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STORIE E RACCONTI EROTICI

VIETATI AI  MINORI DI 18 ANNI

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Cap.1 INNAMORATI   

Il donatore di sperma

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LETTURA VIETATA AI MINORI DI 18 ANNI.

Cap. 1 INNAMORATI.                   

Note:

“Il figlio è l’amore assoluto, è ciò che mettiamo sopra ogni cosa, è quello per cui siamo disposti a rinunciare a tutto, anche a noi stessi.”

M.S.

 

                                                                  *******

 

Oggi che è passato qualche anno, posso dire scrivendo in modo distaccato, che la nostra è stata una storia per certi aspetti sorprendente ma per altri veramente erotica e angosciante, avendoci portato anche sull’orlo della separazione.

Non c’è motivo perché io menta in questa narrazione, non devo difendermi né giustificarmi con qualcuno o da qualche accusa, né di ordine morale che fisico e psicologico. Non è stata colpa mia quello che è avvenuto, né di mia moglie, ma la conseguenza di eventi da noi non prospettati e certamente non voluti in una situazione normale, ma che in un accadimento particolare ci hanno portato a delle scelte avventate e forse sbagliate, che ci hanno fatto diventare quello che siamo oggi.

Tuttavia voglio raccontarla e scendere nei particolari, perché forse ha ragione il proverbio quando dice che non “tutto il male non vien per nuocere.” Perlomeno così dice, anche se non ci ho mai creduto, e non so se mi riuscirà di farlo.

A dimenticare questa storia non se ne parla neppure, non ci riusciremo mai né io né mia moglie e ci accompagnerà per tutta la vita e in seguito leggendo capirete perché. Non voglio trarne compassione o discolpa da quello che narrerò, ma voglio far sapere cosa può succedere nella vita a due giovani sposini innamorati che credevano nel mondo, nell’amore e nel futuro.

Con Laura (mia moglie) c'era un rapporto speciale che tutt'oggi perdura, anche se sotto alcuni aspetti diversamente da quando ci sposammo. Allora ci amavamo alla follia, avevamo anche una intesa sessuale meravigliosa che oggi purtroppo non c’è più, o meglio c’è ma in modo diverso, si è modificato l'entusiasmo e l'esaltazione per motivi fisici e psicologici, anche se quelli sentimentali e affettivi permangono nella tranquilla routine coniugale.

 

Fu dopo uno stupido incidente sportivo che tutto cambiò.

Sessualmente ebbi dei problemi, persi non solo l’intesa, l'entusiasmo e la passione sessuale di un tempo tra noi, ma anche le capacità fisiche e psicologiche per amarla carnalmente e per un certo periodo la nostra passione si trasformò in amore platonico… da fratello e sorella, senza fuoco né ardore, ma in tranquilla routine coniugale.

Devo dire che lei non mi ha mai fatto pesare la mia condizione, l’ha accettata da buona moglie innamorata e mi ha aiutato molto anche a capirmi sotto l’aspetto psicologico.

Anche dopo… quando ho individuato una soluzione che poteva renderci genitori, dopo aver preso in considerazione tutti i metodi fecondativi convenzionali, piena di fiducia e amore si è lasciata guidare e coinvolgere da me o meglio travolgere dagli eventi e soluzioni che le proponevo e nel giro di pochi mesi la resi potenzialmente pronta al fatidico sì…  di essere ricevente della donazione di sperma diretta e naturale.

Volevamo un figlio e lo volevamo a tutti i costi, era la priorità della nostra vita e del nostro matrimonio, di vivere insieme. Non riuscivamo a concepire la nostra esistenza, per cultura e scelta, senza figli.

Il programma era organizzato alla perfezione, nulla era stato lasciato al caso, incluso il mio consenso e il suo assenso a che si accoppiasse solo per fine fecondativo con un altro uomo.

In quel periodo era agitata, insicura, preoccupata dal fatto che avrebbe dovuto tradirmi anche se solo con il corpo, senza la mente, per diventare una ricevente e poi madre; e vivevamo quella preparazione con ansia, pensando all’atto di riceverlo, di lasciarsi eiaculare in vagina come un sacrificio d’amore obbligato, per poi gioire insieme, in tre, io lei e nostro figlio. 

Forse come me, aveva paura dell’ignoto di quello che avremmo affrontato, di prendere una decisione sbagliata o accettata senza una vera analisi e consapevolezza.

I nostri amici e parenti non erano a conoscenza del mio incidente con conseguente sterilità, né di quello che avevamo scelto di fare, se lo avessero saputo avrebbero detto che eravamo pazzi a fare una cosa del genere e i nostri famigliari si sarebbero subito fatti prendere dal panico al sapere che mia moglie sarebbe stata fecondata con la donazione di uno sconosciuto e avrebbe praticato sesso con lui. e avrebbero fatto di tutto per impedircelo.

 

Ma partiamo dall’inizio, prima di entrare nella narrazione mi soffermerò a parlavi un po’ di noi, farvi un profilo, fisico, caratteriale e sessuale di come eravamo, della nostra storia iniziale di conoscenza, dimodoché comprenderete meglio il proseguo della storia.

 

Io mi chiamo Roberto, oggi ho 32 anni e mia moglie Laura 30 anni, attualmente abbiamo due figli, Leo un maschietto di cinque anni ed Elisa una femminuccia di due.  Saremmo una coppia strafelice se non fosse per un segreto che ci portiamo dentro e che procedendo vi narrerò.

I fatti risalgono a sette anni fa, quando io ne avevo 26 di anni e mia moglie 24 anni, ed eravamo giovani sposini innamorati e inesperti della provincia di Torino, dove i miei genitori trasferitasi dal sud avevano aperto una piccola ditta di accessori per auto, che poi si era ingrandita con gli anni.

 

Eravamo una coppia affiatata, unita, nell’aspetto eravamo entrambi belli si può dire, io più un tipo, un bel ragazzo che piaceva e vestiva bene e come lei ero diffidente per natura e prima di dare confidenza dovevo conoscere bene le persone.

Laura oltre ad essere bella e attraente di aspetto fisico, era simpatica, gradevole e piacevole da osservare, assieme all’ascoltarla e dialogare con lei. Richiamava l’attenzione solo con la sua presenza, la sua esteriorità semplice ma piacevole che non passava inosservata, con la sua cascata di capelli lucenti, lunghi e mossi che le scendevano sulle spalle quasi a voler scivolare sulla schiena, come solo le ragazze ventenni hanno; color delle castagne, che al sole riverberavano riflessi più chiari e rossicci e le incorniciavano il viso pallido dai tratti fini, eleganti e armoniosi con lineamenti regolari che la rendevano sotto certi aspetti misteriosa e affascinante.

Il suo viso fanciullesco e allo stesso tempo adulto e sapeva trasmettere sensualità.

Era difficile non restarne colpiti, sia avesse l'espressione ingenua o accattivante, con le sue labbra perfette, piene e rosee che risaltavano sulla pelle chiara a volte colorate sinteticamente di scarlatto e che allargandosi e incurvandosi in alto si dischiudevano ai sorrisi che secondo l’umore le davano espressioni allegre, timide o timorose. Quando sorrideva o rideva, non si poteva non intravvedere tra il vermiglio delle labbra i denti bianchi perfetti e regolari, come chi fino a qualche anno prima aveva portato l'apparecchio ortodontico correttivo.

Il sorriso pareva quello di una ragazzina, candido e contagioso, facendo involontariamente sorridere chi incrociava il suo sguardo o lo riceveva.

Spesso come se fossi un estraneo qualunque che la osservava per strada, mi soffermavo ad ammirarla non visto da lei e ne osservavo le caratteristiche, la gestualità involontaria e naturale, le espressioni.  

Il suo collo affusolato, lungo come quello di sua madre, era tanto bello e sensuale che era un peccato che lo coprisse con i capelli quando li portava sciolti; sempre circondato da una catenina d'oro che le scendeva sul petto sopra l'incavatura del seno, dove si posava una medaglietta d'oro con la madonna, a volte venendo nascosta da altri monili più grandi e appariscenti che indossava.

Mi sentivo un ragazzo fortunato.

I suoi occhi, scuri portati senza trucco erano grandi da perdersi nel viso, colpiti dal sole erano bellissimi creando uno sguardo ingenuo e pulito che mi conquistava sempre più.

Quando invece erano truccati con mascara e rimmel, brillavano che sembrava esserci la rugiada dentro, diventando luminosi e nello stesso tempo accesi, maliziosi e seducenti e nello sguardo trasmettevano emozioni intense.

L’amavo, l’amavo più della mia vita.

A volte mi immaginavo come potesse vederla un altro uomo o un ragazzo della mia età, con la sua pelle diafana e liscia come porcellana che la faceva sembrare una scultura nella sua forma longilinea che metteva in risalto il corpo.

Il seno, giovane e adulto contemporaneamente, con le mammelle pallide come la luna che erano quella parte del corpo in lei che subito dopo gli occhi e le labbra veniva guardata dagli uomini suscitando sensazioni erotiche. Era fiorente e rigoglioso sotto la camicetta o la maglia e risaltava protrudente sul torace in tutta la sua bellezza, esprimendo nelle forme arrotondate e alte, sensualità, sessualità e desiderio nell’osservatore.

Mi sentivo un privilegiato, in privato potevo scrutare e godere della sua bellezza nuda, io e solo io e mi si mostrava pallido, giovane e sodo, con le areole regolari e i capezzoli rosa che sporgevano dritti e pareva di accarezzare la seta quando con tenerezza con le dita o con le labbra percorrevo la loro forma arrotondata e leggiadra.

Sotto, osservando più giù scorgevo il suo sesso, con il cespuglietto di peli scuri arruffati, germogliati come erba su di esso, che mostravano contrasto tra il colore dei peli stessi e il pallore e la lucentezza della pelle. Il suo sesso colmo di desiderio per me, che dava amore e passione e che in un futuro prossimo, ci avrebbe dato anche dei figli.

Nessun tatuaggio per cultura, educazione e timore degli aghi, a differenza di me che ne avevo qualcuno.

Le giovani curve, appena pronunciate nel suo fisico longilineo le conferivano una grande sensualità, composta di freschezza e spontaneità. La bellezza del suo corpo giovane e naturale, colpiva, attraeva e spingeva a soffermare lo sguardo su di lei suscitando un senso di compiacimento nell'osservatore e probabilmente anche in lei che lo riceveva; a volte era uno sguardo di piacere, altre se femminile anche di invidia.  Non voglio decantarla, ma era quello che accadeva.

Dagli sguardi delle persone, anche il suo sedere doveva apparire delizioso e gradevole da osservare, essendo incantevole nella forma. Oltre alla vista, posso dire per conoscenza diretta che appagava anche altri sensi oltre il tatto. Era sodo, senza un filo di cellulite o smagliature, regolare, globoso e vellutato quando alla sera lo accarezzavo nei momenti di tenerezza; e si mostrava sopra a due gambe snelle e lunghe, segnando con una linea orizzontale la congiunzione tra le cosce posteriori molto sensuali e il sedere giovane e seducente, che con malizia tutta femminile sapeva valorizzare e risaltare con vestitini o gonne fascianti, shorts, jeans, slip, perizoma e culotte.

In privato, ma soprattutto a casa nei suoi momenti di intimità quotidiana, avevo l'opportunità e il privilegio di osservarlo nella sua naturalezza, nudo. Era alto, da puledra adulta, sporto in fuori impudicamente ma involontariamente come ad offrirlo, con il solco fra le natiche unito e stretto per tutta la sua lunghezza, lo stesso posso dire come la fessura tra grandi labbra carnose e bombate della vulva, che appariva pallida e lineare da sotto i peli scuri del suo sesso eccitante, da contrapporsi in miniatura a quella posteriore, stretta tra i globi sodi e carnosi del culo.

Avevo il privilegio e la fortuna di possedere oltre che il suo amore, anche il suo corpo.

Lei così inconsapevolmente stupenda, sempre disponibile ad essere conquistata e posseduta nella mente e nella carne da me, a offrimi il suo amore e le sue virtù, le bellezze e i segreti del suo corpo, che nonostante fossi il marito mi mostrava sempre con timidezza e disagio, mentre io invece le osservavo con orgoglio e fierezza sentendomi come un privilegiato e un prescelto. Era erotica e superba.… solo mia.

 

Io sono sempre stato un tipo impulsivo per natura, valutavo superficialmente le situazioni e spesso mi lasciavo trascinare dall'evento e non sempre la scelta che facevo era giusta e lei per amore seguiva me, sbagliando entrambi. Sul lavoro mio padre diceva che la mia impulsività era dovuta alla mia giovane età, ma che poi sarei diventato come lui e correggeva le mie scelte insegnandomi ad essere riflessivo. Mentre Laura era sempre stata dolce, cordiale e mite fino all'arrendevolezza. Dopo un confronto di idee spesso rinunciava a discutere per non litigare e lasciava decidere me sulla cosa da fare, sapendo che poi io l’avrei cercata e mi sarei scusato condividendo la sua scelta. Era furba, bella e intelligente, in certi casi una diavoletta e in certi un angelo, era un insieme di caratteristiche e ci amavamo fin da ragazzi.  Per lei andava bene qualsiasi cosa scegliessi, tranne riguardo la casa, che è sempre stata di sua esclusiva competenza.

Di carattere era molto affettuosa, dolce, aggraziata e amorevole, viceversa con i conoscenti era riservata e timida, soprattutto con i ragazzi, ma appariva subito simpatica, essendo abbastanza colloquiale, soprattutto con gli amici e le nostre conoscenze.

Focalizzava tutto nella relazione affettiva più che in quella sessuale. Noi eravamo il "centro del mondo" il resto ci girava attorno.

Tutti l'ammiravano, anche le ragazze, alcune con invidia e rivalità e si rodevano dalla rabbia perché gli sguardi maschili la preferivano a loro, altre con sincera ammirazione e amicizia.

Era riservata, a volte chiusa in sé stessa, quello che colpiva era la sua tranquillità, la sua bravura e la sua delicatezza, con quel viso ovale dal sorriso dolce e semplice e quelle mani sottili dalle dita lunghe e affusolate che sistemavano sempre i capelli, mossi lievemente dal vento o dal movimento del capo o semplicemente dalle sue stesse dita nei momenti di disagio o nervosismo.

Era particolare, diversa da tutte le altre, per me unica, con un gusto raffinato e la passione per le arti e amava molto l'estetica, la bellezza in sé stessa di qualunque cosa.

A volte brontolona, diventava dispettosa quando voleva giocare o richiamare la mia attenzione su di lei. Era affabile, ma quando si arrabbiava aveva il suo caratterino, ma conoscendola bene o almeno così credevo, come dicevo sopra, sapevo che in certe situazioni diventava una diavoletta e in altre un angelo. Ma con me era molto tenera e sentimentale, specialmente nei momenti intimi.

Anche se giovane, il suo look variava. Il suo abbigliarsi era accurato e con gusto, sia quando vestiva abiti raffinati da apparire una giovane signora attraente, sia che casual o sportivi da sembrare una ragazzina spensierata. Indossava vestiti unici e spezzati a gonna svasata, ma come tutte le ragazze della sua età con un bel corpo, preferiva top, maglie, camice, gonne o pantaloni aderenti, che fasciavano strette il suo seno, le cosce e il sedere, evidenziando la forma e l’armonia del suo corpo fantastico, con gambe lunghe e affusolate, che su calzature con tacco slanciavano la sua figura aggraziata, stretta nel tessuto griffato.

Aveva una eleganza naturale, anche nel portamento, ed era abbastanza costante nel vestire, e a seconda delle situazioni calzava scarpe basse comode sportive, o eleganti con il tacco a spillo moderato, o casual, oppure stivaletti a tronchetto, ed era bellissima ornata con accessori di pregio come orecchini, collane e anelli sulle sue dita sottili.

Ed era molto bella come piaceva a me.

Aveva una grazia e finezza naturale, assieme al pregio di un fascino unico, personale e personalizzato; non dimenticando mai di aggiungere qualcosa di suo, un particolare che la distinguesse dalle altre.

Come moglie era anche molto attenta a quello che indossavo io, per essere sempre in ordine, sia sul lavoro che in libertà, acquistandomi spesso di sua iniziativa, indumenti che piacevano a lei perché l’indossassi, oppure mi consigliava in base ai suoi gusti.

 

La nostra conoscenza avvenne nell’ultimo anno del liceo, io ero al quinto anno, lei al terzo, la vidi con sua sorella maggiore e seppi poi che aveva anche un fratello più grande, mentre io ero figlio unico. Tutto incominciò con un incontro casuale, restando per caso fermi un attimo uno di fronte all'altro tra gli altri ragazzi e ragazze a guardarci negli occhi, per poi sorriderci e allontanarci ognuno da una parte diversa.

Nei giorni seguenti ci incontrammo ancora come se ci cercassimo e proseguirono gli sguardi e i sorrisi tra di noi, finché io con il batticuore, dopo alcune settimane di quegli incontri visivi presi l'iniziativa e con un motivo banale le parlai, presentandomi subito dopo:

“Io mi chiamo Roberto.!”

“Laura!” Rispose con un sorriso ammaliante.

Parlammo un poco e lei ricambiò, e quelle parole vuote divennero una chiacchierata che si ripeté anche nei giorni successivi e un po’ alla volta ci rendemmo conto di stare bene insieme, provavamo interesse l'un l'altro e un richiamo fisico e ci confidavamo dei piccoli desideri o prospettive.

Si formò subito un sentimento di attrazione che ci rese felici e quando ci vedevamo ci sentivamo "diversi" dagli altri amici e compagni; e cresceva sempre più il desiderio di stare da soli, parlarsi, comunicare, manifestare la propria predilezione uno verso l'altro anche con gesti, carezze e baci.

Dopo i primi incontri nacque l'amore, ci innamorammo, ma probabilmente lo eravamo già dal primo sguardo che ci eravamo scambiati la prima volta che c'eravamo visti, e tutto dopo divenne qualcosa di incontrollabile, spontaneo, da batticuore. Il nostro fu un innamoramento romantico, in cui c’era moltissima passione, sentimento e rispetto reciproco. Nacque l’esigenza e scoprimmo di stare bene assieme, con manifestazioni fisiche, affettuose e psicologiche simili a tutti gli innamorati; intense di tenerezza, amore e trepidazione nell'attesa di vederci e subito dopo di gioia nell'incontro e felicità di essere assieme.

La nostra personalità individuale diventò comune, e imparammo a prendere decisioni assieme, a pensare e a sentire in modo similare tenendo presente la personalità dell'altro e a progettare il futuro.

Ci cercavamo in continuazione, ricercando spesso il contatto fisico in modo naturale e istintivo, con desiderio senza premeditazione. Ci scambiavamo tanta attenzione reciproca, coccole, carezze, baci, desiderando di passare tutto il tempo libero insieme, trascurando amici e familiari.

Ricordo ancora con batticuore e nostalgia quel periodo, quando lei mi abbracciava e sospirava, abbandonando il viso sulla mia spalla tanto mi voleva bene e si affidava a me. Si lasciava avvolgere, dalle mie braccia cercando conforto, calore e affettuosità, che io gli davo.

In quel periodo focalizzavamo tutta la nostra vita nella relazione affettiva e passionale che avevamo. Noi eravamo il "centro del mondo".

Ci amavamo e non potevamo pensare, nemmeno immaginare di vivere uno lontano dall’altra. Eravamo innamorati. Era bello vivere quei momenti, come oggi ricordarli.

Quando nacque la nostra nuova realtà, il nostro “Io” divento “Noi”, emergemmo alla vita non come individualità, ma come coppia, una persona unica che solo la forza dell’amore può costruire e fu bellissimo.

Finito il liceo non volli più studiare e iniziai a lavorare come giovane imprenditore con i miei genitori, che come dicevo, trasferitesi dal sud avevano avviato una piccola ditta a conduzione famigliare che produceva accessori per auto, che poi si era ingrandita con gli anni da dover assumere alcuni dipendenti. Mentre lei finiti gli studi dopo di me, si era impiegata tramite raccomandazione famigliare in uno studio commercialista privato, dove era apprezzata dai titolari per le sue capacità, la gentilezza e la sua bravura professionale.

 

Dopo due anni che filavamo assieme ci fidanzammo ufficialmente presentandoci ancora poco meno che ventenni ai rispettivi genitori e le nostre famiglie accolsero subito con gioia il nostro frequentarci.  In seguito con gli anni, parlammo con loro del nostro desiderio di sposarci e provenendo entrambi da famiglie benestanti, accettarono subito l'idea del futuro matrimonio senza riserve anche se eravamo ancora giovani.

E subito ci costruimmo un terreno comune, fatto di i progetti, aspirazioni, e scelte che ci caratterizzavano e distinguevano dagli altri e ci facevano sognare ad occhi aperti. Tutto era gioioso, era l'incontro delle nostre vite che diventava una, la fusione delle idee e gli interessi comuni del nostro vivere, di stare insieme, di camminare, di costruire una realtà nuova, una nuova vita.

Ci davamo amore e iniziammo ad offrirci con passione uno all'altro affettuosamente, carnalmente, lei donandomi la sua illibatezza fisica oltre che quella sentimentale con impegno di fedeltà reciproca.

Quello stare assieme prima di sposarci fu un momento molto bello e creativo, vedemmo film e video, ascoltammo canzoni e soprattutto lei leggeva romanzi d’amore.

Come tutti i giovani innamorati era un momento ricco di sogni e di immaginazione. Desideravamo stare sempre insieme pensandoci in un futuro radioso, con dei figli, dove gli ostacoli sarebbero stati tutti superati senza difficoltà dal nostro amore.

Laura era semplice, una ragazza normale, ma con alcune sue peculiarità che la rendevano diversa e più meritevole di attenzione delle altre ragazze e ne ero orgoglioso. Avevo il privilegio e la fortuna di possedere oltre che il suo amore, anche il suo corpo.

Era la ragazza perfetta per me, aveva quel qualcosa di speciale che avevo sempre cercato e desiderato in una ragazza e che finalmente avevo trovato. Era la moglie ideale. Eravamo una coppia perfetta. Così ancora giovani, una sera ripetendo la scena classica della proposta di matrimonio, mi dichiarai che volevo sposarla e gli diedi l’anello. Subito restò stupita e sorpresa, ma dopo accettò con gioia, mi gettò le braccia al collo e mi baciò dappertutto sul viso dicendomi:” Si!... Si! ...Si! ...”.

Amavo molto Laura, era la mia vita e lei amava me, ero stato il suo primo ragazzo, l’avevo sverginata io e l’avevo resa donna. Non potevamo pensare, nemmeno immaginare di vivere uno lontano dall’altra. Eravamo innamorati.

Lei così inconsapevolmente stupenda, sempre disponibile ad essere conquistata e posseduta nella mente e nella carne da me, a offrimi il suo amore e le sue virtù, le bellezze e i segreti del suo corpo, che nonostante fossi il marito mi mostrava sempre con timidezza e disagio mentre io invece le osservavo con orgoglio e fierezza, sentendomi unico.

 

Ci sposammo giovani, pochi anni dopo esserci conosciuti, sempre più innamorati, lei aveva 23 anni io 24, fu un vero matrimonio d’amore con una grande festa e tantissima gente molti parenti anche dal sud. Il viaggio di nozze a Parigi fu un sogno, incantevole.

Una volta diventata mia moglie la feci smettere di lavorare per gli altri ed entrò nella nostra ditta, divenendone simbolicamente assieme a me e i miei genitori imprenditrice e titolare, con molta libertà di tempo per sé stessa, come aveva mia madre che figurava socia di mio padre, ma che c’era poco in azienda.

I primi anni della nostra vita coniugale furono meravigliosi, vedevamo solo positivo. La nostra intimità era soddisfacente e i nostri rapporti sessuali frequenti, quasi giornalieri nella normalità coniugale, con qualche gioco e variante nelle posizioni.

 

Il rapporto con i familiari, sia suoi che miei era ottimo e c’era armonia tra noi, erano tutti felici e in attesa degli eredi. La gioia di avere figli ed essere genitori era una nostra priorità, ma avevamo pensato di ricevere quei doni da Dio dopo qualche anno di matrimonio, prima volevamo assestarci bene.

Come in tutte le giovani coppie di sposini anche noi avevamo i nostri progetti comuni, e il principale era di avere almeno due figli, ma averli da giovani come avevano fatto i nostri genitori e non in età avanzata, lei soprattutto venendo da una famiglia numerosa era predisposta e desiderava la maternità, io venendo da una famiglia del sud i miei aspettavano l’erede.

Ma in quel momento volevamo vivere una crescita coniugale equilibrata e pensare un po' a noi divertendoci e scoprendoci marito e moglie giorno per giorno, guardando al futuro.

 

Nonostante il periodo di crisi sociale, il lavoro girava e non mancava e guadagnavamo bene e il nostro tenore di vita, come quello delle nostre famiglie era discreto. Anche se giovani eravamo diventati una famiglia piccolo borghese, vivendo soddisfacentemente nel nostro appartamentino ben arredato con gusto da Laura.

Vestivamo entrambi alla moda, con capi griffati e ci piaceva apparire, mostrarci belli, felici e innamorati.

Per mantenerci in forma lei frequentava una palestra due volte alla settimana, per impedire che qualche etto dovuto alla prima sedentarietà coniugale si formasse, mentre io, visto che ero un appassionato, alla sera giocavo a calcio con gli amici al campetto, mi allenavo e divertivo tenendomi in forma così.

Ci volevamo molto bene, vivevamo assieme sia a casa che sul lavoro, ma non ci pesava e avevamo le nostre libertà.

 

Fu una situazione accidentale a modificare la nostra vita.

Eravamo felicemente sposati da oltre due anni quando successe il fatto, che assieme a una serie di circostanze ci portarono, o meglio mi portarono perché lei mi seguì lasciandosi convincere dalla mia decisione, a essere precipitosi e a fare una scelta avventata, eravamo innamorati, inesperti e pieni di passione e amore.

La mentalità e la vergogna di giovani sposini, soprattutto mia che si sapesse che non potevo avere figli, sia nei confronti dei parenti, ma anche riguardo agli amici e conoscenti, mi dava un senso di inferiorità e di impotenza psicologica.

 

Quando accadde era agosto e nel periodo feriale di chiusura della ditta programmammo di andare in vacanza 15 giorni in Grecia, nel Dodecaneso, nell'isola di Kos, ce l’aveva consigliato una coppia di amici, dicendoci che era un luogo bellissimo e incantevole.

Organizzammo tutto, prenotammo viaggio e albergo, non andammo con pacchetto turistico, ma da soli, per essere liberi di girare e fare quello che volevamo, regalandoci una vacanza che si prospettava fantastica.

Il mattino deciso partimmo in aereo da Milano e in circa tre ore arrivammo a Kos in Grecia, dove spiagge incantevoli, baie nascoste e le acque cristalline del Mar Egeo ci attendevano.

Giunti nel nostro hotel iniziammo a organizzarci per divertirci. Affittammo uno scooter completo di caschi e in alcune giornate girammo l'isola. Il posto era meraviglioso e oltre che visitare Kos città, iniziammo a scoprire l'isola dove vi erano molti siti archeologici, il porto, la fortezza bizantina di Antimachia, villaggi turistici di pescatori ed entrammo sempre più a contatto con la cultura locale.

Andammo anche alle famose fonti termali che formano piscine naturali di acqua caldissima e sulfurea e ridendo gioiosi ci facemmo il bagno.

Ma visitammo anche molte spiagge con mare sempre calmo, acqua limpida, dove noi che eravamo amanti del mare ci passavamo le prime e le ultime ore della giornata vista la calura e il sole che picchiava forte, essendo Laura di pelle chiara e delicata che si scottava e irritava facilmente.

L’inizio fu meraviglioso, vivevamo una sorta di simbiosi d’amore tra passeggiate in riva al mare al mattino presto su sabbia finissima e abbracci e baci.

Laura era molto felice e anch’io e spesso mentre camminavamo al garrire dei gabbiani che volteggiavano nel cielo che schiariva o sulla sabbia poco lontani da noi, ci fermavamo e stringevamo, dandoci lunghi baci appassionati con la lingua in bocca, mentre la sua lunga e folta chioma svolazza all’alzarsi del sole e alla brezza mattutina. Era fantastico vedere l’aurora seduti in riva al mare e poi lentamente uscire dall’orizzonte di quella enorme massa di acqua scura che è il mare, la luce di un nuovo giorno, e fu in una di quelle mattine, prestissimo appartati in una scogliera naturale, facemmo l’amore all’alba sulla sabbia, amandoci carnalmente con piacere al sorgere del sole. Fu bellissimo, meraviglioso sentire la mia carne dura muoversi dentro di lei.

 

Ma il destino era in agguato, ignari vivevamo la nostra vita con felicità tra baci e sesso, con la pelle del suo corpo, calda dal sole e dai baci che desiderava da me.

 

 

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