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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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IX° NON DESIDERARE LA DONNA D'ALTRI.

ix° non desiderare la donna d’altri – 14 shopping al sexy shop.jpeg

LETTURA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI

CAP 14 SHOPPING al SEXY SHOP

 

 

Dopo aver attraversato una piazza e aver imboccato stradine laterali, Clelia e Beatrice arrivarono davanti ad un negozio con le vetrine oscurate e la porta chiusa.

Fermandosi Clelia esclamò: "Il posto è questo."

Suonò il campanello a fianco e un clak elettrico aprì la porta, la spinse ed entrarono.

Beatrice fatti pochi passi, restò sconcertata, non credeva ai suoi occhi dove l'aveva portata quella megera. Dall'esposizione degli oggetti sessuali sugli scaffali, capì subito che si trattava di un sexy shop, anche se non c'era mai stata prima.

Un sexy shop molto grande, con vari settori a tema e moltissimi ripiani e vetrinette piene di

oggettistica, toy, falli di gomma, vibratori, video, accessori hard e altro e scaffali con collari,

manette e frustini.

Fu presa dalla vergogna solo per il fatto di essere entrata in un locale del genere, esclamò

impressionata: “Ma dove siamo?"

"Stai zitta e fai quello che ti dico!!" Esclamò Clelia autoritaria dandole del tu oramai.

"Devi solo ubbidire e basta. Capito!? “… Ci fu silenzio.

"Capitoo!!” Ripeté. con forza Clelia.

"Si! Si!" Rispose Beatrice mortificata.

Poco dopo aver camminato all’interno prendendola per un braccio esclamò amichevolmente:” Beatrice!!”

"Si!" Rispose lei.

“Ho intenzione di rinnovare il tuo guardaroba, così smetterai di indossare quegli abiti ridicoli da piccola signora borghese per bene, da santarellina che ti trovi nell’armadio e metterai qualcosa più adatto a te, alla nuova Beatrice che stiamo creando, qualcosa di sexy."

Lei restò in silenzio pensando:" Nuova Beatrice?" Ma non ci fece caso, pensò piuttosto al luogo in cui era.

Per lei era un’altra umiliazione entrare in quel negozio.” Dio!!” ... Mormorò tra sé. Se l'avessero vista, sarebbe stata al dileggio di tutto il paese. Ma era fortunata, a quell'ora non c'era nessun cliente dentro il negozio, solo il titolare dietro un bancone posto in fondo all'entrata, un essere magro e calvo, piegato su un catalogo di articoli pornografici, dove annotava le prenotazioni da fare.

Lui vedendole, alzò la testa per salutarle con un cenno del capo, dicendole:

" Fate pure!!... Curiosate e girate il negozio, se avete bisogno di me mi chiamate." Poi si immerse di nuovo a fare le prenotazioni.

Clelia conosceva già quel posto, si vedeva da come si muoveva all'interno.

Beatrice, era sbalordita da quello che vedeva.

All’interno c’era di tutto, una esposizione pornografica di tutti i tipi, falli e vagine di plastica e di gomma, video e abbigliamento, dove si diresse subito Clelia. Quel settore andava dai vestiti eleganti, raffinati e sexy, fino a miniabiti indecenti e lingerie erotica di una volgarità assoluta riservati alle amanti del mondo hard.

"Vieni!!" Esclamò prendendola per mano e andando verso il settore dell'abbigliamento e della

lingerie." Per ora il resto non ci interessa, avrai modo di imparare a giocare con questi oggetti più avanti."

Parlava a voce alta, in modo che l'uomo al bancone potesse sentire tutto. Lo faceva apposta per umiliarla di più.

Beatrice arrossì ma non osò reagire.

“Vieni, prova questi!” La invitò in modo prepotente prendendo dei mini abito da un attaccapanni.

" Prova questo! ...Vediamo come ti sta!" Esclamò facendola entrare nella cabina di prova a lato del Bancone, aprì la tenda e appese gli abiti scelti all’attaccapanni.

"Dammi il soprabito, non c’è posto per appenderlo." Esclamò.

Beatrice lo tolse e glielo porse, Clelia girandosi, lo posò sul bancone, vicino all'uomo, lasciando la tenda aperta appositamente per mostrare al titolare le nudità di Beatrice.

"Inizia a mettere queste calze! Gli slip non li metterai sempre, ma quelli che porterai, dovranno essere estremamente sexy, come tutta la tua lingerie."

Poi si allontanò, andando in uno scaffale e da un ripiano prese un paio di scarpe con decolté e tacco altissimo, stivali alti verniciati rosso lucido con tacco da 12 cm e altre calzature.

Ritornò proprio con il tipo di abbigliamento intimo e volgare notato da Beatrice sul manichino all’ingresso nel negozio.

"Ecco metti questi!" la sollecitò.

Beatrice, si spogliò, impacciata ma calma e quando fu nuda, in piedi dentro lo spogliatoio, girandosi vide il suo sesso nello specchio di fronte a lei a pochi centimetri, lo guardò curiosa, sembrava quello di un’altra. Era senza un pelo, liscio, solcato nel mezzo dalla lunga fessura rosata della vulva, con le grandi labbra grosse e gonfie e quelle piccole sporgenti e dischiuse che perdevano il loro colore rosa nello scuro interno della vagina socchiusa che si intravvedeva.

Senza il suo cespuglio soffice e peloso, si sentiva strana, diversa da come era abituata a vedersi e sentirsi, quasi che l'immagine riflessa nello specchio, fosse di un'altra.

Iniziò a indossare quegli articoli che le passò Clelia, mise prima un minuscolo perizoma, fatto solo di strisce di stoffa sui fianchi con una nel solco tra i glutei e tutte si ritrovavano davanti

congiungendosi su un esiguo pezzo di stoffa triangolare, che a stento copriva per larghezza e altezza la sua fessura, lasciando fuori la pelle dei suoi inguini, pallida, rasata e liscia come fa figa.

Il perizoma, risaltava in modo osceno, accentuando di più le sue rotondità, facendo sembrare il pube, il rotolino sul ventre, i fianchi alti delle sue maniglie dell'amore … ancora più ricche di

adipe ed eroticamente sensuali.

Poi fu la volta delle calze autoreggenti, traforate, rosse, con balza di pizzo nero alla coscia. Clelia le passò gli stivali rossi, lei si sedette sullo sgabello e con fatica li calzò.

Si alzò in piedi per proseguire la vestizione, vedendosi riflessa nello specchio con il suo corpo

maturo sui tacchi a spillo di quei stivali rossi in vernice lucida riflettenti la luce, che le arrivavano sopra al ginocchio, quasi a mezza coscia, si vedeva altissima e volgarmente sexy.

Nello spogliarsi, il cerotto messole da Gilda si staccò e cadde, curiosa si torse con il busto lasciando il sedere verso lo specchio e dietro lei riflesso vide il suo marchio, il tatuaggio sulla natica sinistra, quella esse maledetta che risaltava assieme alla lingerie. Si rigirò per non vederla, per non vedersi quel simbolo dai molteplici significati orami indelebile sulla pelle.

Le cosce, fasciate voluttuosamente dalla velatura delle calze di seta e quel minuscolo perizoma che la copriva appena, esaltavano in eccedenza e maialescamente le sue pienezze di madre ultra quarantenne, rendendola indecente e indecorosa.

Clelia le passò una minigonna plastificata anch'essa di color rosso con effetto bagnato e cerniera lampo sul fianco, la indossò. Mise una camicetta anch'essa rossa e trasparente, aperta davanti che creava una scollatura, senza reggiseno, che lasciava intravvedere le sue grosse e afrodisiache mammelle, borchiate come medaglie dai capezzoli rosa.

Non si era mai vista così, sembrava che stesse guardando un’altra donna allo specchio, una puttana e un pò ci si sentiva davvero.

“Tutta rossa!!” Esclamò Clelia.” Il colore della lussuria, della passione, del peccato! Questo sarà il tuo colore da ora in poi.”

Ammirandosi, nello specchio incrociò lo sguardo del negoziante che la osserva libidinosamente. Tentò di tirare la tenda, ma Clelia, sull'ingresso tenendola con la mano glielo impedì, guardandola fissa negli occhi.

Sapeva che l'aveva fatto apposta a lasciarla aperta e che non doveva protestare.

Fregandosene, e suo malgrado turbata ed eccitata, continuò ad ammirarsi allo specchio, lasciandosi osservare anche dal negoziante. Inconsciamente si piaceva, si sentiva eccitata ad essere vestita in quel modo.

“Forse sto cambiando?” Si chiedeva.

Clelia le fece provare vari capi, un abitino dopo l'altro. Prima una serie di miniabiti a tubino corto, dove tutte le sue forme venivano evidenziate oscenamente, ma in modo eccitante.

Poi mini abiti di varie lunghezze e fattura. Alcuni corti che le coprivano appena le natiche, altri

lunghi, aperti sui fianchi fino alla vita, tutti con delle scollature vertiginose davanti che mostravano il seno e dietro la schiena fino al solco dei glutei. Altri che la coprivano interamente, ma completamente trasparenti che lasciavano intravvedere le sue nudità sotto di essi.

"Ora pensiamo al sotto!" Esclamò Clelia." Soprattutto ricordati, basta collant e slip, solo calze con reggicalze e… perizoma o string!"

 Così dicendo iniziò a farle provare alcuni baby-doll di pizzo trasparenti che le arrivano a filo della figa, calze vellutate di seta e a rete, perizoma ridottissimi, reggiseno a triangolo e a balconcino, in seta e trasparenti, con le mammelle visibili attraverso il tessuto sottilissimo.

Corpetti e guepierre e tutto quello che c'era di più sconcio. In fine delle gonne, talmente ridotte da sembrare degli straccetti, che arrivavano appena al bordo delle calze. Provò anche diverse calzature specifiche a tacchi altissimi, scarpe e stivaletti, Beatrice, faceva l'indossatrice senza protestare, con un pizzico di soddisfazione interiore, forse inconsapevolmente desiderava provarli.

Sembrava una modella hard "over 40", con tutti quei cambi e ogni volta sotto la disposizione e lo sguardo attento di Clelia usciva dallo spogliatoio e camminava davanti al bancone, sfilando come una mannequin matura, facendo quella piccola passerella dinnanzi al titolare, che le guardava con occhi libidinosi tutte le forme del corpo uscire, trasparire o evidenziarsi dai tessuti.

Era adulata da Clelia:" Dovresti vederti come sei bella vestita così!... Sei molto erotica!... Desiderabile! ...Vero? " Chiese rivolgendosi al titolare.

" Certo!!" Rispose osservandola:" Lo fa diventare duro, solo a guardarla."

"Visto!!"... Aggiunse Clelia:" La voce di quell’uomo è la voce della verità!!"

Beatrice abbozzò un sorriso, nonostante tutto, si sentiva lusingata a quelle parole, intimamente le faceva piacere sentirle dire, le piaceva mostrarsi in quello stato volgare ed essere ammirata.

Ancora turbata da quello che era successo dall'estetista sentiva forte la dominanza di Clelia su di lei, forse ancora più di quella di Salvatore che pure l'aveva posseduta brutalmente facendola godere e insultandola dentro con il suo sperma.

Non si riconosceva più, aveva paura di cambiare, di diventare un'altra davvero, le ubbidiva, subiva la sua influenza e le dava retta, pur sentendosi perversamente umiliata ed eccitata nel doversi mostrare così ad uno sconosciuto.

In certi momenti moriva di vergogna a esibirsi, in altri ne provava piacere eccitandosi a farlo, solo il pensiero delle sue figlie la riportavano alla realtà.

Pensava anche lei che forse aveva ragione Salvatore, quando diceva che le piaceva mostrarsi,

esibirsi.

Ad ogni passaggio il titolare la fissava con occhi pieni di desiderio, con le pupille illuminate da una luce libidinosa e la fronte umida di sudore.

Beatrice si muoveva con passo insicuro e tremolante per via degli altissimi tacchi, ma riusciva a stare in piedi e camminare, anche se sculettava volgarmente come una battona.

Questo a Clelia piaceva:” È la tua predisposizione che camminando ti fa vaccheggiare così con i fianchi e il sedere, come una di noi!”

Diceva ridendo.

Dopo aver provato abiti e lingerie per più di una mezz’ora, Clelia scelse per lei tra quelli provati i più indecenti e sexy e li portò sul bancone dove si trova il negoziante dicendo:

" Acquistiamo tutto questo! La signora si deve rifare il guardaroba." ...Estraendo dalla quantità un perizoma, la minigonna di vernice rossa, le calze e gli stivali anch'essi rossi come la camicia di seta trasparente mettendoli da parte sul bancone dicendo:" Questi la signora le indosserà subito!"

Beatrice pensava che li avrebbe dovuti indossare in futuro prossimo e in privato ed a quelle parole si sentì sprofondare: “Subito?” Chiese allarmata.

“Si! Subito!” ... Rispose Clelia.

" Ma io mi vergogno!" Esclamò.

" La prima volta forse si… ti vergognerai!... Ma vedrai che poi ti ci abituerai e ti sentirai a tuo agio. Comunque vergogna o no, li indosserai ora. " Rispose Clelia seria.

Lei passiva, era arrendevole, sembrava aver perso tutte le sue capacita cognitive e di reazione davanti a quella donna.

Il negoziante batté il conto e insieme al dlinn della cassa uscì lo scontrino, 635 euro!

"630" Annunciò il negoziante. “Vi faccio un po' di sconto.”

Beatrice fece un cenno a Clelia, la chiamò in disparte e sottovoce come se fossero due vecchie

amiche le riferì:" Io non ho tanti soldi con me!... Non posso permettermi di spendere una cifra così per quell'abbigliamento."

"Non importa!" Rispose Clelia sorridendo: “Pagherò io per te, li anticipo, vorrà dire che quando li guadagnerai me li restituirai."

Beatrice restò sorpresa da quella parola:" Come glieli restituirò quando li guadagnerò? ...In che senso? ...Che significa?" Domandò.

Vedendo la sorpresa e lo stupore di Beatrice, mentendo le rispose:" Nel senso che quando li

guadagnerai in negozio e gli affari ti gireranno meglio me li restituirai. Cos’hai capito?...

Non avrai mica pensato che per guadagnarli ti porto a battere davvero? … A prostituirti? " Pronunciò ridendo.

"No! No!" Rispose Beatrice quasi scusandosi:"Non avevo capito!"

"Non ti preoccupare cara!" Continuò Clelia ad alta voce. " Non ho nessuna intensione di portarti a battere." ... Pensando tra sé:" Non per ora!!"

“Intanto mentre vado a pagare indossa questi!" La sollecitò porgendole gli indumenti lasciati

In disparte.

Lei esitante si infilò ubbidiente nello spogliatoio e sotto lo sguardo libidinoso del titolare si cambiò e rivestì.

Prima mise quel minuscolo perizoma rosso. Poi le calze e il resto, man mano che si vestiva,

sentiva che le piaceva indossare quel tipo di intimo e di vestiario così volgare, si guardava allo

specchio, vedendosi un'altra donna, oscena, e si piaceva.

Anche se era quasi una cinquantenne era ancora piacente e desiderabile. Si vergognava, ma si

sentiva affascinata in quegli indumenti.

Non mise il reggiseno, Clelia non voleva, mise la camicetta rossa aderente, che lasciava

intravvedere sotto il tessuto trasparente i suoi capezzoli duri e dritti.

Poi infilò la minigonna di vernice rossa, tirò su la cerniera laterale e la mise a posto, lasciando fuori e agli sguardi le sue cosce piene e adulte.

Erano indumenti aderenti, ma ci stava comoda, non come quelli di sua figlia che le avevano dato sofferenza.

Si sedette sullo sgabello e rimise gli stivali di vernice rossa che le arrivavano sopra il ginocchio.

Si osservò allo specchio, una emozione mista di vergogna ed eccitazione la pervase, sembrava una battona da strada in attesa di adescare un cliente. Le mammelle si intravedevano attraverso il tessuto a velo trasparente e i capezzoli, premevano duri e dritti in maniera evidente, sollecitati dal tessuto stesso che ne accarezzava i contorni.

"Dioo!!" Penso! ... . " Se mi vedessero le mie figlie ora, mio marito o i miei conoscenti, conciata così, sprofonderei!" 

Un brivido di eccitazione le percorse la schiena.

Clelia la fece sedere sullo sgabello e la trucco contro la sua volontà, le ricolorò bene le labbra rosso fuoco e sugli occhi mise ombretto rosso scarlatto, un make up strano in sintonia con i colori dell'abbigliamento, lei si divertiva a truccarla a involgarirla a trasformarla.

In un attimo di spensieratezza Beatrice vedendosi tutta in rosso, manifestò sorridendo ingenuamente:

" Sembro quasi cappuccetto rosso!!"

"No!!" Rispose Clelia:" Sembri una prostituta tardona Albanese!" E rise da sola. Aggiungendo, vedendo il viso stupito e risentito di Beatrice:" Scherzo… dai!!"

Terminato di vestirsi, Beatrice uscì dallo spogliatoio, Clelia le fece indossare sopra la camicetta non più il soprabito, ma un pellicciotto sintetico bianco, fatto a bolero, come quelli delle prostitute da strada, da battona, che le copriva solo le spalle e gli arrivava alle mammelle. Ora con la borsetta era perfetta.

Si avvicinò alla cassa, mentre Clelia stava pagando con la carta di credito, prese le grandi borse di carta con gli indumenti e le scarpe dentro e attese, mentre il titolare le lanciava occhiate di desiderio.

Continuava a guardala finché disse a Clelia:

“Se me la fa chiavare le faccio cento euro di sconto!”

Clelia guardò Beatrice che aveva sentito e fece no con il capo.

Ma lui ribatté: “Cento cinquanta euro dai, ho la stanza di la!”

“No la signora Beatrice chiaverà solo con chi vorrò io…”   Le diede la carta e pagò.

Uscirono fuori dicendo Clelia: “Hai visto? Era disposto a pagarti fino a cento cinquanta euro, abbiamo scoperto la partenza del tuo prezzo. Ma tu chiaverai solo con chi ti diremo noi e anche gratis se occorre.”

Beatrice restò in silenzio e visto che era una bella e calda giornata d'aprile Clelia le disse di non chiudere il pellicciotto, ma di lasciarlo aperto e di non mettere nemmeno gli occhiali scuri, il sole era caldo e l'aria tiepida, avrebbero fatto due passi così, voleva che tutti la vedessero e si incamminarono verso l'auto.

Beatrice al suo fianco avanzava angosciata, evitando gli sguardi degli uomini che la osservavano vestita in quel modo, le guardavano le mammelle senza reggiseno che fuoriuscivano fino quasi ai capezzoli dai bordi della camicetta, intravvedendosi in trasparenza dal tessuto nella loro pienezza con il bolerino aperto davanti.

La minigonna aderente oltre che cortissima ed erotica, scendendo sulle cosce, ad ogni passo le

mostrava nude fino all’inguine, lasciando intravvedere una piccola parte di tessuto rosso del

triangolino del perizoma. Il suo sedere fasciato stretto, era evidenziato di più, volgare e protruso esternamente, dondolante a ogni passo, ma seducente e sexy.

Si rendeva conto di essere oscena, di sembrare una prostituta… si vergognava, ma allo stesso tempo si eccitava ad apparirlo ed a essere guardata.

Era tesa. Troppa tensione nella mattinata, prima l'estetista, poi quel rapporto perverso con loro, ed ora lei, la signora Gemetti, vestita in modo indecente come una giovane e volgare puttana albanese, ancheggiante in giro per la città agli sguardi della gente, come una prostituta vera.

Era troppo!!

Per fortuna non erano nella loro città, ma nel capoluogo dove non conosceva quasi nessuno.

Improvvisamente si piegò di lato a causa di una storta, ma Clelia al suo fianco l’afferrò veloce per la vita evitando che cadesse a terra e così facendo, sollevò ancora di più la minigonna scoprendo le cosce e gran parte del sedere e nel tenerla su, allargò di più la scollatura, mostrando anche una sua splendida mammella.

"Non sei abituata a camminare su questi tacchi, ma imparerai presto. Vedrai!!" Le sussurrò

pensando che lo sbandamento era dovuto al suo ancheggiare.

Due uomini sul marciapiede osservarono la scena. Beatrice se ne accorse e si sentì sprofondare dalla vergogna, mentre Clelia sorridente e orgogliosa sostenendola salutò quegli uomini.

Prima che le chiedesse chi fossero la informò ridacchiando:

"Sono due albanesi amici di Salvatore!... Hanno una brutta fama! … Gestiscono un locale in

Periferia che si chiama il Macumba mi pare.  Sono persone violente e pericolose dedite alla malavita e allo sfruttamento della prostituzione."

Clelia si fermò con i due e all'improvviso le presentò Beatrice, che intimorita e sopraffatta dalla vergogna e dall'umiliazione recalcitrante sotto il suo sguardo allungò la mano e si presentò: "Beatrice!!"

"Bejkuishe!!" Esclamò uno dei due.

"Si!! " Rispose Clelia, informando Beatrice che aveva pronunciato il suo nome in albanese. Sorrisero tutti.

Scambiarono qualche frase, i due non smettevano di scrutare Beatrice, il seno, le cosce, il viso, le piaceva quella signora dalla bellezza matura e involgarita.

Uno dei due chiese a Clelia in un italiano stentato:" È del signor Salvatore?"

" Si!!" Rispose decisa lei.

Si complimentarono con Beatrice (Bejkuishe), come se fosse una del loro ambiente.

Si offrirono anche di aiutarla a portare quei borsoni, ma lei non volle.

Poi salutarono e andarono avanti con l'auspicio di rivedersi.

Beatrice avrebbe voluto scomparire, volatilizzarsi piuttosto che conoscere quei due sfruttatori di ragazze, le facevano ribrezzo e paura.

Clelia felice le annunciò: " Hai visto come ti guardavano? … Sei matura, ma piaci molto agli

uomini, anche ai giovani!" E perfidamente aggiunse ridendo: " E anche alle donne!” …

Continuando:

” Non gli sei indifferente… ti stavano mangiando con gli occhi. Una di queste sere andremo nel loro locale, vedrai, ti piacerà, è bello e divertente."

Beatrice rabbrividì pensando a quelle parole e solo al fatto che avrebbe potuto rincontrarli.

"Mi facevano paura da come mi guardavano!" Disse a Clelia …"Mi spogliavano con gli occhi …

come se mi volessero violentare. Penso che se potessero mi violenterebbero davvero!!"

Clelia rise:" Ohh si! ...Sicuro!!...Certamente…È vero!... L'hanno già fatto ci metterebbero poco, qualcuna l'hanno già violentata davvero. Non saresti certo la prima. " Rispose continuando:

"Questo incontro con l'invito lo farò presente al signor Salvatore."

" No!... La prego! ...Non glielo dica... mi fanno paura quelle persone!" Pronunciò Beatrice.

" Vedremo !!" Esclamò Clelia." Se mi ubbidirai, posso anche dimenticarmene."

Beatrice angosciata da quell'incontro e dalle parole di Clelia, pensò un attimo alle sue figlie e si

pentì di essere lì con lei. Avrebbe voluto scappare, ma non lo poteva fare.

Continuava, ad andare verso la macchina a braccetto ad una grassa megera, come se fossero due vecchie amiche che passeggiavano, non osava togliere il braccio da lei perché la temeva.

Altre persone la incrociarono e la scrutarono, fissandola prima nelle cosce o sul seno e poi dritta negli occhi, facendola sprofondare dalla vergogna e umiliazione.

Le sue forme, l'abbigliamento ed il movimento ondulante del culo sui tacchi la facevano apparire come una puttana. Dalla vergogna non guardava più la gente attorno a lei, sentiva solo le voci, i commenti, le battute e immaginava cosa potessero dire di lei.

Sentì due uomini dire:

"Hai visto quella?... Deve essere una puttana!!...Chissà quanto prende?"

E poi due signore:

" Ma che scandalo a quell'età vestita in quel modo! ...Come una ragazzina, si vede tutto. Ha la

camicetta completamente trasparente! … È sotto è nuda! ...È una vergogna!"

“Sì, è una vergognosa!... Dev'essere una perversa …Una di quelle!!...” Rispose la compagna.

Due ragazzini seduti sulla moto che chiacchieravano con una loro coetanea, furono ancora più

espliciti.

“Accidenti!!... Le si vede tutto il culo a quella troia tardona!”

“Per forza, è senza mutandine!” Commentò l’altro.

"Guarda che labbra da pompinara che ha!!" … Aggiunse e sottovoce esclamò ridendo al suo

passaggio:" Quantooo??" ... Per poi ridere con la loro coetanea.

Lei impassibile, non si voltò e non rispose, continuò a camminare a fianco di Clelia che la teneva sempre a braccetto, lasciandosi scivolare addosso tutte quelle parole e sguardi sdegnati, con un’aria diventata indifferente, di sfida… a tratti superba.

Clelia si accorse che nel fare l'indifferente aveva preso l'atteggiamento da signora altezzosa e

perfidamente colse l'attimo dicendole:

" Se ti guardano è perché sei bella e gli piaci. Piaci agli uomini!... E le donne sono invidiose di

te ... che alla tua età sei ancora così bella e affascinante in qualsiasi modo ti vesti e ti trucchi.

Lasciati guardare così vestita, mostrati, sfidali!... Non ti curare del loro sdegno o delle loro parole, ma anzi prendile come un complimento."... Aggiungendo:

"Non ti piace essere guardata? … Non ti eccita?... Sono sicura di si!!" Mormorò sorridendo.

Beatrice non rispose, si girò e la guardò, le sue labbra si mossero appena in una smorfia che

assomigliava a un piccolo sorriso.

Che le stava succedendo?... Le facevano piacere davvero quelle adulazioni?

 

Giunsero alla macchina come due vecchie amiche a passeggio, posarono i borsoni di carta nel sedile posteriore, salirono sulla Bmw e Clelia l'accompagnò sotto casa, dandole tutti gli acquisti, più la borsa con i suoi abiti che indossava prima.

Era già pomeriggio e le avrebbe fatto sapere cosa avrebbe dovuto indossare quando si sarebbero incontrate nuovamente, si salutarono con l'intento di Clelia di rivederla presto.

Lei scesa, tirò fuori il soprabito da una busta e lo mise sopra al bolerino di pellicciotto, si coprì bene, inforcò gli occhiali da sole e corse veloce con i borsoni che sbattevano sulle gambe verso il portone, entrò e salì a casa in un baleno.

Erano le 14. 30 oramai, posò i pacchi vicino alla porta, chiamò i figli e il marito.

Nessuno rispondeva, non c'era nessuno. Si chiuse dentro.

La prima cosa che fece fu quella di svuotare quei borsoni di carta e nascondere quei pacchetti

all'interno del suo armadio, poi si spogliò in fretta tolse subito gli indumenti che indossava e li

ripose anch'essi in modo celato all'interno dell'armadio e chiuse le ante.

Nuda, andò in bagno e si tolse quel rossetto e quel trucco volgare, pulì il viso, si struccò

lentamente lavandosi poi la faccia. Si guardò allo specchio intero del bagno, quello specchio che l'aveva sempre vista nuda e riflessa signora di buona famiglia.

Non si riconosceva più, depilata e tatuata, si girò di fianco sporgendo ancora la natica e osservò bene il suo marchio, quella esse rossa cerchiata. Sembrava proprio un marchio di scuderia, di padronanza, doveva pensare a un modo come nasconderlo...

Lo coprì con la mano e si osservò, rivide la sua natica e il suo sedere pulito, normale, candido, poi la tolse e lo rivide tatuato, marchiato con l'emblema di Salvatore. Sospirò rassegnata.

Tornò in camera e si cacciò nel letto, voleva piangere forte, ma non ci riusciva, aveva solo gli

occhi umidi, non riusciva più a piangere.

Si odiava perché le era piaciuto quello che aveva fatto sia con Clelia che con il trans... e anche

essere vestita e truccata come una puttana le piaceva, ammirata per strada, abbigliata in quel modo come una prostituta vera... l'aveva eccitata.

Ma non lo voleva ammettere a sé stessa. Non voleva e non voleva. Non voleva cambiare. Sentiva che dentro di lei si stava rompendo tutto. Non era più la stessa, non riusciva più nemmeno a piangere di quello che subiva e lo accettava.

Riempi la vasca e si lavò di nuovo contravvenendo a quello che le aveva detto Gilda di non bagnare il tatuaggio per 24 ore.

A Roberto, suo marito, non avrebbe detto nulla di quello che le era successo quella mattina, si

vergognava, come poteva dire che era stata sodomizzata da un trans, che l'aveva sverginata analmente e le era piaciuto e ne aveva goduto?... Come poteva dirgli che aveva leccato la figa e l’ano a Clelia, quella vecchia prostituta sfatta e schifosa... e che era stata marchiata nel sedere come una vacca, un animale di proprietà?

 

Intanto Nabil continuava a pensare a Martina, la voleva a tutti i costi e cercava di convincere Carlo a. concedergliela o ad aiutarlo in qualche modo a possederla sessualmente…….

 

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