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STORIE E RACCONTI EROTICI
VIETATI AI MINORI DI 18 ANNI
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LA DEGERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
VIETATO AI MINORI DI 18 ANNI.
DEGENERAZIONE DI UNA MOGLIE FEDELE
NOTE:
“Non posso permetterti di incendiarmi ... ma non posso neppure resisterti…”
Roberta.
Cap. 3 STRANI DESIDERI
Ero eccitato da quello che stavo compiendo, era di per sé già una trasgressione per me avere in casa e mostrare a mia moglie quegli indumenti osceni e regalarglieli con l’intento che l’indossasse.
Quando rientrò dal lavoro, ci demmo come al solito il bacino, come facevamo sempre: “Ciao amore!” Esclamai.
“Anche a te amore!” Rispose lei avvicinandosi con la guancia nel gesto tenero e affettuoso di farsela baciare.
“Visto!? Domani sono vent'anni che siamo sposati e sei ancora bella e giovane come sempre …” Le sussurrai abbracciandola felice.
“Eh...sì...proprio!” Ribatté sorridendo.” Bella e giovane …!! Con tutte quelle che ci sono in giro meglio di me! ...” Dichiarò con un pizzico di civetteria e piacere per avermi sentito dirglielo.
“Tu per me sei la più bella del mondo, e lo sarai continuamente …” Esclamai, informandola:
“Ho un regalo per te!”
“Per me ?!” Rispose stupita, fingendo di meravigliarsi, sapendo bene che glielo facevo a tutti gli anniversari.
“Si è in camera!” Pronunciai.
“Uuuhhmmmm!!!...” mormorò:” …Come mai lo hai fatto il giorno prima?” Mi domandò perplessa.
“Questo è solo un pre-regalo…” le mormorai:” …. visto che domani è un anniversario speciale, dei vent’anni del nostro matrimonio.”
“Le nostre nozze di cristallo!” Esclamò lei.
“Di cristallo?... “Ripetei io stupito.
“Si! Vengono chiamate così qui da noi, anche se in alcune zone d’Italia vengono chiamate di porcellana. “
“Non lo sapevo …” Risposi.
“Stai attento …” Disse ridendo:” …il cristallo è bello e prezioso, ma fragile, si può rompere e frantumare facilmente …” E sorrise, inconsapevole che quelle parole sarebbero state premonitrici del nostro futuro. Ma io continuai nella mia risposta:
“Come volevo dirti questa è una sorpresa particolare, così avrai modo di studiarla e assaporarla. Il regalo vero e proprio te lo farò domani sera a cena.” Le dissi gioioso.
Sorrise di più:” Due …!?” Esclamò contenta.
“Si due… uno per ogni dieci anni di matrimonio!”
“Whoooowwww!!! “Strepitò, imitando l’esclamazione di nostro figlio quando era felice, che la
rese ancora più bella e giovanile.
“Chissà cos’è allora!!” Ribatté allegra, e divertita si avviò verso la camera da letto, ignara di
quale fosse il regalo e lungi dal pensare che avessi messo in pratica quello di cui avevo sempre
perseverato. Glielo avevo chiesto tante volte di indossare un abitino sexy, ma non aveva mai voluto accettare e non ci pensava neanche più alla mia proposta indecente e ricorrente, e io per risposta quel giorno gliene avevo acquistato davvero uno scandaloso.
Roberta allegra si avviò verso la stanza, ignara di quale fosse il regalo e lontana dal pensare che avessi messo in pratica quello che avevo sempre sostenuto.
Quando entrò nella camera guardò sul letto ben ordinato, e dalla sua parte vide i pacchetti sopra il copriletto. Sorrise.
Prese in mano il più grosso e lo premette saggiandone la consistenza.
“Di certo è qualche maglia o camicetta!” Esclamò ridente, visto lo stropicciarsi tenero della carta alla pressione delle sue dita. Osservò anche la scatola e la guardò. Poi si sedette sul bordo del letto e iniziò a scartare il pacco lentamente, cercando di non rompere la carta anonima che l'avvolgeva, per recuperarla, aveva questa mania da impiegata, di conservarla per riutilizzarla... Ero eccitato in quel momento, di lì a poco avrebbe visto il contenuto.
Quando lo aprì appoggiandolo sulle sue cosce piegate e unite e vide cosa c'era all’interno, restò stupita, il suo viso cambiò espressione e si rabbuiò. Lentamente prese il vestitino con due dita per le spalline e lo tirò su in alto con le braccia tese, come schifata di quello che vedeva e aveva tra le dita, e lo guardò a lungo e in silenzio nella sua trasparenza e indecenza della forma ridotta. Successivamente aprendo le dita, lo lasciò andare, facendolo ricadere in modo disordinato nella carta sulle cosce, che prese a due mani spostandola infastidita di fianco a lei sul copriletto.
Il suo viso non era gioioso, ma serio e deluso, scrollò la testa sempre restando seduta:
“Ma sei ammattito?!... “mormorò:” …Sai che non metterò mai quella <roba> lì addosso e tu l'hai acquistata!” Osservando e immaginando cosa c'era negli altri pacchetti adagiati sul letto.
“Perché?!” Gli chiese quasi con ingenuità e stupore per la sua reazione.
“Perché?... Vuoi sapere perché? Perché si! Non mi va lo sai, non sono una donna da indossare
queste cose!” Esclamò con disprezzo per gli indumenti con la sua cadenza milanese.
“Ma cosa ti salta in mente?” Disse quasi offendendomi.
” Ti stanno venendo i capelli grigi e tu pensi a queste cose? A queste porcate!?… Non è da te Carlo! Non l'hai mai fatto!” Esternò seccata e delusa facendomi restare male.
“Ma è un gioco! Sono migliaia le donne che lo fanno con i mariti. Guarda…!” Risposi io agitato allungandomi sul letto prendendo gli altri pacchetti e aprendoli davanti a lei in modo disordinato e furioso. Rompendo la carta con rabbia e tirando fuori le scarpe dalla scatola e subito dopo aprendo l'altro pacchetto, tirando fuori il reggiseno e il tanga, e a seguire il reggicalze e le calze, posandoli con delicatezza sul letto affianco a lei dopo averglieli mostrati.
Lei silenziosa guardò il tanga con sdegno e curiosità, e come aveva fatto con l’abitino, lo prese con due dita, tra l’indice e il pollice e lo alzò osservandolo, vedendo un minuscolo triangolino nero disseminato di brillantini di strass, unito a delle stringhe di stoffa. Sbottando sdegnata:
“E io a quarant’anni compiuti, madre di un ragazzo di diciotto anni …dovrei mettere queste robe qui? Un triangolino davanti che non mi coprirebbe neanche i peli con due strisce sui fianchi e una dietro il sedere nel solco intergluteo? …Ma ti se matt!!!” Esclamò adirata alzandosi e gettando con avversione e disgusto quel tanga sul letto.
Subito restai fermo e silenzioso, incapace di risponderle, mi sentivo offeso e mi dava un fastidio enorme quando chiamava in milanese con disprezzo quegli indumenti “robe”, ero arrabbiato e offeso dentro di me per il suo modo di reagire, poi mi avvicinai cercando di chiarire le mie motivazioni e sbottai:
“Insomma Roberta!! ...Conduciamo una vita piuttosto riservata con pochi svaghi, il mio lavoro
non va benissimo, lo sai, la guardia di finanza sta facendo dei controlli in agenzia, mi piacerebbe ricevere almeno da te un po' di comprensione, serenità e qualche soddisfazione. “
“Ma io ti do tutta la comprensione e serenità che vuoi ...” esternò, e interrompendosi da sola
cambiando discorso incuriosita mi chiese: “Perché è venuta la guardia di finanza in agenzia?”
“Le solite cose ...” Risposi:” ... controlli sui rimborsi dei sinistri...lo sai com’è, a volte si gonfiano e.…” Non terminai la frase.
Restò in silenzio, sapeva che ogni tanto li aumentavo per farci la cresta e far vivere meglio
noi, più agiatamente.
“Ma non ti preoccupare, non dovrebbero trovare nulla di anomalo, ho fatto le cose con attenzione, però la tensione c’è sempre…” Dichiarai.
Non terminai la frase che disse sincera: “Ti capisco e mi spiace…” Ma cambiando subito argomento e riallacciandosi alla mia introduzione iniziale, mi domandò seria:” Ma cosa intendi per soddisfazioni e serenità che vuoi da me?” Con sguardo interrogatorio:” Che indossi quella roba lì da puttana??... Ti sentiresti soddisfatto e sereno solo per quello??”
Stavo per risponderle di si, quando lei continuò e mi gelò:” Scordatelo!!” Affermò decisa.
“Io ho tutta l'intenzione di aiutarti a rasserenarti, ma non in questo modo. “Precisò.
Restai in silenzio, non sapevo più cosa dire, era risoluta e d’istinto mormorai.
“Mi piacerebbe domani sera che tu ti vestissi così e andassimo a cena fuori.”
“Cosaaa?! ...Nooo! Questo no! Ti ho detto di scordartelo e non sto scherzando Carlo. “Pronunciò con un mezzo sorriso cattivo sulle labbra:” Toglitelo dalla testa che io mi metto addosso queste robe!” Ripeté con disprezzo segnandole con il dito e ripetendo: “Ti se matt...che io esca con quella roba addosso e tanto meno andare a cena!” Esclamò, aggiungendo alterata: “E per te sarebbe una soddisfazione se mi vestissi con quegli abiti come una puttana e venissi a cena a farmi vedere da tutti ??” Domandò pronta.
“Si! “Ribattei d’impeto, sfogandomi:” Vuoi sollevarmi il morale? Vuoi rendermi felice almeno una sera? Ebbene renditi un po' sexy e provocante per me, per tuo marito! ...E se non vuoi uscire a cena, almeno in casa voglio vederti erotica, come una donna bellissima di cui sono orgoglioso di avere in moglie, che piace e viene guardata anche dagli altri uomini!” Dissi con enfasi quasi gridando, aggiungendo come un’esortazione:” E mettiti gli indumenti che ti ho regalato se mi vuoi vedere davvero felice! “
Lei restò in silenzio ad ascoltare non scomponendosi minimamente, osservandomi con sufficienza come faceva di solito quando litigavamo e non me la dava mai vinta, e io proseguì e mi liberai interiormente: “Cosa c’è di male a farti ammirare da me o da qualcuno che non ci conosce? Non ci devi mica andare a letto insieme e nemmeno spogliarti per lui, ma solo lasciarti guardare, farti vedere sexy, soprattutto da me! Sarebbe anche un modo per stuzzicarci un po’ intimamente non credi? ...Visto che anche dal punto di vista sessuale ci stiamo affievolendo!” Precisai, riferendomi alla nostra intimità coniugale, ormai raffreddata.
Ci fu un attimo di silenzio:
“Ma io sono fatta così! ...Lo sai!!” Rispose lei a voce bassa come per non farsi sentire dai vicini, come a imporre e giustificare il suo comportamento con quelle parole.
“E io no! ...Sono diverso da te! Sono fatto in un altro modo!” Esclamai ormai accaldato e anche
arrabbiato, aggiungendo:” A me piace guardarti e che gli altri ti guardino!” Dichiarai agitato. Continuando: “Non mi sembra di chiederti chissà che cosa!! Ti sono fedele, ti amo! Sono un lavoratore, cerco di non far mancare niente a casa, soprattutto a Federico e a te. Sono vent'anni che siamo assieme sposati, e anche se trasgredisci una volta insieme a me intendiamoci ...non succede mica niente!” Affermai sempre più esaltato.
Lei mi ascoltava in silenzio, fredda e impassibile, come suo solito, mi faceva sfogare e si
lasciava scivolare le parole addosso e io continuai come un fiume in piena, liberandomi da quello che avevo dentro.
“Tutto sommato mi sembra lecito che un marito tra le poche soddisfazioni della vita che ha, e ha la fortuna di avere una moglie bella di cui andarne fiero, desideri mostrarla e che sia ammirata. Non dico di farlo sempre, ma almeno una sera! “Ripetei cercando di persuaderla.
Roberta mi guardò superficialmente, era come al suo solito in questi casi, non disse una parola e usci silenziosa dalla camera, lasciandomi solo, con quella lingerie e il vestitino acquistato sul letto, insieme al tanga, reggiseno, scarpe… carta rotta e stropicciata e busta a sacchetto vuota.
Ero demoralizzato, pensai che era stato tutto inutile, che oltre a disapprovare, ancora una volta non avrebbe fatto ciò che desideravo e le chiedevo, e quindi lasciai perdere anche quel discorso e in un momento di rabbia aprii l'anta dell'armadio ,presi a due mani con foga tutti i miei regali in modo disordinato ,appallottolando gli indumenti in un insieme unico con la carta e li cacciai dentro con furia , gettando di seguito la scatola con le scarpe e poi il coperchio, e sbattendo forte l'anta uscì dalla camera sconsolato e demoralizzato.
Aveva vinto ancora lei come sempre.
Quella sera la passammo con il broncio tutte e due, a tavola parlammo in modo distaccato, solo delle cose essenziali e io con nostro figlio, dopo aver visto la tv e detto le frasi di circostanza, andammo a letto sempre con il muso, io girato da una parte ormai rassegnato e lei dall’altra, non volendo nessuno dei due, cedere all'altro.
La mattina seguente lei si alzo prima di me per preparare la colazione a Federico che si apprestava ad andare a scuola, io mi alzai dietro lei e andai in bagno a farmi la barba.
Appena Federico usci salutandoci, anche Roberta entrò in bagno e mentre mi rasavo, lei con una gestualità ormai d'abitudine tra moglie e marito, tirò giù le mutandine e si sedette sul water a urinare, come faceva spesso, facendomi sentire il getto dell’urina sulla ceramica e in fondo all’acqua del water. Era indifferente che io pur dandole le spalle la guardassi attraverso lo specchio o voltandomi, con occhi libidinosi, la vedessi seduta sulla tazza in quel suo momento intimo di minzione mattutina. Tra noi anche se non c’era molta intimità sessuale, c’era molto rispetto e confidenza coniugale, senza vergogna per certi atteggiamenti intimi. Come in quasi tutte le coppie sposate da molti anni, vedere la moglie nuda in bagno o seduta sulla tazza a urinare, rientrava nella ordinarietà matrimoniale.
Appena terminato il suono dello zampillo dell'urina contro la ceramica e sul fondo liquido del
water, si alzò e premette il pulsante dello sciacquone facendo scorrere l’acqua, mostrandomi
involontariamente la sua figa pelosa e girandosi il suo splendido culo tenero e pallido. E subito
spostandosi di un paio di passi, si sedette sul bidet a fianco a lavarsi la figa intanto che io mi
sbarbavo lentamente, non riuscendo a distogliere tramite lo specchio gli occhi d’addosso alle
sue intimità, in quelle sue posizioni e gesti per lei innocenti e naturali, ma per me erotici ed
eccitanti.
Quando si alzò, con le gambe leggermente divaricate mentre tra i peli e il solco gluteo se l'asciugava con accuratezza con la salvietta da bidet, vedendo che non le parlavo, esclamò:
“Bè! ...Nemmeno un bacino stamattina? ...È il nostro anniversario…”
Mi voltai, e mi avvicinai con mezzo viso pieno di schiuma e le diede un bacino sulle labbra.
“Buon anniversario amore!” Le sussurrai. Nonostante l’arrabbiatura l’amavo...
“Anche a te!” Rispose sorridendo lei ricambiando il bacio. Ma c'era distacco tra noi.
Poco dopo ci preparammo e uscimmo assieme per andare al lavoro, lei nell’ufficio postale e io
in agenzia assicurativa, dividendoci con un altro bacino al di fuori del portone.
In ufficio, la giornata passò abitualmente tra le solite cose, le impiegate, i documenti e con
qualche telefonata come avveniva normalmente tra di noi al cellulare, o di qualche parente che mi chiamò per farmi gli auguri.
Per il resto tra noi frasi di circostanza e di necessità famigliare.
In un colloquio telefonico del pomeriggio, che ebbi con lei, la sentii diversa, più allegra e mi
informò che avremmo festeggiato a casa nostra, con una cena casalinga: “Federico va a cena con Valentina e poi vanno al cinema…” Disse:” …saremo soli… e festeggeremo io e te il nostro anniversario matrimoniale! ...” Mi comunicò tra le altre cose carine e l'arrabbiatura mi passò, tutto sommato le volevo bene e l’amavo tanto, nonostante avesse la testa dura su certe cose. Ma sapevo che sarebbe stata una serata anonima, uguale a tante altre passate in casa da soli,
cena, tv e letto e forse se me lo concedeva... chiavare, la chiavatina dell’anniversario.
Oramai, mi ero rassegnato al suo ennesimo no... ci pensai ancora quel pomeriggio giù di
morale, ma rassegnato ormai …
“Purtroppo lei è fatta così !!” Mi dissi ripetendo la sua motivazione giustificativa…” Che
posso farci? ...Niente!! “Mi risposi…:” E allora meglio non pensarci più davvero e rassegnarmi che farmi del nervoso.” Mi convinsi.
Quella sera, dopo le 19.00 quando rientrai a casa dopo essere passato a ritirare un anellino con brillante che le avevo prenotato e acquistato per lei, a seguito a una giornata di lavoro faticosa, mi sentivo più stanco e depresso della sera prima che avevamo litigato.
Ma quando entrai, la vidi venirmi incontro sorridente, in un modo che non mi aspettavo. Mi
accolse allegra e nell'entrata mi gettò le braccia al collo abbracciandomi e baciandomi
rinnovandomi gli auguri, che io ricambiai. E dietro di lei al di là della porta del soggiorno,
vidi la tavola preparata per due come per le grandi occasioni, come le sere di Natale o dell’ultimo dell’anno. La tovaglia bianca ricamata, il vino rosso, i piatti girati e addirittura c'erano le candele rosse accese. Restai sorpreso, non capivo, ma lei prendendomi per un braccio mi diede un altro bacio sulla guancia. Indossava come al solito i suoi abiti usuali, una bella gonna nera sopra il ginocchio ed una camicetta rosa, ridicendomi:
” Federico è fuori tutta la sera con la sua ragazza, rientrerà tardi, quindi abbiamo tutta la serata per noi e non abbiamo orario.” Continuando:” Questa serata sarà per noi, solo per noi due e io sarò come vuoi tu, ma qui a casa nostra! Ceneremo qui, ho già preparato tutto e io mi vestirò come vorrai tu! “
Restai stupito da quello che mi diceva, dal suo cambiamento e disponibilità …quasi incredulo.
” Ora è tutto pronto …” Mi annunciò: “…e prima di iniziare la cena vado a cambiarmi a essere come mi vuoi tu!” Disse sorridendo maliziosa. “Stasera mi piace essere come piace a te ...” Aggiunse:” … ma solo qui, in casa nostra e solo per te… Solo qui in casa.” Ripeté e affermò dandomi un altro bacio questa volta sulle labbra.
Ero contento, eccitato dalla sorpresa e dalla sua disponibilità che la strinsi felice a me …
“Sai che io sono contraria a queste cose, ma lo faccio solo per te! ...Perché ti amo!!” Precisò e
quelle furono parole bellissime che mi commossero e mostrarono il suo amore.
“Li hai già provati?” Chiesi trepidante.
“No! … Non ancora. Aspettavo te ... lo faccio ora!” Rispose.
“Posso assistere?” Chiesi infervorato e trepidante come un ragazzino. E lei sentendosi
lusingata rispose:
“Certo!” Incendiandomi tutto di passione e desiderio.
“E ora se permetti, mi vado a cambiare, a rendermi sexy ed erotica come piace a te e solo per te!” Pronunciò allegra sorridendo, dandomi un altro bacio sulla guancia e avviandosi in camera.
A cosa fosse dovuto quel suo cambiamento nell’accettare di indossare i miei regali , me lo
confidò dopo, voleva riappacificarsi con me e dimostrami che mi amava sempre, anche se
quello che avrebbe indossato quella sera, era fuori della sua educazione e cultura.
E avviandosi in camera, la segui curioso di assistere alla sua trasformazione.
Quando fui sullo stipite, mi fermai a osservare e vidi che sul letto in ordine aveva messo il mio
regalo e tutti i suoi pezzi, comprese le scarpe con tacco altissimo.
“Spero solo che mi vadano bene!” Esclamò dubbiosa guardando il tanga e il reggiseno a
balconcino senza coppe, per poi esclamare osservandoli:” Dioooo!!…Sono così scandalosi! Dovrei personalizzarli! “Aggiunse spiritosa.
“Cioè?” Chiesi io.
“Aggiungere qualcosa che mi copra di più …” Dichiarò ridendo continuando a parlare: “Io non so Carlo se riuscirò a indossare questi indumenti, l’abitino e la lingerie, sono cosi
ridotti e provocanti, che mi vergogno solo a pensare di doverli indossare.” Puntualizzando:
“Sai che non sono la donna adatta a questo genere di cose, ma per te stasera farò un
eccezione!” Aggiungendo impensierita:” Chissà cosa penserai di me a vedermi con un tanga e un reggiseno di quel tipo e fattura lì! ...Diooo!!! Non voglio pensarci!” Esclamò.
Sorrisi, mossi il capo mormorando:
” Quello che penso di te amore è che sei bellissima e ti amo. Stai bene qualsiasi cosa che indossi.”
Mia moglie iniziò a spogliarsi in modo naturale, come faceva in genere quando veniva a letto. Sbottonò e tolse la camicetta restando con il suo reggiseno classico e ricamato bianco, sganciò la gonna e tirò giù la cerniera, e con eleganza la tolse piegandosi e facendola sfilare prima da una gamba e poi dall’altra, in una posizione e con gesti molto erotici e sensuali.
Restò in collant, slip e reggiseno, nel suo bel corpo maturo, era molto sexy anche così., senza
lingerie e abitino.
Con padronanza, prendendolo l'elastico sui fianchi, prese il collant e lo tirò giù ordinatamente,
sedendosi nel letto per sfilarlo, arrotolandolo, togliendolo con attenzione e posandolo sulla sedia.
Rialzatasi, andò davanti allo specchio della porta armadio, si sganciò il reggiseno e lo tolse,
liberando e mostrando le sue meravigliose mammelle bianche, con le grosse areole rosa,
osservandosele con un pizzico di orgoglio riflesse sullo specchio.
Ero eccitato nel vederla spogliarsi, mi era venuta l’erezione che nascondevo nei pantaloni.
Lei prendendo l'elastico dello slip e stringendolo tra le dita, lo tirò giù alle ginocchia e poi
chinando il busto e alzando la gamba lo sfilò dalle caviglie, togliendolo prima da uno e poi
dall'altro piede.
In quel momento restò nuda, con il suo meraviglioso corpo adulto da quarantenne, la sua pancetta pronunciata e i fianchi arrotondati. Si guardò un attimo allo specchio nuda, poi guardò me con malizia e si sorrise da sola. Anche voltata, continuò a guardarmi timida negli occhi vedendomi riflesso nello specchio.
Non resistetti, eccitato e in erezione pulsante contro i pantaloni, mi avvicinai e le accarezzai le
spalle scendendo con le mani sulla schiena e sui fianchi, arrivando fino al culo, accarezzandolo
e stringendolo dolcemente tra le dita, dicendole:” Si bellissima amore! Meravigliosa! Non ti cambierei con nessuna.
Se si sapesse cosa c'è sotto gli abiti che indossi giornalmente, gli uomini impazzirebbero.” Affermai.
Lei sorrise ancora, era presa anche lei da quel gioco sensuale davanti allo specchio.
“Così nuda! ...Mi hai vista solo tu!” Sussurrò timida e orgogliosa di quella prerogativa che
concedeva solo a me, suo marito, sentendolo un valore di cui andarne fiera.
Aveva la figa pelosa, meravigliosa e soffice, con i peli color bruno dorato. Gliela guardavo e se la guardava anche lei eccitata, diventando i suoi capezzoli alle mie carezze, baci sul collo e ai nostri sguardi sulla peluria della sua figa, dritti e turgidi.
“Su! Ora lasciami vestire ...” Mormorò come svegliandosi da un torpore sensuale: “...che se no
ceniamo tardi! Già non so nemmeno come si mette questa roba qui che ci perderò del tempo!” Disse ridendo con i suoi termini e cadenza milanesi.
E iniziò prendendo la string del tanga sul letto, la alzò e aprì e la mise davanti agli occhi con le
braccia tese in avanti e osservandolo vide solo un triangolino di tessuto nero traforato con i brillantini, tenuto da tre piccoli nastrini anch’essi di stoffa che partivano da ogni angolo di quel triangolo e si univano dietro.
“Dioo miooo!! Ma questo non copre niente! ...E ‘solo una stringa dietro, due sui fianchi e un
triangolino davanti...” Esclamò. “Come fanno certe donne a indossare questa lingerie e andare in giro...” Mormorò tra sé stupita da quell’indumento.
“Pensa che c’è ne più di quante pensi tu che l’indossano!” Risposi.
“Si…puttane!! “Ribatté lei ridendo:” …solo loro possono indossare lingerie simile, e stasera mi
farai sentire un pò come una di loro!” Asserì osservandomi.
La guardai felice.
Sorridendo si chinò, era la prima volta che indossava un tanga e passandolo prima da un piede e poi dall'altro quel minuscolo triangolino e i nastrini collegati, lo mise, tirandolo su con le dita sulle string, fino a portarle sui fianchi aggiustandole perché arrotolate nel metterle.
Subito nell’indossarli, la striscia di tessuto posteriore, viste le piccole dimensioni, entro
prepotentemente e venne inghiottita nel solco profondo dei suoi glutei carnosi e morbidi,
scomparendo tra loro, lasciando uscire da essi solo sulla parte superiore, quella lombare, pochi centimetri di striscia che si univa tramite con anello dorato a quelle orizzontali sui fianchi. Pareva che non avesse niente dietro, il suo culo era completamente nudo e le sue natiche si mostravano polpose, pallide e prepotenti ai miei occhi.
Poi assestò anteriormente il triangolino sul sesso, sulla sua bella figa pelosa, che sbordava da tutti i lati del tessuto ciuffi di peli sessuali bruno-dorato, che non riusciva a coprire pur avendocela ben curata sui bordi. Lo stese con le dita sopra ad essi e lo accarezzò, come se cercasse in quel modo di allargarlo, sperando con quel procedimento di coprirli, ma non riuscì a nasconderli. Si guardò allo specchio e rise da sola:
” Ma non copre niente!” Esclamò guardandosela.
“Eh sì! In genere chi indossa questo tipo di tanga, ha la figa depilata...” La informai io eccitato,
con il cazzo sempre più duro, nel vedere mia moglie con indosso quella lingerie porno. E lei, come se avesse capito il senso delle mie parole e conoscendo il mio pensiero, rispose subito.
“A no!!! …Non ci penso nemmeno a depilarla, io li indosso così, i miei peli non si toccano!!”
Esclamò fiera di averli.
Poi mise il reggiseno... ne agganciò la chiusura davanti al petto, sotto al seno e come faceva di
solito con i suoi e lo ruotò, portando la chiusura sulla schiena. Appoggiò e si assestò bene le grosse mammelle contro il sottocoppa che le sosteneva lasciandole libere e infilò le braccia nelle spalline, che mise a posto, aggiustando l’elastico sulla schiena, tirandolo e mollandolo
all’improvviso.
Era erotica, molto, il seno appoggiato all’interno di quel reggiseno aperto si evidenziava di più facendo apparire le mammelle più grosse e sporgenti, e le areole e i capezzoli turgidi si imbrunirono maggiormente all’arrivo del sangue iniziando ad eccitarsi anche lei.
Con quel tanga e quel reggiseno, era uno spettacolo nel suo corpo di signora, da falsa magra che evidenziava anche le eccedenze e qualche piccolo rotolino.
Si sedette sul letto e mise le calze, prima le arrotolò tenendole tra le dita e poi infilando il piede in esse, alzando la gamba in alto le srotolò tirandole fino oltre metà coscia, assestandole con le dita e mentre lo faceva rendeva già una forte immagine erotica e oscena del suo corpo. Abbassando la gamba le tirò su bene, le aggiustò e adattò ai piedi e poi alzandosi mise il reggicalze agganciandolo davanti, girandolo poi con la chiusura dietro, come fece con il reggiseno e piegando la gamba e tirando la balza, una bretellina alla volta, pinzò le giarretelle alle calze lasciandole tese.
Si avvicinò e si guardò ancora nello specchio curiosa:” Mio Dioo!!” Mormorò vedendosi con il
reggicalze nero e le mammelle fuori. “Sembro...sembro...” Mormorò.
“Una bellissima donna!” Terminai io la frase.
“Sei molto erotica e bella, davvero desiderabile Roberta!” Sussurrai con un pizzico d’orgoglio
per il fatto che fosse mia…e mia moglie.
“Ora il vestitino!” Mormorai prendendolo dal letto e porgendoglielo eccitato.
Lei lo girò tra le mani, tese le braccia e lo guardò anch’esso da quella distanza. Rise…
“Diooo!! Ma ci starò dentro? ... Sembra piccolo per me!”
È elastico!” Risposi:” … la parte superiore resta ampia e quella inferiore si adatta a corpo!”
Lo ripresi io in mano, lei tese le braccia e l’aiutai a infilare le mani tra le spalline, poi a tirarlo giù a coprire il busto e poi ancora più giù sul sedere. La parte superiore le restò larga, mentre
quella inferiore a gonna aderì stretta al corpo, evidenziando la pancetta erotica e il sedere sporgente e invitante, restando proteso in fuori.
Le arrivava poco sotto gli inguini, coprendo appena la balza ricamata delle calze e le pinzature
del reggicalze.
“ Ohh Diooo!!!….Ma non va più giù di così!?” Esclamò cercando di tirare più giù che poteva la
stoffa della gonna, lasciando fuori le sue splendide gambe fasciate nella seta morbida e
trasparente delle calze nere.
La schiena scollata e nuda fino ai lombi, era interrotta soltanto dal reggiseno nero ricamato e dalla sua chiusura luccicante. Davanti era lasco, e sotto i lembi del tessuto lasciava dondolare le mammelle sostenute dal burlesque aperto, in quel "vedo non vedo", che affascina e cattura molto più della visione completa, lasciando spazio all’immaginazione.
Lo mise a posto guardandosi allo specchio con civetteria e perfezione nell’indossarlo,
nonostante lo ritenesse osceno e non adatto a lei. Lo tirò sui fianchi e se lo sistemò, si mise di
lato con il sedere, guardandoselo lateralmente e dietro allo specchio…bello, evidente e volgare come non lo era stato mai.
La mia eccitazione salì alle stelle, ero felice… e infervorato.
Si ammirò allo specchio stupita ...e prima che parlasse e dicesse qualcosa di quel suo vedersi in modo diverso, io dissi: “Le scarpe!!”
E prendendole dalla scatola sul letto gliele mostrai, erano volgari come il suo sedere in quel
vestitino e di vernice rossa, il colore della lussuria.
Eccitato mi abbassai con la scarpa in mano come il principe della fiaba, quasi inginocchiandomi ai suoi piedi e prendendone uno gliela calzai, mentre lei instabile nell’equilibrio si appoggiava con la mano sulla mia spalla, lo stesso feci con l’altra, crescendo in statura di ben dieci centimetri.
E mentre mi rialzavo con lei che si teneva sempre a me, me la ritrovai leggermente più alta,
facendo quel cambio di statura provare ad entrambi una strana sensazione, di essere ognuno con una persona differente.
Ci guardammo negli occhi e sorrise e anch’io, e poi scoppiammo a ridere abbracciandoci…
“Diooo miooo!!! Ma che mi fai fare Carlo…” Mormorò divertita, ormai anche lei presa da quel
gioco di ruolo.
“Sei bellissima amore, eccitante attraente …desiderabile...” Non sapevo cosa più altro dire.
La lasciai ferma davanti allo specchio dell’armadio ad ammirarsi.
“Oddiooooo!!! Ma non sono mica io quella lì!” Borbottò in milanese ridendo, con le cosce fuori, il ventre evidente, sexy e volgare.
“Si, sei tu amore! Sei l’altra Roberta, quella dei miei sogni che mi piace e mi fa impazzire. “
Aggiunsi ridendo anch’io.
Ci fu un momento di silenzio molto intenso e carico di tensione e lussuria, mentre lei si ammirava e io la osservavo, era erotica, bella e volgare. Era una signora per bene, una moglie, una madre vestita da puttana… Avevo fatto bene a seguire i consigli di quella commessa al sexy shop, me l’aveva resa bella e involgarita, rendendola più desiderabile.
Restammo così a contemplare la sua immagine riflessa nello specchio, poi si voltò e mi sorrise
esortandomi: “Vatti a preparare anche tu! …Che la cena è già pronta…”
In un attimo mi lavai e fui di nuovo da lei, che appoggiandosi alla tavola, camminando su quelle zeppe a tacchi alti, preparava i piatti sculettando ...come le puttane vere, mostrando da dietro le sue cosce pallide con la fascia nera delle calze ricamata pinzata dal reggicalze quando si chinava sulle stoviglie.
Ero assurdamente felice ed eccitato, in parte si era avverato il mio desiderio ventennale, finalmente a quarant’anni passati, ero riuscito a farla vestire con abiti acquistati al pornoshop e mi ritenevo in parte soddisfatto.
Dopo pochi minuti andammo a tavola, che era già apparecchiata, seduti uno di fronte all’altro. Qualche antipasto, il primo, le pietanze e i contorni erano già preparati sulla tavola o sul mobile vicino, in modo che non si alzasse e muovesse molto per servire, con quelle zeppe a tacchi alti non essendo abituata a camminarci.
Accesi le candele e feci un po’ di luce soffusa e iniziammo a cenare romanticamente.
Durante la cena chiacchierammo del più e del meno, dei nostri genitori, la famiglia e altre cose,
fino a giungere al secondo piatto, con l’ambiente intimo e i nostri corpi riscaldati dal buon vino rosso che raramente bevevamo, ad essere spiritosi, e la sfacciataggine aumentò:
“Non ti senti comoda vestita così!” Le chiesi provocatorio.
“Proprio no!” Rispose pasteggiando e sorridendo mentre masticava:” Mi sento una di quelle!!… Guarda! …” Esclamò spostandosi sulla sedia:” …. Meno male che siamo a casa ...ma guarda un po', da seduta…. si vede tutto...le cosce e oltre. Diooo , ma come fanno certe donne , a vestirsi così!?...Proprio non lo so! ...Non lo riesco a concepire!” Esclamò.
“Lo fanno e le piace!” Gli risposi accalorato, ma lei pronta, si girò verso me.
“Ecco!! “Disse, tirando fuori le gambe da sotto il tavolo e mettendole di fianco e fuori, mostrandomi le sue splendide cosce.
“Guarda! ... “Ripeté:” ...se fossi in un ristorante vero… tutti vedrebbero il reggicalze e anche le
mutandine ...o meglio tutti i peli sotto quel triangolino ridicolo che mi copre il sesso.” Disse ridendo.
Poi come in un gioco, per merito dell’allegria che si era instaurata e del buon vino bevuto,
fingendo di essere in un ristorante, rivolgendosi ai mobili attorno come a persone, esclamò scherzando con le gambe girate a loro e alla tv:
“Ecco!! ...Guardate pure signori… Guardate le gambe della moglie del signor Carlo!” E scoppiò a
ridere da sola, eccitandomi al massimo, avvertendolo io il pene duro dentro i pantaloni gonfiarsi sempre più, con il desiderio vivo di chiavarla quella sera.
Probabilmente per quel suo comportamento spiritoso e anomalo, anche il vino ci aveva messo del suo e il finale quella sera si prospettava esplosivo, e così fu, ma non nel modo che desideravo io.
La sentivo fremere in quell’abitino che inconsciamente la eccitava indossarlo.
Giungemmo al dolce e alla fine di quella cena splendida, a cui le feci dei complimenti superlativi.
“Ora preparo il caffè !!” Disse facendo la movenza di alzarsi.
Con il cuore che mi batteva fortissimo, preso da un raptus mentale all’improvviso prendendola per il braccio la fermai ed esclamai:
“No lascia stare! Lo pigliamo fuori!”
“Fuori?” Replicò lei.
“Si facciamo un giro in auto e andiamo in qualche bar ...” Aggiunsi.
Vidi che restò perplessa, come incredula di quella mia richiesta, ma interpretandola a modo suo esclamò: “Mi devo andare cambiare allora se usciamo.”
“No! Resta così!” Ripetei tachicardico:” Esci così!!”
Sbarrò gli occhi:” Cosìii!!!... Ma sei pazzooo!?”
Vedendomi serio in viso, proseguì: “Nooo!! Non posso uscire cosi Carlo, se mi riconosce qualcuno guai!! “Esclamò veramente preoccupata.
Ma io invece di desistere osai di più, mi dissi:
” O ora o mai più!” E le chiesi esplicitamente di uscire a fare un giro vestita in quel modo...
“Vestita cosi!!” Ripeté ancora:” … Ti se matt Carlo?? Io se mi sono abbigliata così, l’ho fatto solo per te, perché so che ti piace e volevi vedermi con il tuo regalo, e per cenare qui in casa nostra, non certo per uscire.” Ribatté seria.
“Ma dai! ...Ti metti il soprabito che ti copre tutta e non ti vede nessuno, lo sappiamo solo io e te
che sotto sei così e sarà eccitante per tutte e due. Dai! ...” Insistetti.” Almeno una volta…!”
“No ...no! ...Uscire così no! Assolutamente, non se ne parla e poi non ne avrei nemmeno il coraggio mi vergognerei da morire anche se non mi vedesse nessuno. Solo al pensiero di essere conciata così fuori casa, anche se sotto il soprabito, mi sentirei a disagio e morirei di vergogna.”
Intuii subito che non era una reazione negativa e assoluta come le altre volte, ma era meno
resistente e più possibilista per me, cercava delle giustificazioni morali per non farlo, cosa che
prima non faceva, non si poneva lo scrupolo, diceva semplicemente no ed era no, senza tergiversare tanto. Forse era la situazione che avevamo instaurato, il gioco e il vino che ci disinibiva e rendeva allegri.
“Dai! ...” Insistetti:” Andiamo dove non ci conosce nessuno, dall’altra parte della città in periferia e poi torniamo. Milan le grand...” Le dissi in dialetto.
“No dai Carlo! ...Non voglio!” Ripeté scuotendo la testa.
Sentivo che forse quella era la volta buona, che potevo farla cedere.
“Su fammi contento una volta Roberta, è il nostro anniversario. Fallo per me se mi ami! “Dissi
mettendolo sul lato affettivo-amoroso e sentimentale:” ... È solo un gioco, facciamo solo un giret dai…!”
Mi guardò in silenzio, era turbata anche lei.
“Ma un giro come?” Chiese preoccupata e inquieta.
Capii che era il momento buono, che era la breccia che avevo sempre aspettato e che dovevo insistere, che era un’apertura inconscia, uno smarrimento che dovevo sfruttare.
“Ma un giro in auto ...mica a piedi! “La ragguagliai: “Metti il soprabito che ti copre tutta e
sotto resti così! Facciamo un giro dall'altra parte della città e poi torniamo!”
Ero eccitatissimo solo nel cercare di convincerla, quasi la supplicavo e provavo una emozione
cerebrale indescrivibile.
“Ma conciata così, in questo modo?... No dai Carlo…lo sai che mi vergogno di me stessa a
essere così.”
“Ma sì! Conciata così, e poi che vergogna? Ti ripeto, siamo solo io e te. Resti in auto e dove
andiamo non ci conoscerà nessuno.”
Restò in silenzio, quella proposta turbava e infervorava anche lei.
Poi guardandomi negli occhi sbottò: “Ma un giro breve però! …E Federico? “Domandò
“Federico lo avviso io che facciamo un po' tardi ...” Risposi felice ed eccitato che aveva accettato, con il timore addosso che ci ripensasse:
” ... Lo chiamo al cellulare e gli dico che se rientra e non ci siamo, di non preoccuparsi, che noi
siamo fuori...Le dico che andiamo a ballare!” E così feci, lo chiamai davanti a lei mettendo il
viva voce e lo informai:
” Guarda che io e mamma usciamo andiamo a fare un giro e bere qualcosa e probabilmente a ballare, se quando rientri non ci trovi non preoccuparti, è il nostro anniversario!”
“Bene!” Esclamò lui ridendo, con il suo linguaggio giovanile: “Era ora che uscivate un po'! Che
vi toglievate un po' di ragnatele di dosso.”
E mentre Roberta mi guardava e ascoltava parlare con lui, lo tranquillizzai ancora:
“Se arrivi a casa che non ci siamo vai pure a letto, e non preoccuparti se arriveremo tardi, non
usciamo mai e una volta che lo facciamo... non vogliamo avere i minuti contati.
Mi raccomando te con Cristina, fate attenzione!” Aggiunsi.
“Tranquillo papà divertitevi! E dai un bacione a mamma, falla distrarla e divertire!” Lei sorrise a quelle parole. Gli diedi le ultime raccomandazioni e lo salutai.
“Con Federico è tutto a posto …” La tranquillizzai.
“Ma non stiamo fuori tanto!” Esclamò lei.
“Ma no! ...Un’oretta! Ma sai com’è lui è capace di rientrare tra mezz’ora e non trovarci.”
“Ma restiamo in auto!?” Domandò ancora per rassicurarsi.
“Certo!” Risposi e le presi il soprabito, classico, quello che usava lei, che le arrivava sopra il
ginocchio.
“Mettilo! “La esortai.
Una volta indossato. Si guardò.
“Vedi che ti copre tutta! Non si vede niente, solo le scarpe rosse con il tacco a zeppa.”
“Si! ...Ma io non so camminare con questi trampoli!” Affermò.
“Ci devi arrivare solo in auto, poi giriamo in macchina! “La calmai.
Finalmente acconsentì.
“Mi metto un po' in ordine in viso.” Disse togliendosi momentaneamente lo spolverino e andando verso la camera.
Lo stesso feci io, andai in bagno e mi lavai e preparai. Quando tornai, lei era ancora in camera che si guardava allo specchio, mettendosi apposto il viso e i capelli, era quasi pronta per uscire. Tra il curioso e l’eccitato la osservai, mi sembrava tutto impossibile, che avesse accettato di uscire con quell’abitino sconcio, anche se l’avevo rassicurata.
Ero stato profondamente scettico, pensavo che una volta che si sarebbe vista allo specchio, non l'avrebbe indossato, e invece lo mise...
La osservavo, ed era molto sensuale con quel vestitino rosso che con le mani sui capelli per pettinarsi, si alzava mostrando l’orlatura ricamata della fascia delle calze di seta, al punto da esporre anche le pinzature del reggicalze che le agganciavano.
Era sexy davvero.
Lo aveva indossato, corto come mai lei ne aveva portato uno, agganciato dietro al collo da un anello dorato che le lasciava la schiena completamente nuda con la parte posteriore del reggiseno a vista e la visione lateralmente delle coppe ricamate del suo splendido seno. Posteriormente l’incavatura della sua colonna vertebrale era incrociata eroticamente sotto le scapole dall’aggancio del reggiseno, che lei aveva voluto indossare per forza, ma era sexy anche quello.
Quel contrasto di rosso e nero con il pallido della sua pelle erano micidiali, di una carica erotica assoluta, una miscela di libidine e lussuria.
Vedendomi fermo appoggiato allo stipite ad osservarla esclamò allegra:
“Sto finendo di mettermi in ordine e ho deciso di mettere anche un po' di trucco!”
“Hai fatto bene amore, ma applicatelo più carico del solito! Intonalo con il vestito...” La esortai:” ... intanto è un gioco, che dura qualche ora, questa è una serata particolare, solo per noi, fuori dagli schemi coniugali!” Aggiunsi sorridendo.
“Uèhh dico!... Ma mi vuoi proprio volgarona come una logia vera?!! (puttana vera)” Esclamò in dialetto milanese ridendo.
“Si!” Risposi ridendo anch’io, e in parte mi accontentò, sul viso mise del fard, le labbra
In rassettate ma non molto, lo stesso le ciglia, pettinate con un po' di mascara nero e
luccicante. Ma quel poco trucco, sul suo viso sobrio e sempre pulito, la facevano apparire
erotica e appariscente. Tutto sommato mi andava bene anche così, che trasgredisse anche solo per noi, non lo aveva mai fatto. Quella sera eravamo felici ed euforici, non ci rendevamo conto del rischio che correvamo, di come si stesse conciando realmente lei e di che piega avrebbe potuto prendere la serata.
Quelle scarpe di vernice rossa con i tacchi a spillo e zeppa la slanciavano snellendola, facendola apparire più alta e più magra. Il colore dell'abitino rosso, appariva lussurioso e contrastava in maniera erotica e violenta con il nero delle calze, del tanga e del reggiseno. Era osceno, volgare, ed era tanto stretto sui fianchi e più in giù, che oltre a mettere in evidenza la sua pancetta da signora e i fianchi curvilinei, faceva risaltare con la sua aderenza il rilievo delle bretelline a giarrettiera del reggicalze sotto di esso. Fasciava risaltando un culo meraviglioso, coprendo appena i glutei pieni e carnosi e il suo solco lungo e profondo da donna matura, disegnandone sotto il tessuto le linee della string del tanga, sui fianchi e sui lombi. Celando in oltre le rotondità del suo seno prosperoso che quasi straboccava dalla scollatura dell'abitino, tanto era minuto.
Quando terminò di prepararsi, sentii il passo incerto e il rumore dei tacchi che si avvicinavano con lei traballante sopra, e quando fu vicino a me, rimasi a fissarla per qualche istante, non sembrava più lei, mia moglie Roberta, ma un'altra donna. Era magnifica in quella volgarità oscena che mai aveva rappresentato.
La osservai dal basso verso l’alto, le calze velate ed i tacchi mettevano in evidenza le sue
splendide gambe e quando si girò per tornare verso l’armadio, vidi il suo splendido culo oscillare scurrilmente, messo eroticamente in risalto dalla gonna e dai tacchi.
Lei, così mamma e signora, era eccitante vederla in un look così ...porno.
Notando che la osservavo insistentemente da dietro, tra la vergogna e la sfacciataggine trovata nella situazione, probabilmente eccitata anche lei dal far parte di quel gioco, esclamò quasi con disagio con un sorriso:
“Ti piace il mio culo?”
Lasciandomi esterrefatto per quella battuta e quel linguaggio che non le apparteneva. Al mio stupore per la sua frase, rise come a giustificarsi:” È un gioco!” Esclamò sempre ridendo.
Sorrisi. “Si è un gioco amore …” Ripetei:” …. e mi piace molto il tuo culo! È bellissimo …
Meraviglioso …” Risposi, proseguendo:” E sono sicuro che piace senz’altro a molti altri uomini quando te lo guardano!” Esternai, felice e infervorato della sua partecipazione anche verbale a quella situazione, aggiungendo:” Peccato che non me lo hai mai offerto!”
“Dai!!...Toglitelo dalla testa…Lo sai che sono contraria a queste cose!” Rispose.
L’abbracciai forte da dietro e mi strusciai eccitato il pene duro contro di lei, sentendola fremere eccitata.
“Ti piaccio anche volgare così?” Domandò ancora imbarazzata ridendo.
“Si, sei bellissima anche se volgare!” Risposi eccitato.
Le feci mettere l’anellino che le avevo donato quella sera, in ricordo del ventennale di
matrimonio e il profumo che le avevo regalato tempo prima, tanto, molto di più del solito, dietro i lobi delle orecchie e sul collo.
“No dai!” Esclamò:” Così profumata si sente a dieci metri di distanza...e sembro davvero una di
quelle... una logia(puttana), e prima che svanisca lo sentirà anche Federico domani mattina.”
“Non importa, dirà che oltre avere una bella mamma, l'avrà anche profumata!” Risposi
accarezzandola... E non resistetti, con il cazzo duro le posai le mani sui fianchi, iniziando a baciarla lentamente sul collo. Era bellissima, molto erotica e sexy, sembrava proprio un'altra donna in confronto a come ero abituato a vederla e mi eccitava saperla e vederla così e che in quella condizione l'avrei portata fuori.
Mia moglie si lasciava accarezzare, era eccitata anche lei di trovarsi in quell'abitino e vestita in quel modo volgare e osceno per una moglie e mamma quarantenne per bene, così decisi di abbassare le mani sul gonnellino e prendendolo sotto per il bordo, lentamente iniziai a sollevarglielo.
“Fermo… cosa fai! Così mi stropicci la mini e si vede tutto!” Si lamentò debolmente.
Ma impassibili le mie mani continuarono ad accarezzarle le cosce mentre le sollevavano anche il vestitino, fino a mostrare e accarezzare l’orlo della calza e tra le giarrettiere del reggicalze la sua pelle morbida e pallida che sentivo calda.
Quasi non potevo credere che era lei quella bellissima donna volgare riflessa nello specchio.
Ero eccitato, continuai a tirarle su il gonnellino del vestito e nello stesso tempo ad accarezzarla. Arrivai al tanga, a quel minuscolo triangolino nero e semitrasparente che brillava allo specchio, da dove debordavano i ciuffi dei suoi peli pubici. Le sollevai completamente quella minigonna fino ai fianchi e feci un paio di passi indietro.
Ammirai le gambe ed il sedere di mia moglie che da dietro sembrava nudo, la string era stata
inghiottita dalle sue natiche carnose e tenere e non si vedeva. La carne pallida e piena delle sue natiche, congiungendosi con la coscia, formava una linea orizzontale molto sensuale, poco sopra al bordo ricamato della calza.
Era stupenda, non l'avevo mai vista così e l'erezione divenne più forte e prepotente quasi da farmi male.
Roberta, eccitata anche lei si lasciava ammirare e accarezzare, mentre accalorata stava mettendosi un paio di orecchini pendenti.
La strinsi di più e strusciandolo le feci sentire contro al corpo il mio desiderio duro per lei.
Abbassai la mano sul suo ventre scoperto ed insinuai le dita nel triangolino del tanga, sussurrandole: “Andiamo a letto vieni! … Ti voglio...” Cercando di tirarla...
“No dai smettila … non mi va farlo con questi indumenti addosso ...mi fanno sentire sporca.”
Borbottò.
“Ma si dai è più eccitante così!” La incitai io abbracciandola e tirandola.
Forse per fare in modo che io desistessi da quel proposito di chiavarla in quel momento sul
nostro letto e per deviare la mia attenzione e i miei desideri, si voltò guardandomi in faccia:
“Dobbiamo uscire hai detto …? Mi hai fatta preparare, se no non se ne fa niente …!” Mormorò trattenendomi la mano e togliendomi le dita dall’interno del triangolino del tanga, eccitata anche lei.
Tirò giù il gonnellino più che poteva sulle cosce in un gesto di protezione, stirandolo anche con la mano e andammo in soggiorno, dove prese il soprabito e lo indossò, abbottonandolo con cura in modo che dall’esterno a parte le scarpe rosse non si notasse nulla. Io restai a bocca asciutta, ma con l’intento di rifarmi al ritorno, presi la giacca e appoggiandosi a me ci avviammo a uscire.
Chiusi la porta d’entrata e mentre davo le mandate alla serratura, la vidi ferma sul pianerottolo, a piedi uniti, con la borsetta a tracollo e le mani in tasca al soprabito, alla luce falsa della lampadina, emozionata, timorosa e ansiosa. La presi a braccetto e con l’ascensore scendemmo, baciandola eccitato ripetutamente in viso e sulle labbra durante la discesa, ricambiato da lei.
La serata non era fredda, era tipica di inizio maggio.
Uscimmo dal nostro palazzo quasi di nascosto, guardandoci in giro, con il timore di incontrare
qualcuno che conoscessimo, solo il sapere che sotto lo spolverino aveva quel vestitino del sexy
shop, mi eccitava moltissimo e lo stesso era per lei.
Camminò sull’atrio del palazzo appoggiata a me, anche se lentamente prendeva padronanza a muoversi su quei tacchi alti, ma barcollava ancora, non era pratica e sculettava a destra e a sinistra.
Uscimmo velocemente fuori, dal portone per arrivare all'auto furono solo pochi metri, una ventina, ma lunghi per come eravamo agitati noi, anche se la strada vista l'ora le 22.00, era deserta. Compimmo una breve corsa e arrivati all’auto le aprii la portiera e la feci accomodare come una gran signora. Lei mi sorrise. Girai e salii anch’io dal guidatore e una volta dentro ansimanti ridemmo come due ragazzini che giocando hanno appena combinato qualche birichinata e si nascondono dal poter essere scoperti a fare qualcosa di sconvenevole. Eravamo entrambi un po’ allegri, forse per il vino.
La guardai in viso e sorrisi, mi accorsi che era turbata, tesa ed eccitata anche lei. Solo quando fummo dentro l’abitacolo ci rilassammo un po’.
Avviai il motore e partimmo.
Ero felice ed eccitato, e lo era anche lei anche se non lo mostrava, ma fatti solo pochi metri di
viaggio il suo viso cambiò espressione, divenne imbarazzato e timoroso, vergognoso e turbato,
ogni tanto scuoteva il capo dicendo in preda al ripensamento improvviso:
” Siamo pazzi! ...Ma che stiamo facendo Carlo? Abbiamo una posizione sociale e professionale, un figlio fidanzato... Sarebbe meglio tornare a casa!” Esclamò pentita di aver accettato.
Ma la serata era appena iniziata….
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