio, Roberta avrebbe fatto

qualsiasi cosa qualsiasi.... Sapevo che quella pausa, quel silenzio di Roberta, era preludio di una accettazione, se no l’avrebbe già mandato al diavolo e saremmo andata via…invece risedendosi, ammise la sua resa ed era la prima vittoria di Rocco su di lei e vedendola così pensierosa continuò per rassicurarla:

“Su! …Viene qui dopodomani sera che è sabato e Lea la istruirà e la preparerà, e tutto finirà dopodomani sera.” Attendendo come me che le sue parole affermative le uscissero dalla bocca., tra i suoi bei denti bianchi.

Roberta tirò un sospiro a pieni polmoni, come a scaricare la tensione e ragionare, lo guardò in

faccia ed esclamò: “Va bene, ma solo per una sera!!”

“Certo rispose lui con un sorriso beffardo, solo una sera!” Facendo sorridere dentro anche me.

Non potevo crederci, quel bastardo in un modo o in un altro c’era riuscito...

E mentre lui sorrideva tra sé, io dentro me iniziavo ad essere preoccupato, si che quel bastardo c’era riuscito e con quale metodo non mi importava, anche se l’aveva ricattata c’era riuscito a farla lavorare una sera in quel night club vestita da coniglietta. Ma ora che succedeva?? ...Non potevo crederci e la mia eccitazione era un misto di piacere e paura… e per questo più intensa.

Visto che aveva accettato, non parlammo più di cosa avrebbe fatto mia moglie la sera di sabato, ma ancora d’altro, Rocco spostò il discorso su altre cose, su me, il mio lavoro, quello di Roberta che non ne parlò, e sul suo, mentendo su quello che faceva realmente e sul suo locale.

Quando passò a parlare di sé stesso, della sua vita, sembrava da quel che diceva che avesse avuto molte donne e conosciuto un sacco di persone.

Nel frattempo continuava a versare da bere sia a me che a mia moglie che dopo quella sfuriata si era forzatamente calmata e iniziammo a sorseggiare, e alla quale lui lanciava delle occhiate lascive molto profonde. Si capiva dalla tolleranza e dallo sguardo libidinoso e profondo che aveva verso Roberta, che le piaceva e come a me oltre il suo corpo, le piaceva la testa, il suo modo di pensare e di essere testona. Il desiderio di sopraffarla, sottometterla fisicamente e psicologicamente lo attirava, assieme alla sua moralità, indipendenza, riottosità e ribellione.

Avvertii la sensazione dallo sguardo di Rocco che la stesse valutando e analizzando nel suo comportamento, mentre i suoi occhi si appuntava a volte sul suo seno, a volte sulle sue labbra.

A un certo punto Roberta guardò l’orologio, erano le 23.30, il locale era pieno oramai di uomini e donne di mezza età.

“Andiamo Carlo, è tardi!” Mi sussurrò.

“Noi andiamo!” Dissi a Rocco alzandomi e prendendo Roberta per la mano.

“Così presto!! Aspettate!... Lasciate che vi mostri almeno il locale.” Disse alzandosi anche lui.

“Non c'è n’è bisogno!” Rispose pronta Roberta:” Abbiamo già visto e capito che tipo di locale

è!!”

Ma lui insistette e prima che ci avviassimo all’uscita ci fece segno di accompagnarlo. Seguendolo e approfittando che per camminare tra i tavolini per poter passare ci mettemmo in fila indiana con mia moglie dietro a me e Rocco davanti, approfittando della confusione, si voltò avvicinandosi al mio orecchio dicendomi:

“Questo è l’inizio Carlo, adesso potrà vedere fin dove sua moglie arriverà e quanto sono volubile le intenzioni e la morale delle donne, anche le più serie e morigerate. “

Gli andammo dietro tra le occhiate della gente e i sorrisi delle ragazze quando passavamo vicino o davanti a loro, con Roberta di malavoglia ci portò davanti al palco, dove vi erano alcune ragazze in piedi e qualche donna matura seduta tra gli spettatori ai tavolini . Le ragazze più svestite, si muovevano con padronanza su tacchi a spillo altissimi, con abiti osceni dalle gonne vertiginosamente corte da sembrare che non le avessero, con il reggicalze che usciva da sotto loro, pinzando le calze velate di vari colori a seconda dell'abito di ognuna.

Roberta mi guardò preoccupata, si avvicinò, mi prese la mano in segno di protezione e io gliela

strinsi e mi sussurrò: “Ma dove siamo capitati Carlo? Che posto è mai questo?”

“Venite!” Esclamò Rocco sorridente facendoci segno di seguirlo ancora, notando i nostri volti sorpresi e sconcertati e ci fece accomodare su delle poltroncine rosse davanti al palchetto rialzato ricoperto di moquette rossa, vicino ad altri signori e signore seduti ad altri tavolini, che attendendo, guardarono subito mia moglie, lanciandole occhiate libidinose; e qualcuno leccandosi volgarmente le labbra mentre bevevano i loro drink.

Sapevo che Roberta era sconvolta e scandalizzata da quel luogo e da quello che le aveva proposto Rocco, sentivo il suo profumo intenso che dalla tensione sudando evaporava dalla pelle pallida e le si spandeva attorno. La vedevo tesa, avvertivo il suo respiro veloce, il suo imbarazzo a essere tra quella gente, l'umettarsi le labbra continuamente e dal nervoso toccarsi in continuazione le dita e la vera nuziale, come per scaramanzia e protezione. Era a disagio e a me questo eccitava, vedevo realizzato grazie a Rocco, una piccola parte dei miei desideri inconsci e il far affiorare in lei un turbamento sessuale mai avuto prima.

“Ma che razza di locale è mai questo? “Pronunciò all'improvviso Roberta avvicinandosi al mio

orecchio:

“E' un club!” Risposi, dove vengono solo i soci e gli iscritti, non è per tutte le persone e come ha detto lui fanno spettacoli a tema. Credo che ora ce ne sarà uno!” Dissi.

“Cosa significa a tema? E che tipi di spettacoli fanno?” Chiese.

“Non lo so amore! ...Ora aspettiamo e vediamo!” Risposi.

“Voltai il capo e vidi Rocco appoggiato a una parete laterale della sala con una ragazza vicina, i nostri sguardi si incrociarono e per un attimo ci fissammo. Poi lui come abbozzando un sorriso mosse il capo in senso affermativo, come a rassicurami che tutto stava procedendo bene, come lui voleva.

In effetti anche se lei non sapeva cosa facessero, non me lo sarei mai creduto di avere mia moglie affianco, in una sala dove erano prevalentemente uomini ad assistere a uno spettacolo di striptease. Eppure fino lì c’era riuscito, in un modo o in un altro l’aveva portata.

All'improvviso cambiò la musica che divenne maggiormente sensuale e le luci si accesero di più sulla pedana, irraggiando muovendosi con dei faretti laterali in uno stesso punto, formando sul tendone di fronte a noi di entrata sul palco, un grosso cerchio luminoso, da dove uscì una ragazza annunciando che una certa Valéry, probabilmente già nota a quel pubblico depravato, avrebbe eseguito un numero per loro.

Alla notizia della presentatrice, iniziò un vociare tra gli applausi della clientela mentre il tendone si apriva all’improvviso e Valéry al ritmo di una musica sensuale entrava sul palco danzando nella luce, seguita da quel cerchio luminoso. Noi osservavamo distaccati, mentre Rocco era compiaciuto che anche mia moglie assistesse per la prima volta in vita sua tra quel pubblico.

Valéry iniziò il suo spettacolo, che era di striptease con movimenti lenti e sensuali e inizio a

spogliarsi, si abbassò le spalline del vestitino che scivolò a terra, rimanendo in reggiseno e perizoma su dei tacchi vertiginosi… in quel mentre mia moglie si voltò a guardarmi dicendo stupita: “Ma è uno spogliarello!?”

“Non so!” Ripetei mentendo, mentre quella bellissima ragazza, Valéry sganciava portando le mani dietro le spalle il reggiseno, che danzando lasciava scivolare dalle braccia e volare in aria tra i clienti seduti ai tavoli. Capendo di cosa si trattava disse:” Andiamo via Carlo, lo sai che non mi vanno queste cose, che sono contraria allo sfruttamento e mercificazione del corpo della donna in ogni forma, specie quella sessuale…” 

 Ma a ogni pezzo che Valéry toglieva, si levava uno scroscio di applausi e grida esagitate del pubblico, che si voltava spesso a osservare Roberta, come a invitarla con gli occhi a imitarla.

Mia moglie, invece a quegli sguardi, si irrigidì e mi osservò severa e seria:

“Andiamo via Carlo!!” Esclamò intanto che Valéry si sfilava il perizoma facendolo volare in aria e gettandolo tra il pubblico che commentava rumorosamente e cercava di prenderlo, restando nuda, con la figa tutta rasata.

“Che vergogna! Che schifo!” Commentò Roberta alzandosi di scatto dicendo:” Andiamo via

subito!!” E si avviò mormorando verso l’uscita:” Non sopporto queste cose!”

Io a malincuore la seguii, continuando però a osservare quella bellissima ragazza nuda sul palco, con la figa tutta depilata, che mostrava tra le grandi e piccole labbra la fessura vulvare.

Vedendoci allontanare ci seguì anche Rocco, che commentando la reazione di mia moglie chiese rivolgendosi a lei:

“Non mi dica che non ha mai visto uno spogliarello…?”

“No! Non ne ho mai visti e ci tengo a non vederne più! Non è il genere di spettacolo che mi

Piace e interessa!” Rispose decisa lei, continuando a camminare.

“Peccato…” Esclamò Rocco:” Non pensavo che le facesse questo effetto...che fosse così

suscettibile!”

“Comunque adesso andiamo via! Basta!!” Sbottò Roberta seccata guardandomi.

“Certo, se volete così! “Rispose lui:” Ci rivediamo dopodomani?” Ci ricordò.

“Ne dopodomani né mai più! Dopo quello che ho visto questa sera” Ribatté Roberta indignata: Non mi vedrete più!” Stupendomi. Era davvero arrabbiata e in un certo senso ne ero felice, senza volerlo aveva assistito a uno spettacolo di striptease, ma aveva cambiato ancora idea su quello che aveva detto e accettato prima.

Con la sua borsetta a tracolla e il golfino che le misi sulle spalle ci avviammo all’uscita.

Tenevo Roberta abbracciata stretta a me, sapevo che avrebbe reagito così a quello spettacolo, me lo aspettavo e in un certo senso ero fiero di lei, sentivo sotto le dita la camicetta e sotto essa la sua pelle nuda scossa ad intermittenza da brividi di tensione.

“Hai visto? Ci siamo liberati di loro una volta per tutte!” Esclamò camminando al mio fianco

appoggiando il capo sulla mia spalla e mentre l’abbracciavo voltò la testa, mi guardo felice e sorrise. Provava un senso di liberazione, che però sarebbe stato breve.

Saliti in auto, partimmo.

Mi era piaciuto guardarla esposta allo sguardo perverso di Rocco e di quei avventori. Stavo allontanando quei pensieri perversi quando lei mi chiese:” Che ne pensi?”

È stata una bella reazione che mi rende fiera di te, ma hai sentito quell’uomo cosa ha detto che

ed è capace di fare? “Alle mie parole il suo viso si rattristò:

“E allur!  Allora!?” Sbottò scazzata in dialetto milanese.

“Allora vedi tu? “Risposi.

“Tu vuoi che vada sabato sera?” Mi chiese quasi con le lacrime agli occhi.

“Non sono io che voglio amore...vedi tu! “Risposi:” Ci ricatta, hai sentito anche tu cosa ha detto...e mi sembra che non scherzi!”

Restò in silenzio mentre con l’auto correvo verso casa, sapeva anche lei che sarebbe ritornata lì al Macumba...ma non lo voleva accettare.

Poco dopo mentre guidavo mi arrivò un sms di Rocco che lessi fingendo di guardare l’ora:

“Insista! Solo lei può riuscirci è nelle sue mani, sono certo Carlo che ce la farà e non si fermerà al primo ostacolo.” Sorrisi, mi lusingava che mi considerasse così importante e decisivo per far decidere mia moglie.

Comunque ci pensai, avevo visto il locale e mi eccitava, con tutte quelle belle ragazze entraîneuse che si accompagnavano a quegli uomini maturi e le conigliette servirli a tavola sorridenti, oltre la gente che lo frequentava e quello spettacolo di Valery nuda, e da quella visione desideravo e fantasticavo più che mai che anche mia moglie provasse ad essere una cunila (coniglia), come diceva lei in milanese. Quel night non mi sembrava particolarmente mal frequentato, né pericoloso, ma solo un luogo di libertinaggio, la gente che lo frequentava si limitava a osservare e tutto sommato ne avevo una bella impressione.

Mentre pensavo a un certo punto Roberta riflettendo e cambiando umore, esplose:

“Quel bastardo...maledetto ...ci ricatta!! Ha tirato in ballo anche Federico, nostro figlio e tu non

sei stato capace di dire niente!! Non sei intervenuto...”

“Ma che potevo dire amore?” Abbozzai.

“Stai zitto almeno per favore…. Stai zitto…” Urlò:” ...non parlare, non rispondermi!! Abbi almeno il ritegno di stare zitto!” Fece una pausa guardando la strada davanti a noi e poi sbottò: “Se non fosse per Federico …. non avrei mai accettato.”

Poi il silenzio e mentre guidavo, presa dallo sconforto, mi guardò con gli occhi lucidi

accarezzandomi il braccio.

“Lo so che tu non potevi fare nulla ...scusami… scusami Carlo!”

Mi voltai e la guardai, aveva le lacrime agli occhi.

Non sapevo che dire. La tirai a me e la strinsi con il braccio destro, mentre con il sinistro lentamente guidavo: “Vedrai che passera questo momento e tutto tornerà come prima...” Dissi accarezzandola anch’io. Il signor Rocco ti chiede solo di lavorare una sera per lui e con una mascherina sul viso … una sera!” Ripetei per convincerla.

Lei restò in silenzio praticamente avrebbe accettato ritornando sui suoi propositi, ne avremmo discusso ancora, ma poi avrebbe deciso acconsentendo. C’era Federico di mezzo.

Nel viaggio di ritorno, pensai che era un vero bastardo quell’uomo, e mi pentii di averla

trascinata in quella situazione e che quella sarebbe stata l’ultima e unica volta che sarebbe tornata in quel locale e con me.

Mi dissi che quell’uomo era un perfido a tirare in ballo nostro figlio, un maiale, un magnaccia abituato ad avere che fare con le puttane e Roberta non lo era e non meritava di essere trattata come tale. E non mi piaceva nemmeno il modo con cui la guardava, con desiderio e libidine lasciva, con un senso di superiorità… che mi infastidiva, come se la volesse chiavare.

Quando saremmo ritornati nel night il sabato, intanto che Roberta faceva la coniglietta e serviva, gli avrei parlato chiaro, avrei chiuso e fermato tutto il gioco, gli avrei detto:” Fa la coniglietta solo stasera e poi basta! ...Non ci verrà mai più...”

Riprendendo la strada dirigendoci verso casa, passai per un vialone dove sul marciapiede sotto ogni lampione c’era una battona e forse molte di quelle erano puttane di Rocco, e inaspettatamente un brivido mi percorse la schiena a immaginare la mia Roberta là, sotto un lampione di quelli a passeggiare come loro.

Rallentai, stavamo per prendere la circonvallazione e a qualche decina di metri più in là da noi

dall’altra parte della strada, dal lato opposto al marciapiede battuto dalle puttane, vedemmo un’auto di grossa cilindrata ferma con una puttana piegata verso al finestrino. La donna grossa di corporatura, alta, con una minigonna vertiginosa le tette sporgenti, sembrava discutere con gli occupanti dell’auto. Anche Roberta le guardò in silenzio.

“Quel gioco come lo chiamava Rocco, perversamente proseguiva. Ora non dovevo fare altro che aspettare il sabato sera e portarla al Macumba a farle fare la coniglietta. Ma ero colto da dubbi e la faccia e la determinazione di Rocco mi spaventavano, come l’innocenza e l’ingenuità di mia moglie, la sua semplicità, che nonostante i 43 anni era inesperta di sesso, o meglio conosceva quello insegnatole da me, ed era fedele e si fidava moltissimo di me.

Avevo il presentimento che continuare avrebbe per sempre segnato la nostra vita di coppia. Volevo e non volevo, anche se in un certo senso in me si realizzava un sogno, un desiderio, una fantasia, quella di vederla disinibita e ne ero felice.

Ma non volevo che quelle fantasie e desideri mi spingessero troppo in là e mi sfuggissero di mano. Era vero che ultimamente quando la chiavavo la pensavo con un altro uomo, ma un conto erano le fantasie e un conto era la realtà e nonostante le fantasie, nella realtà, difficilmente avrei accettato che mia moglie chiavasse davvero con un altro uomo, specialmente con quel Rocco, per di più brutto e magnaccia.

Con un pensiero maschilista considerai:” Non la darei da chiavare nemmeno a un bel giovane dotato, figuriamoci a lui, vecchio e brutto!”

Poi per un attimo mi passò un pensiero in testa ... “Chissà come ce l’ha il cazzo Rocco?”

Rispondendomi da solo:” C’è l’avrà senz’altro piccolo, è basso di statura e di corporatura

esile...anche se vi vanta e racconta la storia di quel soprannome?  Altro che Rocco Siffredi, ce l’avrà come quello di un ragazzino.”

Continuando nei miei pensieri intanto che guidavo e lei silenziosa guardava dal finestrino:

“Comunque dalla sicurezza mostrata e dalle donne che lo circondano, alcune molto belle anche se sono puttane... deve essere uno che ci sa fare con loro e forse è vero quello che dice, che non è messo male sessualmente… e chissà quante ne avrà chiavate? Anche quelle giovani rumene, belle e sensuali, finite nella strada della perversione e prostituzione. Ma un conto è fare la puttana per gioco e un altro farla per lavoro. “Ragionai, proseguendo a riflettere: “Chissà!? ...Forse si è chiavato anche quella bella figa di Valéry!” Pensai con un pizzico di invidia….  

Ma i miei erano solo pensieri e riflessioni. Avvertivo il pericolo e sapevo che dovevo smettere di proseguire lungo quella strada di perdizione sessuale con i nuovi pensieri, prima che non potessi più tirarmi indietro.

Ero soddisfatto di quello che era successo fino a quel momento, compreso la sorpresa di farla

assistere ignara allo striptease di quella Valéry, davvero bella figa...e mi aveva colpito il suo

sesso completamente rasato, senza un pelo che tanto aveva scandalizzato mia moglie, e se non ci fosse stata lei, anch’io le avrei battuto le mani assieme a quegli uomini.

Pensavo a Roberta, bella, fedele, brava moglie e buona mamma…che si affidava a me

completamente, ai miei baci e agli abbracci che ci scambiavamo pur non essendo più ragazzini e lei che a volte me lo faceva notare:

“Guarda che non hai l'età di Federico!” Diceva ridendo e io le rispondevo:” E tu quella di

Valentina!” La sua fidanzatina.

Arrivati a casa si cambiò velocemente e si infilò solo con le mutandine a letto sotto il lenzuolo

, quando arrivai io, mi dava le spalle, ma non perché fosse arrabbiata con me, ma perché era il suo modo di dormire. Le accarezzai i capelli e mi chinai dandolo un bacio affettuoso e amorevole sulle spalle nude, avrei voluto fare l’amore, ero eccitatissimo e invece andai in bagno a masturbarmi, chiusi la porta e gli occhi, alzai il capo verso l’alto e iniziai a muoverlo duro ed eretto come non mai, pensando a lei in quel locale, a Rocco e al modo con cui la guardava. Accelerai il ritmo della mano e piegando leggermente le ginocchia ebbi l’orgasmo, fantasticandola su quel palco assieme a Valéry, eiaculando copiosamente forte, dentro e contro il coperto alzato del water.

Mi lavai e ritornai in camera, mi sdraiai vicino a lei sentendone il profumo e mi misi a dormire.

Il sabato sera avrei incontrato Rocco e mia moglie sarebbe ritornata in quel night club a

fare la coniglietta. Lea, l’aspettava.

Ero eccitato, impaurito ed esagitato.

 

 

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